Geek & Tech 07 Gen 2016

Razer Diamondback (2015) – Recensione

Un po’ come detto dal buon Icilio nella sua recensione del Razer Mamba, questa società trascende indubbiamente i canoni del mercato, portandosi nella dimensione parallela della religione. Razer Diamondback potrebbe esserne di diritto il profeta, vista l’evoluzione che lo ha caratterizzato negli ultimi 12 anni: da mouse più amato del gaming, il suo ritorno ha sicuramente riempito di nostalgia i primi utilizzatori, facendo uscire le banconote dai loro portafogli come il pifferaio magico dei Fratelli Grimm.

Non sempre però l’evoluzione porta con sé quell’altra parola con cui dovrebbe andare a braccetto, ovvero “innovazione”. Arrivati a inizio 2016, da pochi mesi è con noi il nuovo Razer Diamondback, che ha promesso di riportare alla luce un mouse assente da ormai 8 anni. Grazie alle nuove tecnologie, all’arrivo di Razer Chroma e all’implementazione di Razer Synapse, ogni aspettativa stava per essere avverata.

Visto che però viviamo nel mondo dei “ma”, era fin troppo bello per essere vero: il progetto è stato caratterizzato da poca lungimiranza, oppure dalla semplice paura di perdere il bandolo della matassa e stravolgere senza volerlo un tale baluardo del gaming. Razer Diamondback è tornato, ma non sembra cambiato di molto all’interno, se parliamo unicamente di cosa può fare. Fuori è uno splendore, un’autentica reliquia da mostrare a tutti coloro che passano davanti al proprio set da gaming, un’entità che va vista dal vivo, poiché le foto non rendono del tutto la sua qualità.

Se però è la bellezza interiore ciò che importa veramente, può darsi che ci sia ancora un po’ di lavoro da fare.

Razer Diamondback (2015)

Azienda: Razer

Connessione: Cavo da 2,1 m

Compatibilità: Windows 7, 8, 10 / Mac

DPI: Fino a 16000

Tasti programmabili: 7

Sensore: Laser

Memoria integrata: Assente

Polling Rate: fino a 1000 Hz

Uno dei punti che indubbiamente delineano i prodotti Razer fin dalla prima vista è il loro design unico, basato su dolci linee curve che accompagnano in modo impeccabile la colorazione classicamente verde, ma personalizzabile in ogni aspetto grazie al programma Razer Synapse. Difficilmente un oggetto del genere può risultare fuori luogo in qualsiasi postazione PC, che sia essa basata interamente sul gaming oppure sul semplice utilizzo quotidiano.

Razer Diamondback ritorna dopo quasi 8 anni con uno stile interamente rivisitato e in linea con gli altri prodotti Razer, specialmente per quanto riguarda i giochi di colore e l’integrazione con Razer Synapse. Ciò che però distingue questo mouse dagli altri è una feature in particolare, ovvero la costruzione ambidestra che permette l’utilizzo anche ai mancini. Il mouse è infatti perfettamente simmetrico, sia per la forma che per la posizione dei tasti.

Tuttavia, per quanto positiva possa essere questa scelta, è anche quella che non fa fare a Razer Diamondback il salto che avrebbe meritato. Nel tentativo di appagare entrambe le categorie, il risultato è stato una via di mezzo poco funzionale, che quasi esclude dall’uso i due tasti dalla parte opposta del pollice, in una posizione poco consona per il mignolo. Oltretutto, la stessa forma slanciata del mouse non si è rivelata il massimo della comodità a causa della sua lunghezza, ma questo è un fattore più soggettivo e legato alla dimensione stessa della mano.

Tutte le impostazioni principali o avanzate del mouse si trovano nell’ottima applicazione Razer Synapse, autentico fiore all’occhiello dei prodotti Razer in generale.

Ciò che invece è oggettivo per la maggior parte delle persone è il prezzo di 99,99€, che non riesce a giustificare il nome e la funzionalità del prodotto. Indubbiamente un fan di Razer non avrà problemi a sborsare una cifra simile, ma, se si analizzano le potenzialità del mouse, un tale costo va ben oltre il necessario.

È comunque indubbio che Razer Diamondback sia stato costruito con le ultime tecnologie disponibili, seguendo un progetto di innovazione/ristorazione e puntato a colpire i nostalgici. Il mouse porta infatti la propria sensibilità fino a 16000 DPI con il suo sensore laser di quinta generazione: la precisione con cui è possibile spostare il cursore è qualcosa di elogiabile e fa sentire tutto il lavoro svolto dal team di sviluppo. Oltretutto, per chi vuole spingere al massimo la performance, l’ultrapolling arriva fino a 1000 Hz e si dimostra perfetto in giochi come gli FPS o gli strategici.

Tutte le impostazioni principali o avanzate del mouse si trovano nell’ottima applicazione Razer Synapse, autentico fiore all’occhiello dei prodotti Razer in generale. È praticamente impossibile trovare negli altri prodotti sul mercato un’interfaccia così ben strutturata e colma di personalizzazione, sia essa mirata alla funzionalità come alla pura estetica.

Anche se Razer Diamondback non possiede un set così ampio di tasti da personalizzare, la possibilità di salvare tutti i diversi preset per poterli utilizzare nei vari ambiti o stili di gioco la fa da padrone. Combo e macro possono essere create e studiate nei minimi dettagli, mentre la componente estetica non ha alcun limite: dalla classica “respirazione” delle luci si passa alle onde arcobaleno ormai visibili su tutti i prodotti della linea Chroma. Ovviamente si possono inoltre modellare le proprie illuminazioni preferite, fino a far diventare il proprio mouse un autentico albero di Natale.

Un po’ come ogni dispositivo di Razer, a volte si passa qualche minuto semplicemente per guardarli tra le proprie attrezzature da PC: il design è come sempre molto studiato e reso ipnotico dall’illuminazione senza competitors. Razer Diamondback rientra a pieno titolo in questa categoria, la cui descrizione potrebbe riassumersi in un sintetico, ma espressivo “È bello.”.

Synapse è indubbiamente uno dei singoli motivi per cui conviene acquistare un prodotto Razer. Nonostante Razer Diamondback non abbia appunto un vasto insieme di tasti personalizzabili, la gestione dell’elemento estetico è sicuramente un plus ben voluto. Ciò che però la fa da padrone è la possibilità di legare un preset ad un singolo gioco, in modo che l’esecutibile azioni anche le impostazioni settate precedentemente. Nessuna necessità insomma di cambiare manualmente il preset prima di avviare un gioco, dato che il programma fa tutto automaticamente e rende l’uso ancora più immediato.

Il software che accompagna questo dispositivo si dimostra insomma il vero cavallo di battaglia, condiviso tra quasi tutti i prodotti Razer e perfettamente ottimizzato in modo da accogliere qualsiasi minuziosa pretesa dei giocatori.

Razer Diamondback non riesce ad entrare in competizione con quelli mirati ai MOBA o agli RPG, ma si comporta molto bene negli FPS e in generale con tutti quei giochi che richiedono movimenti repentini della visuale.

Se però bisogna guardare Razer Diamondback negli occhi (pardon, nel sensore), la situazione non si fa più così rosea. È palese che ci si trova davanti ad uno dei mouse da gaming più amati della storia e Razer non ha dunque voluto distruggere in un solo progetto il buon nome di Razer Diamondback, stravolgendolo come altre case sono riuscite a fare coi loro prodotti. Tuttavia, dopo così tanti anni di assenza era ormai necessario aspettarsi qualcosa di innovativo, che andasse a modificare ulteriormente un mouse all’inizio estremamente versatile. Questa colpa, se così si può definire, non è attribuibile interamente a Razer, ma anche alla continua evoluzione dei giochi, che hanno richiesto sempre più combinazioni di tasti e creato una miriade di azioni da compiere in pochi secondi. È difficile ora trovare un mouse che riesca a funzionare bene in ogni ambito: Razer Diamondback ad esempio non riesce ad entrare in competizione con quelli mirati ai MOBA o agli RPG, ma si comporta molto bene negli FPS e in generale con tutti quei giochi che richiedono movimenti repentini della visuale.

Un amante delle combo potrebbe dunque restare indispettito di fronte ad un mouse del genere. Nel tentativo di appagare tutti, Razer è finita per accontentare solo una nicchia di giocatori, che tra l’altro potrebbero benissimo portarsi su altri dispositivi con un numero maggiore di tasti ed un costo relativamente più basso. La decisione di tenere un profilo ambidestro ha ulteriormente peggiorato la situazione, rendendo Razer Diamondback un “né carne, né pesce”, con almeno due tasti che cadono inevitabilmente nel dimenticatoio a causa della normale forma di una mano.

In conclusione…

Accontentare tutti è sicuramente una delle cose più difficili da fare sul mercato. Oltretutto, i gamers di tutto il mondo sono una specie umana a sé, molto più pretenziosa rispetto ad altre forme di vita urbane. Razer ci ha provato riportando in vita uno dei pilastri del gaming d’altri tempi, un mouse che sarebbe sicuramente ritornato sulle scrivanie dei giocatori, sia per monopolizzarle di nuovo, sia per offrire ancora un servizio di alta qualità.

Razer Diamondback purtroppo, per ora, non ci è riuscito, presentando una sola corposa novità nel suo hardware, ovvero il superbo sensore laser da 16000 DPI. A livello funzionale, contando i 2 o 4 tasti sui lati, l’innovazione finisce qui, poiché è difficile includere la gestione delle luci in una descrizione puramente mirata all’utilità. Se si hanno vaste pretese su questo mouse, si incapperà sicuramente in un’amara delusione, soprattutto se il prezzo parte da 99,99€, che non giustificano né le potenzialità, né gli ottimi materiali usati per la costruzione.

Tuttavia, Razer Synapse è in grado di tenere a galla praticamente qualsiasi cosa. La sua costruzione è disegnata così bene da fare invidia ad ogni altro concorrente sul mercato, oltre ad essere condivisa tra tutti i prodotti. Synapse è dunque il motivo principale per acquistare un dispositivo prodotto da Razer, senza ombra di dubbio.

In fin dei conti, Razer Diamondback resta comunque un cimelio che sicuramente i fan di vecchia data vorranno possedere a tutti i costi. Vista la differenza irrisoria di prezzo tra la versione normale e quella da collezione, tanto vale optare per la soluzione speciale e lasciarsi prendere dalla nostalgia. Funzionalità a parte, del resto Razer Diamondback ha reso molto più preziosa la scrivania per questo breve periodo di tempo, con i suoi giochi di luce ad illuminare le varie sessioni.

Voto: 7/10

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