News 22 Feb 2018

Phil Spencer a cuore aperto: “Sì, Microsoft doveva cambiare tutto”

Nel discorso di apertura tenuto al DICE Summit, il capo della divisione Xbox Phil Spencer ha ripercorso un periodo molto delicato per la sezione videogiochi di Microsoft. Quasi cinque anni fa, infatti, quando venne presentato al mondo il progetto Xbox One non mancarono le critiche nei confronti della compagnia, a partire dalla presenza del Kinect integrato nella console fino ad arrivare al prezzo più alto e ad un eccessivo focus verso servizi che non si rivolgevano principalmente ai videogiocatori.

Qui di seguito vi riportiamo le parti salienti del suo intervento, e lasciamo che siano proprio le parole di Spencer a fare il resto:

A metà del 2013 in Microsoft eravamo a pezzi. Immaginate una compagnia che ha raggiunto un certo status all’interno dell’industria videoludica, e la voglia di innovare che dai dirigenti più alti si trasmetteva a tutti i suoi componenti: questi eravamo noi nel 2013, quando annunciammo Xbox One, ma è evidente che qualcosa andò storto ed i tanti cambiamenti che vennero fatti, in primis con la mia promozione a capo della divisione Xbox, fanno parte di una storia che conoscete tutti.

Quello che non sapete è che per me fu un periodo molto difficile, ed è durato tanti mesi, ma è stato durissimo anche per molte persone all’interno della compagnia. Credevamo in quello che stavamo facendo, ma non era abbastanza e comunque non siamo mai riusciti a comunicarlo in modo efficace agli utenti, che hanno manifestato il loro dissenso: a quel punto, ho capito che dovevamo cambiare tutto.

Circa un mese dopo che sono diventato capo di Xbox, ho visto negli occhi dei miei colleghi che non avevano più fiducia nei dirigenti della loro stessa compagnia. In quel momento pensai che non dovevo riguadagnare la fiducia dei nostri utenti, ma prima di tutto la fiducia dei miei colleghi: dovevano tornare a credere in quello che facevano, ma io per primo in quanto capo della divisione dovevo tenerli informati su tutto, mentre prima venivano tenuti dalla dirigenza all’oscuro di molte cose finché non diventavano pubbliche.

Non voglio dirvi che è stato un processo rapido, né che sia stato semplice. Anzi, c’è voluto molto tempo e sono convinto che solo nel momento in cui abbiamo capito che l’unico modo per uscire dalle difficoltà era tornare a fidarci gli uni degli altri, allora è lì che abbiamo veramente iniziato a risalire. E lavorerò ogni singolo giorno per fare in modo che la compagnia migliori, e che tutti i suoi dipendenti sentano di essere nel posto migliore in cui esprimere il proprio talento.


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