Colonia – C’è una cosa che accomuna i nerd nutellosi di questo pianeta, indipendentemente dal luogo di nascita, dai gusti in fatto di videogiochi o da quanto siano pacioccose le rispettive manine: i LEGO. Tutti, ma proprio TUTTI, provano per i LEGO gli stessi sentimenti di amore, ossessione e desiderio compulsivo di quando erano bambini: l’istinto sfrenato alla collezione, il desiderio accecante di possedere l’Ecto-1, la nuova Tumbler di Batman o la Torre di Isengard de Il Signore degli Anelli in versione mattoncino. La lista di papabili feticci del desiderio è così lunga che, procedendo, rischieremmo soltanto di arrecare seri danni al vostro (già esiguo) conto in banca. Un problema che di certo non è passato per la mente di Warner Bros Entertainment, quando in una notte buia e tempestosa mise a punto il piano perfetto per la conquista del mondo: unire una delle mode dilaganti più fruttuose del gaming, il cosiddetto Toys to Life, all’enorme e in costante crescita universo LEGO. Un piano così perfetto che, a pochi secondi dall’annuncio, orde fameliche di videogiocatori cresciuti soltanto nel peso finirono per prendere d’assalto qualsiasi sito permettesse loro di effettuare un pre-order. Provate a pensarci: piccoli set di LEGO in mattoncini ed ossa che, collocati su un piedistallo, vengono trasformati in controparti digitali in alta definizione con cui interagire. Chissenefrega se è una cosa già vista e rivista da almeno 5 anni: sono LEGO!
Fatta questa doverosa premessa, che dovrebbe darvi un’idea generale sullo stato d’animo di chi vi scrive mentre si avvicinava al booth Warner per la prova odierna in quel di gamescom, capire le origini alla base del successo di LEGO Dimensions dovrebbe essere un gioco da ragazzi. Proprio come per Skylanders e per il più sfortunato Disney Infinity, vittima illustre di questa generazione compianta ancora oggi da migliaia di giocatori, l’ingrediente segreto di questa formula milionaria è uno solo: la smania del collezionista. Perché è vero, da un lato abbiamo sempre l’idea (geniale) di mescolare reale e digitale, compiendo quella sorta di magia che tanta gloria ha portato alle casse di Activision e che, numeri alla mano, ha conquistato milioni di giocatori – merito anche di un gameplay intriso di simpatia e accessibile a giocatori di ogni età, capace di alternare classiche fasi di platform tridimensionale ad altre combat edulcorate e mai troppo impegnative. Dall’altro c’è poco da fare: vi basterà vedere un nuovo set di LEGO Dimensions per desiderarlo più di ogni altra cosa al mondo. E davvero, ci sono così tanti set di mattoncini con cui sbizzarrirvi che non saprete nemmeno da che parte iniziare. O che organo vendere per potervi permettere il prossimo…
Il secondo anno di Lego Dimensions, protagonista di questa nostra prova a Colonia, offre 16 nuove fiammanti IP che vanno ad arricchire il già enorme titolo targato Warner Bros: Ip del calibro di Harry Potter, Sonic, persino perle dell’infanzia dei più “vecchietti” come Gremlins e Goonies. L’arrivo della “stagione 2” andrà dunque a sbloccare tutti quei “gateway” al momento bloccati, garantendo così l’accesso a nuove avventure rigorosamente a tema. Nei panni di Harry Potter, ad esempio, ci ritroveremo a bordo della celebre Nimbus 3000 solcando i tetri celi di Hogwarts, sino a trovare l’accesso alla Camera dei Segreti per risolvere l’enigma che in essa si cela. Oppure, perché no, saremo catapultati come per magia all’interno di una rivisitazione del classico universo bidimensionale di Sonic, a correre alla velocità della luce tra pericoli e nemici, ovviamente ricreati in chiave LEGO.
Il bello, come sempre, è che non esiste alcun freno alla libertà. Ecco che dunque Gandalf potrà correre al posto di Sonic, o potremo spedire Sloth a far disastri nel mezzo del castello di Hogwarts. In LEGO Dimensions, stando a quanto riferitoci dal producer del titolo, non ci sono regole se non quelle imposte dallo stesso giocatore. Questo permette dunque di ibridare personaggi appartenenti a serie differenti, potendo godere tuttavia di effetti palpabili nel contesto del gameplay. Ad esempio, basta usare il cestino da picnic di Scooby Doo per dar da mangiare a Gizmo, il tenero Gremlin che intere generazioni di ex adolescenti hanno imparato ad amare … ed ecco che per magia il tenero batuffolo si trasformerà (temporaneamente) in un mostriciattolo dispettoso e “cattivo”, dotato di nuove skill utili a farsi strada lungo il percorso.
Lo stesso discorso si applica per Jake, il protagonista di Adventure’s Time: grazie alle sue doti che gli permettono di trasformarsi in svariati oggetti (in grado comunque di muoversi assieme al party dei tre restanti giocatori), potrà tornare comodo alla squadra modificando di volta in volta la propria forma, assumendo ad esempio le sembianze di un trampolino elastico – utile a raggiungere zone altrimenti non accessibili – o una sorta di armatura potenziata, che può essere indossata da uno qualsiasi dei restanti personaggi che ne trarrà notevoli benefici in attacco e difesa. L’ibridazione, insomma, è la chiave del successo in LEGO Dimensions, che abbatte ogni barriera esistente, anche solo immaginaria, tra IP diverse per armonizzarle in un’unica enorme avventura.
Nuovi personaggi a parte, un’altra novità interessante di LEGO Dimensions è rappresentata dalla cosiddetta Battle Mode: all’interno di ciascun pack di seconda generazione sarà infatti disponibile un’inedita modalità competitiva per quattro giocatori, che offre un set di mini-game estremamente intuitivi nelle meccaniche ma, se affrontati con la giusta compagnia, estremamente divertenti. Nella nostra prova odierna, ad esempio, ci siamo scatenati in un Passa la Bomba nei panni di Gandalf, contrapposti a Harry Potter, Peter Wenkman dei Ghostbusters e Lord Voldemort. Il gioco è semplice: il giocatore che “cammina” sopra l’enorme bomba incollata ai suoi piedi deve toccare un altro giocatore prima che la miccia venga completamente consumata, pena la perdita di una vita. Lo scenario è pieno di bonus e power up temporanei, che permettono di aumentare la propria velocità, guadagnare una vita o rendere un po’ più difficile la vita degli avversari. Ciascun pack di seconda generazione contiene lo stesso set di mini-game, fermo restante che andrà a differenziarne la location (ispirata chiaramente dalla specifica IP a cui il pack appartiene) e alcuni dei power up presenti in gioco. In totale saranno disponibili 22 locations differenti, garantendo così una varietà di situazioni estremamente soddisfacente.
L’oggetto del desiderio più agognato da milioni di videogiocatori.
Sul versante tecnologico di LEGO Dimensions, inutile spendere troppe parole. Delle action figures abbiamo già parlato, e lo ribadiamo ancora una volta: più ne vedrete, più ne vorrete. Il mix di piattaforme e combattimento di Traveller’s Tale funge a meraviglia, con un dettaglio grafico appagante, una fluidità da primo della classe e una caratterizzazione dei personaggi, presa in prestito ciascuna dalla pellicola/serie/libro di riferimento, semplicemente perfetta. Non che avessimo dubbi a tal riguardo, vista la caratura dello sviluppatore. Ma vederli tutti assieme nel mezzo dell’avventura, a mietere un disastro dietro l’altro con fare quasi ingenuo, può solo strapparci un enorme sorriso dalle labbra.
Non si fosse ancora capito, LEGO Dimensions verrà ricordato nella storia come l’oggetto del desiderio più agognato da milioni di videogiocatori. L’esagerato numero di set, ciascuno ispirato ad un brand diverso tra quelli attualmente in licenza a LEGO (da Indiana Jones a Batman, passando per Star Wars, Simpsons, Ghostbusters, Pirati dei Caraibi, Marvel e chi più ne ha più ne metta) è un’autentica miniera d’oro per il Publisher americano, potenzialmente in grado di fornire ai giocatori una quantità di contenuti aggiuntivi sufficienti ad annullare ogni forma di vita sociale da qui al prossimo decennio. Se sulla qualità dei Toys è pressoché inutile spendere anche solo mezza parola, tanto sono meravigliosi, colorati e trasbordanti personalità, vale la pena sottolineare come, anche sotto il profilo più schiettamente ludico, LEGO Dimensions sia un titolo valido e giocabile da chiunque dotato di pollice opponibile, caratterizzato da una difficoltà non certo elevata ma, allo stesso tempo, da un gameplay ragionevolmente vario in termini di situazioni e da un profilo tecnologico di primissimo ordine. Non certo l’ideale per chi sia alla ricerca di una sfida costante e punitiva, questo è chiaro: del resto, l’intero mercato del Toys to Life, sin dal proprio esordio, si rivolge ad una fetta di mercato quanto più trasversale possibile e, proprio per questo, accessibile anche ai meno esperti.
La commistione di platform, esplorazione e combattimento, filtrata attraverso il tradizionale umorismo made in LEGO fatto di equivoci, situazioni ai limiti dell’assurdo ed incredibili doti caricaturali dei propri “attori”, convince anche in questa variante Toys to Life. Non che nutrissimo particolari dubbi, vista l’esperienza dello sviluppatore e il successo delle precedenti opere firmate Traveller’s Tale: ma ritrovarsi di nuovo bambini con gli occhi sbrilluccicanti, intenti a maneggiare piccole action figure “legose” del Joker, di Scooby Doo o di Doctor Who, non capita certo tutti i giorni. Ed è proprio quando ti allontani dal booth di Warner Bros che capisci come, da lì a pochi mesi, vivere sotto un ponte pieno zeppo di mattoncini potrebbe essere meno brutto del previsto.