News 13 Feb 2017

The Legend of Zelda: Breath of the Wild – Anteprima Switch

Cogliamo l’occasione del lungo approfondimento edito Game Informer su The Legend of Zelda: Breath of the Wild per raccontarvi della nostra tanto attesa esperienza con il nuovo capitolo della saga, che accompagnerà Nintendo Switch il giorno del lancio assieme ad altri titoli, tra i quali il già discusso ARMS. Leggendo la dichiarazione del produttore Eiji Aonuma apprendiamo come quest’ultima lavorazione, nella complessività della saga, sia stata la più difficile per la quantità di elementi sempre nuovi da implementare e dopo averlo toccato con mano possiamo confermare l’impegno e la dedizione profusi dal team di sviluppo.

Non serve dire quanto hype questo gioco si porti dietro fin dal suo annuncio allo scorso E3 e le ragioni vanno ricercate ben oltre l’essere un semplice numero aggiuntivo per la serie: vorrebbe dire sminuirlo, perché The Legend of Zelda: Breath of the Wild rappresenta quella modernizzazione, quell’evoluzione con cui i titoli più vecchi ci avevano stuzzicato senza mai realizzarla davvero. Una freschezza che la saga, con i suoi ormai trent’anni sulle spalle, necessitava per un appeal che non risiedesse unicamente nel nome. E nonostante la prova ci abbia fornito un assaggio di quella che sarà la vastità, la complessità del titolo, possiamo già dire quanto a fondo rispecchi ciò che l’hype e le aspettative ci avevano finora suggerito.

La libertà e profondità di esplorazione sono semplicemente meravigliose

La consapevolezza, prima di prendere parte all’evento Switch, di essere vicini a provarlo è stata già di per sé un’esperienza quasi surreale poiché per come si è deciso di svilupparlo, il gioco incarna il sogno di molti fan dai tempi di Ocarina of Time, un’aspettativa che già dieci anni fa bruciava nel petto e che la lunga attesa ha concorso a consumare, salvo poi riaccendere più forte di prima; ammantando di leggenda un titolo ancora prima dell’effettiva uscita sul mercato (il 3 marzo, ricordiamo), traguardo che ben pochi possono vantare. Un mondo completamente a nostra disposizione, affiancato da meccaniche moderne, ricco di contenuti, che per l’ennesima volta fa della narrazione uno dei propri pilastri ma la approfondisce donandogli un doppiaggio in regola per guadagnarsi un posto nella memoria; capace di prendere spunto da numerosi masterpiecesDark Souls e Skyrim sono esempi – per contestualizzarli a suo favore e che, non ultimo, spinge il concetto di esplorazione nei videogiochi ancora più in là di quanto finora sia stato realizzato, comportandosi come a loro tempo han fatto l’originale The Legend of Zelda e, di nuovo, Ocarina of Time.

Con tutte queste premesse a comporre giusto una porzione dell’elaborato puzzle che è, non è difficile giustificare l’eccitazione attorno a Breath of the Wild: se è vero però che da un grande hype derivano grandi responsabilità, quella maggiore per Aonuma e il suo team sarà essere all’altezza di tali aspettative.

L’impressione a caldo del nostro hands on è stata che fin dal momento in cui si equipaggia Link con il primissimo oggetto per uscire poi all’esterno e respirare l’immenso, selvaggio mondo di Hyrule, come ben evidenzia il titolo, The Legend of Zelda: Breath of the Wild stringe in una morsa che non ha alcuna intenzione di allentare – ha già piantato a fondo le sue radici e noi a stento riusciamo ad accorgercene. Se anche c’erano dei timori, quando abbiamo preso in mano il controller, questi sono scomparsi nello stesso istante in cui il gioco ci ha abbandonato ad affrontare la vastità di una pianura che da sola superava per estensione la mappa di qualsiasi precedente capitolo. Niente cutscenes, nessuna introduzione o tutorial: il sistema si fida del nostro istinto di giocatori e ci invita a muovere i primi, esitanti passi, insegnandoci se si presenta l’occasione senza però mai prevaricare e imporci cosa fare; nel concreto, la maggioranza dei tutorial sono impliciti e inseriti lungo le trame del gioco, così da accentuare la fluidità e la libertà offerte.

Il fungo che cresce sulla roccia poco distante si rivela essere, dopo una scalata che ci ha messo a confronto con le limitazioni dovute alla nostra stamina, un ingrediente per una pietanza da cucinare; iniziamo a cercare un fuoco, o il modo per accenderne uno, quando la mela sul ramo di un albero attira la nostra attenzione e quello stesso ramo, appena colto il frutto, è in realtà un’arma da raccogliere ed equipaggiare. Mentre proviamo qualche fendente ci accorgiamo di un uomo in lontananza, proprio accanto a quel falò di cui avevamo bisogno, ed è interagendo con lui che diventa evidente come Breath of the Wild sia il gioco dei condizionali: dovremmo, potremmo, ma non siamo mai costretti a fare quanto ci viene  suggerito.

Siamo padroni della nostra strada e del nostro destino. Il gioco rimane in disparte e ci asseconda nelle scelte, senza mai intromettersi e punendo dove necessario un’avventatezza che la natura selvaggia non perdona tanto facilmente; siamo chiamati a cavarcela da soli, nel bene e nel male, ma d’altronde il modo migliore per imparare molto spesso è proprio sbattere la testa. Capiremo dunque a nostre spese quando possiamo permetterci di affrontare un nemico a viso aperto e quando invece è più opportuno sfruttare le infinite potenzialità di questo mondo tutto da scoprire, senza dimenticare che alcune situazioni è meglio affrontarle supportati da una maggiore esperienza e soprattutto un equipaggiamento ben più funzionale.

In tutto questo, la libertà e profondità di esplorazione sono semplicemente meravigliose. Il gioco segue, con una ventata di freschezza, quello spirito che ha motivato Shigeru Miyamoto a dare vita alla saga, a suo tempo, su NES. Rispetto ad altri titoli rilasciati, The Legend of Zelda: Breath of the Wild ha un’assoluta confidenza in se stesso e nel mondo che lo costituisce: non ha bisogno di forzare il giocatore a fare qualcosa perché non dubita che, a dispetto del percorso che deciderà di intraprendere, sarà in grado di soddisfarlo e intrattenerlo in ogni caso, consapevole che presto o tardi seguirà l’obiettivo a lui destinato.

I controlli sono così ben integrati, tanto intuitivi e fluidi che la loro presenza sfuma in sottofondo per lasciarci immergere completamente nel mondo di gioco. Privo delle pesantezze che affliggevano capitoli come Skyward Sword o Twilight Princess, Breath of the Wild propone un sistema di comandi ben definito, diretto, senza che si intrometta mai nell’esperienza del giocatore. Caratteristiche che emergono durante il combattimento, rafforzato da un nuovo sistema di equipaggiamento e dalle durevolezza delle armi, di per sé non difficile ma capace di rappresentare una sfida per l’onnipresente possibilità di finire circondato dai nemici e soprattutto per l’assenza di cuori con cui recuperare vita – processo demandato al cucinare pietanze, mangiare eventualmente cibi crudi o avere a disposizione delle pozioni per sopperire.

L’infinita libertà di cui il gioco gode, è doveroso sottolinearlo, si deve alla vasta fisica che lo caratterizza. Questa implementazione consente di interagire con qualunque elemento senza restrizioni e ciò che ne conseguirà sarà del tutto dipendente dalla fisica dell’oggetto coinvolto, in positivo come in negativo: per fare un esempio, è utile sfruttare una torcia per illuminare il cammino ma attenzione che una folata di vento non faccia attecchire le fiamme all’erba che vi circonda. Abbinato alla natura esplorativa che sta alla base del gioco, questo spiana la strada a un gameplay con cui nessun titolo può attualmente competere.

È questo il titolo in grado di far capire le potenzialità di Nintendo Switch

Nei nostri venti minuti circa di demo siamo riusciti a provare Breath of the Wild sia in modalità portatile sia utilizzando il controller Pro su una TV e dobbiamo ammettere che nonostante la resa eccellente, mozzafiato su quest’ultima, ciò che riesce a trasmettere attraverso il tablet è ancora più incredibile: è questo il titolo in grado di far capire le potenzialità di Nintendo Switch, non importa che la consideriate una console portatile o casalinga, perché il fatto che possiate continuare la vostra esplorazione di Hyrule fuori casa senza perdere nulla tanto a livello qualitativo-visivo quanto di fluidità nei comandi parla da sé. Semplicemente estraendo il tablet dalla sua docking station, poi, avremo un’immediata traslazione della partita da console fissa a portatile, senza nessuna interruzione della stessa e con tempi d’attesa risibili.

The Legend of Zelda: Breath of the Wild è un gioco molto importante per Nintendo, poiché rappresenta la loro capacità di evolvere una saga leggendaria senza snaturarla e anzi dandole ciò che le serve per andare avanti nel mercato videoludico, sempre impegnativo e saturo di titoli. Non dubitiamo che sarà un gioco eccezionale, sebbene il suo originale sviluppo per Wii U possa lasciare qualche perplessità come per ogni gioco figlio di due generazioni, tuttavia rimane difficile chiamarlo a giustificare la spesa che Nintendo Switch comporta, considerando gli accessori venduti separatamente. Non resta che aspettare il 3 marzo.


Commenti