News 04 Feb 2016

PPZ – Pride + Prejudice + Zombies – Recensione

Ci sono alcune opere (che siano film, videogiochi, libri, fumetti, serie tv e qualunque altro prodotto di un medium) che possono tranquillamente reggersi su una semplice idea. Se poi questa idea semplice è anche oltraggiosa, il gioco è fatto. Pride, Prejudice and Zombies (per gli amici PPZ) è sicuramente un film che può essere catalogato come appartenente a questo genere di opere perché parte da un presupposto tanto semplice quanto folle e audace: come si sarebbe svolta la vicenda di Orgoglio e Pregiudizio (il classico di Jane Austen) se l’Inghilterra dell’epoca fosse stata invasa dai morti viventi

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Una risposta la troviamo in questo film, ma le sorprese non sono finite: come nel romanzo della Austen, la famiglia Bennet è composta dai coniugi Bennet e dalle loro cinque figlie: Jane, Elizabeth, Mary, Catherine e Lydia. Non avendo figli maschi, l’obiettivo principale dalla signora Bennet, è trovare un buon marito per le proprie figlie in modo tale che si possano sistemare anche senza l’eredità della tenuta di Longbourn nell’Hertfordshire, che va di diritto al primo parente maschio del padre (in questo caso uno strambo cugino).

…non vi dovrete sorprendere se quindi una normalissima partita a carte tra dame distinte, può finire con una testa mozzata sul tappeto.

A differenza del classico, le cinque sorelle non sono solo esperte di buone maniere o di altre arti consone ad una donna dell’alta società, bensì sono formidabili assassine, addestrate nelle più letali arti marziali cinesi. Già, ci sono perché Pride, Prejudice and Zombies oltre a unire il cinema in costume d’epoca al filone degli zombie, ci infila anche il wuxiapian (ovvero il genere di film basati sulle arti marziali orientali).

Questo incredibile melting pot di culture e generi è così stridente da far ridere e riesce a catturare immediatamente l’attenzione dello spettatore, costantemente tenuto in bilico tra la compostezza della società inglese del diciannovesimo secolo e la brutalità della lotta contro i morti viventi: non vi dovrete sorprendere se quindi una normalissima partita a carte tra dame distinte, può finire con una testa mozzata sul tappeto.

Un altro elemento che ci ha sorpreso è l’incredibile fedeltà, almeno nella parte iniziale, che l’autore del romanzo ha riservato al classico di Jane Austen: le sorelle partecipano ai balli esattamente come nell’Orgoglio e Pregiudizio iniziale e persino i legami tra i personaggi sono riprodotti fedelmente, con l’unica variante che di mezzo spesso ci sono gli zombie. Purtroppo però questo mix avvincente si perde un po’ nella seconda metà del film, dove l’ironia si perde e la lotta contro i non-morti si fa fin troppo seria, perdendo così forse un po’ il senso del progetto, anche se comunque rimane fedele al romanzo rimaneggiato da Seth Grahame-Smith.

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Anche da un punto di vista tecnico il film riesce a riservare alcuni tocchi di classe, piuttosto folli, in pieno stile Tarantino, come ad esempio l’incredibile immagine di Lady Kathrine in cima ad un montagna di cadaveri, sparata all’improvviso, senza alcun preavviso e per pochissimi istanti, mentre si sta parlando di lei e si descrive la sua incredibile maestria nell’arte della guerra. Proprio il personaggio di Lady Kathrine, sia per il suo modo di fare, che per la benda sull’occhio, non può che ricordarci il personaggio interpretato da Daryl Hannah in Kill Bill, un altro film che fa del mix tra la nostra cultura e il wuxiapian un elemento centrale su cui far ruotare tutto il film.

Di idee in Pride, Prejudice and Zombies ce ne sono davvero tante, alcune sviluppate meglio di altre, e in generale la sensazione di spaesamento provocato dal delirante melting pot di generi e culture funziona a dovere, specialmente nella prima parte del film dove si avverte maggiormente la frizione tra l’Inghilterra dell’epoca, il mondo dei film sugli zombie e il wuxiapian. Nonostante quindi la componente della lotta al male rinato prenda il sopravvento (perdendo quindi l’equilibrio dei generi), Pride, Prejudice and Zombies  può dirsi, quasi al pari di Abraham Lincoln Vampire Hunter (tratto da un romanzo dello stesso scrittore di PPZ) un esperimento audace e per certi versi riuscito. Del resto, una volta scomparsi i balli di corte e i the delle cinque, rimangono comunque orde di zombie da fare a fette con katane e kunai e questo non dispiace mai a nessuno.


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