News 10 Dic 2015

SteamWorld Heist – Recensione

Non sappiamo voi, ma noi SteamWorld ce lo ricordavamo un po’ diverso. Sarà perché, in fondo, a SteamWorld Dig ci abbiamo giocato un po’ tutti: e ammettiamolo, era difficile non cedere al fascino di quell’action/platform dalle tinte western mescolate ad un’improbabile salsa cibernetica. Ai ragazzi di Image & Form, sviluppatore indipendente con base nella fredda Svezia, l’esordio nel mercato videoludico non poteva andare in modo migliore: un titolo prodotto per Nintendo 3DS e, in un batter di ciglia, replicato su praticamente qualsiasi sistema di intrattenimento disponibile – sia current che previous gen, non capita certo tutti i giorni. Più che lecito dunque attendersi un sequel roboante a poco più di due anni di distanza: il nome c’è, il pubblico anche, l’equazione è praticamente perfetta. Ma alle volte la soluzione più ovvia non è la migliore, e a questo avranno pensato i talentuosi programmatori di Göteborg durante la gestazione di SteamWorld Heist: un titolo che riprende lo stampo e lo stile dell’universo del precedente successo, stravolgendone completamente le carte della giocabilità. Un episodio del tutto nuovo, coraggioso e pieno di buone idee, a dimostrazione del fatto che, di tanto in tanto, la gallina dalle uova d’oro non serve.

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Già, ma cos’è SteamWorld Heist? La creatura di Image & Form è uno strategico a turni bidimensionale sui generis, che alterna a delle meccaniche tradizionali e ben digerite dagli amanti dell’RTS altre piccole chicche, legate in special modo al combat system, che rendono l’esperienza di gioco più diretta e coinvolgente. Ci ritroviamo ancora una volta immersi in un futuro steampunk (o forse è il caso di dire arrugginito) non meglio precisato, in compagnia del Capitano Piper Faraday e della sua ciurma di robot rigorosamente a vapore. Una squadra di pirati gentili e sconclusionati, dediti alle razzie su navicelle nemiche in cerca di bottino e, soprattutto, di acqua, la moneta più preziosa e rara dell’universo di SteamWorld. Il che, per certi versi, fa riflettere: che può farsene un Capitano robotico di presunto sesso femminile di una ricca scorta d’acqua? Alimentare il proprio motore a vapore? No, piuttosto arruolare nuovi compagni di avventure, con i quali combattere e arricchirsi ulteriormente. Non l’aveste capito, SteamWorld Heist è pervaso da un senso dell’umorismo costante e sofisticato, destinato purtroppo (e si spera soltanto al momento) soltanto a chi si trovi a proprio agio con la lingua d’Albione, vista l’assenza di una localizzazione anche testuale. L’assenza di una narrazione omogenea e articolata, d’altro canto, permetterà a chi gioca di concentrarsi più sull’azione che sulle linee di dialogo.

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Le meccaniche base di SteamWorld Heist ricalcano quelle dello strategico a turni tradizionale alla XCOM, reinterpretato in una chiave a due dimensioni che ben si presta alla soluzione in portabilità offerta dall’handheld di casa Nintendo. Ciascuno dei robot al nostro comando può muoversi per un numero prestabilito di caselle, raggiunto il quale potrà compiere una delle azioni disponibili (quali sparare, nel caso di eventuale presenza nemica, o accucciarsi per terminare il proprio turno) o, qualora la location lo richieda, muoversi ulteriormente in avanti per raggiungere un punto di vantaggio da sfruttare al “giro” successivo. La natura dei livelli, generati proceduralmente all’avvio di ciascuna partita, fa sì che la coesistenza delle fasi esplorative e combat avvenga nel modo più naturale possibile: ciascuna navicella che andremo ad invadere offre svariate coperture, porte da aprire, stanze al cui interno si celano bonus interessanti. “L’esplorazione paga” non è la solita una frase scontata: ritrovarsi al termine del livello con qualche gallone d’acqua in più, una pistola dal potere di fuoco maggiore o un berretto alla moda da sfoggiare nella propria astronave sono opzioni tutto tranne che marginali, specie nelle fasi del gioco più avanzate.

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Dove SteamWorld Heist si discosta maggiormente dall’RTS canonico è nei segmenti di matrice combat: se nella maggior parte degli esponenti del genere l’attacco vero e proprio non viene gestito in prima persona dall’utente, che demanda traiettoria del colpo, mira e altri parametri alla CPU, nel titolo di Image & Form sarà compito di chi gioca far sì che il piombo vada a segno. Il come farlo, ancora una volta, è assai divertente: alcune armi godono del classico attacco frontale, sicché basterà allineare correttamente la bocca di fuoco al bersaglio designato (ostacoli sulla linea di tiro permettendo) per abbassare o annullare del tutto l’altrui energia. Altre, invece, possono fare affidamento su meravigliosi proiettili in grado di rimbalzare sulle pareti, l’ideale per colpire di sponda i pirati avversari protetti dalla geometria dello scenario e apparentemente inviolabili. La “giocata di rimbalzo” può sembrare un lusso nei livelli introduttivi del titolo, caratterizzati da un coefficiente di difficoltà particolarmente tiepido che permette di prendere dimestichezza con le regole del gioco, ma diviene una necessità irrinunciabile già in fasi non troppo avanzate del playthrough, quando la risposta nemica si fa più ruvida e il level design, per quanto procedurale, mette di fronte al giocatore situazioni più estese e più complesse da prevedere.

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In ciascun livello di SteamWorld Heist dovremo gestire almeno due Pirati differenti – il numero della ciurma a disposizione di Piper cresce la progressione di gioco e, soprattutto, con la quantità di Acqua che riusciremo ad investire. Il meccanismo di rewarding per ogni missione portata a termine funziona in modo analogo a quanto visto in SteamWorld Dig, con un bonus esperienza guadagnato da ciascun personaggio “sopravvissuto” (chi muore in battaglia, insomma, non porta a casa nulla) e, nel caso di disfatta totale – con l’intero party ridotto ad un ammasso di ferraglia arrugginita al suolo – con un restart del livello pagato a caro prezzo: il dimezzamento dell’Acqua raccolta da Piper. Considerando una curva di difficoltà generosa nelle fasi iniziali ma tutto tranne che indulgente dopo il primo giro di boa, scegliere oculatamente i compagni di squadra più adatti (o più expati) prima di ciascuna missione diventa vitale, se non ci si vuole trovare rapidamente con la gola secca. Allo stesso modo, prima di ogni razzia sarà possibile scegliere l’armamento di ciascun personaggio: le armi a disposizione un centinaio, suddivise per parametri classici quali potenza di fuoco o gittata massima, ma caratterizzate anche da abilità speciali (vedi i già citati proiettili “a rimbalzo”) in grado di fare la proverbiale differenza.

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La stonatura più evidente in questo quadretto armonioso proviene dall’intelligenza artificiale nemica, particolarmente agguerrita alle difficoltà maggiori ma, in condizioni normali, troppo uniformata e prevedibile. Nonostante l’ottimo lavoro di diversificazione e di charachter design svolto dal team di sviluppo, il comportamento delle forze ostili a livello normale è pressoché identico a prescindere dalla relativa tipologia. Questo influenza in modo indiretto il gameplay, che per quanto brillante e divertente finisce per presentare sessioni ripetitive (il che, badate, non è affatto sinonimo di facili) dallo schema di risoluzione già collaudato. La varietà dello schema di missioni proposte, che spaziano dalle classiche infiltrazioni ai raid a tempo, passando per quelle con un cap massimo di mosse da compiere, riesce comunque a diversificare l’esperienza di gioco, rendendo di fatto il gameplay di SteamWorld Heist accattivante sia per gli amanti della strategia a turni, sia per chi non è abituato alle ferree regole dell’RTS e sia alla ricerca di qualcosa di più scanzonato ed immediato. Ricordiamo ancora una volta, tuttavia, che non siamo di fronte né ad un gioco facile (riuscire a mantenere il proprio party intero in presenza di un boss è più facile a dirsi che a farsi), né ad un’avventura da prendere a cuor leggero, forte di una longevità che si assesta attorno alle 14 ore ad un primo giro attento. Ore destinate a salire rapidamente per chiunque sia interessato al collezionismo sfrenato (100 armi e 100 berretti, tanto per iniziare), che potrà affidarsi all’onnipresente New Game + per facilitarsi almeno in parte la vita.

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Riserviamo l’ultimo appunto alla componente tecnologica di SteamWorld Heist, in questa insolita ma riuscita variante per Nintendo 3DS (ricordiamo infatti che il titolo è disponibile su praticamente tutte le piattaforme sul mercato, su PC/Mac e su mobile). Nulla da eccepire sulla direzione artistica di Image & Form, istrionica e carismatica anche nella piccola diagonale della portatile della grande N: la struttura dei livelli non sarà certo una tra le più evolute mai viste, ma il charachter design è ai limiti dello strepitoso. L’assenza di rallentamenti evidenti e di tempi di caricamento eccessivamente lunghi vanno a braccetto con un frame rate stabile e, non ultima, una realizzazione dell’effetto 3D convincente pur senza essere invasiva. SteamWorld Heist ha stile da vendere, insomma, con quel suo stile un po’ “cyber-punkabbestia” che conferma quanto di buono fatto con Dig.

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In Conclusione…

Image & Form Games, anche stavolta, ci ha visto giusto. Forte di un successo per certi versi inatteso, il giovane team indipendente che viene dal Nord non ha ceduto alle lusinghe di un sequel “scontato”, come in molti avremmo previsto, ma ha preferito osare, variare il proprio tema principale (quello che, oramai, potremmo chiamare lo SteamWorld) con una declinazione multipiattaforma che trasuda stile e carattere. SteamWorld Heist è un RTS atipico, questo è fuori dubbio, ma riesce a trasmettere una propria personalità nitida e peculiare pur assecondando i canoni dello strategico a turni: c’è coraggio, passione, e quel guizzo d’intuito che non guasta mai.

SteamWorld Heist non è un titolo perfetto: non certo per una mancata localizzazione in italiano, che probabilmente verrà introdotta negli aggiornamenti a venire, quanto piuttosto per un level design non sempre all’altezza (il dazio naturale legato alla scelta di una struttura procedurale), per un’intelligenza artificiale un po’ ballerina e per una narrazione impalpabile, di cui ci si dimentica rapidamente. Difetti innegabili, ma ampiamente soppesati da un gameplay profondo e coinvolgente, nonostante qualche passaggio ripetitivo, da una direzione stilistica esemplare e da un’immediatezza non sempre ravvisabile in un titolo strategico. Che poi sia chiaro: immediatezza e facilità sono concetti che hanno ben poco a che vedere l’uno con l’altro, e bastano un paio d’ore in compagnia di Piper per accorgersene. Nulla che, tuttavia, possa scoraggiare un Pirata spaziale robotico a vapore.

Voto: 8.5

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