Colonia – L’idea di ritrovarsi in un ambiente preistorico ha sempre accarezzato la mente delle persone cresciute negli anni ’90, che si sono innamorate di Jurassic Park e alle ambientazioni fantascientifiche del decennio precedente. Chi non ha mai sognato di esplorare l’ignoto, imbattersi in creature fantastiche ed affascinanti e vivere in una lussureggiante giungla, vista solamente nelle incredibili ambientazioni di film come Avatar di James Cameron?
Forse era proprio questo che pensavano, da Crytek, mentre sorgevano le fondamenta di Robinson: The Journey, un’affascinante avventura per PlayStation VR che ci metterà nei panni di un giovane sopravvissuto ad un disastro spaziale. Il nostro protagonista si ritroverà costretto a esplorare un pianeta sconosciuto pieno di strane creature e incredibili installazioni, ma anche letali predatori e di tanto, tanto mistero. Robin sarà coadiuvato da un piccolo droide fluttuante avente forma sferica ed un accento inglese, che ci ha fatto subito venire a memoria Wheatley, l’indimenticabile antagonista di Portal 2.
Il nostro robotico compagno cercherà di consigliarci al meglio con voce e segnali visivi, fatti di frecce, stop, allarmi e così via. Una volta usciti dalla capsula di salvataggio, muoviamo i primi passi sulla superficie del misterioso pianeta, camminando fra le fronde di una giungla lussureggiante e, a nostro avviso, decisamente affascinante.
A differenza di altre esperienze VR, in Robinson: The Journey utilizzeremo il classico DualShock 4 per muoverci attraverso gli ambienti di gioco, e non il più particolare controller PlayStation Move. Non è chiaro se l’esperienza di gioco verrà arricchita in futuro con un’eventuale compatibilità con quest’ultimo metodo di input, ma c’è da dire che il DualShock 4 si è comportato benissimo, non facendoci rimpiangere la mancanza della libertà concessa dal Move.
I primi passi all’interno del mondo di gioco sono quasi magici: alberi alti quanto palazzi, brachiosauri pacifici e giganti che si nutrono dalle fronde vicinissime al nostro viso. Il nostro protagonista è silenzioso, ma la sua controparte robotica non lo è affatto, anzi: non smetterà mai di darci consigli, avvertirci di eventuali problemi o ironizzare sulla situazione. Dinosauri, misteri ed esplorazione, Robinson: The Journey affascina e rapisce con i suoi silenziosi panorami e le sue ambientazioni evocative.
La parte esplorativa si evolve grazie a delle brevi sessioni di arrampicata: possiamo controllare la direzione della nostra salita muovendo semplicemente la testa con il nostro visore, mentre le nostre mani “virtuali” aderiranno alla superficie richiesta, sia esso un grosso fungo sulla corteccia di un albero o una sporgenza rocciosa.
Robinson: The Journey affascina e rapisce
Ci ritroveremo anche ad utilizzare diversi gadget, come uno scanner a mano che ci permetterà di analizzare dati e scansionare relitti di precedenti spedizioni andate a finire non proprio bene. Robinson: The Journey incentra la sua forza non nella meta, ma nel viaggio: la costante voglia di esplorazione, insita nella natura umana, è al centro dell’attenzione e viene costantemente stimolata da un mondo che rapisce letteralmente il giocatore.
La demo si conclude davanti ad un gigantesco predatore che sembra un Tirannosaurus Rex, mentre il nostro sferico e robotico amico ci avverte che quello che ci aspetta è un gioco totalmente diverso. Ci siamo innamorati di Robinson, delle sue ambientazioni, delle sue creature, dei suoi silenzi e delle sue sfide. Siamo affascinati dal lavoro di Crytek e non vediamo l’ora di vederlo arrivare su PlayStation VR quest’anno.