News 30 Mar 2016

Obscuritas – Recensione

La luce scivola via per far posto ai viscidi tentacoli delle tenebre pronti a ghermirvi e trascinarvi in un mondo oscuro e raccapricciante fatto di fruscii, lamenti e fugaci apparizioni. Obscuritas, avventura shock creata da VIS Games, vi getterà in un vorticoso e perturbante percorso attraverso una delle fobie più raggelanti dell’uomo: la paura del buio e di ciò che in esso si nasconde e tutto per prendere possesso dell’eredità di zio Arthur…ne varrà la pena?

Obscuritas

Piattaforma: PC

Genere: Avventura Horror

Sviluppatore: VIS Games

Publisher: Ravenscourt

Giocatori: singolo

Online: no

Lingua: Audio Inglese/Testi italiano

Versione Testata:PC

La scotofobia è quel disturbo che costringe l’individuo ad una paura insensata dell’oscurità e del buio in generale, a differenza della nictofobia che si limita  alla paura dell’oscurità notturna. Il malcapitato colpito da questa fobia è bloccato dal terrore ovunque una minima porzione di tenebra attraversi il suo campo visivo e generi in lui l’impressione che essa nasconda mostri, pericoli o minacce infernali pronti a ghermirlo per divorarlo.

In questa ottima avventura di esplorazione in prima persona gli sviluppatori di VIS Games sembra abbiano studiato a fondo il problema per avvinghiare il giocatore in un crescendo di tensione, precipitandolo nei panni di Sarah, una ragazza che un giorno riceve la lettera di uno zio misconosciuto, zio Arthur, allontanato da lei da una madre piuttosto preoccupata dalle attività occulte del fratello.

Zio Arthur lascia in eredità una grande villa di campagna alla nostra Sarah, che parte subito verso l’isolata destinazione, attratta più dalla curiosità della situazione che del sostanzioso lascito. Quello che la laconica lettera dello zio riporta è solo il modo di entrare nella villa, una chiave nascosta in un vaso nel parco.

Un viaggio in treno, che sarà per noi l’unico momento in cui potremo vedere di sfuggita in un vagone solitario il nostro alter ego in gonnella, ci porterà nei pressi della villa, o meglio dire maniero, che non nasconde di certo solo vecchi mobili o arazzi.

Quel gran burlone di nostro zio, infatti, ci riserverà un’accoglienza piuttosto bizzarra: un documento ci rivelerà che la casa nasconde molti segreti e che il caro zio, sapendo per certo di avere una nipote intelligente e curiosa, proprio come lui, riuscirà a venire a capo delle decine di trappole e insidie per giungere alla meta finale e conoscere un’ incredibile verità che a suo stesso dire “…ha bisogno di essere rivelata alla luce di una fiamma”.

Così inizia il tormento di Sarah, spesso costretta a muoversi in ambienti totalmente bui alla sola luce di una candela o a farsi strada aiutandosi con una torcia elettrica le cui batterie sono sempre sull’orlo di estinguersi, mentre su di lei si allungano angosciose ombre cariche di bisbigli, sussurri, rumori…

 

La luce scivola via per far posto ai viscidi tentacoli delle tenebre pronti a ghermirvi e trascinarvi in un mondo oscuro e raccapricciante fatto di fruscii, lamenti, fugaci apparizioni…

Lasciamo per un momento Sarah ad inseguire i tenebrosi fantasmi di suo zio, e vediamo di esaminare meglio il lavoro di Vis Games. Ci troviamo di fronte ad una nuova classica avventura grafica in prima persona, principalmente d’esplorazione, con ambienti molto curati e giochi di luce e di ombra particolarmente riusciti, anche se il motore grafico che costituisce l’ossatura del gioco alle volte non restituisce appieno quello che sicuramente le menti creatrici avevano intenzione di comunicare al giocatore.

La fotografia, molto contrastata e sporca ci riporta ad atmosfere già percepite in grandi film thriller e del mistero,come Saw o The Others, deliziandoci in percorsi che alle volte finiscono per spalancarsi su spaventi degni del tunnel dell’orrore di un Luna Park ( e un po’ il cartello prima dell’inizio di gioco ci ricorda quella atmosfera, avvertendo che il gioco non è consigliabile ai cardiopatici e alle…gestanti!), fatti di figure che si accendonoimmobili alla luce che stringete tremanti tra le vostre mani.

Un percorso binario all’interno della grande magione che si esprime in  29 passaggi obbligati scanditi dal salvataggio automatico (per circa 10/15 ore di gioco complessivo). Passaggi che si apriranno e chiuderanno dietro di voi solo quando riuscirete a risolvere l’enigma di turno che vi porterà ad appropriarvi della chiave per la porta successiva.

La mancanza di luce sarà la chiave per raggiungere molti traguardi. Sarà infatti questo che vi permetterà di esplorare in maniera minuziosa ogni anfratto dei vari ambienti per trovare i giusti oggetti o i suggerimenti che potranno arrivare anche solo osservando i molti quadri che tappezzano le pareti.

Sarete in grado di riconoscere gli oggetti importanti, o le aree interattive grazie ad un  alone rosso che ne percorrerà il perimetro, ma esso sarà visibile solo ad una breve distanza e questo vi condizionerà comunque nel procedere molto lentamente per evitare di mancare l’appuntamento con la soluzione. Si può correre e saltare, ma in Obscuritas nessuno vi corre dietro (oppure sì?), per cui sicuramente eviterete di scapicollarvi di qua e di là rischiando di girare in tondo.

L’unica sicurezza che il gioco ci riserva è quella di individuare subito gli oggetti base, come i fiammiferi per accendere i candelabri e le candele, e le batterie per la nostra povera torcia elettrica, da usare con molta parsimonia poiché non ve ne sono molte in giro.

La villa di zio Arthur (che mattacchione!) si sviluppa su un gameplay abbastanza elementare: man mano che si avanza la difficoltà sale e con la difficoltà anche i pericoli stessi per la nostra Sarah, non escludendole nemmeno la possibilità di morire (in questo caso ripartiremo dall’ultimo checkpoint e saremo costretti a rifare tutto!), cosa alquanto strana per un gioco di questo tipo. Tuttavia vi accorgerete che le cose si faranno più cupe e disperate improvvisamente, quando ad esempio esaurirete la vostra ultima batteria e dovrete procedere a tentoni. In questo caso potrete andare avanti da eroi, affrontando il buio totale, oppure rivolgervi al menù delle opzioni, dove nella sezione dedicata al video troverete la possibilità di aumentare il Gamma e quindi fregarvene altamente di candele e torce elettriche, procedendo verso l’ignoto con un po’ più di luce, ma senz’altro con meno fegato.

 

La fotografia, molto contrastata e sporca ci riporta ad atmosfere già percepite in grandi film thriller e del mistero, come Saw o The Others

Obscuritas, nonostante la pregevole idea che gioca sull’horror psicologico, più che sullo splatter, più sulla bara del vampiro vuota che sul vampiro che vi azzanna alla gola mostrando un volto orrendo, ha dei grossi limiti proprio in quello che dovrebbe essere il suo punto di forza: la realizzazione grafica.

Spesso a causa di un cattivo uso del motore, forse sovraccaricato dall’ansia degli arredi, le luci e le ombre si confondono non restituendo la fisica giusta, proiettando  ombre provenienti da oggetti inesistenti o posti in altra posizione, alterando la giusta visione quando illuminiamo un oggetto, facendolo addirittura scomparire e le  volte che la nostra ombra viene visualizzata su una parete o su una porta ha movimenti più simili ad una marionetta che ad un essere umano. Un allegro uso dell’inventario non ci concede che un oggetto per volta e quindi in molte occasioni bisognerà fare avanti e indietro nei vari luoghi per recuperare gli oggetti scoperti e porli in maniera corretta per l’eventuale risoluzione.

Fortunatamente questi difetti sono mascherati da un’ottima scelta della colonna sonora, fatta quasi esclusivamente da quei rumori che spesso percepiamo in una stanza buia, magari svegliandoci di soprassalto: un fruscio, un bisbiglio forse sognato, uno scricchiolio…o forse come diceva Edoardo De Filippo in Le Voci Di Dentro: “beh vabbene… è il legno del mobile che… “si è spaccato” ma come? ‘nu mobile che sta da tant’anni dinte ‘a case, si spacca ‘o legno proprio in quel momento…?! È stato un morto! È stato un morto che ha protestato, ha minacciato, si è difeso, ha accusato…vi ha sfottuto”

In conclusione

Obscuritas è un buon prodotto nel panorama delle avventure grafiche in prima persona di genere Horror/Thriller, in grado di catturare per alcune ore l’attenzione di esperti avventurieri o semplici neofiti.

La cura nel ricostruire gli ambienti e le atmosfere tipiche del genere horror (senza cadere negli stereotipi) dimostra un’ottima conoscenza in questo campo e bravura nel ruolo di storyplayer; ma una messa in scena flagellata da alcune turbe tecniche sia nella dinamica della grafica stessa che in un gameplay un po’ troppo sciatto, finisce per disturbare anche il giocatore più indulgente, allontanandolo da un’esperienza altrimenti molto coinvolgente. Peccato, perché nel suo genere poteva essere un piccolo capolavoro.

Voto: 7/10

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