Dopo essere stata acquistata da Microsoft, Mojang non ha fatto molto parlare di sé, facendo eccezione per Minecraft, pronto ad arrivare su Windows 10. L’unico nuovo progetto è la story mode del gioco, ma qualcos’altro bolliva in pentola da tempo: Cobalt, il primo gioco sviluppato in collaborazione con un altro team, è infatti in arrivo su console, dopo un lungo periodo passato su PC, OS X e Linux.
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Di sparatutto a scorrimento ce ne sono tanti, ma Cobalt offre molta più frenesia, chiedendo in cambio prontezza di riflessi e abilità nello schivare i proiettili nemici. La modalità slow motion è parte integrante del gioco, in cui le movenze dei personaggi portano la mente ai bullet time di Max Payne.
Nonostante Cobalt sia già in giro per le mani dei gamers da ormai 4 anni, l’arrivo su Xbox 360 e Xbox One grazie al team di Fatshark dona al gioco un traguardo ed un nuovo inizio contemporaneamente.
Presumo sia abbastanza sicuro dire che Mojang sia conosciuta perlopiù grazie a Minecraft, uno dei giochi più famosi ed influenti al mondo: per questo è difficile scollarsi da dosso un simile nome e concentrarsi su eventuali altri titoli, come Cobalt. Mojang dice arrivederci per un attimo alle forme cubiche e squadrate e si focalizza dunque su maggiori rotondità, con un tipo di gioco completamente diverso, basato sul side-scrolling platform sparatutto.
Cobalt si presenta subito con un look retro leggermente curvato agli angoli, per riprendere la forza degli ormai dimenticati cabinet, pezzi sacri della storia di alcuni bar e sale giochi. Questo è però l’unico elemento old-style interno al gioco: il resto è infatti futuristico, all’avanguardia con la tecnologia videoludica presente anche negli altri titoli. Il lavoro di Mojang è cominciato nel 2009 e ha visto la prima luce nel 2011, col rilascio di una versione alpha su PC. Il segreto dell’evoluzione di Cobalt è un continuo giocare, provare e riprovare per far sì che il prodotto finito sia esattamente come pensato e voluto.
Gli sviluppatori di Mojang hanno messo il divertimento come punto fermo dello sviluppo: avendo avuto sempre un’esperienza piacevole nel giocare a Cobalt, sono riusciti così a plasmare un gioco gradevole a qualsiasi giocatore. Ciò grazie anche all’assenza di una deadline per l’uscita, che avrebbe soltanto messo fretta agli sviluppatori, e sappiamo cosa può succedere se la fretta prende il sopravvento: ora il gioco è solido e ben costruito, splendente come la corazza del nostro protagonista, Cobalt appunto.
Dal progetto iniziale si è deciso via via cosa tenere e cosa migliorare. In questo contesto, il punto chiave dell’esperienza è il bullet time, ovvero l’effetto slow motion che conferisce al gioco quel feeling alla Max Payne 3. Nel momento in cui un proiettile è diretto verso di noi, lo slowmo viene attivato e ci consente di effettuare manovre evasive: il bullet time non è perciò controllabile direttamente dal giocatore, bensì si avvia nei momenti di pericolo.
Tra varie armi ed armature, interamente personalizzabili grazie all’enorme armeria a disposizione, il nostro amico eterno sarà l’accovacciarsi per effettuare una capriola, grazie alla quale potremo attivare uno scudo in grado di deflettere colpi nemici. Non esistono barre di vita, ma solo letali one-shot. Questo vale in entrambe le modalità di gioco, ovvero la campagna (completabile anche in coop) e l’arcade, perfetta per azioni immediate coi propri amici, comodamente seduti sul divano. Che si stia seguendo la storia o il multiplayer, i fallimenti e le morti sono comunque state sviluppate per non essere frustranti, bensì divertenti e che spingano a continuare il gioco.
Nell’ambito a più giocatori abbiamo dunque il classico Deathmatch, con tutti i giocatori sullo stesso schermo che lottano per la sopravvivenza individuale o di squadra. Si parte senza armi, a meno che non si possano considerare tali anche le nostre nocche, ma col tempo verranno introdotte nella mappa anche pistole e fucili, pronti per essere imbracciati passandoci semplicemente sopra.
Per i più abili c’è invece la Team Strike, sulle orme di Counter Strike: compaiono ora bot amici e nemici per aiutarci nell’impresa di eradicare il team avversario. La morte è irreversibile e la frenesia di gioco porta in pochi secondi da 4vs4 ad un indiavolato 1vs1. Non poteva inoltre mancare l’intramontabile Cattura la bandiera, contestualizzato in Cobalt col nome Capture the plug: lo scopo è ovviamente impossessarsi della plug avversaria, ma per accumulare punti sarà necessario avere anche la propria nella base ad aspettarci. Come ultima modalità c’è la Survival, composta da orde crescenti di nemici che non vedono l’ora di trasformarci in un mucchietto di bulloni arrugginiti.
Cobalt è in grado di unire immediatamente persone che non si conoscono, un po’ come successo al sottoscritto dopo aver conosciuto la sua partner in battaglia. In base alle abilità dell’amico e alla sintonia, il gioco va subito dopo in due direzioni opposte: si ride insieme nella buona o cattiva sorte, oppure cattivi ed illegali pensieri permeano le menti.
Ad ogni modo, Cobalt è in grado di regalare azioni divertenti sia in single player che, soprattutto, con altre persone intorno a noi: è perfetto per partite lampo nei salotti di ognuno, oppure per lunghi Let’s Play da far digerire poi al pubblico di YouTube.
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