26 Gen 2016

Volume – Recensione

Nell’universo del videogioco indipendente, Mike Bithell non è propriamente un signore qualunque. Soltanto tre anni fa il brillante game designer britannico stupiva il mondo con Thomas was Alone, un insolito puzzle platform dallo stile minimalista nato originariamente come browser game e, di lì a pochi mesi, destinato a raggiungere gran parte delle piattaforme di gioco sul mercato. Thomas was Alone era un titolo sui generis, una produzione per un pubblico capace di carpirne appieno le fondamenta portanti: l’insolita passione per l’elemento geometrico, una narrazione sopraffina centellinata con arguzia, una totale devozione all’enigma, al puzzle semplice all’apparenza ma capace di provare seriamente le meningi.

Trentasei mesi dopo Bithell torna con un nuovo progetto, obliquo e curioso come il proprio predecessore.Volume, questo il laconico titolo, è una rivisitazione in chiave post-moderna della leggenda di Robin Hooddisponibile per PC, PS4 e PS Vita. Uno stealth che strizza non certo velatamente l’occhio alle VRMission di MetalGear Solid, senza però tradire i paradigmi di design del proprio creatore: geometria, narrazione e enigmi. Perché è vero che, sulla carta, l’obiettivo di Volume è non farsi beccare con le mani nel sacco: ma per una produzione come questa, che all’occorrenza sa tramutarsi rapidamente in un puzzle ben congegnato, la classificazione “stealth” può essere riduttiva.

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Volume è un titolo ambizioso, nonostante l’apparente semplicità: un’ambizione che traspare chiaramente dalla cornice narrativa che accompagna i 100 livelli di cui si compone l’avventura principale. In un futuro nemmeno troppo lontano, tenuto in scacco da governi corrotti e corporazioni senza scrupoli, il giovane Rob Locksley si erge a novello Robin Hood per dare uno scossone ad una popolazione costantemente vessata. L’idea di Rob è geniale: sfruttando un’intelligenza artificiale estremamente evoluta, il “ladro virtuale” simula una serie di “colpi grossi” all’interno delle dimore dei più benestanti per poi trasmettere il tutto online, dando così ai propri concittadini una possibilità di rivalsa contro i propri aguzzini. Un piano tanto nobile quanto brillante, che finirà presto per mettere Rob sotto riflettori pericolosi.

Sulla carta, la narrazione di Volume è davvero interessante. L’introduzione di una “camera virtuale” dove simulare furti tramite un’apposita IA, pur non essendo originalissima si sposa alla perfezione con il concetto di rivoluzione sociale in stile Nottingham. Il tutto viene ulteriormente corroborato da un set di dialoghi magistrale, che accompagnano le malefatte di Rob per l’intero playthrough regalando di volta in volta note, appunti, precisazioni utili a capire il contesto entro cui ci si muove. Il vero peccato, tuttavia, è che gran parte di quantoVolume ha da offrire, narrativamente parlando, è destinato a rimanere celato, messo quasi in disparte dalla natura stessa del gameplay.

Volume è un titolo ambizioso, nonostante l’apparente semplicità

E il motivo è semplice: difficile, se non impossibile, riuscire a seguire i dialoghi nel mezzo di un’incursione o proprio quando si sta cercando di eludere una guardia in un passaggio critico. Seguire con attenzione le righe di testo in alcune occasioni significherebbe rimanere esposti al pattugliamento avversario, in altre vorrebbe dire fermarsi per una decina di secondi compromettendo il punteggio finale (inteso come tempo impiegato) del livello. Non si tratta certo di un peccato capitale, ma quello che forse è il neo più grande di Volume è l’aver parzialmente sprecato un potenziale narrativo vincente che si integra a fatica nell’azione del giocatore. Che, non l’aveste capito, di cose da fare per compiere il furto perfetto ne ha parecchie.

Pensate alle VRMission di Metal Gear Solid, che tre lustri abbondanti fa hanno levato il sonno a molti giocatori: cento livelli indipendenti, all’interno dei quali il giocatore dovrà muoversi il più silenziosamente possibile, raccogliere quanto richiesto e guadagnare l’uscita, magari senza attirare l’attenzione avversaria. L’azione di gioco è tradizionale: l’inquadratura isometrica regala una buona vista d’insieme dello scenario corrente, permettendo a chi gioca di cogliere a colpo d’occhio il collocamento delle varie guardie. Guardie che, vale la pena ricordarlo, possono essere “ferme” o muoversi secondo pattern regolari di pattugliamento. L’obiettivo primario è semplice: non finire all’interno del cono visivo delle suddette oltre un certo tempo limite, pena il reload dall’ultimo checkpoint. Ma non pensiate sia così semplice…

Da buon ladro virtuale, Rob può raccogliere una lunga serie di gadget con cui attirare le attenzioni delle varie guardie. Nei primi livelli, ad esempio, potrà usare un’esca esplosiva per spostare temporaneamente altrove la minaccia; più avanti, invece, sarà addirittura in grado di tendere semplici trappole con cui stordirle e guadagnare posizione indisturbato. I gadget a disposizione sono numerosi, ma contrariamente a quanto si potrebbe pensaredevono essere raccolti nel livello per poter essere utilizzati. Considerando che, nella maggior parte dei casi, essi giacciono in una posizione a dir poco scomoda, sarà necessario ricorrere ulteriormente al proprio ingegno per raggiungerli: qualcosa come schiacciarsi contro una parete e fischiare, per richiamare a sé il nemico, o camminare su mattonelle rumorose in grado di allertare l’altrui sorveglianza.

Volume richiede al giocatore di usare la testa, di pensare alla miglior soluzione per far convergere il nemico in una posizione defilata per poi muoversi indisturbato

Complice un level design ispiratissimo (non solo nella direzione artistica, geometrica e fortemente essenziale come da tradizione Bithell), quello che all’apparenza è uno stealth carismatico guadagna ulteriore profondità:Volume richiede al giocatore di usare la testa, di pensare alla miglior soluzione per far convergere il nemico in una posizione defilata per poi muoversi indisturbato. La componente puzzle è palpabile, e pur essendo basata su tasselli atomicamente semplici (quanto lo possono essere fischiare, aprire un rubinetto per far rumore o premere una mattonella apposita) riesce ad amalgamarsi armoniosamente in un composto eclettico e appassionante. Un mix dove, tuttavia, il tempo rappresenta un bene fondamentale: ciascun livello ha infatti un PAR, un tempo “consigliato” entro cui il furto perfetto dovrebbe compiersi. E se negli scenari iniziali si tratta di un quantitativo generoso, non servono troppe ore per accorgersi di quanto il tempo corra in fretta, quando ci si diverte.

Questo introduce un secondo problema, seppur marginale, di Volume. Da stealth qual è, saremmo infatti portati a pensare che una condotta di gara occulta e attenta sia foriera di premi maggiori – al netto del fattore tempo. Quest’ultimo invece rappresenta l’unica discriminante in termini di scoring, con la conseguenza che, alle volte, farsi rincorrere per un breve tempo, sparire dal cono visivo della guardia e aggirarla è più veloce che eluderne la sorveglianza muovendosi nell’ombra – con somma gioia delle leaderboard online, dove saranno piazzati i risultati migliori. Nessuno vi vieterà di provarci, scelta che (almeno secondo noi) permetterà di godere appieno di Volume: una maggior “cattiveria” qualora una guardia venisse allertata, tuttavia, non avrebbe certo guastato.

Volume: un mix di enigmi travestiti da VR-Mission di Metal Gear per una rivisitazione futuristica di Robin Hood ai tempi di internet e della realtà virtuale

Lato tecnologico, la versione da noi provata su PS Vita regge comodamente il confronto con le sorelle maggiori: la diagonale ridotta dell’handheld di casa Sony ospita le geometrie di Volume con eleganza e raffinatezza, confermando di fatto la bontà del titolo anche in un contesto di mobilità. Ottima la direzione artistica, che con voluttuosa maestria fonde motivi geometrici ad uno stile minimalista ed essenziale dalle tinte asettiche. Una scelta, secondo noi, decisamente in linea con la natura “virtuale” delle gesta di Rob. Se non molto c’è da dire sulla componente sonora del titolo, ragionevolmente sufficiente, il discorso cambia completamente in un contestomultigiocatore. Per propria stessa natura, difficilmente avremmo potuto aspettarci una campagna cooperativa o competitiva in Volume: lo sviluppatore, tuttavia, ha realizzato un ottimo editor di livelli, grazie al quale gli utenti potranno creare scenari personalizzati da condividere col resto della community. Settimanalmente, sarà compito di Bithell e soci scegliere le migliori creazioni dei giocatori e proporli in una selezione dedicata.

Conclusioni

Non ve ne foste ancora accorti, non ci sono così tanti titoli come Volume: soprattutto su PS Vita. Sarà che, ad essere maliziosi, la piccolina di PlayStation non è stata la portatile più fortunata a memoria d’uomo; e sarà anche che, da un bel pezzo, mancano titoli così interessanti da riuscire a levare la polvere depositata sul suo schermo superiore. Già questo, in modo nemmeno troppo velato, dovrebbe farvi capire come la nuova creatura di Bithell, disponibile in cross buy su PS4 e PS Vita (con la funzionalità di cross save in arrivo nei prossimi aggiornamenti), meriti quasi ad occhi chiusi di essere provata nella variante mobile.

Dovessimo limitarci a dirvi questo, saremmo tuttavia ingiusti nei confronti della seconda opera del creatore di Thomas was Alone: una creatura strana e dal carisma unico, che in poco meno di un giga riesce a fondere come si deve i dettami dello stealth, rivisitati in un’accattivante salsa puzzle game.Volume è un esperimento coraggioso e ardito, che pur privo del coinvolgimento narrativo a cui Bithell ci aveva abituati tre anni or sono riesce comunque ad intrattenere e a divertire con un centinaio di livelli base – a cui si aggiungeranno quelli della community. Un mix di enigmi travestiti da VR-Mission di Metal Gear(fatevi catturare un paio di volte, e l’urlo “Rob” risuonerà nella sala virtuale proprio come il grido “Snake” sancisce il game over nella saga di Kojima da svariate generazioni), per una rivisitazione futuristica di Robin Hood ai tempi di internet e della realtà virtuale. Ce n’è abbastanza per dirsi almeno curiosi.

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