Editoriale 30 Mag 2018

Call of Duty: Black Ops IIII è “da orgasmo”

A Los Angeles, durante l’anteprima di Black Ops IIII, l’ora passata a giocare al multiplayer del nuovo lavoro di Treyarch è letteralmente volata. Ne avrei voluto ancora, non ero sazia, non ero nemmeno all’antipasto.
Chi, come me è cresciuto a pane e Call of Duty e l’ha sempre visto per quel che in realtà è e non per quello che vorremmo che fosse nei nostri sogni più assurdi, si rende ampiamente conto di quanto questo brand abbia cavalcato il mercato videoludico globale durante i 13 anni di storia.
Un titolo non sopravvive 14 anni di cambiamenti, se esso stesso non segue i trend del momento. Come dicevano i Queens of the Stone Age “Go with the flow”! Ciò non significa avere poca fantasia, ma leggere tra gli interessi degli utenti, carpire i punti di forza di altri titoli e capire come renderli parte di Call of Duty.
Non significa nemmeno copiare, perché nel mondo degli shooter l’unico che non ha mai preso spunto da nulla si chiama John Romero e lui gli FPS li ha inventati, giusto per mettere in chiaro la questione. Evoluzione, ragazzi, sta tutto lì: senza di essa useremmo ancora le pietre per disegnare sui muri di umide caverne. La società procede, si evolve ed alle volte involve, ma sicuramente un settore che ha inserito la quinta marcia è quello dei videogame.

Potenza tecnologica, sviluppatori sempre più aperti a novità, temerari del mercato. Questo ha fatto Treyarch con Black Ops IIII, si è assunta un rischio esagerato, nell’inserire una nuova modalità che però è trend ormai in qualsiasi paese, che fare dunque? Perseverare e perderci, o rinnovarsi e seguire il corso?
In America ho avuto la fortuna di poter parlare con tre degli sviluppatori del titolo e, ragazzi, queste persone avevano il fuoco negli occhi. Una luce unica, erano fieri del lavoro svolto e non per gli introiti, per quanto il risultato fosse affine ai loro obiettivi estetici e tecnici.
Call of Duty è un titolo facile da flammare sui social, tantissimi utenti lo definiscono un gioco per ragazzini, ma se gli chiedi “perché?” praticamente non sanno trovare risposta. Perché funziona così, sui social capita di esprimere pareri non richiesti, ma soprattutto senza basi tecniche adeguate, perché lo schermo ci separa da tutto e tutti. Il problema a monte è che siamo a cavallo tra due generazioni completamente differenti di gamer, che lentamente si stanno dividendo in due nette categorie che io amo definire “Veterani che Borbottano” e “Newbie Entusiasti”. La verità dove sta? Nel mezzo, come sempre.

“Call of Duty non va bene, la saga di Modern Warfare era meglio, vuoi mettere la differenza?'”

No, non la voglio mettere, parliamoci chiaro: la saga Modern Warfare è stato il primo grande amore di tantissimi appassionati della serie, ma ciò non significa che ogni titolo uscito di seguito dovesse ricalcare le sue orme. È insensato, sopratutto considerato il fatto che su Call of Duty ci lavorano in alternanza tre case di sviluppo, per garantire ogni anno un titolo qualitativamente al livello delle aspettative.

“La verità dove sta? Nel mezzo, come sempre.”

Ma no, del resto c’è sempre qualcosa che non va. Fino all’anno scorso gli unici ad aver giocato la campagna di Call of Duty erano i pochi che hanno come obiettivo il “platino” del gioco, ossia il 30% dell’utenza. Treyarch toglie la campagna a pro di un comparto online più variegato ed ora sembra che tutti quanti non possano vivere senza il single player. Rendiamoci conto che alle volte tutto questo sono solo attacchi gratuiti, perché il cambiamento spesso spaventa, allarma.
Detto ciò, Call of Duty Black Ops 4 è da orgasmo. Parlo da veterana che ogni tanto borbotta, ma che da sempre occasione ai differenti titoli di stupirmi, bando ai pregiudizi.

Perché è da orgasmo? Perché è competitivo, coinvolgente, frenetico, tattico ed esteticamente appagante. Non vi fidate? La beta uscirà in agosto e potrete toccarlo con mano. Ma non è che se perdete qualche match significa che la colpa è del gioco, giuro, raramente lo è.
Il prossimo Capitolo di Call of Duty cerca di accontentare proprio tutti, inserendo addirittura “Black Out”, modalità Battle Royale. Perché Fortnite in un anno ha cambiato le carte in tavola, scansando addirittura League of Legends dal primo posto su Twitch, ed ora più che mai Twitch è l’ago della bilancia più realista di tutti, dal quale si può intendere chiaramente se un titolo funziona o meno.
Black Out non è una copia di Fortnite. Il fatto che Epic Games abbia reso famoso un genere videoludico, non significa che anche le altre case di sviluppo non possano lavorarci su, prenderne il meglio e farlo loro, adattandolo. E questo vale per qualsiasi commento che ha paragonato Black Ops IIII a Fortnite, Overwatch e Rainbow Six Siege.
Alle volte bisogna apprezzare i gesti di coraggio dei nuovi titoli in uscita, cercando di andare oltre i pregiudizi. Fa bene alla salute, fidatevi.


 

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