Durante la scorsa edizione della Star Wars Celebration ho finalmente potuto dare un’occhiata a Star Wars Jedi: Fallen Order, il primo gioco di Respawn Entertainment ad essere ambientato nella vasta galassia immaginata da George Lucas più di quarant’anni fa. Devo dirvela tutta, non avevo grosse speranze per questo gioco, perché Electronic Arts arrivava praticamente da una serie preoccupante di chiusure di studi e cancellazioni di progetti, questi ultimi soprattutto legati al mondo di Star Wars. Impossibile non pensare a Visceral Games, studio dietro alla serie Dead Space, impegnato nel creare un gioco (il misterioso progetto Yuma) a tema Star Wars che sarebbe stato improvvisamente cancellato nel 2017, portando alla chiusura dello studio.
EA colpisce ancora
Anche quanto fatto con Battlefront II non lasciava presagire niente di buono. La grossa controversia nata dalla forte presenza di elementi pay to win e di loot box nel sistema di gioco aveva portato alla crescita di sentimenti di vero e proprio odio da parte dell’opinione pubblica. Non solo; è indubbio che Electronic Arts abbia fallito totalmente nel gestire le comunicazioni fra studio e giocatori in modo da contenere il problema, portando alcuni governi (come quello belga) a esaminare più da vicino il fenomeno delle loot box, equiparandole in seguito al gioco d’azzardo. Questa situazione, diventata ingestibile, ha fatto inarcare il sopracciglio persino a Bob Iger, CEO di Disney, che ha espresso la sua preoccupazione tramite una lettera indirizzata a EA da parte dell’executive Jimmy Pitaro.
Come se non tutto questo non fosse sufficiente, anche Bioware, uno degli studi di punta di Electronic Arts, ha fallito per ben due volte di fila nel creare esperienze complete e memorabili, affossando una volta per tutte il concetto di “Bioware magic” e mettendo in discussione persino l’onnipresente motto “games as a service”, pilastro delle politiche di sviluppo e monetizzazione a lungo termine di Electronic Arts. Sostanzialmente il modello di business al quale EA era attaccata finora ha iniziato a mostrare evidenti segni di cedimento (già da un po’), costringendo di fatto il colosso americano a pensare a una nuova soluzione.
Aiutaci Respawn, sei la nostra unica speranza.
Ed ecco che entra in gioco Respawn Entertainment, studio fondato da Jason West e Vince Zampella, due veterani del settore, nonché “padri” del franchise di Call of Duty. Respawn è uno studio relativamente giovane, che si sta facendo un nome tra i giocatori grazie all’ottima qualità dei suoi titoli: basti pensare alla campagna di Titanfall 2, da molti considerata una delle migliori mai realizzate per uno sparatutto; oppure al recentissimo Apex Legends, forse l’unico battle royale ad essere riconosciuto come una sorta di “antidoto” allo strapotere di Fortnite.
A Respawn è stata data una libertà creativa praticamente illimitata per dare vita a un titolo che desse (finalmente) un’esperienza memorabile per gli appassionati, e non la spiacevole sensazione di essere seduti davanti a una slot machine a tema Star Wars. Questo perché i lavori su Jedi Fallen Order sono iniziati ben prima che EA acquisisse Respawn, dando tempo a Zampella e soci di negoziare i giusti termini di sviluppo con il colosso americano. Lo studio ha iniziato quindi a lavorare per costruire il gioco avvalendosi anche della consulenza di un altro big del settore, il fondatore di Obsidian Chris Avellone. Respawn ha iniziato lo sviluppo senza curarsi di microtransazioni o loot box di sorta, cercando di creare un’esperienza single player pensata per realizzare uno dei sogni di tutti i fan di Star Wars: percorrere la via per diventare un Jedi.
Lo studio ha iniziato a lavorare senza curarsi di microtransazioni o loot box di sorta
La mancata ingerenza di Electronic Arts si vede sopratutto dall’assenza di un elemento che ha piagato lo sviluppo di titoli come Anthem, Mass Effect: Andromeda e Dragon Age: Inquisition. Sto ovviamente parlando di Frostbite.
Frostbite: si o no?
Per chi non lo sapesse, Frostbite è il motore di gioco creato dallo studio svedese DICE per la sua serie Battlefield, diventato in seguito di proprietà di Electronic Arts. Frostbite è stato (più o meno forzatamente) inserito in tutti i titoli pubblicati da EA degli ultimi anni, in modo da uniformare la tecnologia e le competenze di tutti gli sviluppatori su di un unico motore di gioco. Nonostante le (discutibili) buone intenzioni del publisher, Frostbite si è rivelato un inferno per molti studi e in particolare per Bioware, che ha dovuto sostanzialmente riscrivere da zero un tool pensato per gli sparatutto in prima persona in modo da poterlo usare per la creazione di un action RPG in terza persona. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: meme infiniti sulle animazioni di Mass Effect: Andromeda, bug e glitch più o meno gravi per Anthem.
Respawn è stata invece graziata da questo pesante obbligo: Jedi Fallen Order utilizzerà infatti il ben più conosciuto e flessibile Unreal Engine, uno strumento decisamente più versatile e attuale. Questo cambio di rotta potrebbe creare un precedente non da poco per Electronic Arts, la quale (grazie ad un eventuale successo del titolo Respawn) avrebbe la possibilità di liberare i suoi studi dalle catene di un motore oramai inadeguato alle esigenze di un team di sviluppo moderno. La conseguenza a lungo termine di questa scelta potrebbe finalmente portare a titoli visivamente più gratificanti, più completi e curati sotto ogni punto di vista. Ma soprattutto lavorare con tool più adatti alla propria visione creativa significherebbe meno stress per gli sviluppatori, riducendo di conseguenza i tempi per costruire mondo di gioco e personaggi, oltre che migliorare anche le tempistiche per il bug fixing, che rimane oggi uno dei (tanti) talloni d’Achille del Frostbite.
La struttura di Star Wars Jedi: Fallen Order è essa stessa è un’altra importante contraddizione alle vecchie politiche di Electronic Arts. Da parecchi anni a questa parte infatti EA non ha più fatto uscire giochi che non avessero una componente multiplayer in grado di assicurare un introito monetario anche parecchi mesi dopo l’arrivo del titolo nei negozi. Non è un segreto che al colosso americano non piacessero i giochi dedicati al giocatore singolo, i quali potevano facilmente essere restituiti come usato da GameStop finita la prima run. Blake Jorgensen, chief financial officer di EA, aveva addirittura dichiarato nel 2017 che i giochi lineari in single player non erano più popolari fra i giocatori, giustificando così la chiusura di Visceral. Purtroppo per loro alle parole di Jorgensen non seguirono fatti concreti, dato che in quell’anno la controversia di Battlefront II costò alla compagnia perdite per 3 miliardi di dollari sul mercato azionario.
Una nuova speranza?
Jedi Fallen Order è il primo vero passo di EA verso un modo forse più etico di gestire il media videoludico: la prova che un’esperienza single player non solo può ancora esistere nel 2019 ma può essere un lavoro di successo. Dopotutto The Witcher 3, Marvel’s Spider-Man e God of War sono titoli memorabili e acclamati da critica e pubblico, e nessuno di loro ha avuto componenti multiplayer o piani per una monetizzazione continuata tramite microtransazioni. Se il titolo di Respawn avrà successo, forse la catena (finora ininterrotta) dei games as a service avrà finalmente un periodo di hiatus, lasciando agli studi più libertà creativa e decisionale. Insomma, sulle spalle di Respawn Entertainment grava un peso più grande di quanto inizialmente immaginato, ma sono abbastanza sicuro che lo studio di Zampella e soci possa sopportarlo. Coraggio Respawn, che la Forza sia con te.
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