News 01 Mar 2016

Zheros – Recensione

Old school is back

L‘avvento della oramai corrente generazione di macchine da gioco, unitamente ad una iniziale penuria di titoli in salsa next-gen, ha permesso la proliferazione, in ambito console, di un mercato precedentemente ad appannaggio del solo cosmo PC.

Ed è così che, complice anche il programma dedicato ID@Xbox, in particolar modo sull’ammiraglia di casa Microsoft abbiamo assistito all’approdo di un novero di giochi indipendenti di ottima fattura che hanno aiutato i videogiocatori a colmare i vuoti inizialmente lasciati da line-up a dir poco scarne.

Ad oramai debita distanza dal lancio di questa piattaforma, ci troviamo a recensire Zheros, primo titolo tutto italiano disponibile per Pc, Xbox One e (prossimamente) Playstation 4: vediamo dunque come è andata.

Zheros

Piattaforma: Xbox One, Pc, Playstation 4

Genere: Picchiaduro a scorrimento

Sviluppatore: Rimlight Studios

Giocatori: 1 – 2 (co-op locale)

Online: Assente

Lingua: Completamente in italiano

Versione Testata: Xbox One

Il successo (tra gli altri) di In Space We Brawl e Futuridium, ha aperto la strada alla diffusione su larga scala di titoli indie, creando i presupposti per la pubblicazione (e relativa pubblicizzazione) di giochi che, al pari dei sopraccitati, difficilmente avrebbero trovato spazio nelle line-up di publisher importanti come Microsoft.

Zheros, opera prima degli italianissimi ragazzi di Rimlight Studios (catanesi per la precisione), ci immette in un universo bidimensionale che i gamer di lunga data sentiranno loro senza troppi sforzi: i fin troppo evidenti rimandi a caposaldi dei beat-em up a scorrimento quali Final Fight o Double Dragon ci forniranno un piacevolissimo senso di deja-vu che, avallato anche da un gameplay schematico ma assolutamente gradevole, ci trasporterà senza esitazioni di sorta nel mondo di gioco a nostra disposizione. L’approccio old-school permea ogni singolo pixel di questo videogame, mettendoci sì a nostro agio, ma a contatto con una difficoltà che, seppur ben calibrata, vede l’ago della bilancia diametralmente spostato verso l’alto.

Zheros viene ad ascriversi, senza remore di sorta, al sopraccitato genere beat-em up a scorrimento, differenziandosi dai suoi vetusti progenitori per una veste grafica avveniristica e per una tridimensionalità (seppur solo apparente) utili a rendere il prodotto Rimlight Studios al passo con i tempi. Parallelamente ai suoi antesignani la storia, narrata in modo minimalista, rappresenterà un mero espediente narrativo per menare le mani e per effettuare spettacolari combo ai danni di nemici sempre più infidi ed agguerriti:  il Dr. Vendetta ha deciso di conquistare l’universo e voi (ed i vostri poderosi scoppolotti) sarete l’unico ostacolo tra lui e le sue manie di grandezza.

L’approccio old-school permea ogni singolo pixel di questo videogame

Ripercorrendo i passi degli storici precursori di questo genere, i nostri due protagonisti (il muscoloso Mike e la agilissima Dorian) verranno gettati nella mischia senza alcun tutorial di sorta: l’unico modo per farsi le ossa sarà dando e ricevendo legnate a destra e a manca, sperimentando (buscandole…) volta dopo volta gli schemi di attacco dei nemici che ci troveremo ad affrontare schivando, inoltre, i vari pavimenti elettrificati (ed altre diavolerie belliche) disposti nel mondo di gioco. Conoscere i nemici è infatti una delle due chiavi necessarie per portare a termine, invero non senza patemi e difficoltà, la peregrinazione attraverso i diciotto livelli di gioco allestiti dai ragazzi di Rimlight Studios ed aver così ragione del malefico Dr. Vendetta.

Per quanto importante non sarà però sufficiente imparare a memoria i movimenti e gli schemi di attacco dei nemici che ci troveremo, volta dopo volta, ad affrontare: tempismo e coordinazione saranno infatti elementi cardine al fine di una lineare, seppur faticosa progressione. Dovremo dunque imparare a controllare alla perfezione il nostro alter ego digitale scegliendo, in base alla situazione in cui ci troveremo, se affondare un attacco standard, un colpo potente o se utilizzare schivata, scudo o salto per evitare gli attacchi dei nemici e poterli contrattaccare nel migliore dei modi. Punto focale del gameplay è l’effettuazione delle combo: presenti in numero elevatissimo, solo la perfetta padronanza (e conoscenza) delle stesse ci permetterà di aver ragione dei nemici più ostici; la mancanza di un qualsivoglia tutorial ci spingerà a provare iterativamente la pressione dei tasti al fine di “azzeccare” la combinazione giusta.

Alternativamente potremo accedere, dal menù di pausa, ad una comoda schermata che ci elencherà le combo disponibili (almeno fino al nostro livello di avanzamento) e l’avvenuta (o meno) effettuazione della stessa. Per quanto la realizzazione pratica delle combo sia di facile realizzazione (dopo la consultazione dello schema… sia chiaro…), l’applicazione delle stesse sul “campo di battaglia” risulterà, per via delle continue interruzioni da parte dei nemici, ostica e mai troppo agevole: solo esercizio e ripetuti fallimenti ci permetteranno di padroneggiare al meglio questo aspetto del gameplay per avere così ragione finanche dei nemici più arcigni.

Il gameplay ci guiderà attraverso i diciotto livelli a nostra disposizione vedendo l’aggiunta, ad ogni livello superato, di una particolare feature che andrà a facilitare (o a rendere più impervia) la progressione verso l’endgame. Capiterà così di poter guidare (purtroppo solo per brevi periodi di tempo) enormi mech da combattimento con i quali rendere mera carne da macello gli avversari che ci si pareranno davanti o, al contrario, difficoltà aggiuntive e tranelli mortali che ci verranno tesi dai nostri opponenti (megarisse in ascensore, piattaforme rotanti e chi più ne ha, più ne metta…) ripristinando, qualora ce ne fosse stato ulteriormente bisogno, il (nemmeno tanto velato) collegamento con la tradizione beat-em up di fine anni 80-inizio 90.

Al graduale superamento dei livelli, parallelamente ad un novero di statistiche (tempo di completamento, percentuale di colpi andati a segno, numero schivate o di combo effettuate) ci verranno dati dei punti abilità da spendere nell’evoluzione (pseudo-ruolistica) del nostro alter-ego virtuale, andando a modificare la potenza di scudo e di arma da fuoco sbloccando, volta dopo volta, un sempre maggiore numero di mosse  che si andranno ad aggiungere al già pingue elenco a nostra disposizione. Pur sembrando una feature marginale, nel marasma di pugni assestati in giro, dovremo fare particolare attenzione ad un corretto bilanciamento dei potenziamenti, in modo da poter affrontare i livelli finali con la debita potenza di fuoco e con le abilità giuste.

Tempismo e coordinazione saranno elementi cardinali al fine di una lineare, seppur faticosa progressione

Il gameplay, vera e propria delizia di Zheros, rappresenta anche debita croce: nonostante infatti tutte le scelte di potenziamento e le novità introdotte livello dopo livello, lo stesso risulta essere, dopo poco, ripetitivo:imparati infatti gli schemi di azione dei vari nemici sarà facile aver ragione degli stessi.

A variare la ripetitività intrinseca di questo genere di giochi interviene la possibilità di giocare in co-op locale(Zheros è sprovvisto infatti di qualsiasi modalità, finanche cooperativa, online) la campagna, raddoppiando i nemici a schermo ed andando ad attingere alla vera esperienza di gioco garantita dal prodotto Rimlight Studios. Che si parli di single player o di modalità cooperativa, il vero problema di Zheros risiede nel sistema di salvataggio: un eventuale game-over nel livello di gioco non porterà alla reale interruzione della partita ma all’obbligo di ri-cominciare daccapo il livello in cui si stava giocando, perdendo progressi e punti esperienza accumulati, forzati a ripetere ogni singola battaglia, con nemici che faranno respawn dalle stesse posizioni della precedente iterazione.

Ulteriore elemento che va a deteriorare una esperienza di gioco divertente ma fatta comunque di bassi ed alti, è il motore grafico: per quanto lo Unity svolga degnamente il suo lavoro, sovente, soprattutto in presenza di un gran numero di oggetti a schermo, assistiamo a fenomeni di tearing che, seppur non fastidiosissimi, vanno ad inficiare il feeling di immediatezza dato da Zheros, traendoci in errore durante la realizzazione di combo vitali per la nostra sopravvivenza.

Se graficamente il gioco garantisce un impatto che, per quanto essenziale, lo rende appetibile e ricco di personalità, dal punto di vista sonoro le tracce presenti vengono presto a noia a causa di una ripetitività di fondo che vi porterà, come successo al sottoscritto, ad abbassare il volume della traccia al fine di ignorare questo aspetto della produzione.

In conclusione…

L’opera prima degli italianissimi Rimlight Studios attinge a piene mani dall’universo dei picchiaduro a scorrimento tanto in voga negli anni ’80-’90, portando con sé tutti i pregi ed i difetti di questo genere.

Un gameplay schematico ma divertente ed appagante, innestato in un comparto grafico tutto sommato soddisfacente, viene svilito però da una ripetitività che, dopo poco, andrà a fiaccare il divertimento offerto, nonostante la coinvolgente modalità cooperativa locale, da Zheros.

Un sistema di salvataggi anacronistico, che si distingue dall’assenza di checkpoint intermedi, va inoltre a rallentare la progressione nella main quest, rafforzando ancor di più il sentore di ripetitività già attestatosi prima.

Zheros rimane comunque un ottimo punto di partenza, un trampolino di lancio da cui i ragazzi di Rimlight Studios non potranno altro che migliorare, facendo tesoro dei pregi e dei difetti riscontrati.

VOTO: 7/10

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