Il genere degli hunting game è ormai parte integrante dell’universo videoludico, con svariati titoli che tentano di seguire il successo di Monster Hunter proponendo variazioni sul tema e elementi distintivi per offrire qualcosa di diverso ai molteplici appassionati.
La serie di Capcom ha però aperto una strada estremamente appetibile, che spesso acceca gli sviluppatori, che nel vano tentativo di cavalcarne l’onda propongono sul mercato prodotti di dubbia identità e i cui pregi si contano (davvero) sulle dita di una mano. Tecmo Koei ha raggiunto ottimi risultati commerciali con Toukiden, uscito lo scorso anno su Playstation Vita, ed esattamente dopo un anno ci riprova, anche su Playstation 4, con un’edizione espansa del titolo originale, guadagnando il sottotitolo Kiwami. Ci avrà convinto? Scopritelo con noi.
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Otto anni prima degli eventi che siamo portati a vivere con il nostro protagonista, il mondo di Toukiden venne sconvolto dall’invasione degli Oni, costringendo gli esseri umani a rintanarsi in piccole roccaforti per sopravvivere. La sopravvivenza è legata a doppio filo con gli Slayer, veri e propri cacciatori esperti di Oni, addestrati per affrontare questa incombente minaccia e portare la salvezza nelle terre infestate. Come è possibile constatare, la componente narrativa è preponderante rispetto ad altri esempi del genere, con una serie di personaggi che ci accompagneranno nella nostra avventura e dei colpi di scena ad infarcire il tutto. Rispetto ad altri esempi illustri come Monster Hunter (che però ha ampiamente rimediato con il 4° capitolo), le missioni sono tutte contestualizzate alla narrazione, con obiettivi specifici ed Oni che andranno eliminati seguendo un ordine pre-stabilito dagli sviluppatori.
Peccato però che le buone intenzioni vengano meno molto presto: Toukiden Kiwami propone sì un universo di gioco affascinante ed estremamente “giapponese” nella sua rappresentazione, ma non perde tempo a mostrare il fianco ad una serie di personaggi stereotipati e, soprattutto, ad una narrazione telefonata e priva di mordente sul lungo periodo. Non che sia lecito aspettarsi una componente narrativa profonda e curata da un titolo simile, ma quando questo elemento è preponderante all’interno dell’ economia di gioco creata dagli sviluppatori, non può che considerarsi come un’occasione sprecata. Occasione tra l’altro estremamente ghiotta, visto l’ottimo uso della mitologia antica legata agli Oni (demoni), e al mondo di gioco che risulta coerente ed accattivante pur nella sua semplicità. Al di la dei sette capitoli che compongono la campagna principale, questa edizione si pone a tutti gli effetti come un’espansione della precedente, offrendo circa una ventina di demoni in più, ed una serie di missioni aggiuntive che continuano e sviluppano ulteriormente la trama, aggiungendo anche nuovi personaggi secondari. Il risultato però non cambia: nonostante i buoni propositi, anche i nuovi contenuti legati alla storia vengono presto a noia, con situazioni già viste e una mancanza sostanziale di vere e proprie novità.
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Per quanto concerne il gameplay, il titolo pesca a piene mani (anche troppo) dall’impostazione tipica dal Monster Hunter di turno. Il villaggio roccaforte degli Slayer è a tutti gli effetti un hub, ricco di personaggi non giocanti al servizio del giocatore (il fabbro, il mercante ecc.), e in cui prepararsi prima di ogni missione. Tutto regolare fino a cui, ma le differenze più interessanti le troviamo sul campo di battaglia, dove Toukiden propone alcuni approcci riusciti e divertenti. Dinanzi ai mostri più grandi, gli Oni, il giocatore è chiamato ad approcciarsi ad esso in modo più strategico: l’Occhio della Verità, un’abilità del nostro personaggio, ci permetterà di osservare gli arti e i punti deboli dell’Oni (braccia, coda, corna e via discorrendo), colpendolo in questi punti rallenterà e infliggerà un’ingente quantità di danni, ma non per questo gli scontri saranno focalizzati sulla sola offensiva. Come al solito, è importantissimo sapersi difendere, imparare a sfruttare i tempi morti del mostro per contrattaccare efficacemente e avere la meglio. In questo senso, l’uso dell’occhio della verità e delle classice strategie degli hunting-game da a Toukiden una ragione d’essere niente male, che riesce a divertire e a dare qualche emozione, soprattutto nelle fasi più avanzate e, magari, in compagnia. Ad aggiungere ulteriore pepe abbiamo i Mitama, veri e propri spiriti di guerrieri caduti che potranno essere associati ad armi ed equipaggiamento per ottenere svariati effetti. Mentre uno potrà aumentare la difesa, l’altro rende più efficace l’attacco. Starà a noi decidere gli equilibri del nostro personaggio, e la grande quantità di Mitama rende questa “pratica” piuttosto interessante.
Ma purtroppo questa è solo una parte dell’offerta messa in piedi da Tecmo Koei, che affianca a questo genere di missioni un’infinita lista di uccisioni di demoni minori, estremamente semplici, ripetitive e per questo noiose fin dal principio. Vista l’anima più action del titolo (la stamina non si consuma per alcune attivitò) è indubbio che ci si ritrovi a dover sterminare senza troppe storie orde di mostri privi di un qualsiasi livello di sfida. La struttura delle zone, poi, non ne permette la completa esplorazione, ma obbliga il giocatore a restare dentro i confini della missione designata. Il che si traduce nella stessa area riutilizzata più e più volte, senza la varietà necessaria a stupire, anche per poco, il giocatore. Toukiden: Kiwami è un gioco lineare, piatto che toglie un qualsiasi senso alla parola “caccia” e che si limita ad offrire solo lo stretto indispensabile, senza scintille e senza passione alcuna. Elemento che si lega a doppio filo con il crafting poco sviluppato legato agli equipaggiamenti, che indubbiamente incidono molto meno rispetto ad altri esponenti del genere. Toukiden è un gioco che vuole essere accessibile, per poter essere apprezzato da un pubblico più vasto, ma quest’intenzione maschera in realtà un’effettiva mancanza di onestà intellettuale da parte di Tecmo Koei, che limita il suo prodotto a fare semplicemente il verso ai tantissimi titoli che, volente o nolente, hanno indubbiamente dato al genere qualcosa di più. Per fortuna abbiamo la possibilità di giocare con altri 3 giocatori (o amici) nella modalità online, che spezza la monotonia e può rendere le cose più entusiasmanti e divertenti.
Come precedentemente menzionato, Toukiden Kiwami non è altro che una versione espansa del Age of Demons uscito lo scorso anno su PS Vita. Per l’occasione questo capitolo è stato sviluppato anche su Playstation 4, con alcune migliorie tecniche. Alcune, perché a conti fatti il luogo più adatto per giocare il titolo resta PS Vita, visto che la versione casalinga propone solamente una grafica più pulita, grazie all’uso di un filtro antialiasing, e la possibilità di trasferire i salvataggi per poter continuare la partita sulla propria portatile. Nonostante l’assenza del cross-buy (il titolo va comprato in entrambe le versioni se volete usufruirne), quella del cross-save è senza dubbio una feature niente male.
Sul fronte grafico, il titolo si presenta piuttosto curato e, quantomeno su PS4, con un frame rate solido, anche nelle situazioni più concitate. Resta indubbiamente un prodotto nato su portatile, che porta con se una generale pochezza di particolari per quanto riguarda le ambientazioni, spesso spoglie, e la mole poligonale delle creature e dei personaggi. Che voi lo giochiate su un televisore o sul fidato OLED della vostra PS Vita, Toukiden: Kiwami si presenterà ai vostri occhi in modo onesto, ma senza pretese.
Senza pretese è anche il comparto sonoro, che accompagna la nostra avventura con toni che ricordano il giappone feudale e le molteplici avventure a base di samurai. Nulla di memorabile, sia chiaro.
In conclusione…
Toukiden: Kiwami è, a conti fatti, il figlio bastardo di un mosou come Dinasty Warrior e di uno dei tanti Monster Hunter: da un lato abbiamo di fronte qualcosa di nuovo, diverso dai “genitori” pur ereditandone degli elementi, ma dall’altro ci troviamo di fronte ad un prodotto che non offre al meglio nulla di ciò che viene proposto nei titoli sopracitati. Ad un interessante approccio ai combattimenti proposto con gli Oni maggiori, abbiamo una serie di contenuti riempitivi e mal sviluppati che offrono ben poco divertimento, soprattutto da soli.
Chi ha già avuto modo di giocare il capitolo originale, poi, dovrà valutare attentamente l’acquisto, vista la pochezza dei contenuti aggiunti.
Insomma, l’hunting game di Tecmo Koei nasconde sotto la proposta di un titolo accessibile una mancanza di convinzione e di ambizione nel creare qualcosa che possa rivaleggiare e scuotere il genere di appartenenza.
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