News 09 Set 2015

Mad Max – Recensione

Quando cinema e videogiochi vengono accostati c’è sempre un gran timore, perché nonostante i due mondi cerchino di imitarsi a vicenda, e spesso di collidere tra loro, le due resteranno sempre esperienze profondamente diverse, ed è spesso questo il problema della maggior parte dei tie-in che hanno accompagnato molteplici generazioni di console. Fortuna che, negli ultimi anni, il fenomeno si è decisamente ridimensionato, con alcuni publisher che sembrano aver trovato una sorta di “ricetta segreta” per traslare con successo alcuni universi cinematografici nel mondo dei videogiochi.

Warner Bros ha infatti resto possibile, grazie a Rocksteady, una serie di successo come Batman Arkham, per poi dare vita a L’ombra di Mordor e a Mad Max. Titoli diversi, ma uniti da una visione chiara e precisa. Mad Max è solo l’ultimo di un parco titoli che immaginiamo possa espandersi ulteriormente, e nonostante il lungo e travagliato periodo di sviluppo i ragazzi di Avalanche (quelli di Just Cause) hanno portato a casa il risultato, più o meno. Pronti a scoprire il punteggio?

 Mad Max

Piattaforma: PS4, Xbox One, PC

Genere: Action/Adventure – Open World

Sviluppatore: Avalanche Studios

Publisher: Warner Bros Interactive

Giocatori: 1

Online: Assente

Lingua: Audio in inglese, Testi in italiano

Versione Testata: PS4

Il guerriero della strada creato da George Miller ha dalla sua moltissimi anni di servizio, con un universo narrativo che ha plasmato la concezione di post-apocalittico, influenzando autori in moltissimi campi: cinema, animazione giapponese e addirittura videogiochi (Fallout ne è un esempio). Eppure c’è voluto Fury Road, l’ultimo apprezzatissimo e osannato film dedicato a Max, per dare a qualcuno l’occasione di portare nel mondo dei videogiochi il pazzo, il folle per eccellenza. Sotto l’egida di Warner Bros, Avalanche Studios ha creato un Mad Max nuovo, che pur richiamando a sé tutti i film di Miller con un certo taglio citazionista, cerca di dare vita ad un microcosmo differente, ma sempre perfettamente riconoscibile e pregno dell’identità che il guerriero della strada ha guadagnato durante questi 30 lunghi anni.

A bordo dell’impareggiabile Interceptor, Max viene attaccato e portato in fin di vita da Scabrous Scrotus, indiscusso signore della guerra nonché figlio di Immortan Joe, figura chiave del recente “rispolvero” cinematografico. Qui inizia la nostra avventura, con un Max intenzionato a ritrovare la sua auto e a vendicarsi dell’efferato gesto compiuto dai figli della guerra di Gastown, grazie anche all’aiuto del meccanico Chumbucket, che prova una devozione sfrenata verso le auto e la Magnum Opus, l’auto definitiva che il giocatore avrà modo di plasmare per tutto il corso dell’avventura secondo il proprio stile di gioco. Ma procediamo con ordine.

Sotto l’egida di Warner Bros, Avalanche Studios ha creato un Mad Max nuovo

Sotto molti punti di vista, il lavoro di costruzione narrativa di Avalanche tiene il passo e riesce a dar vita a personaggi convincenti e perfettamente in linea con la “direzione creativa” che Miller ha segnato con i suoi lavori: biografie, descrizioni e ambientazioni danno in pasto al giocatore moltissimi dettagli che arricchiscono lalore e favoriscono l’immedesimazione e la conseguente credibilità del tutto. Ma a che prezzo? Un approccio simile ha creato aspettative, riversate nella campagna principale, che non si sono rivelate completamente soddisfatte: pur riuscendo a dare spessore e profondità ad alcuni dei personaggi secondari (Hope, Chumbucket su tutti) la mancanza di un approccio narrativo più convinto ha reso le vicende di Max e Chumbucket riuscite solo in parte.

Gastown, il Grande Nulla, i Figli della Guerra, i Porcospini e chi più ne ha più ne metta. Il nuovo immaginario creato da Miller per la sua post-apocalisse è presente qui in forze, ma non viene sfruttato al meglio: la prima parte dell’avventura è infatti un tedioso e ripetitivo gioco di potenziamenti, un lungo processo di costruzione che sfocia in una parte finale epica, folle e all’altezza del blasonato nome che porta. Il punto, però è che tutto questo arriva tardi e, soprattutto, si esaurisce in fretta. La struttura open world, la necessità di effettuare missioni secondarie per proseguire, funziona sul piano prettamente ludico, ma spezzano ulteriormente il ritmo già altalenante della trama.

Insomma, tutto ciò non basta ad avere un quadro generale convincente ma piuttosto una sufficienza onesta, di un titolo che riesce comunque a intrattenere e divertire grazie allo sfrenato e avvincente gameplay messo in piedi da Avalanche, che dalle avventure di Just Cause hanno senza dubbio imparato moltissimo in merito a esplosioni, corse e un certo taglio folle che ben si sposa con il guerriero della strada.

La Magnum Opus, personalizzabile in ogni suo aspetto spendendo rottami raccolti in giro per la mappa

È infatti indubbia l’esperienza di Avalanche nel genere dei free roaming e, soprattutto, nel genere action, con una prova di forza piuttosto convincente in questo Mad Max. Sebbene non si discosti propriamente da altri esponenti del genere, la mappa divisa in zone differenziate per conformazione e ambientazione, offre qualche spunto interessante ed un gameplay dalla doppia anima che, pur non convincendo in entrambe le sue parti, centra il suo obiettivo: la funzionalità. Mad Max è un gioco tutt’altro che perfetto, ma riesce in ogni suo aspetto ad essere funzionale all’obiettivo prefissato dagli sviluppatori, ovvero ricreare in modo fedele ciò che rende l’universo di Mad Max così speciale e particolare.  E non c’è niente di più sacro nel mondo creato da Miller delle auto e del carburante, attorno al quale ruota la sopravvivenza di ogni singolo individuo.

La Magnum Opus sarà quindi fondamentale, e il tempo passato su di essa ad esplorare le Wasteland e a compiere missioni, andrà tutto investito nel miglioramento del nostro arsenale, della nostra carrozzeria e via discorrendo. Le possibilità offerte dal “sistema di crescita” sono molteplici, e permettono di migliorare e di personalizzare il veicolo secondo le proprie esigenze. Pneumatici, sospensioni, potenza del motore, colore e quant’altro. Non solo, alle volte il gioco richiederà di rispondere ad esigenze precise, che richiedono un approccio altrettanto specifico: affrontare una corsa della morte (una delle tante attività secondarie) con un veicolo troppo pesante potrebbe rivelarsi una scelta discutibile, meglio quindi puntare ad una carrozzeria leggera che possa subito raggiungere alte velocità per sfuggire agli altri sfidanti; e se invece abbiamo la necessità di assaltare la fortezza di un Signore della Guerra? Vista la spiccata differenziazione tra le varie attività sparse per la mappa di gioco, gli sviluppatori hanno creato un sistema di Arcangeli, veri e propri set predefiniti che vanno a rispondere a qualsiasi esigenza cambiando in pochi secondi l’auto nella sua totalità.

Mad Max è la Magnum Opus, ed è un legame indissolubile che riesce ad elevare un prodotto che altrimenti sarebbe caduto sotto i colpi di una (fin troppo) onnipresente sensazione di tedio e ripetitività

La personalizzazione del veicolo è uno degli aspetti più riusciti, che va ad aggiungersi ad un sistema di guida ottimo, di stampo arcade ma assolutamente contestualizzato nell’universo in cui è immerso il giocatore. I veicoli infatti hanno comunque una certa pesantezza e una guida sporca, legata al terreno sabbioso e roccioso che caratterizza il mondo di gioco, e che porta spesso il giocatore a guidare su strade non battute. L’impegno profuso da Avalanche nell’offrire una guida violenta e grezza è lodevole, e vanno ad aggiungersi alle molteplici possibilità offensive ad essa legate: l’arpione, il fucile, speronamenti e fiamme laterali sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzeranno la vostra guida, dove ogni scontro si presenta come una nuova opportunità per utilizzare in modo fantasioso i mezzi a disposizione e raggiungere il “Valhalla” a suon di esplosioni e voli funambolici. Mad Max è la Magnum Opus, ed è un legame indissolubile che riesce ad elevare un prodotto che altrimenti sarebbe caduto sotto i colpi di una (fin troppo) onnipresente sensazione di tedio e ripetitività. 

Il titolo è infatti a tutti gli effetti un action adventure, e ricalca a piene mani da strutture già viste in Batman Arkhamo in L’ombra di Mordor, con l’esplorazione del mondo di gioco, dei suoi accampamenti e delle fortezze dei feroci Signori della Guerra. Il problema però sta tutto nell’esecuzione, che sebbene sia sempre convincente e avvincente, cade nella trappola di una eccessiva ripetitività, in cui si fa spesso spazio una sostanziale mancanza di una certa varietà di situazioni che, soprattutto in questo genere, è un aspetto fondamentale. Che si tratti di esplorare una fortezza o un campo, saremo sempre chiamati ad eliminarne i nemici, a far saltare in aria pompe di benzina e poco altro, rendendo il tutto tedioso e poco esaltante sul lungo termine, soprattutto quando missioni del genere sono essenziali per portare a casa equipaggiamenti migliori o per sbloccare la prossima missione principale.

Il sistema di combattimento a piedi non viene in aiuto, nonostante resti funzionale: il sistema è basato sulla meccanica di attacchi e contrattacchi già vista in Batman Arkham, dove bisognerà premere al momento giusto il pulsante designato per rispondere agli attacchi e dare il via a combo più lunghe e devastanti. Il problema è però la mancanza di una varietà di fondo, del tutto assente per rispondere ad esigenze narrative che vedono le armi del mondo di Max come ultima spiaggia, a causa della poca quantità di munizioni disponibili. Pugni e un fucile a canne mozze, questi gli unici “compagni d’armi” durante tutta la nostra avventura. Poco, ne converrete. Ancora una volta Mad Max dimostra di saperci fare, ma di non riuscire ad andare olte una buona esecuzione. È un peccato, perché di cose da fare nelle Wasteland ce ne sono, e con tutta probabilità sarete impegnati tra le 20 e le 40 ore (se siete dei completisti), ma una volta metabolizzata la formula c’è il rischio che la noia prenda il sopravvento, purtroppo. 

Fulmini, fiamme e rottami dalle traiettorie indefinite: che siate a piedi o in macchina, l’emozione di vedere una tempesta alzarsi in lontananza e abbattersi su di voi sarà uno di quei momenti che identificheranno la nuova generazione negli anni a venire

Nato inizialmente come progetto a cavallo tra due generazioni, Mad Max si è poi rivelato essere troppo per le console di vecchia generazione, permettendo agli sviluppatori di dirigere tutti gli sforzi sulle nuove PS4 e Xbox One. Nonostante tutto, alcuni elementi dal punto di vista grafico sembrano aver sofferto questa iniziale natura cross-generazionale, con modelli poligonali e texture non sempre pulite e con una definizione altalenante. Graficamente il titolo è nella media, ma dà il meglio di sé nella palette cromatica e negli effetti, che riescono a donare al mondo di gioco un colore ed uno stile subito riconoscibile ed estremamente piacevole alla vista.

Sono però proprio gli effetti a dare al titolo la spinta “next gen”, stupendo per bellezza e per complessità: la sabbia alzata dai veicoli (è possibile notarla anche da grandi distanze!), esplosioni e, soprattutto, le tempeste, vere e proprie chicche che non inietteranno in voi una dose di adrenalina senza precedenti. Fulmini, fiamme e rottami dalle traiettorie indefinite: che siate a piedi o in macchina, l’emozione di vedere una tempesta alzarsi in lontananza e abbattersi su di voi sarà uno di quei momenti che identificheranno la nuova generazione negli anni a venire. Il sonoro, pur non spiccando per originalità, ricrea le giuste atmosfere e riesce a scandire con efficacia l’adrenalina e la follia di alcuni momenti, soprattutto in auto.

In conclusione…

Il lungo periodo di sviluppo e l’iniziale progetto cross-gen hanno senza dubbio gravato sul lavoro diAvalanche Studios, che con Mad Max è riuscita sì a rispettare e a dare il giusto sfogo all’universo del guerriero della strada, ma non è allo stesso tempo stata capace di elevare il suo prodotto oltre una certa soglia, andando in contro ad una serie di ingenuità e di trappole che minano l’esperienza complessiva.Alla guida della Magnum Opus il titolo da il meglio di sé, ma è nelle sezioni a piedi e nel ritmo altalenante, soprattutto nelle missioni principali, che Mad Max funziona solo in parte.

Il gameplay è solido, ma è il contorno che non riesce a rivaleggiare, presentandosi ripetitivo e non sempre esaltante. Nonostante tutto, gli appassionati dell’universo di George Miller e chi cerca della sana azione potrebbero trovare nel titolo Avalanche un buon compromesso: le soddisfazioni di certo non mancano, soprattutto quando le Wasteland sono così roventi, selvagge ed esplosive. Mad Max non è un capolavoro, è un titolo che fa il suo dovere senza andare oltre e privo forse di ambizioni: non sarà un V8, ma il motore del titolo Avalanche ha comunque la potenza giusta per saper intrattenere e stupire. 

Voto: 7.5/10

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