News 08 Lug 2015

Ronin – Recensione

Devolver Digital si riconferma ad oggi come uno dei publisher migliori a puntare sugli indie più validi, col suo indubbio talento nel tirare fuori dal mare magnum, che è ormai l’affollatissimo oceano degli indie game, delle perle più o meno preziose, ma comunque degne di nota.

Tra le sue fila troviamo giochi del calibro di Hotline Miami, Broforce, Shadow Warrior e davvero moltissimi altri titoli che valgono la pena di essere provati.

L’occhio scrupoloso del publisher non si è lasciato sfuggire il lavoro del talentuoso programmatore Tomasz Wacławek, polacco, che dopo anni di sviluppo, da solo, è riuscito a tirare fuori dal cilindro un prodotto atipico e dalla difficile classificazione.

Ronin infatti potrebbe essere un precursore di un genere tutto suo, nato però dalla fusione di tipologie di gameplay ben rodate e conosciute come il platform 2D e lo strategico a turni. Ronin si presenta dietro una facciata apparentemente anacronistica ma che, seppur non senza sbavature, riesce a far sposare due generi apparentemente inconciliabili.

Con un peso poco superiore ai 650 MB, Ronin si presenta al videogiocatore come un gioco asciutto, snello che senza fronzoli e tante cerimonie parte subito all’azione. La prima cosa che si nota facendolo partire è la parziale assenza di qualsiasi impostazione, apparte la possibilità di scegliere la lingua, tra inglese e polacco, e l’attivazione o meno del V-Sync e dell’Antialiasing.

Come detto poc’anzi, Ronin è un titolo che trova nel numero 2, nel dualismo, il suo ambiente perfetto. Se prima pensavate che uno strategico a turni avesse poco a che spartire con un platform 2D, beh, oggi Tomasz Waclawek potrebbe farvi cambiare idea.

La trama, che vede protagonista la nostra Ronin (è una donna anche se non lo si intuisce subito) è la più classica ricerca di vendetta che potrà essere soddisfatta eliminando i suoi 5 bersagli appositamente cerchiati (e successivamente sbarrati) in una vecchia foto ricordo sbiadita e in bianco e nero.

Per arrivare a gustarci quel piatto freddo e appetitoso chiamato Vendetta, dovremo attraversare 15 livelli, via via sempre più articolati e densi di avversari. In 10 di questi il nostro compito sarà quello di hackerare i mainframe e i computer contenenti i dati sulla posizione delle nostre vittime.

Armatevi di pazienza e dedizione, poiché Ronin non si risparmia affatto e anzi, molto spesso vi troverete a dover riflettere diversi minuti per scegliere come muoversi.

Durante l’esplorazione dei livelli, avremo dinanzi un platform tipico, scuro, e dannatamente piatto. Dovremo scalare edifici, lanciarci dalle finestre ed esibirci in rocamboleschi voli per superare gli ostacoli del level design e degli avversari. Questi ultimi possono essere fatti fuori in modalità stealth, da dietro o dal soffitto, oppure a viso aperto, facendo così partire la parte strategica di Ronin.

Una volta iniziato uno scontro, il gioco si metterà in pausa e, grazie a dei salti (uno per turno), potremo pianificare le nostre mosse, facendo però attenzione alla linea di fuoco nemica appositamente segnalata da una linea rossa.

I nemici sono tanti, diversificati e (come si dice al giorno d’oggi) “oneshottano”, ovvero uccidono istantaneamente. Il sistema in sé per sé funziona bene, magari alla lunga potrebbe stancare, ma quello che poco viene valorizzato è l’aspetto stealth. Saranno poche le volte infatti che riuscirete a passare inosservati e dovrete ricorrere per forza alla violenza, facendo stragi alla Kill Bill, titolo da cui chiaramente Waclawek ha preso ispirazione.

Per potenziare infine il nostro alter ego, bisogna portare a termine tutti gli obiettivi secondari. Mancarne uno solo vi punirà non concedendovi lo Skill Point. Quest’ultimo ha un rilievo abbastanza marginale nell’economia di gioco, poiché si può benissimo arrivare ai titoli di coda senza aver mai sbloccato alcun potenziamento, ma è un peccato, perché si sarebbe potuto aggiungere spessore al titolo.

I comandi che muovono la nostra protagonista sono la più classica combinazione mouse (per saltare dentro e fuori i combattimenti) e tastiera, con W, A, S, D per muoversi nelle fasi di esplorazione.

Il sistema scricchiola ogni tanto poichè c’è un input lag che qualche volta tormenta il giocatore (inducendolo all’errore), e la precisione con cui vengono letti i movimenti del mouse non è delle migliori.

Ciò che emerge comunque è che stiamo parlando di un titolo solido, che sa come mettere sotto sforzo le sinapsi grazie ad un level design via via sempre più complesso ed articolato e con un numero sempre crescente di poliziotti, ninja fulminei e molti altri individui ancora che cercheranno di mettervi i bastoni tra le ruote, riuscendo molto spesso nel loro intento.

Il posizionamento dei checkpoint non ci ha convinto appieno, facendoci ripartire, in caso di morte, molto indietro da dove eravamo arrivati; e se a questo uniamo il fatto che basta un colpo per essere spediti nell’aldilà, alcune sezioni potrebbero risultare frustranti all’inverosimile.

In conclusione…

L’occhio attento e scrupoloso di Devolver Digital ci ha consegnato il lodevole prodotto di Tomasz Wacławek, che è riuscito a riunire in un unico grande blocco di codice due generi apparentemente agli antipodi: lo strategico a turni e il platform 2D.

La dicotomia che regna sovrana nel gioco non sempre risulta essere equilibrata, portando ad oscurare lo stealth e lo sviluppo della nostra Ronin.

Il sistema di controlli ed il comparto tecnico scricchiolano a causa di alcune incertezze e sbavature, ma non mollano il colpo e, insieme ad un buon level design ed un più che buono accompagnamento sonoro, confezionano un indie sicuramente interessante da giocare, sopratutto se siete tra coloro che erano in cerca di qualcosa di diverso, meglio ancora se in grado di offrire un buon livello di sfida.

Nonostante questi problemi che denunciano lo sviluppo portato avanti da una singola persona, Ronin porta a casa il risultato.

Da provare!

Voto: 7/10

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