Cosa spinge ogni essere umano ad esplorare l’ignoto? A guardare oltre il buio, oltre l’indefinito?
Da sempre la risposta è insita nella nostra natura: la curiosità.
È la curiosità che muove gli uomini, permettendogli di raggiungere obiettivi spesso impensabili. È la brama di nuove conoscenze, di nuove scoperte, di nuove fonti di sapere da cui attingere. Grazie ad essa l’uomo ha scoperto il fuoco, l’elettricità, la penicillina ed infine ha conquistato lo spazio, mettendo piede sulla Luna.
Con No Man’s Sky, i ragazzi di Hello Games pongono le basi che determinano lo stimolo nel giocatore degli stessi identici sentimenti; e non lo fanno attraverso un gameplay oppressivo e martellante, a cui siamo troppo spesso abituati negli ultimi tempi, ma lo sussurrano delicatamente durante tutta l’avventura, come una litania di sottofondo, a cui i giocatori più romantici e sognatori non sanno resistere.
E così si viaggia, si percorrono milioni di chilometri in uno spazio pressoché infinito, inseguendo un traguardo fumoso che forse non ci soddisferà mai abbastanza, ma che passa in secondo piano, grazie all’indimenticabile tragitto. La nostra nave spaziale ed il computer di bordo che ci segnala (con un’apatica voce robotica) eventuali avarie o pericoli incombenti, sono gli unici compagni di questo viaggio solitario, che ci permetterà di visitare pianeti alieni e sconosciuti, di catalogare nuove razze animali e specie vegetali, di combattere pericolosi avversari, di scoprire tracce di un passato ormai dimenticato.
Ecco, più che un’avventura, No Man’s Sky è proprio un viaggio: di crescita, di scoperta, di conoscenza.
Come abbiamo già anticipato nelle nostre prime impressioni, l’inizio del gioco è similare per ogni utente: ci si ritrova su un pianeta scelto casualmente, accanto ad un’astronave che necessita urgenti riparazioni. La raccolta del materiale necessario vi permetterà di prendere confidenza con il sistema di crafting del gioco, importantissimo ai fini stessi della sopravvivenza. Dalla flora è possibile estrarre elementi chimici che fungono da fonte energetica per tutti i sistemi vitali oppure da carburante per l’astronave, mentre risorse più rare dovranno essere trovate non senza sacrificio, esplorazione ed una buona dose di pazienza. Non è detto infatti, che ogni pianeta su cui atterriate nasconda esattamente ciò di cui avete bisogno; in tal caso dovrete prendere, ritornare nello spazio e sfrecciare verso una nuova destinazione.
Nelle prime ore di gioco, qualsiasi elemento di disturbo è cancellato dall’abbacinante bellezza dell’ambiente circostante, pulsante di vita aliena, di pericoli e di mistero
Nonostante la facilità con cui è possibile creare anche gli arnesi più complessi, l’inventario ridotto ai minimi termini è in netta contrapposizione con l’abnorme quantità di oggetti (comuni e non) che vi ritroverete a raccogliere, magari ignorandone del tutto l’utilità, ma presi lo stesso a causa di quello strano senso di cleptomania ossessiva, comune in molti giocatori.
Tuttavia, almeno nelle prime ore di gioco, qualsiasi elemento di disturbo è cancellato dall’abbacinante bellezza dell’ambiente circostante, pulsante di vita aliena, di pericoli e di mistero. Siamo ben consci di essere stati piuttosto fortunati (alcuni colleghi hanno iniziato in condizioni molto più precarie delle nostre) a “nascere” su un mondo pacifico, dove non abbiamo incontrato alcuna forza ostile, cosa che ci ha permesso di osservare con tranquillità e attenzione gli svariati dettagli dell’incognito pianeta; il silenzio quasi assordante dell’atmosfera veniva occasionalmente interrotto da prolungati effetti sonori, simili a canti di esseri giganteschi, che però non si sono mai rivelati.
Nelle pianure più esposte alla luce del sole alieno, proliferavano alcune piccole creature dal comportamento docile, le quali, impaurite, fuggivano via qualora ci avvicinassimo troppo. Grazie al Multi-Tool, attrezzo simbolo del gioco che ci consente di estrarre con facilità qualsiasi risorsa possibile (Emeril, platino, zinco, carbonio…), in poco tempo abbiamo tutto il necessario per riparare il nostro mezzo, riempire i serbatoi, assestare i parametri vitali e iniziare ufficialmente l’avventura.
Il leitmotiv di No Man’s Sky quindi sembra essere proprio l’esplorazione e tutto quello che ne deriva: essendo in un universo praticamente infinito (o se vogliamo, riempito con 18 quintilioni di pianeti!) è possibile imbattersi in una moltitudine di eventi diversi, che possono portare anche a frenetici scontri a fuoco.
La possibilità di imbracciare un fucile a terra, quanto quella di buttarsi nella mischia di battaglia spaziale è concreta, anche se sorretta in maniera mediocre da un sistema di comandi non sempre all’altezza.
Se durante le fasi più ripetitive e tranquille del gioco, il gameplay si riduce alla pressione di pochi tasti e alla costante attenzione riservata ai parametri vitali che ci permettono la sopravvivenza in qualsiasi ambiente, durante i combattimenti l’impaccio della exo-suit si sente tutto, portandoci spesso e volentieri a fuggire per avere salva la vita. E nel caso peggiore, morire non dovrebbe essere la vostra preoccupazione principale, poiché il gioco non fa altro che farvi resuscitare nel punto di salvataggio più vicino, dal quale potrete raggiungere senza intoppi la vostra “tomba”, con tanto di pieno recupero dell’inventario. Un espediente forse un po’ troppo comodo, ma che vi assicuriamo non stona con il mondo (universo!) di No Man’s Sky e che al contrario permette di ricominciare subito il viaggio, senza fastidiose interruzioni e senza ripetere daccapo sezioni già completate.
La possibilità di imbracciare un fucile a terra, quanto quella di buttarsi nella mischia “spaziale” è concreta, ma sorretta in maniera mediocre da un sistema di comandi non sempre all’altezza
Durante le svariate peregrinazioni capiterà di incontrare una o più specie senzienti e dotate di una discreta intelligenza, con le quali potrete commerciare, concludere importanti affari o semplicemente parlare. Ovviamente ogni razza avrà la propria lingua, a voi totalmente sconosciuta (almeno nelle fasi iniziali), cosa che vi obbligherà a cercare antichi manufatti disseminati un po’ ovunque nello spazio, che pian piano vi permetteranno di apprendere l’idioma e capire le conversazioni. Nulla però vi vieterà di intraprendere un dialogo anche senza sapere nulla, scegliendo risposte totalmente a caso che però avranno ripercussioni, di variabile entità.
Alcuni di questi alieni, burberi ed avari di parole, ci consentiranno a stento di intraprendere uno scambio commerciale nel loro avamposto, mentre altri ci doneranno oggetti importanti, anche ai fini della trama. Quest’ultima non sarà unica, ma il giocatore potrà scegliere fra tre differenti strade, liberamente selezionabili e che comunque non comportano nessun obbligo specifico se non quello di seguire determinati indicatori qualora si volesse proseguire con la storia.
L’intera struttura di No Man’s Sky è una di quelle libere, dove si può fare (quasi) tutto quello che si vuole, secondo i propri tempi e le proprie necessità; si possono passare ore, giorni o settimane ad esplorare e catalogare nuove specie di piante ed animali, oppure ci si può concentrare sull’avventura principale, ignorando tutti i possibili compiti secondari.
Si è parlato molto della natura “procedurale” del titolo targato Hello Games. Questa parola è stata ripetuta un enorme numero di volte, vomitata fuori in qualsiasi intervista, demo o anticipazione del prodotto finale. Ma cosa significa esattamente?
Vuol dire che nel gioco di Sean Murray e soci, l’intero universo, viene generato proceduralmente a seconda del luogo esatto in cui si trova il giocatore e di dove vuole andare in seguito. A questo si unisce il set di variabili ideato dagli sviluppatori che consente una diversificazione altissima di specie viventi, ambienti e pianeti. Se è vero che nell’arco di un’intera vita non vi capiterà mai di incontrare due pianeti identici, è pur vero che l’iconico stile artistico è facilmente distinguibile ovunque si vada e alla lunga si riconoscono dettagli in comune per ogni cosa.
A questo si aggiunge una scarsa reattività che abbiamo riscontrato in molte specie viventi incontrate: al contrario di come si speri sia un contatto con un animale alieno, in No Man’s Sky quest’evento non riserva particolari emozioni, ad esclusione di una routine di azioni piuttosto noiose dettate dall’intelligenza artificiale.
Uno dei punti deboli del titolo è proprio la mancanza di uno scopo ultimo che finisce per rendere quasi tutte le azioni fini a se stesse. Le potenzialità ci sono e sono così tante che all’inizio ci si sente sopraffatti da tutto quello spazio liberamente esplorabile; ma ben presto ci si rende conto del pericoloso vuoto che aleggia dietro quest’immensità di pianeti, stelle e buchi neri.
Quello che rimane per la maggior parte del tempo è un giocatore solitario che esplora, perlustra, classifica, rastrella e, indubbiamente, resta affascinato
Il crafting serve principalmente a raccogliere materiali per migliorare il proprio equipaggiamento, rendendo la nostra tuta più resistente, le nostre armi più efficienti e la nostra astronave più veloce e capiente. Ciò ci permetterà di affrontare con più sicurezza le eventuali minacce, come una flotta di pirati che reclama i tesori della nostra stiva o una razza ostile che difende la propria esistenza con la forza. Purtroppo tutte queste situazioni sono destinate ad apparire e scomparire in pochi minuti e sono anche piuttosto rare. Quello che rimane per la maggior parte del tempo è un giocatore solitario che esplora, perlustra, classifica, rastrella e, indubbiamente, resta affascinato. Ma poco più.
L’incomparabilità di No Man’s Sky è quindi uno dei suoi punti di forza ed anche una delle chiavi di lettura più difficili per argomentare una recensione imparziale.
No Man’s Sky rappresenta un’avventura unica per ogni singolo giocatore ed proprio questo che lo rende così singolare. C’è chi in poche ore ha già sperimentato la spietatezza di certi pianeti con condizioni ambientali disagevoli, chi non ha faticato per trovare i segreti che riserva l’Atlante, chi invece a distanza di giorni dall’uscita ancora non si è allontanato dal proprio sistema solare.
Siamo ben consci che un’esperienza del genere può far contenti moltissimi giocatori, che non necessitano degli stimoli videoludici più canonici per esaltarsi di fronte ad uno schermo, ma siamo altrettanto sicuri che alcuni elementi di No Man’s Sky sarebbero dovuti essere gestiti meglio (tra tutti l’inventario e le fasi di combattimento), evitando così una superficialità che alla lunga si mostra in tutta la sua debolezza.
Hello Games ha fatto davvero un buon lavoro, dedicandosi anima e corpo a questo progetto e cercando di eliminare qualsiasi elemento di disturbo in grado di spezzare la magia del viaggio
Da un punto di vista meramente artistico, la produzione Hello Games è incredibile: la peculiare tavoletta cromatica utilizzata per dipingere l’universo del gioco riesce ad emozionare ad ogni atterraggio su un nuovo pianeta, disseminato di forme stravaganti e colori sgargianti che però non rendono meno realistica l’idea di star veramente esaminando un altro mondo. Perfetto è il paragone con alcuni romanzi di fantascienza, le cui tinteggiate copertine hanno stimolato la nostra fantasia durante molte estati.
Alcuni scorci ambientali vi lasceranno spesso e volentieri senza parole ed alimenteranno quella curiosità già accennata e quello stupore che vi spingerà sempre un po’ più in là.
Hello Games ha fatto davvero un buon lavoro, dedicandosi anima e corpo a questo progetto e cercando di eliminare qualsiasi elemento di disturbo che possa spezzare la magia del viaggio: ecco quindi che scompaiono suggerimenti e tutorial, raramente avvistati in basso sullo schermo, così come scompaiono i caricamenti, permettendo al giocatore di muoversi liberamente senza nessuna interruzione, ma sfruttando in maniera egregia i tempi reali di spostamento nel vuoto cosmico. Grande lavoro anche dal punto di vista musicale, dato che la colonna sonora è stata interamente scritta dal talentuoso gruppo post-rock britannico 65daysofstatic; ogni brano si sposa abilmente con le varie situazioni di gioco, accompagnando in modo armonioso qualsiasi azione del protagonista. Non ci sorprende quindi, che il loro ultimo lavoro sia uscito in una lussuosa edizione limitata, anche in vinile.
È difficilissimo valutare No Man’s Sky. La sua bellezza, la sua completezza, il suo essere un videogioco tutt’altro che canonico dipende in gran parte dalla predisposizione del singolo utente. Ed è ancora più difficile valutarlo ora, quando sappiamo che ci sono cose che non abbiamo ancora visto, e se comunque continuassimo a giocare da qui fino alla nostra morte, non vedremo mai. Quello che ci appare chiaro è che la creatura di Sean Murray ha delle enormi potenzialità, in gran parte però latenti (magari verranno portate alla luce attraverso le future patch già annunciate). Il vero carburante spaziale di No Man’s Sky è la vostra fantasia, la vostra immaginazione, la vostra curiosità. Ma chi è abituato al videogioco in senso stretto, potrebbe stancarsi presto ed abbandonare i comandi molto prima del previsto, sopraffatto dalla routine del turista spaziale. |