shadow warrior 2
20 Ago 2016

Shadow Warrior 2 – Anteprima gamescom 2016

Colonia – Se avete seguito il nostro viaggio in quel di Los Angeles un paio di mesi fa, allora dovreste sapere bene quanto Shadow Warriors 2 ci abbia galvanizzato. Nato qualcosa come 19 anni fa dalle mani di 3D Realms e “vittima” di un reboot acclamatissimo nel più recente 2013 targato Flying Wild Hog, il Sol Levante di Lo Wong, fatto di demoni, frattaglie, spade affilatissime e sangue come se piovesse era destinato a toccare le corde più intime del nostro cuore di vecchietti. Proprio quelle corde che una volta vibravano per Duke Nukem 3D o sparatutto affini, dove la storia rasentava il limite del pretestuoso e dove, nel bene o nel male, l’importante era vomitare tanto piombo addosso a qualsiasi cosa si muovesse di fronte a noi.

Shadow Warriors 2 è il sequel che ti aspetti del reboot che non ti aspetti. Il precedente capitolo, del resto, aveva ottenuto risultati troppo positivi per rimanere confinato nell’orticello del “reboot di successo senza futuro”: lo stesso ragionamento che devono aver compiuto i ragazzi di Devolver Digital, non certo gli ultimi arrivati nello Showbiz. E che, inutile dirlo, proprio nella nuova creatura di Flying Wild Hog ripongono non poche aspettative. Aspettative che, anche in questa gamescom, sono state mantenute alla perfezione: perché Shadow Warrior 2 sarà anche un titolo semi-indipendente lontano dalle produzioni milionarie degli FPS tripla A ben più noti e quotati: ma dopo aver afferrato un paio di Katane e prodotto svariate porzioni di sushi mostruoso con annesso spargimento esagerato di sangue, quella scintilla iniziale si trasforma piano piano in una certezza. Che Shadow Warrior 2 sarà imperfetto, non rifinito alla perfezione e poco innovativo: ma regala delle soddisfazioni che pochi altri sparatutto in prima persona sanno regalare. E di fronte a tanta “ignoranza” gratuita e poco motivata, tutto sommato, possiamo solo festeggiare.

shadow warrior 2

La struttura ludica di Shadow Warriors 2 ricalca abbastanza pedissequamente quella del capitolo precedente, aumentando però a dismisura sia il level design, sia la quantità di nemici in zona, sia – e soprattutto – l’arsenale bellico a nostra disposizione. Tra pistole, motoseghe, fucili a pompa, armi ragionevolmente futuristiche e fiammanti katane che tagliano pure una palazzina, il nostro sfacciato alter ego si porta a casa una ventina risicata di strumenti di morte (tutti sbloccati nel corso della demo odierna, per nostra fortuna). Ciascuna arma, non bastasse, può essere ulteriormente potenziata tramite tre slot distinti, al cui interno vanno incastonate gemme e oggetti speciali: una delle prime gemme disponibili, ad esempio, attiva l’intramontabile double wielding per pistole o katane. Altre, invece, aumentano esponenzialmente il danno da contatto inferto: abbiamo potenziato una delle armi più folli mai viste in un videogioco, una spada/sega circolare capace di tagliare il metallo, e i risultati sono stati sensazionali.

Da tenere in seria considerazione, quando si parla di sbudellamento dei nemici, è l’algoritmo procedurale con il quale l’altrui corpo viene ridotto ad una serie di brandelli inermi: sarà infatti possibile muovere l’arma bianca (lame più o meno accessoriate) in totale libertà, gustandosi il netto taglio delle altrui carni con annesso spargimento di sangue poderoso. E se volete fare le cose ancora più in grande, basterà impalare i nemici al suolo sfruttando un potere del nostro eroe o, allo stesso modo, congelarli temporaneamente, per trasformarli in squisite porchette da affettare con ogni cura del caso. Sempre che la carne al sangue non vi infastidisca eccessivamente.

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Altra cosa estremamente interessante sono le boss fight: non tanto perché raggiungono l’apice massimo di tamarria e gore gratuito così esagerato da inondare lo schermo, e nemmeno perché gran parte dei boss faticheranno a stare all’interno dello schermo. Saranno infatti queste sfide a richiedere una sorta di approccio tattico al giocatore, visto e considerato che ogni arma in possesso è legata ad uno specifico elementale e, inutile dirlo, gran parte dei boss è immune ad uno o più elementi. Risultato, dovremmo utilizzare l’arma giusta per abbattere il mostro di turno limitando parzialmente la sfaticata, evitandoci però patetiche scene in cui vomitiamo piombo come dei novelli Rambo senza però scalfire nemmeno l’altrui superficie.

Dal punto di vista del level design, dicevamo, Shadow Warriors 2 espande a dismisura gli scenari, sviluppandoli non solo sulla componente orizzontale ma, piuttosto, articolandoli in maniera complessa anche lungo l’asse y. Una soluzione che giova chiaramente sia alle fasi di matrice combat (combattere su più livelli rende ulteriormente frenetico un ritmo che già pigia sull’acceleratore come un demonio), sia e soprattutto in quelle più “esplorative”: la quest che abbiamo provato oggi in gamescom, ad esempio, richiedeva di recuperare una manciata di oggetti speciali, ovviamente pattugliati da una quantità esorbitante di nemici – sia squisitamente mostruosi, sia cibernetici. Non fosse stato per la presenza di una freccia che indicava la direzione del nostro obiettivo, non nascondiamo che avremmo avuto una certa difficoltà a raggiungere gli obiettivi richiesti senza assaggiare la polvere svariate volte.

Un’esperienza dura e cruda come solo si faceva una volta.

Questo level design più arioso e articolato viene corroborato da un livello di dettaglio delle location soddisfacente e ben al di sopra degli standard indipendenti: se a tutto ciò aggiungiamo un charachter design tanto vario quanto sontuoso, una violenza a metà strada tra il gore e il pulp e, nel complesso, un mood che fa il verso allo sparatutto vecchia scuola, diretto e sboccacciato, il risultato può essere uno solo. Shadow Warriors 2, tra una decapitazione e una mutilazione, ha delle buone carte da spendere.

Con la sua violenza esagerata, il sangue che scorre a fiumi e le sue creature mostruose desiderose di ridurci a brandelli piccoli piccoli, Shadow Warrior 2 rappresenta senza dubbio alcuno uno dei titoli indipendenti più interessanti di questa gamescom 2016. L’appellativo di “produzione minore”, mai come in questa circostanza, sta stretta all’operato di Flying Wild Hog. Sia perché, da un lato, sulla bontà del reboot di tre anni fa – e dello stesso sviluppatore – si sono già espressi in modo insindacabile giuria popolare e specializzata. Sia, e soprattutto, perché Shadow Warrior 2 è un’esperienza dura e cruda come solo si faceva una volta: un tripudio di velocità, gore, sparatorie forsennate al ritmo della sola devastazione, mossi dal desiderio di spalmare frattaglie nemiche in ogni angolo dello scenario. Con un comparto tecnologico che raramente si vede in una produzione dal budget “terrestre”, un character design arrembante e, nonostante tutto, una storiella che sta perfettamente in piedi dando un minimo perché alla mattanza che ci si accinge a fare nei panni dl leggendario ninja, Shadow Warrior 2 si candida come uno degli appuntamenti più interessanti per gli amanti dello sparatutto alla vecchia maniera. Metteteci una coop spassosa da cui difficilmente riuscirete a staccarvi, dei livelli generati proceduralmente come Dio comanda e, allo stesso modo, un algoritmo procedurale per il “taglio” dei corpi avversari sotto le nostre lame e avrete già da ora un’idea approssimativa sul valore del titolo anche in termini di rigiocabilità. Un titolo per tutti, nel senso stretto del termine, che strizza un paio di volte l’occhietto ai fedelissimi del Duca. Quanto basta per andare di corsa a farci affilare le katane.

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