Prendete un esercito di cattivi, di quelli così cattivi che spuntano dalla sera alla mattina e, prima ancora che ti levi il pigiama, hanno già conquistato mezzo mondo. Date a questa armata un nome figo, uno di quelli che quando lo senti ti fa pensare a dei mostri senza cuore che ammazzano con la stessa facilità con cui tu fai esplodere la bomba di Campo Minato. Dai, Phantom va bene: un esercito armato fino ai denti, apparso con migliaia di truppe che hanno messo in scacco le principali città del pianeta intrappolando chiunque abbia osato alzare il dito contro di loro, anche solo per andare in bagno. Che problema c’è, direte voi, c’abbiamo un esercito che manco i Sayan ne hanno uno uguale! Sbagliato, l’esercito – guarda un po’ – è in mutande già da un pezzo e non sa più che pesci pigliare. Poco male, ribatterete, vuoi vedere che non c’è un super eroe col mantello che piombando dalla stratosfera piglia a cazzotti e calci sulle terga tutta sta gentaglia? Ehm.. non proprio, anche se non ci siete andati proprio tanto lontani: c’è l’elefante Tembo. Nato dalle menti geniali di Game Freaks – gli instancabili creatori di una pletora di giochi legati al franchise dei Pokémon – e prodotto da SEGA, Tembo: The Badass Elephant è un divertente platform a “duedimensioniemmezza” disponibile per PC e console next gen. Un titolo che vive di riferimenti, citazioni e omaggi ad un’era che soltanto i giocatori più “vecchietti” hanno vissuto nel momento di massima auge e che, proprio in questo prodotto che arriva dal Sol Levante, trova un breve ma intenso momento di gloria. E il perché lo sappiamo tutti: Game Freaks non è certo l’ultima arrivata nello showbiz dei videogiochi, e SEGA non è seconda a nessuno quando si parla di giochi a piattaforme. E poi ok, Tembo è l’elefante più figo mai partorito dalla storia, ma di questo ne parleremo a breve.
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Che il tono di Tembo: The Badass Elephant sia particolarmente scanzonato lo si capisce praticamente da subito – o per meglio dire dal titolo, che per una congiunzione astrale favorevole non è stato tradotto dalla lingua d’Albione lasciando intatto il coefficiente di tamarraggine del suo indomito protagonista. Protagonista che, nell’incipit di quest’avventura, è bel bello a farsi gli affari propri in mezzo alla foresta, quando l’equivalente Made in SEGA del Colonnello Trautman lo contatta via radio rendendolo edotto del pericolo cui la terra sta andando incontro. Ora, non vorrei dovervi spiegare per quale ragione un elefante sa usare una radio militare, che nasconde all’interno di una palma che funge pure da antenna satellitare: ma tant’è, e in men che non si dica Tembo è al fianco del suo commilitone, pronto a far polpette di qualsiasi cosa nemica gli si pari davanti. Carri armati inclusi.
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Ora, cosa aspettarsi da un protagonista come Tembo, che per quanto (e passateci il francesismo) cazzuto possa essere, rimane pur sempre un elefante truccato da Guerra del Vietnam? Esattamente quello che potremo aspettarci da un pachiderma sotto estrogeni: un gran casino. E in questo Tembo eccelle, vista la sua innata abilità nel caricare nemici in corsa, nello sfondare vetrate, mura di cemento o strutture pattugliate dai Phantom o, già che si siamo, nello sfruttare la propria proboscide come idrante spara acqua per placare eventuali incendi o infastidire non poco i nemici più coriacei. Poi ok, non si diventa certo i salvatori del globo a suon di barriti: ed ecco che il nostro corposo eroe gode di abilità speciali, come la possibilità di rimbalzare rotolando intorno a sé stesso – spargendo detriti fin oltre i tetti della città – e di effettuare delle scivolate poderose in modo da passare attraverso piccoli pertugi, altrimenti inaccessibili a quelli della sua specie. Ricapitolando, corre, salta, rotola, rimbalza e fa un gran disastro: se state pensando a Sonic, sappiatelo, siete in buona compagnia. Anche se al posto degli anelli troverete le famigerate noccioline …
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La citazione al porcospino blu più famoso dei videogiochi non è affatto casuale. Non certo per la velocità e il ritmo di gioco, che nei capitoli originali di Sonic era un qualcosa ai limiti dell’epilessia, quanto piuttosto per le meccaniche di gameplay, estremamente semplici e accessibili anche da chi fosse a digiuno prolungato dalle piattaforme. Ma badate, “meccaniche semplici uguale gioco facile” è un’equazione che raramente funziona nell’universo del gaming, e che anche in questo Tembo finisce rapidamente per dimostrarsi fallace. Ciascun livello di cui si compone Tembo, in sostanza, obbliga il giocatore a farsi strada attraverso plotoni crescenti di nemici (e ostacoli affini) cercando di raccogliere quanti più ostaggi possibile tra i dieci nascosti – sadicamente – in ciascun livello. Il titolo è spudoratamente rivolto allo scoring, e non è dunque un caso se al termine di ciascun livello otterremo un punteggio strettamente legato al numero di vittime mietute dal pachiderma e ad eventuali recuperi effettuati. Nessuno vi obbliga ad abbattere ogni singolo nemico e a recuperare tutti gli ostaggi (che, negli ultimi livelli, vi faranno sputare le peggiori cose dalle labbra), anche se per procedere nella storia principale sarà necessario raggiungere una soglia minima di eliminazioni avversarie. Nulla che possa portarvi via troppo tempo, a ben vedere, anche se a fare i perfezionisti – come la vecchia scuola insegna – si finisce sempre per guadagnare qualcosa …
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Il playthrough di Tembo: The Badass Elephant è articolato in tre mondi distinti, ciascuno dei quali culmina con una boss fight tanto divertente quanto impegnativa. E ve ne accorgerete sulla vostra stessa pelle, visto che le cariche spietate in cui l’elefante si cimenta nei livelli standard senza pensarci due volte (almeno nei primi due terzi del gioco) rappresentano il modo più veloce per raggiungere il Paradiso degli Elefanti. Occorrono dunque un minimo di pianificazione e di strategia, leggasi la necessità di imparare il pattern offensivo del boss che abbiamo di fronte sino a saperlo a memoria e, a quel punto, contrattaccare come si deve. Come sempre, è più facile a dirsi che a farsi: ma nonostante le innumerevoli vite perse invano contro i suddetti bestioni, non siamo stati assaliti un solo istante dalla benché minima frustrazione (al netto di qualche centinaio di insulti casuali). Una volta presa confidenza col vostro Rambo dalla proboscide prensile, raggiungere i titoli di coda non vi dovrebbe portar via più di quattro o cinque ore: certo, a meno di non dare la caccia ai perfect score, scelta che potrebbe allungare ulteriormente l’avventura e regalarvi qualche livello aggiuntivo. Ma noi non vi abbiamo detto nulla …
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Una cosa è certa, Game Freaks sa come tenere alto il ritmo di un gioco. Dall’inizio fino ai credits, Tembo non perde il colpo un solo istante, riuscendo a mantenere un ritmo adeguato per tutta la durata dell’avventura (boss inclusi) nonostante la difficoltà viri rapidamente verso l’alto. E con “viri rapidamente verso l’alto” sì, intendiamo dire che in alcune sezioni vi ritroverete a sputare veleno in direzione del monitor e a maledire la progenie dei pachidermi da guerra. Fortunatamente, la quantità industriale di vite che si perderanno per mano dei Phantom viene abbondantemente sopperita dalle noccioline raccolte: raccoglietene 300 e, come per magia, avremo una vita in più da infrangere contro quel maledettissimo carro armato. Lo stesso risultato si otterrà ogniqualvolta si trovi un barattolino di burro d’arachidi, di cui il nostro eroe è ghiotto.
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L’arma segreta del titolo SEGA, tuttavia, è la sua direzione artistica. Tembo ha fascino e carisma da vendere, e nonostante possa sembrare l’eroe più sconclusionato di questo e di tutti gli universi conosciuti crede talmente in quello che fa da simpatizzare col giocatore in tempo zero. La sua realizzazione, come quella dei nemici, degli scenari e delle (poche) scene di intermezzo è estremamente ispirata ed accattivante, forte di un taglio comico graffiante che non fatica certo a strappare più di qualche sorriso. Stile da vendere, in sostanza, che almeno in parte sopperisca alla totale mancanza di meccaniche “innovative” o comunque inedite di questo Badass Elephant. Ma considerando la natura del lavoro di SEGA e Game Freaks, una sorta di rivisitazione/omaggio alla vecchia scuola del platform, si tratta di una critica che lascia ragionevolmente il tempo che trova.
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In Conclusione …
Non sarà certo l’eroe che tutti si aspettavano di trovare davanti alla porta di ingresso, ma dobbiamo ammettere che anche questo bestione con la proboscide ci sa fare. Tembo: The Badass Elephant è il platform come si faceva una volta, privo di sofismi o meccaniche elaborate che possano distrarre chi gioca dall’obiettivo finale ma, piuttosto, dritto e schietto nella sua immediatezza. Un gioco accessibile e, come si è soliti dire, “per tutti”, nonostante quel protagonista “paffutello” e l’esercito di scimmioni trogloditi dei Phantom nascondano alla perfezione una curva di difficoltà non certo docile, specie nell’ultimo terzo dell’avventura. Eppure la creatura di SEGA e Game Freaks, davvero abile anche in un contesto esterno ai quello dei Pokémon, diverte e intrattiene, non frustra anche nelle situazioni più delicate offrendo invece un ritmo incalzante e piacevole. Un ritmo che, proprio a voler essere pignoli, viene interrotto troppo presto dai titoli di coda, a fronte di una longevità non certo da primo della classe – nonostante possa essere estesa votandosi alla ricerca del punteggio perfetto e annessi segreti.
Tembo: The Badass Elephant non dice nulla di nuovo nel panorama videoludico. Al contario, si “limita” a ripetere quanto detto già a suo tempo da pietre miliari del genere, rievocando reminiscenze sopite di Sonic o altri illustri colleghi che i fedelissimi di SEGA rimpiangono ancora ogni notte. E nonostante i fragorosi barriti di Tembo, lo fa dannatamente bene. Provare per credere.
Voto: 8
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