Quando un gioco diventa popolare come Assassin’s Creed, è lecito da parte dei videogiocatori sognarne una trasposizione cinematografica, un modo per espandere l’affascinante universo di Altair, Ezio e soci. Era l’ormai lontano 2012 quando si cominciò a vociferare di un film ispirato alla serie di Ubisoft, ma fu solo nel febbraio del 2015 che Yves Guillemot finalmente confermò che la pellicola era entrata in fase di produzione: Assassin’s Creed sarebbe diventato un film.
Distribuito da Twentieth Century Fox Italia, Assassin’s Creed arriverà in tutte le sale il 4 Gennaio 2017. La domanda che ci si pone – in questi casi – è sempre la stessa: sarà un buon adattamento? Nella fattispecie, il quesito andrebbe così formulato: soddisferà le aspettative? Noi abbiamo avuto il piacere di vederlo in anteprima e senza indugiare oltre, vogliamo dirvi da subito che le risposte a queste domande sono affermative, anche se il parere non si esaurisce in un semplice sì, ma occorre integrarlo con alcune considerazioni.
Sia chiaro, questo lungometraggio non è, né vuole essere, una trasposizione fedele delle vicende raccontate nei capitoli della saga videoludica. La sua storia trae spunto dal videogioco, ma sviluppa un intreccio inedito, segue un filo narrativo differente.
Il film è dotato di una propria e forte identità, in cui confluiscono i tratti caratteristici del gioco al punto che è facile lasciarsi coinvolgere dalla trama, tanto quanto avvertire un senso di immedesimazione nelle fasi d’azione (che ricordano le meccaniche del gameplay).
La produzione ad alto budget, il cast stellare, le informazioni trapelate, insieme al trailer e alle prime immagini preannunciavano l’elevata qualità del prodotto finale; in sostanza, l’attesa non è stata tradita. È inevitabile tuttavia che qualcuno storca il naso di fronte a certe libertà rispetto agli elementi cardine del gioco: sussiste infatti la difficoltà di tradurre in immagini le emozioni riconducibili a un medium diametralmente opposto, senza sacrificare alcuni ingredienti della ricetta originale, cioè convertire l’interazione in fruizione passiva.
A spiccare il salto della fede e muoversi nelle ombre dell’ambientazione storica, non è Altair, Ezio Auditore o gli alter ego che abbiamo impersonato finora nei vari episodi del gioco. Debutta un nuovo personaggio o meglio un nuovo patrimonio genetico, ideato appositamente per l’occasione: Aguilar de Nerha (membro dell’Ordine degli Assassini vissuto nella Spagna del XV secolo) e il suo diretto discendente Callum Lynch, nostro contemporaneo.
Il duplice ruolo è interpretato da Michael Fassbender. L’unico tratto fisionomico che li distingue è il colore degli occhi: castano per l’antenato e azzurro per il secondo.
Il film si rivolge al grande pubblico e non solo agli appassionati
L’Abstergo Industries ha costruito l’Animus, una tecnologia in grado di identificare e (far) ripercorrere le memorie delle vite antecedenti, inscritte nel codice genetico di un soggetto. Dietro la facciata dell’azienda, si cela l’organizzazione segreta dei Templari, nemici giurati degli Assassini, disposti a tutto pur di impadronirsi della misteriosa Mela dell’Eden. Callum rappresenta l’anello mancante: la soluzione dell’enigma è racchiusa nel suo DNA. Nelle sua vene infatti scorre il sangue di Aguilar, l’ultimo custode (noto) dell’antico e potente artefatto che è andato perduto.
La trama si dipana – come da tradizione – tra presente e passato. Prigioniero nei laboratori dell’Abstergo, Callum è costretto a sincronizzarsi col suo avo (per mezzo dell’Animus); deve riviverne le gesta in Andalusia durante il periodo dell’inquisizione spagnola, al fine di rivelare l’ubicazione della Mela.
La regia è di Justin Kurzel, che ha diretto Macbeth (2015), nel quale hanno recitato Michael Fassbender e Marion Cotillard.
Alan Rikkin, l’amministratore delegato dell’Abstergo (incontrato nel primo episodio del gioco), è interpretato da Jeremy Irons, mentre Marion Cotillard veste i panni di sua figlia Sophia (la scienziata che ha progettato l’Animus). Il cast annovera anche Charlotte Rampling, nel ruolo di Ellen Kaye, finanziatrice del progetto Animus di Abstergo.
Oltre a ricoprire il ruolo principale, Fassbender è tra i produttori del film e ha reclutato sia il regista Kurzel, sia la Cotillard.
Il direttore della fotografia – Adam Arkapaw – è lo stesso di Macbeth; per Assassin’s Creed ha usato un filtro azzurro per le scene girate nella base operativa dell’Abstergo, mentre le riprese in esterno e l’ambientazione storica hanno tonalità più calde, quasi una grana dorata. Ha saputo scegliere la giusta prospettiva per enfatizzare le corse acrobatiche e sfruttare al meglio il 3D (per la relativa versione cinematografica), si è poi avvalso di droni per immortalare l’azione dall’alto.
Le movenze degli attori ricalcano – con precisione – le mosse del videogioco: le prove di agilità hanno il duplice effetto di esaltare lo spettatore e risvegliare memorie “percettive” nei giocatori (che riscoprono le sensazioni sperimentate).
I combattimenti e il parkour risultano fluidi e credibili, poiché si è limitato all’essenziale l’intervento della computer grafica, in favore di effetti speciali più tradizionali, con stunt-man e atleti al posto di modelli poligonali e animazioni.
La colonna sonora è firmata dal fratello del regista, Jed Kurzel (pure lui ha partecipato – come compositore – al Macbeth, tra l’altro). Le sue musiche sono potenti e ben orchestrate.
L’idea alla base del film (e del gioco) è di per sé originale: la possibilità di esplorare e indagare il vissuto degli antenati, le cui esperienze sono celate nel DNA, è affascinante e inquietante al tempo stesso. La cornice di intrighi e complotti, la rivalità tra ordini iniziatici di Assassini e Templari, nonché la componente esoterica, rendono la formula ulteriormente interessante e appetibile (anche per coloro che non conoscono la saga videoludica). Come anticipato, il film si rivolge al grande pubblico e non solo agli appassionati. Al termine della visione, viene voglia di (ri)giocare i capitoli di Assassin’s Creed, il che è un aspetto positivo e un’ulteriore conferma di come il film si inserisca nel filone in modo discreto e trovi una propria collocazione per espandere l’universo del marchio senza arrecare alcuna interferenza.
Il primo vero passo in una terra di frontiera tra due forme d’arte, senza che l’una calpesti l’altra.
L’Animus è diverso da come l’abbiamo conosciuto finora, non più una postazione fissa bensì uno spazio che somiglia al ponte ologrammi di Star Trek, nel quale il protagonista è libero di muoversi (sostenuto da un gigante braccio meccanico) e affrontare i fantasmi del passato sotto forma di proiezioni virtuali. È naturalmente una scelta scenografica per rendere il tutto più coreografico (in fondo, un lettino o una scrivania non avrebbero funzionato da un punto di vista meramente estetico).
L’unica pecca, se così si può descrivere, è intrinseca nella natura cinematografica. Gli sceneggiatori hanno svolto a dovere il loro compito, condensando in meno di due ore tanti contenuti, ma un arco narrativo di più ampio respiro avrebbe giovato, permettendo di approfondire meglio la trama e i personaggi. Forse questo difetto è colto solo da chi è ormai abituato alle serie tv e quindi a ritmi e tempi più dilatati (o diluiti, a seconda dei casi). Senz’altro la proprietà intellettuale di Assassin’s Creed si presta a diverse declinazioni e in quest’ottica la realizzazione di una serie televisiva non stonerebbe.
Non resta che augurarsi che l’esordio sul grande schermo sia accolto con favore e raccolga il meritato successo, così che l’esperimento abbia un seguito. Perché tutto sommato dimostra come i videogiochi possano apportare linfa vitale e nuovi spunti al cinema, in un momento in cui si registra una grave carenza di fantasia e creatività.
Il film di Assassin’s Creed costituisce il primo vero passo in una terra di frontiera tra due forme d’arte, senza che l’una calpesti l’altra. Non vi sono intralci o sconfinamenti, neppure la pretesa di (l)imitare l’altrui natura. Se la definizione pare un po’ criptica, l’esito dell’operazione è assai limpido: non siamo di fronte a un film camuffato da videogioco, né a un videogioco riproposto in film. Bensì un prodotto capace di trarre il meglio dal gioco (non il peggio, come si è visto in precedenza) e raggiungere il giusto equilibrio.
Se siete impazienti di conoscere la storia di Aguilar e Callum, vi segnaliamo che a partire dal 21 dicembre sarà disponibile la novelization di Assassin’s Creed: il copione adattato a romanzo da Christie Golden, autrice che ha già scritto libri per la saga di Star Wars – pubblicato da Sperling & Kupfer (prezzo €17,90). Per quanto riguarda il film, vi ricordiamo che potrete vederlo al cinema a partire dal 4 Gennaio 2017.
Commenti