23 Giu 2016

The Long Journey Home – Anteprima E3 2016

Los Angeles – Ammettetelo, anche a voi piacciono i viaggi spaziali. Non è certo un caso se l’avventura verso galassie inesplorate e sconosciute, da sempre, rappresenti uno dei capisaldi del cinema fantascientifico: la paura dell’ignoto, la sorpresa, la vastità di un universo apparentemente infinito pieno zeppo di segreti e strabordante di cose da esplorare. Con The Long Journey Home, i ragazzi di Daedalic Entertainment fanno propri questi concetti tanto cari agli amanti del genere, incentrando interamente il focus di questa insolita avventura nell’esplorazione dell’ignoto e, ancor più importante, nel trovare un modo di sopravvivere alle situazioni e agli incontri più incredibili.

Se avete amato pellicole come Interstellar o, più da vicino, avete trascorso centinaia di ore nelle galassie lontane di Starflight, vi ritroverete decisamente a vostro agio in compagnia dell’equipaggio di The Long Journey Home: un titolo caratterizzato da un mastodontico universo generato in modo procedurale, che alterna meccaniche interessanti chiaramente ispirate al citato capolavoro di Binary Systems a piccole genialate, a testimonianza di una cura e di un’attenzione tutto tranne che marginale.

The Long Journey Home è fondamentalmente un ibrido tra esplorazione spaziale e gioco di ruolo, con elementi commutati dalla fiction interattiva tradizionale mescolati a meccaniche RPG non eccessivamente profonde, ma comunque intriganti. La premessa narrativa del titolo è già di suo convincente: in un futuro distante non meglio precisato, il nostro equipaggio è stato incaricato di raggiungere Alpha Centauri per delle investigazioni scientifiche. Un viaggio breve, andata e ritorno veloce per sondare il terreno e gettare le basi per una futura esplorazione. Qualcosa però va male, e una missione all’apparenza tranquilla si trasforma in un disperato tentativo di ritorno con partenza dalla parte opposta della galassia.

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L’obiettivo, insomma, è riportare a casa l’equipaggio (o meglio, quanti più suoi membri possibili), esplorando i numerosi pianeti che ci troveremo di fronte. Un viaggio lungo e faticoso, che richiederà alla ciurma di raccogliere campioni e i materiali più disparati per riparare l’astronave, per mettere da parte carburante o, semplicemente, per apprendere tecnologie utili allo scopo finale. Dieci saranno i personaggi disponibili nel gioco, anche se saremo chiamati a sceglierne soltanto quattro come compagni di viaggio: ciascuno di questo gode di abilità peculiari e distintive, un fattore che unito alla generazione procedurale dell’universo rende ogni playthrough completamente differente dal precedente – a favore di un fattore rigiocabilità davvero stellare. Ogni personaggio può davvero fare la differenza all’interno di uno specifico contesto, e non è così raro che lo stesso successo di una missione dipenda in modo drammatico da una determinata skill, presente in un solo astronauta. Essere in buona compagnia, insomma, fa la differenza: ma badate, le missioni saranno così varie e numerose che, per quanto oculata la vostra scelta potrà essere, sarà comunque necessario scendere a sacrifici. Sta a voi decidere quali.

Difficile dare un’idea quantitativa precisa sulla durata del gioco, che stando a quanto riferitoci oscilla dalle quattro alle sei ore – senza però addentrarsi nelle numerosissime side mission. Tenete a mente che ciascuna galassia disponibile è a dir poco enorme, con un numero di soli al suo interno che varia da 400 a 1500 e, per ciascuno di essi, fino a 10 pianeti ove atterrare. Nel peregrinare da un pianeta all’altro, fattore che richiederà di utilizzare non solo gli engine (e dunque la rara benza) della nostra navetta ma anche l’attrazione gravitazionale complessiva esercitata nello specifico punto da pianeti circostanti, soli, buchi neri e quant’altro, sarà necessario recuperare incessantemente oggetti per riparare o potenziare il nostro mezzo di locomozione, pena l’impossibilità di procedere. Tali oggetti possono essere recuperati tramite una normale esplorazione delle superfici o trivellando opportuni terreni, ma anche completando quest facoltative o facendo del sano commercio con mercanti alieni.

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Uno dei crucci principali di Deadalic, nel corso dello sviluppo, è stato far sì che le scelte a cui deve sottostare il giocatore per sopravvivere a questo periglioso viaggio non fossero superficiali e banali, ma ricche di implicazioni e, irrimediabilmente, di conseguenze anche critiche. Come premesso, sarà possibile concludere l’avventura con un solo membro dell’equipaggio vivo, fermo restante che la morte di tutti e quattro significa Game Over. Considerando la presenza di un solo slot di salvataggio e che l’evenienza della morte di un compagno (che può ammalarsi o ferirsi, peggiorando la propria salute – se non curato – sino a morire nei peggiori modi), Daedalic richiede al giocatore non solo oculatezza e lungimiranza, ma quasi una sorta di responsabilità: anche solo una scelta sbagliata può costare una vita umana, e ritrovarsi di colpo senza quella specifica vita in grado di riparare la meccanica della nave o, parimenti, di creare medicinali per tutti gli altri rischia di trasformarsi in una condanna a morte.

In questo panorama preoccupante sarà il caso di tenere bene a mente l’esistenza di altre forme di vita aliene, suddivise in numerose razze che, di volta in volta, offriranno missioni parallele e alleanze strategiche tutto tranne che secondarie – tragittare da una galassia all’altra, ad esempio, richiede l’utilizzo di specifici portali in mano agli alieni: farseli amici permetterà dunque di progredire più velocemente nel viaggio, senza doversi cimentare in ulteriori peripezie per guadagnarne la fiducia. The Long Journey Home non incentra il proprio gameplay su combattimenti a bordo di navicelle spaziali, ma pone piuttosto l’enfasi sulla creazione di rapporti tra la ciurma dispersa e le creature che si andranno ad incontrare. Inimicarsi una razza favorendone una seconda (magari portando a termine una quest sulla schiavitù intergalattica), ancora una volta, avrà conseguenze dirette sul viaggio che, una volta innescate, potranno essere modificate molto faticosamente.

Un progetto interessante e dannatamente profondo.

L’aspetto più interessante di The Long Journey Home, tuttavia, è da ricercarsi nella mappa di gioco e su come esso esorti chi tiene il pad ad esplorare quanti più mondi possibili. La semplice dinamica di viaggio da un pianeta all’altro, nonostante l’apparente semplicità dettata dall’utilizzo di uno stile bidimensionale, richiede un’attenzione speciale per sfuggire alla gravità del pianeta corrente, obbligando chi gioca a compiere orbite apposite per annullare l’attrazione e decollare verso lo spazio aperto. L’esplorazione dei pianeti ricalca le regole del platform a scorrimento tradizionale, dove sarà richiesto di superare pericoli e ostacoli disparati, per poi fermarsi e raccogliere quanti più collezionabili possibili: artefatti alieni, materiali, componenti elettroniche, tutti elementi che potranno essere venduti, analizzati o addirittura aggregati con altri oggetti (in base alle skill di ciascun membro), fino a scatenare nuove side quest.

The Long Journey Home, disponibile su PC entro la fine del 2016 e su console entro i primi mesi del prossimo anno, appare un progetto interessante e dannatamente profondo. La cura alla componente narrativa, centellinata per piccole dosi ma sempre capace di mantenere viva la curiosità, e la complessità di un mondo procedurale che non solo cambia partita dopo partita, ma si evolve in base alle scelte effettuate dal giocatore, rappresentano un biglietto da visita tutto tranne che anonimo per il titolo dei ragazzi di Daedalic, che offre una visione propria del tutto peculiare sul concetto di viaggio nello spazio più profondo. Perché, dopotutto, non sono le (tre) dimensioni che contano.

E3 - 2016 - Anteprime

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