Overwatch ci ha letteralmente invaso: statue giganti dei colorati personaggi sono apparse in giro per il mondo, e la campagna marketing di Blizzard si è rivelata estremamente ambiziosa e sicura di sé, di un prodotto che già durante la beta di qualche settimana fa ci aveva piacevolmente sorpreso. I contenuti, e le motivazioni, non sono poi così differenti da allora, anzi: quella che leggerete va a porsi come una conferma e un approfondimento di quanto assaporato in precedenza, tra una corsa con Tracer e una freccia scoccata con il buon Hanzo nelle vistose ambientazioni.
Se dovessimo scegliere una parola per descrivere Overwatch sarebbe sicuramente “vibrante”. Non (o non solo, almeno) per gli sgargianti colori che caratterizzano gli eroi e il mondo di gioco, ma per il respiro ampio e vivo che l’universo intorno a questi bizzarri personaggi ha, grazie all’incredibile lavoro svolto da Blizzard in questi mesi. Corti animati degni dei capolavori Pixar che hanno approfondito la storia e le origini di alcuni personaggi (come dimenticare “Draghi”? ndr), fumetti gratuiti pubblicati online e chi più ne ha, più ne metta. La volontà di Blizzard di rendere Overwatch qualcosa di più rispetto ad un semplice shooter online è chiara, e la sua incredibile bravura nel portare al pubblico contenuti che vadano ad espandere i suoi universi è indubbia. La mancanza di una modalità single player è resa meno pesante, quando al suo posto abbiamo contenuti trans-mediali che vanno a caratterizzare l’esperienza multiplayer online, che è l’unica offerta presente nel gioco, a scanso di equivoci.
Da questi presupposti ci siamo lanciati in Overwatch, senza pregiudizi e consci delle promesse e potenzialità del titolo Blizzard: 21 eroi, svariate mappe ispirate a paesi e città del mondo, e tanto divertimento. Overwatch è, molto semplicemente, un arena shooter, figlio di altre generazioni di giocatori e sicuramente di un altro modo di fruire il medium, attraverso il mouse e la tastiera della cosiddetta “Master Race” che tanto impazza sul web tra meme e dibattiti.
Blizzard cerca di approcciarsi quindi ad un genere senza tempo, non rinunciando però ad una visione chiara e coraggiosa e ad una serie di trovate davvero interessanti. Via il free-to-play, via il pay-to-win: una decisione presa per fare spazio ad un titolo venduto a prezzo pieno e che offre a tutti i giocatori gli stessi contenuti, che ha sì delle microtransazioni, ma relegate al solo aspetto estetico dei personaggi. Questo perché i ventuno eroi di Overwatch non hanno bisogno di potenziamenti né di nuove armi, sono fatti e finiti, e sta al giocatore assimilare le potenzialità e lo stile di gioco di ognuno. Il sistema di progressione a livelli legato al giocatore e le casse di loot, non influenzano minimamente gli eroi, creando un sistema di gioco che ricorda quello dei MOBA per tanti motivi.
Gli eroi di Overwatch sono ventuno e sono tutti diversi tra loro
Gli eroi di Overwatch sono ventuno e sono tutti diversi tra loro, per stile di gioco, caratterizzazione e il ruolo che potranno coprire in partita: Attacco, Difesa, Supporto e Tank vanno ad inserire ogni personaggio in un playstyle ben preciso, che dovrà essere fatto proprio dal giocatore anche attraverso le varie e svariate abilità di ognuno. Padroneggiare il riavvolgimento temporale di Tracer è l’ideale per poter giocare questo personaggio, veloce e sfuggente, e distrarre e confondere così la squadra avversaria dai nostri compagni e dal loro obiettivo. Portare a casa uccisioni o un rapporto uccisioni/morti alto non vi aiuterà a vincere, ed è per questo che è assolutamente importante concentrarsi sugli obiettivi, diversi in ogni mappa e che spingeranno voi ed i vostri compagni a giocare di gruppo (con o senza microfono).
Le squadre da 6 contro 6 permettono infatti di avere tra le proprie fila un numero equilibrato di personaggi, ognuno con la propria funzione specifica nel gruppo. A meno di partite folli e dissacranti, è quindi sconsigliato selezionare personaggi uguali o piuttosto che coprono tutti lo stesso ruolo. Diversificare è importante, come lo è abituarsi a giocare con personaggi diversi per potersi adattare alle necessità del gruppo. L’arma più efficace nelle mani del giocatore di Overwatch sono i suoi eroi, così splendidamente differenziati da garantire ore ed ore di gioco, nel tentativo di sfruttare al meglio il lanciarazzi di Pharah o il pericoloso lancia-granate di Junkrat.
Per questo motivo, non è propriamente considerabile come privo di contenuti: le mappe sono contenute nel numero, e l’assenza del single-player è comprovata, ma le potenzialità offerte dai 21 eroi (a cui se ne aggiungeranno altri gratuitamente nei prossimi mesi) bastano a nostro avviso al titolo Blizzard per convincere in queste settimane e nei prossimi mesi.
Si era intuito insomma, che il vero contenuto di Overwatch fossero i suoi eroi, con un lavoro sopraffino (in parte) per la loro diversificazione ed il loro bilanciamento, che al di là di alcune eccezioni risulta piuttosto notevole. Nonostante tutto, si sente la mancanza di una modalità competitiva classificata che vada ad affiancarsi alla partita rapida, personalizzata e alla modalità speciale (con gli eroi selezionati casualmente), e dia in qualche modo senso alla progressione a livelli legata al giocatore. Blizzard ha assicurato che arriverà nelle prossime settimane, e avremo quindi modo di esplorarla a tempo debito.
Uno dei punti più alti dell’offerta FPS multiplayer degli ultimi anni
Overwatch è tutto questo, e non solo. Per essere il loro primo FPS, gli sviluppatori hanno dato vita ad un gameplay semplicemente perfetto: il gunplay è particolare e manca in parte di fisicità, ma i differenti stili legati ad ogni personaggio, la grande verticalità di alcune mappe e il loro incredibile design rendono Overwatch un’esperienza assolutamente estatica, esaltante e profondamente divertente. Vicino ai neofiti, ma anche agli esperti del genere, Blizzard ha ancora una volta confezionato un’esperienza “easy to play, hard to master” adatta davvero a tutti, mettendo a punto un gameplay invidiabile, che si gioca splendidamente anche e soprattutto per il suo granitico motore di gioco, fisso a 60 fotogrammi al secondo e a 1080p anche su console.
Colorato e ispirato, Overwatch ha dalla sua anche una caratterizzazione visiva e dei suoi personaggi sicuramente di prim’ordine, che affascina e ammalia dal primo istante in cui si posano gli occhi sullo schermo. O, piuttosto, si ascolta l’epico tema principale o i rumori e le frasi dei diversi personaggi. Dal motore di gioco al sound design, Overwatch si pone come uno dei punti più alti dell’offerta FPS multiplayer degli ultimi anni, e da Blizzard ci si aspettava proprio questo.
Ventuno personaggi al servizio del giocatore, tante mappe al servizio dei personaggi, un impianti tecnico al servizio del gameplay. Una lista orribile da leggere ma che riassume perfettamente l’esperienza Overwatch: divertente, veloce e fresco, sia dal punto di vista artistico che da quello del gameplay, inserendosi in un genere sì riconoscibile ma profondamente influenzato da altri generi e da altre esperienze che trovano sfogo nell’estro creativo di Blizzard. Abbiamo così tanti personaggi differenti, che si completano tra loro, e permettono ai giocatori di sbizzarrirsi e di trovare il proprio ruolo all’interno del team, supportato da un’infrastruttura che dice no alle microtransazioni “per vincere” relegandole alle mere opzioni estetiche. Overwatch è tutto questo e anche di più, è il nuovo corso di Blizzard, ma anche quello passato: perché dopotutto, i ragazzi di World of Warcraft, Diablo e Starcraft, i videogiochi li hanno sempre saputi fare alla grande. |