Mi sento come se… io potessi… conquistare… IL MONDO !!!!
Nel lontanissimo 1993, chi vi scrive era poco più di un bamboccione con la goccia al naso, un girovita ragguardevole già per le mode dei tempi e, da buon aspirante nerd quando la parola nerd ancora doveva essere coniata, un paio di occhiali che per essere indossati richiedevano il porto d’armi. Ai tempi nessuno sapeva manco cosa volesse dire HD, motion blur, tastiere meccaniche o filtro anisotropico. Nel lontanissimo 1993 i PC erano delle carriole rumorosissime con ventole grandi come un frisbee, schede grafiche in grado di cuocere una frittata dopo nemmeno mezz’ora di gioco e, cosa più importante, sconosciuti orpelli chiamati lettori CD che, incredibile a dirsi, divoravano insolite circonferenze di silicio caricando avventure prodigiose tra una grattata e un rumore poco rassicurante. Erano i tempi di Doom e di Myst, di Syndicate e di Alone in the Dark 2. Ma c’è una cosa di quel lontanissimo 1993 che, nonostante tutti i mostri sacri del nostro medium, è rimasta impressa col fuoco nella corteccia cerebrale del sottoscritto: Day of the Tentacle. Un Punta e Clicca strepitoso nel momento più strepitoso del Punta e Clicca, un’avventura decerebrata, assurda, comica e così sconclusionata da fare un paio di volte il giro su sé stessa e diventare una delle perle più imperdibili della libreria del mai troppo lodato ScummVM.
Per certi versi lo ammetto, a 23 anni di distanza è quasi buffo ritrovarsi su PS4 a parlare di quel titolo che, più di ogni altro, ha causato l’annichilimento della tua vita sociale condannandoti ad un cammino di dannazione videoludica eterna. Perché in certi casi è vero, il primo amore non si scorda mai: e nonostante la tecnologia avanzi balzellon balzelloni, nonostante il Punta e Clicca sia stato “trasformato” in Adventure Game per poi essere cancellato dalla faccia della terra, nonostante quel che vi pare, esiste ancora qualcuno che quei famigerati pixel della LucasArts se li ricorda ancora tutti. Lo stesso qualcuno che ricorda a menadito la quantità industriale di battute e linee di dialogo del terzetto più improponibile della storia del videogioco, o che senza vergogna sfoggia sfondi “tentacolosi” nel proprio cellulare versando una lacrimuccia in onore ai bei pomeriggi andati. Mettetela così,Day of the Tentacle, per molti, non è un semplice videogioco: è una tappa obbligatoria della propria crescita, un assioma di assoluta perfezione. Vi chiederete il senso di questa lunghissima introduzione: ve lo dico io, nessuno. Soltanto per dirvi che, da pochi giorni, è uscito Day of the Tentacle Remastered su PS4, PS Vita e PC; e che non esiste alcuna ragione in cielo o in terra per la quale voi possiate lasciarvelo scappare.
Day of the Tentacle
Piattaforma: PS4, PC, PS Vita
Genere: Punta e Clicca
Sviluppatore: Double Fine Productions
Publisher: Sony, Double Fine Productions
Giocatori: 1
Online: Assente
Lingua: Testi in italiano, Audio in Inglese
Ok, fine del momento commozione. Day of the Tentacle Remastered nasce dalla mente geniale di Tim Schafer (autore, come tutti saprete, del titolo originale assieme a Dave Grossman), che nonostante l’ingresso in scena della Disney e annessa dipartita della LucasArts originale riesce a bissare la propria Operazione Amarcord dopo i buoni risultati raggiunti dalla rimasterizzazione di Grim Fandango. Un esperimento, quello del buon Calavera, riuscito parzialmente da un punto di vista meramente tecnologico, ma che a quanto pare è servito di lezione a Schafer e soci in questa seconda trasposizione illustre. Che poi, ad essere onesti, Day of the Tentacle Remastered di trasposizione ha poco: al netto della storia, che chiaramente non poteva essere toccata pena la dannazione eterna del team di sviluppo, ogni dannatissimo aspetto, dalla grafica alla componente sonora, passando per voci dei protagonisti ed annesso inventario, è stata opportunamente riscritta, ammodernata e resa fruibile anche da chi, in quel lontanissimo 1993, aveva ancora problemi col pannolino. Inutile dire che, in qualsiasi istante, sarà possibile alternare il nuovo DotT a quello vecchio, con tanto di pixel quadrettosi che sbucano da ogni dove, fondali prerenderizzati e musichette elettroniche campionate. La gioia suprema per tutti quei giocatori a cui la vecchia Lucas ha regalato un prodigioso tunnel carpale; ma, allo stesso tempo, la possibilità per le nuove leve di provare un grande classico in una forma che, a ben vedere, convince sotto tutti i punti di vista.
Prendete Fred Edison, uno scienziato pazzo che abita in una magione piena di svitati persino peggiori; aggiungete due tentacoli domestici, Verde e Viola, e una sfortunata ironia della sorte che fa si che a Viola, quello perfido, spuntino due braccine minuscole. Quanto basta per partire alla conquista del mondo e, già che ci siamo, schiavizzare la razza umana con un piano diabolico che nemmeno la Spectre… In tutto questo delirio le forze del bene non possono certo stare con le mani in mano, e avvisate da un criceto tuttofare inviato da quel bonaccione di Verde, Bernard, Laverne e Hoagie partono verso la folle dimora Edison. Il Dottor Fred non la prende proprio bene, visto il casino che solo cinque anni prima i ragazzi hanno fatto dentro le sue quattro mura (correte su Wikipedia e cercate Maniac Mansion, vi farà solo del bene), e facendo un casino pure peggiore finisce per spedire Hoagie duecento anni nel passato, ai tempi della stesura della Costituzione Americana, eLaverne duecento nel futuro, in pieno regime totalitaristico tentacoloso. Come farà quel secchione smilzo diBernard a riportare “a casa” gli altri due smidollati e, cosa più importante, a salvare il mondo dalla dominazione dei tentacoli?
Indovinate, questo non saremo certo noi a dirvelo. Doveste essere troppo “giovini” per aver sperimentato in prima persona l’epopea del Punta e Clicca – scampando ad una delle condanne peggiori della nostra storia, il Pixel Hunting – dovrete accontentarvi della nostra veloce spiegazione, prima di scendere in campo. Day of the Tentacle, come il 99.9% dei titoli LucasArts, era un titolo di poche pretese, uno di quelli a cui bastava un semplice mouse a due bottoni per essere operativi. L’autentico punto di forza era l’interfaccia ScummVM, un menù nella parte bassa dello schermo contenente una serie di verbi, che spaziavano dal “Parla” al “Raccogli” passando per“Esamina”, “Chiudi” o “Spingi”. Un click sul verbo, uno sull’oggetto con cui interagire e via nel vivo dell’avventura: semplicissimo sulla carta, ma alla prova dei fatti un lupo famelico travestito da agnello e desideroso di divorare la corteccia cerebrale del giocatore, messa alle strette da una miriade di enigmi – alcuni perfettamente logici, altri ai confini dello spazio e del tempo – grazie ai quali progredire nella storia. Vi siete mai chiesti cosa possa legare un barattolo di bianchetto (il leggendario Bubù Non C’è Più), un gatto rognoso e una staccionata? Schafer e soci sì, quindi ora ve lo dovrete chiedere anche voi.
Day of the Tentacle Remastered, giusto per mettere le carte in tavola, è un titolo tosto. Fa ridere come pochi, ha una storia che ancora oggi può pigliare a sonori ceffoni una quantità industriale di prodotti più “mainstream” e ha tanto di quel carisma che, potesse venderlo al chilo, permetterebbe a Double Fine di smettere di lavorare da qui a data da destinarsi. Eppure è una macchina di morte spietata, un generatore di indovinelli e puzzle privi di umana pietà e (spesso) di apparente razionalità: la normalità una ventina d’anni fa, un po’ meno oggigiorno. Non è dunque casuale la scelta dello sviluppatore di semplificare un po’ la vita dei meno esperti, introducendo una serie di aggiustamenti che investono tanto l’hub quanto – e soprattutto – le meccaniche di gioco: sarà infatti possibileevidenziare gli oggetti con cui interagire premendo il d-Pad verso il basso, oppure muoversi automaticamente tra gli hot points presenti in una data stanza semplicemente muovendo lo stick destro. Non saremo certo noi a ricordarvi che, quando svariati anni fa non esistevano manco le soluzioni in rete, l’unica cosa da fare era spostare il mouse millimetro dopo millimetro nella speranza che la forma del cursore cambiasse.
Le novità, in questa Remastered, non mancano di certo. La prima e più scontata l’abbiamo già anticipata, la nuova veste grafica (ridisegnata appositamente per l’occasione) che va a braccetto con una nuova campionatura delle voci e una re-orchestrazione dell’intera colonna sonora. Premendo il touchpad del controller PS4 sarà possibile alternare a piacimento dalla nuova veste, che presenta una scelta artistica sontuosa in un eccellente formato wide screen, a quella old school rigorosamente in 4:3 e tanti, tanti pixel. Questo tuttavia rappresenta solo l’inizio: i ragazzi di Double Fine stavolta hanno tirato fuori parecchi conigli dal cilindro, permettendo di mescolare passato e presente in un modo tanto inedito quanto brillante. Il “nuovo” Day of the Tentacle presenta infatti una gestione completamente rivisitata di inventario e azioni contestuali, che invece di essere piazzate nella classica area testuale powered by Scumm appaiono in un comodo menù circolare a fianco del personaggio che si controlla: una scelta decisamente più comoda e veloce, visto e considerato che il suddetto menù suggerirà automaticamente l’azione migliore da fare a seconda dell’oggetto con cui si interagisce.
La cosa più divertente della baracca, tuttavia, è la possibilità di combinare nuovo e vecchio a seconda del proprio gusto e – soprattutto – comodità: in sostanza, potremo avventurarci con “la grafica vecchia” e la nuova meccanica di gestione di azione/oggetti o, per i nostalgici più curiosi, apprezzare le nuove tavole dello sviluppatore senza tuttavia rinunciare a quell’interfaccia che tante gioie e dolori ha regalato anni or sono. Buttate nella mischia la possibilità di modificare in tempo reale anche la componente sonora (dialoghi e musiche di sottofondo) e, in sostanza, quella che si ottiene è la Remastered più stilosa, personalizzabile e sconclusionata che mai si sia vista nell’attuale generazione (e non solo) di console.
La Remastered più stilosa, personalizzabile e sconclusionata che mai si sia vista nell’attuale generazione (e non solo) di console.
Le sorprese, inutile dirlo, non sono finite. La prima stupirà in realtà soltanto le reclute del Dottor Fred: all’interno diDay of the Tentacle è nascosto – oltre che interamente giocabile – il primo Maniac Mansion. L’episodio originale della saga (di cui Day of the Tentacle rappresenta il secondo nonché conclusivo capitolo) non ha subito alcun ritocco dalla propria versione originale, confermandosi oggi come allora a tratti ingiocabile e frustrante. Però èManiac Mansion, non dovete cacciar fuori il becco d’un quattrino e stiamo parlando pur sempre di un caposaldo del genere: quindi va giocato, e tante grazie a LucasArts. La seconda, ben più divertente, è la possibilità di attivare il commento dello sviluppatore nel corso del gioco: oltre ad elargire una quantità industriale di autentiche chicche inerenti lo sviluppo di questa pietra miliare, Schafer e soci sono una squadra di manigoldi fuori di testa e incapaci di restar seri per più di cinque minuti. Se già l’avventura di Bernard, Hoagie e Laverne vi farà sbellicare, insomma, questo sarà l’autentico colpo di grazia. Chiude infine il cerchio la sezione Extra, al cui interno sarà possibile consultare bozzetti, immagini originali, prototipi e materiale più o meno scartato dal prodotto originale, chiaramente sbloccabile al procedere dell’avventura. Roba che vi farà commuovere lacrime di tentacolo.
Il trailer d’esordio dell’attesissimo Day of the Tentacle Remastered
In Conclusione …
Non l’aveste ancora capito, dipendesse dal sottoscritto il voto di questa Day of the Tentacle Remastered,in una scala da 1 a 10, potrebbe comodamente essere 27 e lode. E non solo perché stiamo parlando di un titolo sinonimo di leggenda sotto ogni punto di vista, ma perché sotto altrettanti punti di vista siamo di fronte ad una Remastered fatta davvero con tutte le cure del caso. Meglio tuttavia tornare coi piedi per terra, e trovare una giustificazione oggettiva a quel voto tondo tondo che trovate qualche riga più sotto.
Al netto di un valore videoludico inestimabile, l’operazione Amarcord numero 2 di Double Fine si dimostra un autentico successo. Metteteci una direzione artistica che, strizzando l’occhio al passato, regala tavole ispiratissime e ricche di stile; metteteci una riedizione sonora di altissimo livello, con un doppiaggio fatto come si deve e una colonna sonora che ok, non avrà lo stesso fascino degli otto bit ma colpisce comunque al cuore; metteteci inoltre un set di meccaniche ammodernate ed estremamente fruibili anche da chi storicamente è sempre stato avverso al mondo dei Punta e Clicca. Non vi basta? Benissimo, combinate a vostro piacimento passato e presente, mescolando grafica, sonoro e giocabilità in un modo che, soltanto un mese fa, nessuno avrebbe immaginato. Aggiungeteci poi una storia come non se ne fanno più, a base di scienziati folli, Cronobinetti e tentacoli geneticamente modificati desiderosi di conquistare il mondo. Se non vi sembra abbastanza per gridare al miracolo, siete dei Pazzi Ed Edison.
Commenti