sonic boom fuoco e ghiaccio
29 Set 2016

Sonic Boom: Fuoco e Ghiaccio – Recensione

Sonic Boom: Fuoco e Ghiaccio non ha un compito facile. Anzi, a dirsela davvero tutta, l’esperienza di Sanzaru Games al timone del comando di questa produzione a tema porcospino blu nasconde più imprevisti di quanti se ne possano immaginare. Perché è vero, se sul carisma del personaggio principale e sul suo peso nel panorama dei videogiochi nessuno sano di mente avrebbe di che ridire, è ugualmente vero come la media delle ultime IP legate all’iconico velocista nato tra le mura di SEGA e poi passato a più riprese nei lidi Nintendo abbia virato in modo preoccupante verso la mediocrità, lasciando un segno via via sempre più leggero e dimenticabile.

Sonic Boom: Fuoco e Ghiaccio rappresenta la terza declinazione del brand Boom, nato dapprima come serie televisiva e, soltanto in un secondo momento, traslato come spin off del franchise principale su piattaforma videoludica. Una serie che, non è un segreto, strizza l’occhio ad un pubblico giovane – per non dire adolescente, cercando però di trovare la giusta leva nei giocatori più stagionati ancora sensibili al ricordo dei platform su Master System o Mega Drive. Una leva che, storia insegna, ad oggi non si è dimostrata particolarmente efficace: dopo un primo episodio, Shattered Crystal, ben lontano dall’acclamazione popolare, il fallimento ancor più completo di Rise of Lyric non lascia certo spazio a premesse particolarmente rosee per quest’ultimo tassello su 3DS.

A pensar male si fa peccato, ma raramente si sbaglia. Un adagio che tutti (o quasi) avremo sentito almeno un paio di volte nella nostra vita e che, di tanto in tanto, trova applicazione anche nel mercato dei videogiochi. È questo il caso di Fuoco e Ghiaccio? La risposta, fortunatamente, è “solo in parte“: il terzo figliolo della trilogia Boom, nonostante alcune immancabili certezze e altrettanti tasti dolenti che avrebbero meritato maggior attenzione, si conferma platform interessante e a tratti divertente, pur senza riuscire nell’esprimere appieno quel carattere e carisma che, anni or sono, in tanti ci ha fatto innamorare. Il che, sia chiaro, rappresenta comunque un passo avanti evidente rispetto ai due fantomatici predecessori: se siete degli inguaribili ottimisti, insomma, è un buon mezzo bicchiere pieno.

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Non c’è nulla di meglio, per un buon eroe, di un ottimo antagonista. E nell’universo di Sonic l’antagonista è sempre lui, quel mattacchione svitato del Dottor Eggman, ossessionato oramai da oltre due decenni dalla velocità ipersonica del maledetto porcospino blu e, proprio per questo, deciso oggi come allora ad eliminarlo dalla piazza. Anni di fallimenti e di insuccessi, questa volta, potrebbero essere un ricordo: la scoperta della Magnite, rarissimo minerale capace di sprigionare una potenza inaudita, potrebbe essere l’ingrediente segreto alla base della costruzione di una linea di robot dalla velocità sensazionale. Così sensazionale da surclassare quella di Sonic una volta per tutte: o questa almeno è la convinzione di Eggman quando spedisce uno dei suoi robot, D-fecto, ad estrarne grandi quantità. Peccato che anche ai cattivi non sempre vada dritta, e una semplice missione di “raccolta” si trasforma in un disastro ambientale in piena regola, con il magnetico D-fecto che attrae accidentalmente a sé qualsiasi materiale metallico – Magnite ovviamente esclusa – gli capiti a tiro.

Risultato? Un bel po’ di isolette paradisiache messe a repentaglio da esplosioni potenzialmente disastrose, un mostriciattolo robotico dai poteri in costante crescita e, cosa più fastidiosa, un bel po’ di lavoro per Sonic e soci da sbrigare nel minor tempo possibile. Non che la velocità spaventi il nostro eroe, ma quando il rischio è un botto leggendario un po’ di ansia ti viene anche se sei pieno di aculei blu.

Pur trattandosi di un plot più semplicistico che old school (una caratteristica che, oramai lo saprete, contraddistingue ciascun esponente del brand Boom), Sonic Boom: Fuoco e Ghiaccio pone l’enfasi su due aspetti tutto sommati interessanti, che risollevano il titolo da un baratro annunciato modificandone profondamente le meccaniche base del gameplay: la presenza di un team di protagonisti da un lato, il dualismo “caldo/freddo” dall’altro. Partiamo dal primo aspetto: rompere l’antipatico Uovo nel paniere (semi cit.), questa volta, non spetterà soltanto a Sonic. Non che non ne sarebbe stato capace, visto il curriculum invidiabile dell’eroe SEGA: l’introduzione di altri quattro personaggi, nei piani dello sviluppatore, potrebbe però rappresentare quel pizzico di inaspettata varietà che spesso si lamenta in un titolo dalla matrice platform. Ecco che dunque arrivano Amy e il suo martellone potenziabile, i bicipiti mastodontici di Knuckles, il boomerang comandabile di Stick – l’ideale per raggiungere interruttori “scomodi” o protetti dalle trappole più assurde – e Tails, con il suo… vabbè, quel simpatico saputello di Tails.

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Premesso che il quintetto di eroi non sarà disponibile da subito (sarà necessario raggiungere un determinato livello, in genere coincidente con un punto di interesse in termini narrativi, per aumentare il numero di questa Justice League di roditori), la meccanica di switch in tempo reale da un personaggio all’altro appare indubbiamente interessante: un tap nello schermo inferiore del 3DS in corrispondenza del personaggio prescelto e via di cambio. Già, vi chiederete, ma perchè: la risposta, semplicemente, è level design.

Tolti i primi due o tre livelli di gioco, ogni scenario di Sonic Boom presenta ostacoli o (più in generale) elementi di interazione che richiedono espressamente l’utilizzo di un dato personaggio per essere attivati. Elementi quali le enormi rocce semovibili sensibili al martellone di Amy, gli interruttori attivabili col boomerang di Stick, le aree scavabili come nulla fosse da Knuckles o le piattaforme riflettenti da utilizzare col raggio laser di Tails: tutti elementi che abbondano in ciascuno scenario, contro i quali sbatteremo il naso praticamente da subito – l’avrete capito, anche quando nella nostra squadra non è ancora presente il personaggio in grado di interagirci.

Considerando la strizzata d’occhio poco velata ai collezionabili (saranno presenti puzzle, elementi meccanici o altre cianfrusaglie, che una volta raccolte potranno essere usate per sbloccare minigame dedicati alla velocità o per potenziare alcune delle armi in gioco), l’astuzia birbante di Sanzaru Games appare evidente: i perfezionisti dovranno affrontare più volte lo stesso livello, utilizzando personaggi differenti per esplorarlo da cima a fondo scoprendone sino all’ultimo segreto. Il tutto a favore della rigiocabilità: una trovata assolutamente positiva, se solo il level design fosse leggermente più collaborativo.

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Superata la sorpresa iniziale, gli elementi di interazione descritti al paragrafo precedente saranno gli unici che troverete per tutta la durata del gioco. Non che ci aspettassimo un approccio investigativo da un platform rivolto a giocatori di giovane età, ma un minimo di “spremuta di meningi” maggiore, magari combinando i vari poteri per fornire situazioni più intriganti, non avrebbe certo fatto male. Sostanzialmente, un giocatore leggermente più scafato si troverà ad aver visto ogni cosa ancor prima di raggiungere il giro di boa: la varietà estetica degli scenari, unita a delle boss fight dalla coreografia dannatamente riuscita, riescono in parte a spezzare i dettami di una monotonia evidente, ma non passerà troppo tempo prima di vedere lo switch del personaggio come un fastidio inutile piuttosto che un’opportunità.

Il che è un gran peccato, visto che l’alternare istantaneamente i protagonisti regala a Sonic Boom: Fuoco e Ghiaccio un ritmo mica da ridere. Ritmo che aumenta in alcuni scenari “only-run” con protagonista il solo Sonic e che raggiungerà livelli esagerati per i cacciatori del 100% visto che, tra le metriche di completamento di ciascun livello, a far compagnia al numero di collectibles raccolti sarà richiesto di battere un tempo prestabilito. Ancora una volta, l’imperativo di Sanzaru Games è la rigiocabilità: non che si tratti necessariamente di un male, trattandosi dell’unica cosa in grado di fornire una reale sfida nell’intero pacchetto, ma non aspettatevi comunque imprese drammaticamente difficili. Se Sonic Boom ha fatto breccia nei cuori dei più piccini, forse un motivo di sarà.

Un passo avanti evidente rispetto ai due predecessori

Il secondo aspetto di punta della produzione in esame, come anticipato, è rappresentato dal dualismo Fuoco e Ghiaccio. Un dualismo dalle potenzialità enormi, specie in un contesto come quello del platform, ma che – con sommo malincuore – viene sfruttato dal team di sviluppo nel modo più banale, prevedibile e noioso possibile. La meccanica è semplice: basta premere il dorsale di 3DS per switchare tra i due poteri elementali di ciascun personaggio e attivarne i prodigiosi effetti. Effetti che coincidono con la possibilità di sciogliere istantaneamente blocchi di giaccio da un lato, di far solidificare l’acqua in comode piattaforme dall’altro: nient’altro, per l’intero dannatissimo playthrough. Che poi ammettiamolo, l’idea alla base di per sé funzionerebbe alla grande: con un pizzico aggiuntivo di fantasia e, magari, con l’introduzione di qualche meccanica laterale, gli effetti di questi poteri – che, per inciso, danno pure il titolo a questo episodio – avrebbero potuto lasciare un segno nettamente più profondo. Tocca accontentarsi di una serie di “enigmi” binari dalla soluzione scontata, dove al massimo il mancato tempismo può costare la vita dell’eroe controllato. Che di vite, per giunta, non ha limite alcuno: nulla dunque che, nel peggiore dei casi, un paio di tentativi non possano risolvere.

Dal punto di vista tecnologico riscontriamo in questo Sonic Boom quello stesso andamento a singhiozzo che ne ha caratterizzato il gameplay. Positivo il frame rate, stabile dall’inizio alla fine delle circa nove ore di playthrough – una necessità irrinunciabile, vista comunque l’enfasi che in ciascun gioco di Sonic viene data alla velocità. La palette cromatica accesa ben si presta al mood del gioco, comunque pervaso da un senso generale di ironia e spensieratezza; positiva anche la modellazione dei primari, non certo i modelli più dettagliati apparsi sulla portatile Nintendo ma, nel complesso, riconoscibili e piacevoli alla vista – nonostante una texturizzazione, in alcuni casi, ai limiti dell’opinabile.

Le sbavature principali arrivano dal level design, che offre una maggior varietà nelle fasi iniziali per poi appiattirsi e presentare una lunga serie di elementi comuni (per non dire riutilizzati), e dalla realizzazione dei nemici, che si esauriscono rapidamente sulle dita di due mani senza mai colpire nel segno. Le boss fight, che sfruttano entrambi gli schermi della console per essere affrontate, sfuggono a questa triste analisi confermandosi al contrario uno dei punti più riusciti del titolo: ma la loro frequenza contenuta, oltre che un’eccessiva semplicità, le rendono comunque scarsamente memorabili. Nulla da dire sul fronte sonoro: buono il doppiaggio in italiano, piacevoli le musiche di sottofondo – con alcune impennate ritmiche nelle sequenze più concitate.

Conclusioni

Non è mai bello calcare la mano sui fallimenti passati, ma è impossibile non accorgersi di come, nonostante gli evidenti problemi di Sonic Boom: Fuoco e Ghiaccio, esso rappresenti di gran lunga il miglior titolo dello spin-off ispirato alla serie animata. L’esagerata linearità dei livelli, unita ad un coefficiente di difficoltà che fa capolino soltanto occasionalmente quando si tratta di infrangere qualche record a cronometro, rendono questo terzo tassello del puzzle più adatto ad un pubblico molto giovane, alla ricerca di un passatempo “senza impegno” con cui distrarsi dalla monotonia quotidiana. Difficile infatti consigliarlo agli amanti del platform “cattivo”, quello che punisce e obbliga a lunghe sessioni di retry pur senza indurre frustrazione: nel titolo Sanzaru Games, della frustrazione non vedrete nemmeno l’ombra.

Sotto queste premesse, che dovrebbero bastare a farvi capire la “bontà” generale della serie Sonic Boom sino ad oggi, viene abbastanza naturale intuire come il limite più grande di Fuoco e Ghiaccio sia proprio la noia: l’assenza di sfide memorabili, il riproporsi di sequenze ai limiti della copia e l’assenza di profondità delle sue meccaniche portanti, interessanti solo sulla carta ma tradotte in modo troppo frettoloso in gameplay vero e proprio, minano seriamente l’esperienza di questo terzo episodio. Che uscirà senza infamia o lode dalla nostra prova dei fatti, alla fine della fiera: ma l’eredità dell’eroe più veloce di sempre, che l’abbiate conosciuto quando ancora SEGA lottava in prima fila nella guerra delle console o soltanto più tardi, grazie a quei geniacci di Nintendo, meriterebbe altro. Qualcosa di più di un cubetto di ghiaccio sciolto da una tiepida fiammella.