La saga Sid Meier’s Civilization rappresenta uno di quei pilastri inamovibili dell’industria videoludica per PC, capace da sola di fare da padrona in un genere, quello del 4X, talvolta ingiustamente abusato.
Ci sono stati dei mezzi passi falsi, come il più recente spin-off Beyond Earth, oppure dei maldestri tentativi di traslare il successo su altre piattaforme di gioco casalinghe, come le console.
Ma siamo disposti a perdonare tutto, ma davvero tutto a Firaxis, se presenta sugli scaffali un prodotto di assoluto spessore come Civilization VI.
L’ultimo capitolo della celebre serie è infatti un glorioso ritorno alle meccaniche di gioco classiche senza però rinunciare ad importanti novità, perfettamente inserite nel contesto e capaci di dare nuova linfa alla strategia di fondo che accompagna ogni singola partita.
Il passaggio da piccola quanto insignificante cittadina di provincia a capitale di un’intera nazione e potenza economica globale non è mai stato tanto soddisfacente: Firaxis riesce nella difficile impresa di far collimare la crescita sociale ed economica, la potenza militare e la gestione (talvolta tortuosa) dei rapporti con gli altri leader mondiali, in un sistema granitico ed imprescindibile, da cui futuri titoli dello stesso genere dovrebbero solo imparare. Tante sono le meccaniche cambiate o aggiornate, ma sarà breve il tempo necessario ad assimilarle ed imparare a sfruttarle alla perfezione, tant’è vero che vi chiederete come avreste fatto senza.
In questo 2016, già osannato da autentiche perle videoludiche, Civilization VI si piazza presuntuosamente tra i candidati al miglior gioco dell’anno, perfetto esponente degli strategici a turni su PC fin dal 1991 e con tutta probabilità, per molti degli anni a venire.
Per i pochi che ancora non lo sapessero, lo scopo ultimo di Civilization è quello di creare un impero su larga scala, cercando di renderlo funzionante dal punto di vista economico, sociale e militare. I parametri da tenere sotto controllo sono tantissimi e ogni più piccola oscillazione può, in qualsiasi momento, cambiare le sorti del vostro popolo.
Civilization VI permette di scegliere tra 20 grandi personalità storiche provenienti da ogni angolo del mondo, ognuna dotata di particolari capacità e unità d’attacco, in modo tale da rendere pressoché unica la scelta. Pedro II ad esempio, è la guida del Brasile e può contare sulla Minas Gerais, un’unità esclusiva corazzata, più potente della controparte, Pietro invece è a capo della Russia ed ha diritto ad un territorio extra per ogni città fondata, oltre che vantare la produzione del Cosacco, o ancora la celebre Caterina De’ Medici, francese, i cui territori hanno un maggior punteggio in cultura e edifica meraviglie più in fretta rispetto agli altri paesi.
In Civilization non si parla esclusivamente di guerre, non si vince solo annientando il nemico, ma si può eccellere sotto tanti aspetti
Ognuno di questi grandi protagonisti si adatta ad un preciso stile di gioco: ciò vuol dire che una volta effettuata la vostra scelta ed entrati in partita, vi confronterete direttamente con altri leader, imparando a vostre spese (o a spese dei vostri cittadini) contro chi state gareggiando.
Perché in Civilization non si parla esclusivamente di guerre, non si vince solo annientando il nemico, ma si può eccellere sotto tanti aspetti e per arrivare primi in classifica ci sono innumerevoli modi, tra cui quello di ottenere il maggior numero di meraviglie nei territori controllati, oppure quello di essere la civiltà scientificamente più sviluppata.
Si parte però sempre da un unico colono, generato casualmente sulla mappa di gioco. Spesso e volentieri è proprio la casualità iniziale a determinare molte delle scelte future. Iniziando vicino ad un fiume, si potrà usufruire dell’acqua così da costruire mulini e poi acquedotti ed aumentare il prestigio della città. Oppure sfruttare eventuali risorse di lusso (come i cavalli o il salnitro) per iniziare scambi e rotte commerciali con i popoli affini.
Nella nostra prima prova ad esempio, abbiamo iniziato su un piccolo continente bagnato dal mare, attiguo ad un’unica città-stato. Queste ultime sono delle città neutrali che in Civilization VI ricoprono un ruolo ben più importante rispetto al passato: è infatti possibile mandare all’interno degli emissari, al fine di ricoprire un ruolo sempre più determinante nelle politiche locali, a scapito del legame con altre nazioni. Stesso discorso per i popoli Barbari, che ora non sono più un mero allenamento per le truppe militari, ma soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, rappresentano una vera e propria minaccia. Il loro equipaggiamento è molto più vario rispetto al passato ed anche la predisposizione a fondare piccoli avamposti è aumentata. Conquistandoli, intascherete un bel gruzzolo di monete d’oro, oltre che guadagnare il favore delle nazioni in gioco; ma soprattutto nelle prime fasi occorre fare tanta attenzione, soprattutto a causa di una produzione forzatamente rallentata e di pochi soldati disponibili.
Un’altra delle novità principali di Civilization VI, che senza dubbio finisce per avere uno dei maggiori impatti sull’espansione del nostro impero è rappresentata dai Costruttori.
Nella saga sviluppata da Firaxis, questa importante unità è sempre stata sottostimata, soprattutto perché una volta prodotte, resistevano fino alla fine del gioco, in completa autonomia, migliorando tutto ciò che era possibile migliorare. Ora però, non è più così: i costruttori si esauriranno dopo sole tre azioni di gioco, il che vuol dire che ognuna di queste dovrà essere valutata con la massima attenzione.
Certo, il miglioramento richiesto sarà completato immediatamente (mentre prima c’erano da aspettare anche un centinaio d’anni per l’edificazione di una fattoria), ma è un dettaglio che finirà per cambiare nel profondo le meccaniche di gioco a cui tutti erano abituati.
Soprattutto perché questa va a braccetto con la seconda grande innovazione del titolo, rappresentata dalla necessità di costruire i vari distretti cittadini fuori dalle mura principali. Proprio per questo, la valutazione tattica di ogni casella sarà imprescindibile ed occorre iniziare fin da subito a preoccuparsi della gestione del territorio. Vogliamo costruire un campus per la ricerca scientifica, in modo da ampliare le conoscenze dei cittadini? Occuperemo una casella. Vogliamo costruire uno snodo commerciale, per ampliare le possibili rotte con altri paesi? Occuperemo una casella. Vogliamo edificare un luogo sacro, punto d’incontro per i religiosi? Occuperemo un’altra casella e così via. Ovviamente, ognuno dei distretti disponibili sarà migliorabile nel corso del tempo, senza occupare ulteriore spazio, ma alcuni dei potenziamenti più vitali saranno proprio legati alla realizzazione di questi ultimi.
Tutto in Civilization è un vero spettacolo per gli occhi
Ma così come nella maggior parte delle città reali, anche in Civilization VI non sarà possibile costruire tutti i distretti in ogni città, limitato dal numero di abitanti, dalle risorse e dalla posizione geografica.
Il discorso è il medesimo per le Meraviglie (uno dei punti di forza per lo sviluppo della civiltà), a cui ora dovrà essere dedicata una casella esagonale a parte che soddisfi specifiche esigenze. A questo punto tornano utili i nuovi costruttori, che possono plasmare il territorio secondo precisi canoni, bonificando una palude ad esempio, oppure abbattendo un bosco, per far spazio a qualcosa di più utile (ma occhio a non deforestare un’area troppo vasta o sarete denunciati per crimini contro l’ambiente!).
Ed è proprio per tutti questi motivi che il luogo di inizio sarà importantissimo e condizionerà tutta la partita, fino all’esito finale.
In un complesso mondo di gioco come quello di Civilization, in cui si spostano eserciti, si fondano città e si edificano immense opere architettoniche che dureranno in eterno, anche la diplomazia svolge un ruolo determinante.
Nei capitoli passati, il dialogo con gli altri popoli è sempre stato gestito in maniera sufficiente, senza troppi intoppi, tuttavia senza mai saggiare la possibilità di effettuare scelte più approfondite. Da questo punto di vista Civilization VI rimane ben ancorato alle proprie radici, presentandoci un sistema diplomatico rinnovato in pochi punti, ma tutt’altro che scadente. Attraverso una semplice finestra sarà ora possibile verificare in tempo reale tutte le relazioni con i popoli conosciuti ed eventualmente individuare eventuali comportamenti scorretti intrapresi.
Tutti i leader che incontreremo partiranno con una certa dose di sfiducia nei nostri confronti e la strada verso un’amicizia ufficiale è lastricata di favori, richieste e donazioni in denaro o beni primari. Molto spesso capiterà che queste grandi personalità si infurino per inezie, come il possedere più meraviglie, essere più avanzati tecnologicamente o semplicemente aver fondato una città nei pressi dei loro confini (a noi è capitato con l’insopportabile Re del Portogallo); di conseguenza starà solo a voi decidere se intraprendere la via della pace o della guerra.
Nello specifico, in questo sesto capitolo è possibile proclamare differenti tipi di guerra, in base al torto che ritenete aver subito. Così facendo, aumenteranno le probabilità di ottenere il favore di altri popoli. Al contrario, se le vostre ragioni saranno futili, verrete condannati e vi aspetteranno parecchie magagne economiche e sociali.
Da questo punto di vista, la produzione edita da 2K non è cambiata più di tanto e ancora oggi si porta qualche incertezza dei tempi andati, inerente soprattutto alle problematicità che emergono dialogando con l’intelligenza artificiale.
Il rimedio si è cercato nell’introduzione delle politiche economiche, un albero di possibilità che vanno sbloccate allo stesso modo della ricerca scientifica. Dopo un certo numero di turni sbloccheremo infatti dei bonus, rappresentati da altrettante “carte” che potremo affiancare al tipo di politica adottato inizialmente (ma mai definitivo). Potremo quindi avere uno sconto sulle caselle acquistate, un potenziamento per i combattimenti contro le unità di terra o un’agevolazione monetaria in caso di due o più distretti in un’unica città. Un’introduzione intrigante, ma che alla lunga lascia il tempo che trova, soprattutto quando si è arrivati ad una certa stabilità che non si vuole sconvolgere.
La religione invece, è diventato un tassello rilevante nell’economia del gioco e non abbiamo utilizzato il termine “economia” a caso. Oltre alla possibilità di fondare una religione personale (e dargli anche un nome), cercando il perfetto connubio tra gli oneri e gli onori dei culti conosciuti, Firaxis ci da anche il permesso di creare unità apposite che con un po’ di fortuna possono convertire altri regni. Ciò ci garantirà potere ed il potere religioso ci permetterà di acquistare unità speciali senza sborsare nulla in termini di produzione o denaro.
Un ottimo affare, che se ben sfruttato potrebbe portare anche alla cosiddetta vittoria religiosa, uno degli obiettivi principali della campagna.
L’opera somma di Firaxis, si piazza presuntuosamente tra i candidati al miglior gioco dell’anno
La straordinaria capacità di Firaxis si intravede anche nello splendido lavoro a livello tecnico fatto su Civilization VI.
Oltre che il consueto aggiornamento grafico a cui siamo abituati con ogni nuovo capitolo della serie, quest’anno abbiamo potuto ammirare un re-styling quasi totale sia dei territori, sia delle singole unità. E’ stato abbandonato il tema serioso per uno più scanzonato e volutamente caricaturale che ben si sposa con la tipologia di gioco e non risulta neanche troppo invadente, grazie alla visuale a volo d’uccello. I colori straripano dallo schermo, i movimenti sono fluidi e naturali: il tutto è un vero spettacolo per gli occhi.
Persino le animazioni sono state totalmente riviste e adesso risultano ancora più dinamiche e credibili, soprattutto durante i combattimenti e la costruzione dei vari edifici (che avverrà in tempo reale, turno dopo turno), in modo tale da rendere il mondo un uno grande organo pulsante di vita.
Impossibile poi non citare la magistrale colonna sonora che accompagna il titolo, di cui già solo il brano d’apertura è degno di un film hollywoodiano. Ogni musica accompagna una precisa epoca storica o un preciso cambiamento, ricalcando quelle che sono le sonorità più adeguate con i rispettivi rumori cittadini.
Ad ogni passo avanti compiuto nella corsa alla ricerca poi, il gioco ci delizia con una citazione, una battuta, un proverbio inerente a quello che abbiamo appena scoperto, confermandoci non solo la maniacale dedizione, ma anche lo sconfinato amore che Sid Meier e soci hanno da sempre per il loro lavoro.
Sid Meier’s Civilization VI è in ultima analisi l’opera somma di Firaxis, capace di aver innovato un prodotto apparentemente perfetto, rendendolo un capolavoro nel suo genere e non solo, un gioco eccellente da cui è solo possibile prendere spunto. |