News 13 Feb 2015

Popcorn Time: Cinquanta Sfumature di Grigio

Il 2012 – “alla faccia dei Maya e di Cinecittà” citando Caparezza –  non ha portato con sé la fine dei tempi bensì la prima edizione italiana del fortunatissimo romanzo siglato E.L.James: Cinquanta Sfumature di Grigio.
Non mi addentrerò in una critica letteraria abbozzata quanto inutile, il preciso obiettivo di un’opera simile è vendere, vendere e ancora vendere e direi che è stato raggiunto alla grande, tanto di cappello.
Passiamo alla trasposizione cinematografica, invece!
Proprio ieri è approdato nelle sale il film di Sam Taylor-Johnson (già regista del notevole Nowhere Boy) ammantato da un’aura di mistero. Il mistero è il seguente: instant cult del (sotto)genere erotico o mega videoclip patinato con contorno di manette e frustini?
Mi dispiace, ma vince la seconda opzione. A mani basse.

L’eros è fonte di ispirazione artistica da tempi immemori, senza scavare troppo nei secoli (o millenni) e rimanendo in ambito cinematografico possiamo trovare esempi sublimi di Cinema erotico in ogni sua declinazione e sfaccettatura: dalla spregiudicatezza nostrana di un Tinto Brass alla lucida follia di un von Trier, dall’eleganza di Kim Ki-duk alla schiettezza di Nagisa Oshima (l’Oriente ci ha regalato maestri immortali del genere) passando per Bertolucci, Cavani, Borowczyk e molti, moltissimi altri grandi nomi. Titani che hanno spianato la via e segnato il percorso artistico mondiale in nome di un’idea e non del fatturato al botteghino.
Fifty Shades of Grey è un film furbo, che strizza l’occhio a grandi e piccini inscenando un teatrino piuttosto anonimo – politically correct anche negli “eccessi” – e promettendo a caratteri cubitali 20 minuti di scene di sesso in mancanza di altre frecce al suo arco.
Interpreti bravi, certo, ma nulla di trascendentale (un ricordo lontano l’intensità di Dafoe e della Gainsbourg in Antichrist, ad esempio).
Togliete i canini appuntiti a Twilight, metteteci un tacco 12, una bella scollatura et voilà, l’essenza del lavoro di Sam Taylor-Johnson.
Non ci siamo, se vi interessasse davvero il genere rivolgetevi altrove.

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A noi ricorda…

 Catherine: esperimento interessante e decisamente intrigante quello di Atlus, che nel 2011 portò una ventata di erotismo e ironia sul “pianeta” old-gen. Un thriller psicologico dalle tinte sgargianti capace di impegnare a fondo anche l’hardcore gamer più consumato… Il consiglio è il solito, se vi è sfuggito cercate di rimediare!

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That’s all folks, ci rivediamo settimana prossima!

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