News 26 Ott 2016

Doctor Strange – Recensione “quasi” senza spoiler

A pochi giorni di distanza dall’anteprima americana e con un giorno di anticipo rispetto all’uscita nelle sale italiane, i vostri fedeli redattori di GameSoul sono riusciti a dare una sbirciatina alla nuova pellicola di Scott Derrickson, Doctor Strange.
Con un passato costellato principalmente da pellicole horror scritte e/o dirette personalmente, il giovane regista approda ufficialmente con questo film nel Marvel Cinematic Universe (MCU), portando sul grande schermo uno dei personaggi più importanti creati da Stephen Ditko, ed in cui ovviamente c’è stato il solito zampino dell’onnipresente Stan Lee.

La storia del Doctor Strange infatti comincia ben 53 anni fa sulle pagine di Strange Tales, e solo perché consideriamo ormai di dominio pubblico la genesi del personaggio, possiamo dirvi che quella proposta nella pellicola riprende in maniera più che soddisfacente quella che fu raccontata nel fumetto. Certo, c’è un’ovvia differenza per quello che riguarda il periodo storico in cui gli eventi si svolgono, ma questa era una cosa che si doveva mettere in conto.

Ritroviamo quindi un giovane, famoso e rinomato neurochirurgo, arrogante e pieno di sé tanto da dover ricorrere a sfide lavorative sempre più grandi per poter dimostrare di essere inequivocabilmente il migliore. Il resto viene poi di conseguenza, soldi, lusso, belle macchine, superficialità, ma soprattutto tanta difficoltà a trovare uno spazio sufficiente a contenere tutto il proprio ego. Lo Stephen Strange cinematografico è stato quindi edulcorato di alcune “sfaccettature” possedute dalla sua versione cartacea, come per esempio il problema dell’alcolismo, vera causa dell’incidente che lo porterà a perdere l’unico talento che credeva di possedere, la sua abilità chirurgica. Assenti inoltre (per ora) anche i “drammi” familiari per cui un semplice ragazzo diviene con il tempo un cinico adulto, corrotto dall’avidità e dalla dissolutezza (NdR: vi ricorda qualcuno?! Qualcuno con un completo in metallo magari…).

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Motivi leggermente differenti quindi nelle due versioni, ma identico risultato: un terribile incidente stradale in cui Stephen Strange sopravvive, ma riporta dei danni irreparabili alle mani, che sanciranno ufficialmente la fine della sua carriera di neurochirurgo. Da lì il declino, che nella disperazione più profonda lo porterà ad inseguire qualsiasi possibile cura nelle parti più disparate del globo, fino ad approdare un giorno a Kamar-Taj, luogo in cui incontrerà il suo mentore e salvatore, l’Antico, qui con il volto di Tilda Swinton, che qualcuno forse ricorderà nel ruolo dell’Arcangelo Gabriele in Constantine. Quello che troverà lì però non sarà soltanto una soluzione al suo problema, ma un nuovo inizio, l’inizio di un viaggio verso nuovi mondi ed infiniti universi, dei quali fino ad allora aveva ignorato del tutto l’esistenza. Ma tra infinite meraviglie, prima o poi qualcosa di ostile lo si trova sempre…
Non proseguiremo oltre ovviamente per non sprofondare troppo nei meandri della trama, e nonostante sia dura resistere al demone dello spoiler che perennemente ci cammina accanto, faremo di tutto per non farvi scoprire ulteriori dettagli anzitempo.

La pellicola di Derrickson comunque riesce di un pelo a superare la breccia che altri film del MCU non sono riusciti ad oltrepassare, ma sfortunatamente non riesce a raggiungere l’epicità di un Guardiani della Galassia, giusto per fare un esempio. Del resto, ci troviamo davanti un protagonista leggermente diverso dal classico eroe senza macchia e senza paura come può essere Capitan America, ma non raggiungiamo nemmeno i livelli del più atipico ed improbabile Deadpool. Come suggerivamo prima con una leggera allusione, Strange è effettivamente lo Stregone Supremo dell’universo Marvel, un mago potentissimo che si occupa di difendere il pianeta dalle entità ostili di tipologia magica, ma a livello umano si avvicina molto alla figura di Tony Stark (Ironman), con cui condivide alcuni vizi ed alcune abitudini comportamentali.

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Non possiamo negare che buona parte del merito della buona riuscita del film sia dovuto a Benedict Cumberbatch, che non solo è riuscito a calarsi perfettamente nella parte grazie a particolari esperienze personali pregresse, ma è stato di certo la scelta migliore che il casting potesse fare per il personaggio del Doctor Strange (oltre che del suo ruolo secondario che però è stato prettamente fortuito 😉 ). I toni psichedelici degli effetti speciali sono propri anche della versione cartacea del personaggio che, “nato e cresciuto” proprio nel periodo più florido dell’abuso di sostanze allucinogene, ha sempre strizzato (involontariamente) l’occhio a questa pratica, dimostrandolo nell’estetica dei vari mondi visitati durante le varie avventure del potente mago. Quello che un po’ ci dispiace è che sia stata lasciata più in secondo piano la vita “privata” dello Stephen non ancora consapevole dei suoi poteri, quella in cui i vari lutti ed i disastri familiari lo porteranno ad idealizzare la ricchezza come unica ragione di vita, e siamo del parere che forse alcuni eventi siano accorsi un po’ troppo velocemente, condensando (con relativo adattamento) un periodo di “vita” leggermente più esteso della semplice genesi del personaggio.

Doctor Strange è una specie di Harry Potter in versione adulta scritto da una J.K. Rowling strafatta di LSD

Doctor Strange resta comunque un buon tassello nel puzzle del Marvel Cinematic Universe, magari non adattissimo ad un pubblico di giovanissimi fans, ma un buon risultato per coloro che invece seguono le avventure del Mago Supremo del 177A di Bleecker Street già da un po’ di tempo. Se dovessimo definirlo con parole differenti, potremmo dire che Doctor Strange è una specie di Harry Potter in versione adulta scritto da una J.K. Rowling strafatta di LSD, a cui è stato aggiunto un pizzico di Labyrinth e con Jackie Chan ed Escher rispettivamente alla coreografia ed alle scenografie. Detto così potrebbe sembrare un pastrocchio, ma visto nell’insieme alla fine non è niente male, ed in alcuni momenti riesce anche tranquillamente a far ridere gli spettatori, spezzando però la tensione creata nei momenti antistanti.
Dalle recenti dichiarazioni comunque, il personaggio di Cumberbatch avrà sicuramente un ruolo importante nella fase 4 dell’MCU, ed il motivo abbiamo avuto modo di comprenderlo in maniera piuttosto lapalissiana nel corso del film. Tra l’altro, mentre altrove un Tim Miller abbandona la regia del seguito di Deadpool per divergenze creative con l’attore principale, nonché produttore, Ryan Reynolds, Derrickson pensa già alla sua seconda volta con “Stefano Strano”, ed a come gestire il prossimo temibile villain.

Come sempre, da buoni intenditori dei film Marvel, vi consigliamo di non alzarvi troppo in fretta a fine film, perché come da abitudine, ci sono le solite due scene post titoli di coda. Shamballa.

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