Los Angeles – Ogni tanto c’è dell’ironia anche a Los Angeles. Te ne accorgi quando, nel mezzo del ciclone di giornalisti che si muovono all’interno del Convention Center, per qualche oscura ragione dimentichi il numero della Permanent Room dove da lì a pochi minuti hai un appuntamento con 505 Games. Un appuntamento mica da ridere, con un paio di titoli che sei curioso di provare con calma da ancor prima di salire nell’aereo per gli USA. E allora corri da una parte all’altra del corridoio, visto che l’App dell’E3 2015 ha deciso di non funzionare più per quei dieci minuti, sfrecci manco avessi la morte alle calcagna e preghi di avere l’imboccata giusta dalla Dea Bendata. A noi questa volta è andata bene, e in extremis che più extremis non si può siamo riusciti a trovare 505 Games e a provare uno dei titoli più interessanti della relativa line-up, Abzû. Che poi la Permanent Room che cercavamo era pure la 505, ma questa è un’altra storia …
Abzû, letteralmente “oceano profondo” in antico sumero, è un titolo strano. Molto strano, visto che si distacca in toto dagli “standard” o dalle leggi non scritte che governano questo universo: non esiste game over, il nostro alter ego è invincibile (e non ha nemmeno bisogno di respirare, pur trovandosi costantemente immerso a profondità abissali) e, una volta a mollo, non esiste alcuna indicazione sul dove andare o cosa fare. Si tratta di una struttura di gioco fortemente atipica, che ricalca (e ve lo anticipiamo, riuscendoci alla perfezione) quelle esperienze alla Flower o, soprattutto, Journey, che calano il giocatore all’interno di una dimensione parallela, regalandogli un biglietto di sola andata per un viaggio dentro sé stesso.
Anzi, citando le parole di Matt Nava, “un viaggio sui fondali oceanici alla ricerca del vostro passato“. Avete capito bene, Matt Nava. Uno dei creatori del team indipendente Giant Squid, con un curriculum che spazia dalla direzione artistica di titoli – ma tu guarda un po’ – come Journey e Flower. Non è dunque un caso se già dopo i primi minuti di gioco, quella di Abzû rappresenti un’esperienza delicata e obliqua, governata in tutto e per tutto da un fattore assolutamente personale che determinerà le nostre azioni di gioco, filtrato da una componente “narrativa” che gioca con miti ancestrali e leggende di civiltà sepolte dai mari.
Cosa si fa in Abzû? Semplice, si nuota liberamente in lungo e in largo. L’assenza di un qualsiasi cosa che scandisca il passare del tempo, così come la mancata necessità di far respirare il nostro esile sub, rappresentano delle trovate genuine ed intelligenti per permettere a chi gioca di gustarsi il proprio viaggio, senza interruzioni o pensieri secondari che ne possano turbare la pace e l’armonia. Quello di Abzû è un mondo enorme e affascinante che offre al proprio interno numerosi percorsi – alcuni dei quali non così facili da individuare – che fanno accedere ad aree magari avvolte da oscurità, magari accese da scariche elettriche di particolari pesci, magari illuminate a giorno dai raggi solari che filtrano e sembrano danzare con le alghe e la vegetazione marina. Cullati dalle musiche di un certo signor Wintory (sì, stiamo ancora parlando di Journey) ci ritroviamo dunque immersi in un universo meraviglioso, a tratti cupo e malinconico, a tratti vibrante tanti sono i colori che lo pervadono.
Impossibile non essere affascinati dalle pinnate sinuose del protagonista di Abzû, impossibile non tornare un po’ bambini quando volteggia assieme ad un foltissimo branco di pesci tropicali o quando afferra il guscio di un’enorme tartaruga e si lascia trasportare in un’improbabile danza a due a centinaia di metri in profondità. Giant Squid sottolinea come queste siano soltanto alcune delle meraviglie dell’oceano, e proprio per questo motivo si “limita” a riprodurre vegetazioni e animali reali, provenienti dagli angoli più disparati del nostro pianeta. Perché, come dice lo stesso Nava, di fronte alla meraviglia dei fondali oceanici “non serve inventare nulla. Tutto è già lì per essere ammirato“.
Sul gameplay di Abzû sappiamo ancora comprensibilmente poco (nonostante le nostre accorate domande a riguardo). L’esplorazione sarà chiaramente la componente principale, ma potremo anche aggiustare e sfruttare una serie di droni subacquei per stanare accessi segreti ad aree ancor più incredibili o, allo stesso tempo, per “immagazzinare” un materiale raro presente nei fondali, ma di cui nulla è stato svelato. “Rimarrete a bocca aperta“, questo è l’unico commento che abbiamo estorto all’Art Director di Giant Squid: anche se, a ben vedere, lo eravamo già dopo aver provato questa demo. Demo che, nonostante tutto, non offre soltanto una direzione artistica semplicemente sublime: il sistema di illuminazione sottomarino, ad esempio, è qualcosa di spettacolare (trovarsi a centinaia di metri negli abissi e sentirsi accarezzare dai pochi raggi di luce che filtrano dalla superficie è un qualcosa di non sempre così scontato, anche in questi tempi di next-gen). Ottimo anche il motore fisico, che anima la vegetazione – cullata sia dalle onde sia dal passaggio di altri esseri viventi – e, soprattutto, i mastodontici banchi di pesci che andremo ad incontrare. Abzû introduce infatti un nuovo algoritmo matematico per gestire in modo indipendente qualcosa come dieci mila pesci a video. E il risultato, ve lo garantiamo, è incredibile.
Magari non è il caso di sottolinearlo ulteriormente, ma Abzû non è certo un titolo per tutti. Intriso di poesia, delicatezza e suggestione, l’esclusiva PS4 firmata Giant Squid vuole essere un viaggio nel profondo della propria coscienza, un’esperienza personale da vivere con calma e tranquillità, dimenticando anche solo per un attimo tutto il resto; Abzû ci invita a nuotare nell’oceano della nostra anima cullati soavemene da sonorità oniriche, a giocare con creature marine incredibili allo sguardo, a scoprire quant’è bello sentire i raggi di sole sulla pelle mentre si nuota sul dorso di un pesce enorme.
Abzû è un viaggio che richiede sensibilità, riflessione e la capacità di meravigliarsi di fronte a quanto di meraviglioso un fondale oceanico può offrire. Affrontatelo con questo spirito, e quello che vi ritroverete tra le mani (nel 2016, purtroppo) sarà un biglietto di sola andata per una delle esperienze più belle che potrete mai fare seduti di fronte ad una console. In caso contrario, avrete provato un giochino dove non c’è nulla da fare, se non nuotare un po’ in giro: ma fidatevi, questo sarebbe un problema soltanto vostro.
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