Tra i titoli destinati a questi primi giorni di gennaio, Gravity Rush 2 è senza dubbio una delle esclusive più interessanti di PlayStation 4. Del resto, il primo capitolo di questa saga – apparso originariamente su PS Vita per poi essere “promosso” su PS4 con una remaster complessivamente interessante – non necessita particolari presentazioni: narrazione di alto livello, direzione artistica sui generis e, cosa più importante, un gameplay peculiare che arricchisce un tradizionale action/adventure in terza persona (con qualche spruzzata di RPG) con la manipolazione della gravità rappresentavano un biglietto da visita estremamente interessante per il prodotto di Sony Japan. Un prodotto a cui, al di là di tutto, è impossibile non riconoscere un certo coraggio nel decidere di affidare le proprie sorti alla sfortunata handheld di casa Sony: ma la storia la conosciamo tutti, e se le avventure di Kat e Raven sono rimaste nei cuori dei giocatori sino ad oggi, un buon motivo ci sarà per forza.
Gravity Rush 2 nasce dunque da fondamenta stabili, forti di un carisma indiscutibile e caratterizzate da un gameplay tutto sommato inedito, convincente nelle innovazioni introdotte pur non essendo del tutto esente da difetti – vuoi per i limiti dell’hardware originale, vuoi per alcuni difetti di calcolo in fase di design. Lecito dunque aspettarsi un tiro più corretto e ravveduto da parte del team di sviluppo, sulle cui spalle grava la pesante aspettativa di un enorme numero di fan, curiosi di sapere quale sia il destino – interrotto così bruscamente nel precedente epilogo – di una delle eroine più insolite dell’universo PlayStation. Mettetevi comodi, allora, che il percorso da qui al giudizio finale sarà ricco di insidie. Stravolgimenti di gravità inclusi.
Narrativamente parlando, Gravity Rush 2 prosegue la sceneggiatura originale esattamente dal punto in cui si era interrotta, con le nostre eroine (Kat e Raven) strappate brutalmente dalla città di Hekseville in seguito ad uno stravolgimento gravitazionale. La breve sequenza giocabile introduttiva ci rimette dunque nei panni di Kat, ritrovatasi inaspettatamente ospite “non graditissima”, in compagnia dell’amico Syd, nel villaggio di Banga. Sola, privata dei poteri in seguito alla scomparsa del fedele Dusty (il gatto “nero” la cui presenza le conferisce i poteri da Shifter) e costretta a lavorare come minatrice per sopravvivere all’interno di un villaggio di estrattori di minerali, Kat dovrà faticosamente guadagnare la fiducia dei nuovi compagni di viaggio, intimoriti dalla preoccupante coincidenza tra l’arrivo della ragazza e il manifestarsi di una terribile tempesta magnetica. Il tutto, inutile dirlo, cercando dapprima di recuperare i propri poteri da Shifter, per poi mettersi sulle tracce dell’amica Raven. Non fosse che, ancora una volta, la situazione è destinata a precipitare rapidamente: e in una dimensione sull’orlo della distruzione causata dalla follia di un governo corrotto, la minaccia dei famigerati Nevi non sarà l’unico grattacapo a preoccupare la giovane eroina. Hekseville, insomma, potrebbe essere molto più lontana del previsto …
Gravity Rush 2 è un action/adventure, dicevamo, ambientato in un universo open world che si sblocca interamente – ad esclusione di alcune zone precluse per chiari intenti narrativi – una volta completato il prologo iniziale. Gran parte dell’azione si svolge all’interno della città di Jirga Para Lhao, enorme crocevia sospeso nei cieli che funge da hub di riferimento per gran parte delle missioni, principali e secondarie, disponibili. Le dimensioni della città – e della mappa in generale – sono state aumentate sensibilmente in questo capitolo, fornendo un’area esplorabile all’incirca due volte e mezzo maggiore di quanto visto a Hekseville. Il tutto, è importante sottolinearlo, è figlio di un lavoro di world design sensazionale, che va a diversificare le varie zone di questa enorme città dalle tinte latine sviluppando con astuzia le architetture e l’urbanistica stessa lungo la componente verticale. Del resto, in un universo dove gli Shifter possono maneggiare a proprio piacimento la gravità, raggiungere altezze esagerate per accedere a Ville di nobili, Caserme della Guarnigione o altre zone “interessanti” non rappresenta certo un problema.
La forte verticalità, d’altro canto, serve a sottolineare gli evidenti scompensi sociali che vivono all’interno di Jirga Para Lhao. I quartieri bassi della città, nascosti a centinaia di metri al di sotto delle zone di accesso alle piazze o ai porti, sono popolate da gente povera, dai cosiddetti Ribelli, da gang apparentemente composte da ladri ma che in realtà cercano di sfamare i propri cari infrangendo la legge. Legge tutelata nottetempo dalla Guarnigione, guardia armata della città sulla cui corruzione – trattandosi di una zona dedita al commercio dei minerali e, proprio per questo, intrisa di gente poco raccomandabile e senza eccessivi scrupoli – in molti sarebbero disposti a garantire. Più si sale e più lo scenario di Gravity Rush 2 muta: c’è la piazza cittadina, coloratissima, ricca di bancherelle e vita, vibrante di NPC con i quali è possibile interagire per cenni o addirittura spacciandosi per gestori di una bancherella. Si sale ancora e si raggiunge la “città bene”, quella dei facoltosi snob che mal vedono i tumulti ribelli provenienti dal basso e si rinchiudono in enormi ville private, sopra i cui tetti, in lontananza, si vedono gli edifici più inaccessibili: la sede della Guarnigione da un lato e, ancora più su, il Palazzo dei Guardiani. Tutta gente coinvolta più o meno direttamente nell’imminente disastro che attende Jirga Para Lhao – e che, come immaginerete, vedrà coinvolta la nostra Kat.
Gravity Rush 2 offre un nutrito set di missioni, suddivise come tradizione insegna in principali e secondarie. L’ordine delle prime, per motivi legati alla sceneggiatura, è immutabile, e soltanto il completamento della missione corrente garantirà l’accesso alla successiva. Il discorso cambia radicalmente parlando di side quest, laddove esse saranno sbloccate in quantità e in frequenza nettamente maggiore, sia completando gli episodi della main story, sia partecipando ai dialoghi nella città, sia accedendo a zone opportune della mappa. Ciascuna side quest può essere affrontata nell’ordine che si predilige: di norma, gli NPC coinvolti in queste attività parallele richiederanno a Kat compiti “particolari”, come possono essere la consegna di giornali, la realizzazione di scatti fotografici incriminati all’interno di aree sorvegliate, l’identificazione di un personaggio nascosto tra la folla che cerca di sfuggire alle proprie responsabilità.
Sarà inoltre possibile contattare Misai, il minatore più esperto di Banga, e cimentarsi in missioni di recupero minerali all’interno di aree speciali, pattugliate dai Nevi: lo scopo, in questo caso, consiste nel raccogliere quanti più minerali possibili (la moneta di Gravity Rush 2, da investire nel potenziamento delle skill di Kat) o di mettere mano sui Talismani. Questi ultimi, equipaggiabili da un apposito menu analogo a quello di potenziamento, permettono di associare al nostro PG dei perk specifici, che restano attivi sin quando il talismano rimarrà equipaggiato: i benefici derivanti da questi oggetti sono disparati, e spaziano dal classico bonus di attacco/salute al boost di velocità, passando per l’aumento di pietre e minerali raccolti. Considerando anche le immancabili sfide a tempo, che obbligano Kat ad eliminare un gruppo di nemici, raggiungere un dato obiettivo o consegnare un set di oggetti entro il limite prefissato, il computo delle missioni aggiuntive sale rapidamente, per un totale di circa cinquanta side facoltative. Inutile sottolineare che i giocatori più tenaci godranno di maggiori ricavi e, dunque, di migliori potenziamenti: il tutto, a ulteriore vantaggio della longevità dell’esperienza di gioco.
La sceneggiatura di Gravity Rush 2 prosegue dal punto in cui si era interrotta l’originale
Se dunque il trittico composto da direzione artistica (che perfeziona quello stile cell shading dalle tinte intense, tratto distintivo del precedente episodio ora riproposto in modo ancora migliore), world e quest design ci ha convinto senza particolari incertezze, vediamo ora nel dettaglio la parte più complessa e articolata del titolo Japan Studio. Riteniamo non sia necessario spendere troppe parole sul cosiddetto Gravity Action, cuore focale del gameplay del titolo ereditato quasi pedissequamente dal precedente episodio: Kat, in quanto Shifter, può controllare a proprio piacimento la gravità, cambiandone il centro a seconda della necessità. Una volta attivato il volo sospeso col tasto R1, sarà possibile decidere il nuovo centro di gravità – e, dunque, precipitare verso la direzione stabilita – premendo nuovamente il medesimo tasto: a scanso di equivoci, badate che Kat non è in grado di “volare” nel senso stretto del termine.
Piuttosto, il costante mutare del centro di gravità le permetterà di sfrecciare verso qualsiasi direzione per un lasso di tempo stabilito – quello entro cui i suoi poteri hanno effetto, prima di scaricarsi e necessitare di una tregua di un paio di secondi a gravità normale. Una volta in volo, la nostra eroina potrà fare affidamento su alcune tecniche di combattimento speciali, che a fianco del tradizionale “calcio” si rivelano utili sia contro i Nevi e le creature che dalla loro unione derivano, sia contro i soldati della Guarnigione: la prima è il calcio gravitazionale, che permette di sferrare un colpo devastante su un bersaglio a distanza ragguardevole, purché esso non si muova troppo velocemente. La seconda è invece il campo di stasi, grazie a cui sarà possibile attrarre a sé un numero variabile di oggetti (a seconda del livello di potenziamento raggiunto) per poi scagliarli contro un dato obiettivo. Chiude l’attacco speciale, attivabile con il tasto triangolo una volta riempito l’apposito meter: a gravità “terrestre”, esso permette di inanellare automaticamente una lunga serie di combo colpendo gran parte dei nemici presenti su schermo. Indubbiamente, una soluzione utile quando la presenza nemica inizia a farsi sentire.
La vera novità di Gravity Rush 2, considerando che quanto appena detto sarà sicuramente ben noto a chiunque abbia mosso qualche passo in quel di Hekseville, è l’introduzione di due nuovi stili di combattimento, quello Lunare e quello Gioviano. Si tratta essenzialmente di due modificatori alle meccaniche di Kat, che prendendo ispirazione dai modelli gravitazionali dei due corpi celesti in esame, Luna e Giove, vanno ad alterare in modo sensibile movimenti e attacchi dell’eroina, diversificando in questo modo l’approccio di gioco al fine di dare maggior profondità tanto alle componenti esplorative quanto, e soprattutto, a quelle combat.
Il ricorso alla gravità Lunare, per iniziare, conferisce a Kat un senso totale di leggerezza: una leggerezza che si traduce nella possibilità di effettuare enormi salti anche senza modificare la gravità, come nel caso del Salto a Molla, che le permette di camminare su superfici normalmente frangibili o di sfruttare le pareti per un secondo salto in velocità, o di effettuare un Salto a Razzo per coprire velocemente distanze orizzontali precluse ad un salto tradizionale – sfruttando magari la schivata per allungarne ulteriormente la gittata, sfruttando una sorta di avvitamento. Sul fronte combat, la gravità Lunare porta con sé benefici indubbi, primo su tutti l’aggancio automatico dei nemici a media/lunga distanza, compresi i Nevi che fluttuano in aria. Il Calcio Antigravitazionale si trasforma nel corrispettivo Spaziotemporale, grazie al quale Kat può agganciare un nemico all’interno del cerchio di puntamento e raggiungerlo istantaneamente, per poi sferrare il colpo. La Stasi si evolve nei cosiddetti Campi Vorticanti: qualsiasi nemico all’interno del campo di stasi verrà colpito ripetutamente da oggetti vorticosi, diventando di fatto un bersaglio perfetto per un eventuale attacco dalla distanza. Chiudiamo con il Tifone Gravitazionale, mossa speciale di Kat “lunare” attivabile previo riempimento del già citato meter che darà vita ad un autentico tifone (che attrae a sé qualsiasi oggetto sia a portata di mano) da scagliare contro ogni possibile bersaglio.
La vera novità di Gravity Rush 2 è l’introduzione di due nuovi stili di combattimento Lunare e Gioviano.
Discorso diametralmente opposto per lo stile Gioviano, dove l’enfasi viene posta sul peso e sulla potenza al costo, come lecito aspettarsi, di un brusco calo dell’agilità. Una volta attivata la gravità di Giove, Kat potrà distruggere pareti, ostacoli e altre strutture con un calcio o con una scivolata gravitazionale, fermo restante che sarà molto più complicato sterzare e sarà necessario gestire “a mano” eventuali scale o dislivelli (saltati automaticamente nella controparte lunare). Il Calcio Disintegrante, dal canto proprio, permette di scatenare un’onda d’urto devastante con epicentro collocato nella zona del nostro atterraggio: utile per sbaragliare gruppetti stipati di nemici, a patto di avere tre secondi “di tranquillità” per caricare il colpo. Le doti attrattive di Kat, nelle vesti Gioviane, le permettono inoltre di creare una enorme Sfera di Detriti (sfruttando ogni possibile elemento utile presente su schermo), grazie alla quale poter colpire nemici a distanza maggiore – visto e considerato che le dimensioni di questa sfera, a pieno carico, sono ragguardevoli. Chiude il trittico la Gravità Gioviana, attacco speciale che permetterà al nostro alter ego di creare un vero e proprio buco nero in grado di attrarre e distruggere qualsiasi nemico vicino all’area colpita.
Fatta questa doverosa premessa, impossibile non apprezzare il tentativo del team di sviluppo di svecchiare delle meccaniche di gioco pericolosamente simili a quelle del proprio predecessore. Del resto, il controllo della gravità di Gravity Rush 2 non offre alcuna novità rispetto al precedente excursus, confermando sì la bontà della visione dei ragazzi di Japan Studio nel creare un combat schema frenetico, velocissimo e quasi sempre privo di un punto di riferimento immobile, ma allo stesso tempo quella serie di difetti che a suo tempo avevamo già riscontrato, come la difficoltà nel centrare il nemico una volta “in volo”, la facilità con cui si sfreccia oltre il bersaglio nel tentativo di colpirlo, magari con un calcio dalla distanza, l’eccessivo caos che un costante cambio di inquadratura – non sempre perfetto nel dare l’immagine adeguata – regala con generosità, rischiando anche di mandare a monte una battaglia particolarmente complessa.
Non si tratta certo di difetti capitali, o carenze che la giusta dimestichezza non riesca ad aggiustare nell’arco di una o due ore al massimo. Diciamo che, sotto questa luce, l’introduzione di Luna e Giove svecchia non poco la giocabilità del titolo, donandole una profondità maggiore e uno spettro di soluzioni nettamente più ampio, a disposizione del giocatore. Difficilmente, una volta sbloccate, affronterete Gravity Rush 2 utilizzando esclusivamente una delle nuove gravità a disposizione: per quanto interessanti, ciascuna soffre di limiti evidenti “imposti” dallo sviluppatore (esplorare a gravità Lunare è tutto tranne che una passeggiata), il che suggerisce di alternare tra le modalità disponibili a seconda delle circostanze. I difetti di cui sopra permangono inalterati, ma la possibilità di ricorrere ad un buco nero – piuttosto di dover rincorrere uno ad uno un gruppetto di mostriciattoli volanti, cambiando di volta in volta la gravità sino ad impazzire – non è certo da sottovalutare.
Chiudiamo questa disamina di Gravity Rush 2 con una veloce analisi del comparto multiplayer, interessante add-on alla ricetta del Team Gravity. La componente multigiocatore è un ibrido composto da sfide di natura asincrona (chiunque attendesse una coop a due giocatori nei panni di Kat/Raven dovrà purtroppo ricredersi) e da intuizioni simpatiche di carattere social, che permettono di integrare il photo mode del titolo ad una struttura online dove sarà possibile votare le foto caricate da altri giocatori, facendo guadagnare loro un quantitativo variabile di Punti Dusty – da spendere nella personalizzazione di Kat. Le sfide sono essenzialmente racchiuse in due tipologie distinte: le cosiddette sfide Ghost, dove saremo chiamati a raggiungere l’obiettivo in un tempo minore di quello impiegato da colui che ci ha sfidato, e le cosiddette Cacce al Tesoro, dove un qualsiasi giocatore connesso ci invierà una foto del tesoro – uno scrigno a forma di mela – che dovremo stanare nel minor tempo possibile, cercando di individuare la location corretta sfruttando l’inquadratura ricevuta.
Anche l’esplorazione delle miniere alla ricerca di minerali permette un certo grado di interazione, sempre asincrona, tra giocatori: le pietre raccolte all’interno degli scavi non avranno alcun effetto se non trasformate in Talismani, una volta tornati alla “base” nel villaggio Banga. Se un giocatore dovesse morire nel tentativo, sarà possibile “raggiungerlo” e rubare il prezioso bottino, guadagnando in questo modo un ulteriore bonus – o, a seconda della fortuna, un Talismano raro. Ogni miniera, accessibile dopo aver parlato con Misai, è caratterizzata da determinati parametri, tra cui la “ricchezza” in termini di minerali e pietre preziose: tenete a mente che le miniere più interessanti sono quelle dove la presenza nemica è maggiore. E ok che siamo degli Shifter, ma trovarsi di fronte un Nevi alto come una palazzina di tre piani potrebbe essere problematico…
Dobbiamo ammetterlo: soltanto qualche giorno fa eravamo abbastanza incerti sul destino di Gravity Rush 2. Con una demo non propriamente brillante che tutto faceva tranne illustrare quali sarebbero stati i punti forti del secondo capitolo di questo franchise esclusivo di casa Sony, lo spettro di ritrovarsi di fronte ad un More of the Same con un paio di idee mal sfruttate era forte. Perché inutile dirlo: per quanto PS Vita sia stata sfortunata o, parimenti, incapace di esprimere il proprio potenziale come meritava, Gravity Rush era un gran bel gioco. Uno di quelli con una storia tosta, con uno stile da levarti il fiato, con una giocabilità incasinata, è vero, talmente frenetica al punto da non renderti più chiaro cosa effettivamente stesse accadendo: non era perfetto, ma di stile ne aveva da vendere. E con delle premesse del genere, nessuno avrebbe mai voluto trovarsi di fronte ad un semplice More of the Same. Per nostra fortuna, e per indubbia capacità del team di sviluppo, non è questo il destino di Gravity Rush 2. Un titolo ancora una volta a giusta distanza dalla perfezione: la telecamera che alle volte va per i fatti propri dimenticandosi di chi stringe il pad tra le mani, i lisci clamorosi quando si è convinti di centrare il bersaglio dopo l’ennesimo calcio gravitazionale andato a vuoto, il sistema di agganciamento nemico che ok, non sempre risponde come dovrebbe. Difetti che provengono dal passato del titolo e che permangono, nonostante siano stati nettamente ridimensionati. Ma mettici quella narrazione, matura e appassionante al punto giusto (nonostante lo stile a comics lasci presagire, almeno inizialmente, qualcosa di molto più leggero), quella quantità di contenuti capace di incollare per intere giornate di fronte allo schermo, quella volontà di rinnovare le proprie radici, stravolgendo parzialmente le carte in tavola – come ha fatto il Team Gravity – introducendo Luna e Giove. Certo, si sarebbero potuti sfruttare entrambi un po’ di più (soprattutto Giove, che arriva nelle fasi avanzate dell’avventura principale) o, in alcuni casi, avrebbero necessitato qualche aggiustamento più attento. Ma, nel proprio complesso, Gravity Rush 2 funziona: non sarà una tempesta magnetica come quella che catturò Kat e Raven, ma qualche bello scossone lo riesce a regalare. Shifter, fatevi avanti. |