Quando si parla di criminali e mafia videoludica, si fa fatica ad associarla ad una produzione giapponese. Qualcuno istintivamente potrà dire “Grand Theft Auto!” e qualcun’altro dall’alto del suo gusto raffinato potrà semplicemente indicare uno dei capitoli della serie di Mafia di 2K. Dopo aver giocato e finito Yakuza 0, rispondere all’annosa domanda potrebbe rivelarsi sorprendente. La serie Sega dopotutto è una di quelle un po’ sfigate, nate sotto le più rosee aspettative e, nell’arco dei suoi 5 capitoli principali, scemata in un triste disinteresse del pubblico occidentale, sorretta solo da quella cerchia di appassionati che ne hanno tenuta viva la fiamma e che hanno permesso alla serie una seconda chance.
Gli americani si sa, come insegna il cinema, amano le seconde chance: ed è proprio grazie agli sforzi dei fan e ad alcune figure chiave di Sony Entertainment America (nonché dei distributori europei e di Sega) che oggi siamo in grado di raccontarvi la nostra estatica esperienza con Yakuza 0. E magari provare a rispondere alla fatidica domanda: “Perché questa serie non riesce ad attecchire in Occidente?! Siamo forse tutti scemi?”
Yakuza 0 si apre con un una sigaretta accesa: pugni, sangue e pioggia sono lì a settare il tono di un’avventura che di positivo non ha assolutamente nulla. Da questo presupposto inizia lo strano viaggio di Kiryu Kazuma, uno dei pesci piccoli della potente famiglia Dojima, che controlla il quartiere di Tokyo di Kamurocho dove l’avventura del nostro Kiryu ha luogo. Yakuza 0 ci porta all’interno dei meccanismi e delle battaglie della Yakuza per il controllo di un lotto di terra vuoto, ma cruciale per i piani di espansione della famiglia e, soprattutto, per alcune lotte di potere interne.
Dalle parti di Shibuya invece, c’è il secondo protagonista, Goro Majima, un ex yakuza tenuto letteralmente in gabbia nel quartiere di Sotenburi per un passato problematico, e manager del bellissimo club Grand. Le due storie sono, essenzialmente, due punti di vista differenti su una vita fatta di rinunce e di sacrifici. Quando uno yakuza ha sulle sue spalle un’errore e o un passo falso, deve tagliare il mignolo per dimostrare la sua fermezza e fare ammenda. Nella storia criminale del Giappone c’è tanto del fascino che accompagna la cultura del Sol Levante.
C’è violenza e efferatezza, Yakuza 0 non romanza i suoi criminali né le loro azioni e nonostante un gusto tipicamente giapponese per l’esagerazione, non scade mai nell’eccessivo. Le due storie si intrecciano e allontanano con intelligenza, e la struttura narrativa del titolo è probabilmente una delle più riuscite degli ultimi anni. Non c’è mai un momento morto, e la splendida caratterizzazione dei protagonisti e dei personaggi secondari rende questa grande epopea criminale assolutamente memorabile.
C’è violenza e efferatezza, Yakuza 0 non romanza i suoi criminali né le loro azioni e nonostante un gusto tipicamente giapponese per l’esagerazione, non scade mai nell’eccessivo
Kiryu Kazuma cerca giustizia per il suo mentore, Goro Majima sarebbe disposto a distruggere l’intera yakuza per proteggere una donna. Una donna importantissima, filo conduttore della vicenda che trova il suo culmine in un finale al cardiopalma, intenso e assolutamente non scontato. L’evoluzione dei personaggi, grazie ad una scrittura intensa (ma alle volte verbosa) e ad una recitazione stellare, ha dello straordinario, per non parlare del gusto registico adottato dagli autori, rendono Yakuza 0 il punto di partenza perfetto per affacciarsi a questa grande saga. Nell’arco dei 17 capitoli quindi, alterneremo con un ritmo piuttosto equilibrato il controllo dei due protagonisti, seguendo le loro storyline ed approcciando il gameplay e i quartieri cittadini in modi differenti.
Yakuza 0 trova infatti molto del suo fascino nella ricostruzione “storica”. Non abbiamo visitato il Giappone negli anni ’80, ma basta dare uno sguardo su internet per potersi rendere conto dell’incredibile cura con cui i due quartieri sono stati ricostruiti. Le luci al neon, i negozi e i combini, i club e addirittura il videonoleggi di filmini soft-porno (davvero!) rendono il viaggio nel passato estremamente affascinante e realistico. Perché non concedersi due giri al karaoke o, piuttosto, un bel ballo di discodance giapponese, attraverso veri e propri minigiochi?
Yakuza 0 ha un grande spessore culturale, ed è probabilmente anche questo uno dei motivi che non gli permettono di attecchire sul nostro suolo. Nonostante abbia grande fascino, forse il “gusto” criminale e cittadino giapponese non fa breccia nei giocatori occidentali. E’ un peccato senza dubbio però, perché il divertimento è assolutamente assicurato: oltre alla miriade di attività disponibili, tra cui una sala giochi Sega dove giocare ad alcuni classici del passato della casa giapponese, a dare vita alle storie di Kiryu e Goro sono anche le molteplici sottotrame che coinvolgono i tantissimi NPC in giro per la città. Abbiamo aiutato una dominatrice a soddisfare i suoi clienti in modo più… dominante, oppure aiutato un giovane poliziotto a ritrovare la fiducia in sé stesso dopo un tragico incidente. Non ci si annoia mai, se si sa dove cercare.
La criminalità ha i suoi metodi, e condivisibili o meno bisogna stare al gioco. Un modo più fine per dire che in Yakuza 0 si tirano delle botte pazzesche, e che sono la vera e propria anima dell’esperienza. Tra una cutscene e l’altra e una passeggiata in città infatti, saranno tante le occasioni in cui i nostri protagonisti saranno coinvolti in furiosi scontri a mani nude, per mettere al tappeto qualche teppista di turno e un pezzo grosso della yakuza. Poco importa però il bersaglio, perché le risorse a nostra disposizione sono molteplici: Kiryu e Goro hanno a disposizione ben tre stili di lotta differenti (anche tra loro), che variano per velocità e approccio allo scontro; Kiryu ha ad esempio uno stile dai movimenti bestiali, lentissimo ma dalla grande forza bruta; Goro ha invece degli stili più veloci e reattivi, come ad esempio quello in cui fa uso dei movimenti della breakdance.
Yakuza 0 è il punto di partenza perfetto per affacciarsi a questa grande saga
La differenziazione tra i due personaggi è sicuramente un punto a favore dell’esperienza: nonostante le molteplici possibilità e addirittura la possibilità limitata di utilizzare armi bianche o oggetti dello scenario, Yakuza 0 accusa una leggera ripetitività negli scontri una volta che il giocatore predilige uno stile piuttosto che un altro. Dopotutto è come se stessimo giocando ad un beat’em up di nuova generazione, ma l’elemento “gratificante” c’è eccome. Come ogni titolo del genere, non mancano delle sorta di boss fight con i cattivoni di turno, e il lavoro di spettacolarizzazione tipicamente giapponese esce fuori qui come un fiume in piena: estatico, epico ed esagerato, Yakuza 0 sa come restare impresso nella memoria del giocatore. Per i più esigenti c’è comunque la possibilità di spendere yen per potenziare il proprio stile preferito, aumentandone le combo e addirittura sbloccando veri e propri movimenti aggiuntivi che migliorano il controllo del personaggio.
Investire in sé stessi (letteralmente), è cosa buona e giusta, soprattutto quando le opportunità di guadagnare qualche yen sono ovunque: sia a Kamurocho che a Sotenbori, i due protagonisti avranno la possibilità di gestire due attività differenti, attraverso veri e propri minigiochi gestionali, per poter racimolare grandi quantità di denaro. Fondamentale per divertirsi con Yakuza 0 è quindi capire quale aspetto ci appassiona di più tra le tante possibilità offerte dalla città, e adattare la nostra esperienza di conseguenza. Il titolo infatti non forza mai il giocatore, ma gli da gli strumenti necessari per avere un soggiorno piacevole in quel di Tokyo. Parliamo dopotutto di un titolo che, nella sola storia, vi impegnerà per circa 35/40 ore. Un’esperienza di assoluto pregio sia qualitativamente parlando che in fatto di contenuti.
Dove il titolo arranca leggermente è nella sua presentazione visiva e tecnologica: nonostante una grande cura per i dettagli nella ricostruzione di una Tokyo degli anni ’80, Yakuza 0 si presenta come un prodotto visivamente valido ma a cavallo tra due generazioni. Ciò è constatabile soprattutto valutando le differenze tra la presentazione delle ambientazioni, in generale poco definite e dettagliate, e invece la modellazione poligonale e visiva dei personaggi principali, che danno il meglio di loro soprattutto nelle cutscene. In generale il titolo è si bello da vedere (splendido il doppiaggio originale e la localizzazione inglese), ma è chiaro che a livello produttivo non siamo ad altissimi livelli ed anzi, i limiti ci sono e sono tanti.
Yakuza 0 è un’opera rara, di classe
Qualche scelta di design discutibile poi rende l’esperienza un po’ agitata, come il sistema di salvataggio che sembra uscito direttamente dai dvd dell’era PlayStation 2, con una cabina telefonica dove salvare e letteralmente zero checkpoint. Non è tanto una question di difficoltà qui, ma proprio di una scomodità senza precedenti che vede spesso il giocatore in una corsa contro il tempo per salvare i suoi (tanti) progressi nella speranza che il fato non faccia andare via la corrente, ad esempio. Piccolezze che nell’economia di un’esperienza così soddisfacente ne minano la fruibilità.
A prima vista si potrebbe dire che Yakuza 0 sia un gigantesco polpettone di attività prive di senso e contesto. Ad uno sguardo più attento però, ciò che abbiamo di fronte è piuttosto un intenso lavoro di costruzione di un gigantesco puzzle dove tutti i pezzi trovano agilmente posto, incorniciato da una pazzesca e intensa narrazione che sorregge tutto, lo valorizza e lo rende memorabile. Un po’ gestionale, un po’ picchiaduro: Yakuza 0 è molto di tutto e non sbaglia sostanzialmente un colpo; si potrebbe discutere della ripetitività del sistema di combattimento, ma i diversi stili e la possibilità di potenziarne abilità e combo permette al giocatore di sperimentare e di trovare differenti combinazioni. La ricostruzione del Giappone degli anni ’80 è assolutamente memorabile, vibrante e viva e immerge il giocatore in un’atmosfera unica, al netto di un impianto tecnologico non sempre all’altezza di questa generazione. Il viaggio criminale di Kiryu e Goro ci ha lasciati con il fiato sospeso, ci ha commosso ed entusiasmato: Yakuza 0 è un’opera rara, di classe e con un certo occhio per il cinema che abbraccia il videogioco come solo alcuni fantasmi del passato hanno saputo fare. E lo fa semplicemente alla perfezione (o quasi). |
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