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Hustle Kings VR – Recensione

Col biliardo, lo ammetto, ho sempre avuto un buon rapporto. Non che sia uno di quelli che mette la otto in buca centrale dopo un colpo a quattro sponde, per carità, ma le ore di lezione universitaria bellamente sacrificate al bar scommettendo le cose più impensabili sull’ennesima sfida a carambola, tutto sommato, qualcosa mi hanno insegnato. Ecco perché ancora oggi i videogiochi di biliardo, nonostante la loro intrinseca semplicità, mi affascinano parecchio. Hustle Kings è uno di questi dai tempi di PS3 e PS Vita: con la creatura dei londinesi di VooFoo Studios, specie nella sua incarnazione portatile, mi ci sono divertito davvero parecchio: e questo nonostante un sistema di controlli un po’ troppo macchinoso, specie quando l’obiettivo era farsi quattro tiri in tranquillità, e una intelligenza artificiale che passava dal Ragionier Ugo Fantocci all’Agente 47 senza offrire una soluzione intermedia. Ma tutto sommato andava bene uguale, specie quando il tavolo vero era lontano dall’ufficio.

Giocare a biliardo in Realtà Virtuale, già da allora, me lo immaginavo come una figata poderosa. L’avvento del motion control anche su PS3, unito alle fantasticherie che già ai tempi si facevano su fantomatici visori che avrebbero rivoluzionato il mondo del gaming, sembravano l’humus ideale per il tenero Hustle Kings: magari non sarebbe stato comodissimo, ma vuoi mettere giocare a biliardo guardando da vicino la palla bianca e aggiustando la linea di tiro della stecca come se davvero ce l’avessi ad un palmo dal naso? L’avvento di PS VR nell’universo PS4 ha tradotto in realtà questo piccolo sogno soltanto qualche giorno fa: peccato che le cose non siano andate come avevo previsto. E a questo punto le possibili spiegazioni sono due: o sono invecchiato male io, o i ragazzi di EPOS Game Studios hanno fatto una mezza frittata. E ora vi spiego perché la risposta esatta è la seconda.

hustle kings vr

Partiamo dalle cose positive: il livello di “immersione”. Passi la schermata del menu iniziale, rappresentata da un opinabile schermo curvo che di virtuale ha ben poco, basta lanciare una delle qualsiasi modalità di gioco disponibili per ritrovarsi all’interno di una sala da biliardo ragionevolmente rifinita, con arredamenti che spaziano dal moderno al classico, banconi da bar in perfetto stile lounge americano e, chiaramente, tavoli – anche delle forme più assurde – pronti ad accogliere le nostre giocate. Il colpo d’occhio iniziale nel complesso è positivo, e regala una visione d’insieme ragionevole giocando da seduti (l’importante, chiaramente, è tarare a modo PS Camera): la telecamera è affidata al sensore di movimento del visore, visto e considerato che gli stick analogici controllano inclinazione e punto di impatto della stecca sulla sfera. Guardarsi alle spalle potrebbe essere più difficoltoso del previsto, anche se non vi capiterà così spesso di doverlo fare: diciamo che, alle volte, alcune bocce escono dal campo visivo dopo tiri particolarmente potenti o, cosa sicuramente più problematica, sarà difficile capire la traiettoria delle palle lontane che andremo a colpire col “boccino”. Nulla che un cambio di posizione, come spiegheremo a breve, possa gestire.

Il colpo d’occhio iniziale nel complesso è positivo

Anche sotto il profilo dei contenuti Hustle Kings VR non se la batte male: non abbiamo riscontrato l’ombra di una novità rispetto alle versioni precedenti, ma l’offerta ludica complessiva, tra sfide online e offline (tra cui un’insolita versus mode 1 contro 1 a “casco virtuale” alterno), tutorial e match speciali, è assolutamente in linea al prezzo richiesto dal titolo (19.90€). Ancora una volta le varianti di gioco sono numerose: Palla 8, Killer, Tagliagola, Palla 3 sono solo alcune delle più “strane” modalità, che vanno ad affiancarsi a quelle più tradizionali, europee, USA o UK, che i fedeli del tavolo conoscono a menadito. Per dare più mordente alle sfide, lo sviluppatore ha riciclato il meccanismo di scommesse che ha caratterizzato la passata edizione: ogni incontro offline premia il giocatore con quantitativi variabili di moneta virtuale, che potrà essere scommessa con o senza criterio nelle sfide multi, moltiplicando drammaticamente il guadagno o riducendo lo sventurato al lastrico, costringendolo a giocare sino allo sfinimento.

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Ora, purtroppo, i tasti dolenti. Chiunque provenga da una qualsiasi delle versioni di Hustle Kings ricorderà in modo abbastanza nitido una certa macchinosità dei comandi, anche solo per effettuare una semplice spaccata. Una macchinosità che certo, da un lato lasciava sottendere un’attenzione tutto tranne che trascurabile per la “fisica” del biliardo, laddove andava a tenere in corretta considerazione l’inclinazione della stecca, il punto di impatto sul boccino, la forza con cui esso avveniva e tutta la genia degli urti che seguivano al colpo. Dall’altro, almeno in piccola parte, rendeva meno immediata la fruizione del tutto, visto che per effettuare un colpo “completo” era richiesto di muovere una leva, premere un tasto per entrare in modalità effetti, inclinare di nuovo la leva a seconda della situazione, premere un secondo tasto, agire sul dorsale per dosare la forza e, solo a quel punto, usare lo stick destro (simulando il colpo caricato della stecca) per effettuare il tiro.

Non certo due passaggi, insomma, che nel panorama Realtà Virtuale con supporto PS Move avremmo preferito dimenticare rapidamente. Ebbene, la situazione non è esattamente questa. Chiunque decida di utilizzare un control schema classico con Dualshock 4 sappia che non è cambiata una virgola da quanto appena esposto: il che potrebbe essere familiare per un giocatore abituale, direte voi, ma rifare tutta quella trafila con un caschetto infilato in testa non è propriamente la cosa più comoda del creato. Immaginate cosa possa significare per un neofita di Hustle Kings doversi districare in mezzo a tutta questa Golconda di istruzioni, pur indicate in modo eloquente dal tutorial… Le cose si fanno problematiche quando la visuale corrente, nonostante le pieghe da maestro di Yoga che il giocatore finisce inesorabilmente per assumere, non è sufficiente a dare un’informazione adeguata sul colpo da effettuare: Hustle Kings VR, invece che optare per uno spostamento tradizionale attorno al tavolo (usando magari il d-pad o, a questo punto, una nuova combinazione di tasti dedicati), permette di teletrasportarsi in posizioni fisse del tavolo di gioco. Sospendiamo ogni commento sulla contro-intuitività di una tale scelta, che ancora una volta in certi tratti finisce per rendere il tutto ancora più complicato da gestire.

Hustle Kings VR è il classico compitino “fatto perché sì”

Meno male che c’è il Move, direte voi, a semplificare le cose. Che è un po’ quello che pensavo io sino ad un paio di giorni fa, quando speravo di poter simulare la tecnica sopraffina del colpo di sponda impugnando PS Move, premendo il tasto posteriore per caricare il colpo e via di movimento di gomito, dopo averlo ruotato il giusto per decidere dove colpire la boccia bianca. L’abbondanza di verbi all’imperfetto dovrebbe farvi intuire come, Move alla mano, la situazione rimanga pressoché immutata. Incredibile ma vero, la soluzione “motion control” è quella più limitante sia in termini di realismo che di libertà del movimento, con un margine di errore così alto da renderla inaffidabile per i tiri più complicati. Non solo la necessità di allineare la traiettoria del tiro premendo ancora una volta svariati pulsanti diversi appare insensata, avendo qualcosa di “fisico” in mano da muovere liberamente, ma riempire un meter con la pressione del tasto cerchio per dosare la forza è troppo anche per i giocatori più pazienti.

Per quanto riguarda la componente tecnologica del titolo, la buona impressione iniziale una volta dentro la sala è stata più volte messa a repentaglio da una serie di glitch, alcuni dei quali davvero fastidiosi – al punto da farci avvertire una leggera motion sickness, nonostante la staticità del gioco. Si passa da comportamenti ballerini della telecamera quando si osa un po’ troppo con le rotazioni della stecca, a improvvise oscillazioni dell’intero campo visivo per uno o due secondi al massimo, nonostante “nessuno abbia toccato nulla”. Visivamente, lo ripetiamo, Hustle Kings VR non è male, nonostante la forte asetticità degli ambienti e la ricerca di un design per lo più minimal “da rivista” (nonostante un paio di scenari siano più tradizionalisti) non richieda una cura del dettaglio così esagerata – anche se, in alcuni frangenti, un minimo di pulizia in più non avrebbe dato fastidio. Nulla, comunque, di lontanamente paragonabile al terrificante accompagnamento sonoro presente in game e nei menu: qualcosa di così indicibile da spingervi a giocare senza auricolari. Quantomeno potrete concentrarvi di più sull’incontro senza incappare in facili distrazioni.

Conclusioni

Hustle Kings VR, se solo si fosse avvicinato a come ce l’eravamo immaginato in molti qualche mese fa, avrebbe potuto essere il gioco di biliardo definitivo. Realtà Virtuale e Motion Control: mancava solo il tavolo da biliardo vero, ma la “somma” dei due elementi appena citati avrebbe sopperito in modo più che dignitoso alla costosa mancanza. Eppure di dignitoso rimante solo lo stretto necessario nel titolo dei ragazzi di EPOS Game Studios, che confezionano un prodotto visivamente interessante, seppur dai limiti a tratti evidenti, senza prendersi la briga di aggiornare un sistema di controlli già fastidioso un paio d’anni fa, che diviene insopportabile indossando un PS VR.

Che poi quello dei controlli rappresenta il difetto più lampante di Hustle Kinks VR, che soffre come il predecessore di una IA sin troppo ballerina e di glitch grafici magari non troppo frequenti, ma dagli effetti – accettabili magari su uno schermo contenuto come quello di PS Vita – drammaticamente amplificati proprio in virtù della VR. Diciamo pure che questo Hustle Kings è il classico compitino “fatto perché sì”, dove le novità le conti sulle dita di una mano e, come nel caso del teletrasporto da una sponda all’altra del tavolo, forse avrebbero meritato qualche riflessione in più. Ribadiamo, a scanso di equivoci, che non si tratta di un brutto gioco di biliardo: semplicemente, uno davvero poco pratico e confortevole. Uno di quelli dove, la stecca virtuale, la spaccheresti volentieri sulla schiena del tuo avversario virtuale.

 

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