Londra – Dei titoli presenti allo showcase Bethesda, The Evil Within 2 era quello che mi incuriosiva maggiormente, non per disinteresse nei confronti di Wolfenstein 2: The New Colossus o The Elder Scrolls V: Skyrim – Switch ma perchè, mentre nei confronti dei due appena citati titoli si trattava di verificare quanto fossero migliorati rispetto, rispettivamente, ad un predecessore ed a una versione originaria già brillanti, il primo capitolo della saga realizzata dai ragazzi di Tango Gameworks aveva destato in me più di qualche perplessità. Ad una trama intrigante, ben gestita e fatta di colpi di scena memorabili, nella migliore tradizione degli horror giapponesi, faceva da contraltare un control system legnoso ed old school, forse anche troppo esasperato nei suoi tributi agli esponenti cardine di questo genere. Gravido di queste perplessità, ma fiducioso i programmatori avessero lavorato, mossi da un novero di critiche elaborate nei confronti della loro prima creatura dalla critica di mezzo mondo, al fine di modificare o almeno lenire i difetti sopraccitati, mi son messo all’opera per provare la seconda iterazione di questo franchise mediante un codice di gioco non definitivo a mia disposizione in quel di Londra.
La storia è la diretta prosecuzione di quella del primo episodio: Sebastian Castellanos, poliziotto miracolosamente scampato allo STEM, dimensione alternativa in cui la storia del capostipite ha avuto luogo, scopre, unitamente al tradimento dell’agente Kidman, che sua figlia, erroneamente creduta morta insieme alla moglie, è invece viva e vegeta (o vegetale, non è dato saperlo) appunto all’interno della STEM e lo stesso non avrà altre opzioni che tornare dritto al centro dell’inferno appena affrontato per salvare l’unica connessione con il mondo dei viventi a lui ormai rimasta. Prima, abissale, differenza dal primo episodio è l’abbandono di Shinji Mikami, sceneggiatore della prima istallazione oltre che di giochi del calibro di Resident Evil, in favore di uno sceneggiatore interno: dal poco che abbiamo potuto vedere, la demo che abbiamo giocato si innestava a metà tra secondo e terzo capitolo del gioco finale, detta importante mancanza non sembrerebbe aver logorato in alcun modo lo storytelling che si piazza, senza sconvolgimenti importanti, allo stesso livello di quello, esaltato dalla critica, del capostipite.
Un mini-open world da esplorare in lungo ed in largo
Saremo dunque portati ad esplorare una ampia zona di gioco, a metà tra interni ed esterni nel mezzo di una radura boschiva, che farà da introduzione agli eventi di questo capitolo, trasformando subito il titolo originale da uno “pseudo-corridor game” ad un gioco ambientato in un mini-open world da esplorare in lungo ed in largo per trovare elementi narrativi e non solo (basti pensare alle sostanze multicolore di Resident Evil-iana memoria) che ci permetteranno di avanzare nel gioco. Esplorare sì, ma con parsimonia ed attenzione: pur essendo agli inizi del gioco e non essendo lo stesso (almeno in questa sessione) eccessivamente punitivo, Sebastian si troverà spesso e volentieri in netta minoranza rispetto a dei nemici sia più numerosi che parzialmente immortali. Il gameplay, tipico dei survival horror in terza persona, si presenta sì immutato rispetto a quello del predecessore ma raffinato, limato e, finalmente gradevole: all’ampliamento del mondo di gioco, funzionale ad una narrazione polisfaccettata e ricca di sottoquest opzionali, corrisponde un raffinamento del sistema di controllo, evento che non ci vedrà più bloccati in angoli senza uscita, prigionieri di telecamere poco collaborative e in balia di un combat system a metà tra il legnoso ed il non funzionale.
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Come osservato in precedenza, tanto la direzione artistica, quanto la trama, non si discostano diametralmente, nonostante la dipartita di Mikami dal team di sviluppo, da quella del diretto predecessore: al macellaio assetato di sangue del primo episodio si sostituiranno una serie di creature altrettanto grottesche e sanguinarie aventi come unico scopo l’eliminazione di Castellanos e di tutti gli umani superstiti presenti nella dimensione parallela in cui The Evil Within 2 è ambientato. Inseguiti dunque dalla Guardiana, un essere simile ad una donna, il cui corpo è fuso con lame e seghe di ogni tipo, ci troveremo dunque ad aver a che fare con creature infernali simili a zombie, pazzi psicopatici con la mania di fotografare le vittime, umani in via di trasformazione in non morti che si cibano di fibre, pelle ed ossa di altri esseri umani e così via: l’elenco di brutture ed aberrazioni presenti all’interno di The Evil Within 2 mette duramente alla prova la resistenza (e lo stomaco) di tutti i videogiocatori, portando i protagonisti della nostra peregrinazione, spesso e volentieri, ad incorrere in truculenti e sanguinolenti game over.
Il vagabondare in un mondo di gioco malato e pericoloso ci ha portato, nel corso della demo provata, sulle tracce della piccola Lily, figlia di Sebastian Castellanos, erroneamente creduta morta alla fine del precedente episodio: dotati di un sistema di rintracciamento capace di captare un qualche segnale a lei direttamente collegato, ci troveremo ad imbatterci in alcuni dei tanti misteri di cui è disseminato il mondo di gioco, con creature stranamente a protezione della posizione di Lily, sempre sia ancora lei ciò che Castellanos si troverà davanti una volta rintracciata. A fare da contraltare, infine, alla disposizione “mini-open world” di cui sopra, una certa “forzatura” della trama che ci riporterà, per via di (troppo) frequenti cutscenes, nel novero dei giochi ad evoluzione guidata, meccanismo che va parzialmente a ridimensionare una libertà di azione mai comunque parsa totale.
The Evil Within 2 ci si presenta come una versione potenziata del suo diretto predecessore. Pur orfano di Shinji Mikami, sceneggiatore del primo capitolo e della saga di Resident Evil, la trama di questa seconda iterazione si fa apprezzare, per quel poco che abbiamo potuto vedere, per colpi di scena e per una atmosfera claustrofobica che andrà a incupire ulteriormente un setting già di suo malato. L’espansione a mini-open world del mondo di gioco diversifica ed amplia leggermente il gameplay, proponendo missioni secondarie opzionali che vanno a rompere la monotonia riscontrata, talvolta, nell’evoluzione del primo episodio. Parimenti il gameplay pare meno legnoso e meno schiavo di telecamere oppressive e malfunzionanti. Se The Evil Within 2 riuscirà a mantenere inalterato quanto visto e mantenendo alto il livello di trama e suspance, potremo trovarci di fronte ad un titolo che, per quanto settoriale e di nicchia, rischia di essere una delle rivelazioni di questo fine 2017. L’uscita di The Evil Within 2 è infatti prevista per venerdì 13 Ottobre 2017. |
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