C’è stato un momento, quasi 10 anni fa, in cui ho pensato che oltre non si potesse andare, che in quel finale e quel lascito di Phoenix ad Apollo, la saga di Phoenix Wright potesse dirsi magistralmente conclusa. Ma d’altronde si sa, nell’industria videoludica è difficile porre realmente fine a un franchise, soprattutto se amato e richiesto a gran voce dai fans come il qui presente Ace Attorney.
Capita quindi che tre anni fa ti avvicini ad Phoenix Wright: Ace Attorney – Dual Destinies con un misto di curiosità e scetticismo, d’altronde a Capcom non sono proprio famosi per la riverenza con cui immettono sul mercato nuove versioni dei loro grandi classici. Eppure sapete che c’è? Nonostante il finale da groppo alla gola di Apollo Justice, il tutto funzionava, e alla grande pure! Perché non riprendere da dove avevamo concluso quindi? Prendete posto, si torna in aula la seduta è di nuovo aperta!
Ultimo esponente di un genere, quello delle avventure grafiche, che ultimamente pare aver ritrovato nuova linfa anche grazie al contributo di capolavori indiscussi come Life is Strange e i lavori della TellTale, Phoenix Wright Ace Attorney Spirit of Justice è come l’ultimo capitolo della tua serie di libri preferita: i tuoi amici a guardarlo non potranno fare a meno che innalzare gli occhi ed esclamare “ma è sempre la solita storia!”, e in fondo avrebbero anche ragione, ma se in quelle pagine (in questo caso virtuali) ci sei cresciuto e, coi suoi protagonisti, maturato, difficilmente capirebbero cosa ci sia di tanto speciale.
E mai come in questo caso paragone fu più azzeccato in quanto al di là del suo gameplay molto basilare, tutta la sinergia che si instaura tra Ace Attorney e il giocatore è giocata su linee e linee di dialogo (in inglese) tutta da divorare e assaporare mentre il tempo passa senza che neanche ce ne si renda conto.
Phoenix Wright Ace Attorney Spirit of Justice è come l’ultimo capitolo della tua serie di libri preferita
Riprendendo dunque da dove eravamo rimasti, gli eventi narrati in Phoenix Wright Ace Attorney Spirit of Justice prendono il via a un anno di distanza rispetto quanto accaduto in Dual Destinies: L’agenzia “Vattelappesca Wright” ormai può contare sul prezioso aiuto continuativo di Apollo e Athena conosciuti nei precedenti capitoli ma sembra proprio che nella vita di Phoenix manchi ancora qualcosa, o meglio, qualcuno, qualcuno che è sempre stato al suo fianco quando ancora era un giovane avvocato alle prime armi.
Ed è proprio sulle tracce di questa vecchia spalla che il nostro istrionico avvocato dai capelli a punta si ritroverà catapultato a suo malgrado dall’altra parte del mondo, nel regno di Khura’in, una terra dal sapore antico dove l’arte della divinazione ha da tempo messo al bando l’avvocatura in favore di processi lampo condotti grazie alle testimonianze delle vittime trapassate e in cui l’imputato viene immediatamente condannato. E con lui eventuale avvocato difensore. Ora provate a chi toccherà difendere la propria guida turistica non appena atterrato in Khura’in?
A cavallo fra il Giappone antico e l’occidente moderno, l’atmosfera che si respira giocando a Phoenix Wright Ace Attorney Spirit of Justice è di quelle palesemente sopra le righe, eppure, nonostante diverse trovate a dir poco incredibili, il tutto viene sempre reso in maniera impeccabile e coerente all’interno del mondo di gioco, che si tratti di morti che comunicano coi vivi o poco probabili comparse in tribunale.
Senza svelare oltre di una sceneggiatura in grado di regalare più di un momento di sana tensione, vi basti solo sapere che per chi scrive ci troviamo di fronte ad alcuni dei casi più belli ed elaborati dell’intera serie, capaci di portare avanti con estrema eleganza tanto la ricerca di Phoenix e la crescita personale di Apollo in un inedito intreccio che culminerà, come da tradizione, con un lunghissimo capitolo finale in grado di tirare le fila di quanto giocato fino ad allora. Il tutto senza perdere mai un colpo.
l’atmosfera che si respira giocando a Phoenix Wright Ace Attorney Spirit of Justice è di quelle palesemente sopra le righe, eppure il tutto viene sempre reso in maniera impeccabile e coerente
Ancor più che in passato a spiccare sull’intera faccenda sono i suoi protagonisti. Un elemento fondamentale che da sempre ha fatto la fortuna della serie è stata la presenza di personaggi che tra fasi investigative ed interrogatori man mano narravano qualcosa di loro, schiudendosi al giocatore in modo tale che fosse possibile capire le loro reali intenzioni ancora prima di avere delle prove concrete in mano. In quest’ottica Phoenix Wright Ace Attorney Spirit of Justice riesce addirittura a bissare i suoi predecessori proponendo un cast di comprimari e antagonisti meno eccentrici rispetto ad alcune personalità del passato e favorendo contemporaneamente delle personalità a tutto tondo che vanno oltre le classiche macchiette a cui siamo stati abituati fino a oggi.
Emblematiche a tal proposito le figure del nuovo procuratore Nahyuta Sahdmadhi, in grado di rivaleggiare a mani basse con mostri sacri del calibro di Edgeworth e Godot per la tenacia e l’acume con cui persegue gli accusati (e Phoenix), e della principessa di Khura’in Rayfa Padma, inizialmente personaggio dai connotati negativi ma che ben presto si renderà protagonista di una maturazione interiore di grande rilievo all’interno della serie.
Ma se su trama e personaggi ci sarebbero ancora fiumi di parole da spendere, andiamo invece a spendere due caratteri di completezza anche su quello che dovrebbe essere il gioco vero e proprio. In quanto prodotto espressamente pensato per gli affezionati della serie è inutile stare qui a spiegare per l’ennesima volta le due anime, forense e giuridica, che compongono il gameplay di Phoenix Wright Ace Attorney Spirit of Justice. Come detto in apertura, poco è cambiato rispetto al passato: da un lato si raccolgono le prove durante le sessione “esplorative” dall’altra le si presentano durante quelle interrogative. Quello su cui vogliamo soffermarci è invece la “summa” che Spirit of Justice mira a offrire in termini ludici, in quanto massima espressione di ogni trovata sperimentata nei capitoli precedenti.
Cosa vuol dire ciò? In termini pratici, nei panni dei vari membri dell’agenzia Wright avremo la possibilità di ricorrere a tutti i loro “trucchi” del mestiere sperimentati dal primo Ace Attorney a Dual Destinies: Sbloccare i lucchetti psichici degli indiziati nei panni di Phoenix, scoprirne i tic nervosi con Apollo, le contraddizioni negli sbalzi di umore con Athena e persino utilizzare le più avanzate tecnologie dell’analisi forense come il rilevatore di impronte digitali grazie all’aiuto della bellissima Ema Skye.
Al lato pratico ognuna di queste fasi si traduce in un diverso minigame utile quel poco che basta a variare un minimo l’azione di gioco fra un dialogo e l’altro, con l’unica vera novità rappresentata dalle “Divinazioni Mistiche” di Rayfa, una variante di quanto visto in precedenza durante le quali sarà necessario scovare le contraddizioni sull’azione messa a schermo rispetto alle sensazioni (delle scritte fluttuanti) provate dalla vittima poco prima di trapassare. Veramente tutto qui.
nei panni dei vari membri dell’agenzia Wright avremo la possibilità di ricorrere a tutti i loro “trucchi” del mestiere sperimentati dal primo Ace Attorney a Dual Destinies
Sorvolando su una mancanza di novità che altrove avrebbe gravato come un macigno ma che in Ace Attorney riesce comunque a farsi perdonare vista la natura atipica del prodotto, l’unico che neo che ci sentiamo realmente di segnalare, è la totale assenza della benché minima traduzione in italiano. Lungi da noi definire tale assenza un difetto, la mancanza dell’italiano potrebbe comunque gravare non poco sull’acquisto, anche in virtù del fatto che precedentemente a Dual Destinies, molti appassionati si sono avvicinati alla serie grazie alla traduzione che Nintendo in prima persona ha effettuato sui primi quattro capitoli.
L’inglese qui usato rimane comunque molto basilare e di facile intuizione salvo qualche termine tecnico utilizzato in ambito giuridico all’interno dei singoli reperti, ostacolo comunque facilmente arginabile con l’aiuto di un fidato dizionario online.
Se non siamo dinnanzi al miglior capitolo della serie, veramente poco ci manca. Chiaramente pensato per un pubblico specifico di irriducibili, Phoenix Wright Ace Attorney Spirit of Justice è una visual novel che più che un videogames vero e proprio è un libro interattivo: si gioca poco e si legge molto, ma il tutto è talmente ben scritto e sceneggiato che annoiarsi è praticamente impossibile. Snellito ulteriormente anche nelle fasi investigative grazie a una serie di trovate che permette fin subito di trovare gli elementi chiave grazie ad alcuni accorgimenti grafici, il risultato è un titolo molto più intuitivo e piacevole da seguire nella sua interezza. E poco importa se certe volte si vorrebbe saltare direttamente al momento “clou” in quanto già figurata l’identità dell’assassino, ogni dialogo, ogni battuta, ogni dettaglio, contribuisce a rendere ogni istante unico e irripetibile. Considerato poi che il tutto viene venduto, sullo store digitale Nintendo, a poco meno di 30 euro per 40 e passa ore di emozioni e risate, lasciarselo sfuggire sarebbe un crimine. La giuria non ha altro da aggiungere, vostro onore. |
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