20 Feb 2017

DiRT Rally (PlayStation VR) – Recensione

Tra i giochi dedicati al mondo del motorsport, DiRT Rally è sicuramente quello che ha accumulato il maggiore consenso per le corse su sterrato. I giocatori e la critica sono infatti rimasti soddisfatti della qualità del prodotto di Codemasters, che abbiamo recensito al momento del lancio ufficiale: in questa recensione, ci focalizzeremo solo sulla controparte in VR. Tra l’altro, il team di sviluppo ha appena annunciato lo sviluppo di DiRT 4.

Quando è stato annunciato l’arrivo della modalità VR anche su PS4, dopo un lungo periodo di esclusività su PC, la curiosità si è posta sui compromessi che gli sviluppatori avrebbero dovuto accettare per portare il gioco sul visore di Sony. Driveclub VR, infatti, ha dovuto abbandonare gran parte della qualità grafica e del contenuto presente nel titolo originale, in favore di una maggiore immersività nell’azione.

DiRT Rally, invece, sembra trarre il meglio da PlayStation VR, spingendo al limite le performance per regalare ai giocatori non una modalità parallela, ma una vera esperienza interna al gioco già esistente.

È inevitabile mettere a confronto DiRT Rally con un altro titolo racing uscito per il visore di PlayStation e che ha dunque fissato lo standard iniziale. Si tratta appunto di Driveclub VR, uscito contemporaneamente al lancio della periferica e primo gioco VR a ruotare attorno al mondo delle corse. Essendo il precursore di questo genere, almeno su console, Driveclub VR si è dimostrato divertente da giocare, pur con qualche difetto e imprecisione che sembravano essere imputabili alla natura del display di PlayStation VR. DiRT Rally arriva però ora a sovvertire l’opinione, dimostrando che un prodotto di qualità può veramente arrivare anche in realtà virtuale senza accettare grossi compromessi sulla bontà grafica della realizzazione. Questo, unito al fatto che DiRT Rally sia un upgrade globale del gioco, fa ben sperare per il futuro, specialmente per l’arrivo di Gran Turismo Sport.

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DiRT Rally è disponibile infatti in due versioni: una confezione retail che comprende il gioco base e l’aggiornamento VR, oppure il solo DLC di upgrade acquistabile per 12,99€ nello store di PlayStation. Codemasters aveva già annunciato inoltre che non si sarebbe trattato di una modalità parallela giocabile in realtà virtuale, bensì di un vero e proprio aggiornamento applicato all’intero gioco, tradotto in realtà virtuale e usufruibile al 100% come se si stesse giocando con un classico monitor. Insomma, per farla breve, ci sono tutti i tracciati, le auto e gli eventi giocabili nella versione normale. Sta al giocatore scegliere quale visualizzazione usare, tramite un’indicazione presente nel menu principale del gioco. Inoltre, se si vuole mettere nelle mani di un amico la propria vita virtuale, è disponibile anche una modalità copilota per utilizzare il monitor collegato alla PS4.

Lo sviluppo della versione VR per DiRT Rally è avvenuto in modo estremamente intelligente per offrire al giocatore un’esperienza di gioco attorno alla disciplina del rally, trascurando dunque alcuni aspetti che facilmente passerebbero inosservati durante la guida per concentrare i lavori su caratteristiche più importanti. Ad esempio, la grafica interna delle auto, nei posti meno visibili, è sacrificata per favorire quella dell’ambiente esterno: a volte ci sono textures che si incrociano vicino alla leva del cambio, ma per accorgersi bisogna proprio scrutare l’abitacolo, col rischio di finire in un fosso. Oltretutto, dietro di noi l’auto non è renderizzata, quindi sembra di non avere un retrotreno. Sembra solo, perché l’hitbox è comunque presente e si fa sentire in situazioni di sovrasterzo o nell’urto contro una barriera.

A trarre vantaggio da questi compromessi sono soprattutto le asperità della strada, le persone vicine al tracciato, le auto parcheggiate, gli elementi ambientali, i danni all’auto e le particles dedicate agli agenti atmosferici. Questo perché, proprio come nella versione originale, si possono scegliere tutti gli scenari del caso: pioggia, neve, sabbia e buio notturno rendono necessaria una concentrazione fenomenale per ascoltare le indicazioni del copilota e al tempo stesso stare attenti alle curve in arrivo. È una notevole evoluzione dalla classica telecamera posta negli occhi del giocatore, che ora può guardarsi intorno con la propria testa e immedesimarsi ancora di più nell’azione.

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Il rally, per quanto caotico nella sua manifestazione, è pur sempre dettato dalla precisione che i piloti devono dimostrare nel conoscere il percorso, fidarsi del copilota e capire i limiti propri e dell’auto. Un difetto che i simulatori di corse hanno sempre avuto è la mancanza di feeling in entrata di curva, quella caratteristica che permette ad ognuno di noi (o almeno a quelli muniti di patente) di capire qual è il momento migliore per frenare nella guida di ogni giorno, prima di un incrocio, una curva o una rotonda. La realtà virtuale spezza questa barriera, portando la consapevolezza della profondità anche in un videogioco: lo si era visto parzialmente in Driveclub, dove però le strade sono larghe e l’ambiente è molto arcade. In DiRT Rally, comprendere una tale tecnica è fondamentale e più facile rispetto alla versione originale del gioco, ma bisogna comunque imparare a controllare le diverse auto in ogni momento.

Aiuta molto in questo caso la libertà con cui si può guardare in ogni direzione. Solitamente è una tecnica affidata alla levetta analogica destra, ma viene usata quasi unicamente per osservare cosa succede dietro la nostra auto. Con un visore VR, invece, si può volgere lo sguardo intuitivamente e naturalmente nella direzione in cui l’auto sta andando anche in caso di derapata: capita dunque di voltarsi per istinto verso il finestrino durante una derapata e non di guardare unicamente nella direzione parallela alla scocca. È dunque molto facile trasferire le proprie conoscenze di guida nel gioco, tanto da non accorgersi nemmeno di averlo fatto.

Essendo un titolo VR, bisogna spendere qualche parola anche su un dettaglio particolare, per quanto esso sia soggettivo. La motion sickness è quel gradino che spesso non permette alle persone più “suscettibili” di godere appieno dell’esperienza, e alcuni giochi sono più portati di altri a veicolare piccoli sensi di malessere. Personalmente, il mio stomaco non è mai stato colto impreparato dai titoli provati, tra cui ad esempio EVE: Valkyrie, Driveclub VR, Robinson: The Journey e Call of Duty Infinite Warfare: Jackal Assault. DiRT Rally, tuttavia, forse per la concentrazione da mantenere sulla guida, forse per il continuo spostamento degli occhi, forse per il fondo sconnesso dei tracciati, è riuscito a dare un piccolo senso di nausea dopo un’oretta di gioco. Codemasters, per evitare situazioni sconvenienti, ha comunque pensato di agevolare i giocatori rendendo abbastanza fluido e inerziale il viso del giocatore, oltre a far socchiudere gli occhi del pilota non appena raggiunte grandi inclinazioni a destra o sinistra. In caso di cappottamento, le palpebre del pilota virtuale si chiudono fino a lasciar vedere solo una fessura, per fare in modo che il giocatore non abbia bisogno di sacchetti di carta in cui dare l’anima.

Conclusioni

È praticamente certo che il genere del racing sia uno di quelli che fanno uscire il meglio dalla realtà virtuale. Driveclub VR ha messo la prima pedina sulla scacchiera di PlayStation VR, ma ora arriva DiRT Rally a prendere il sopravvento. Già DiRT Rally in sé è un gioco da avere per gli amanti del motorsport, grazie alla bontà del prodotto e alla realizzazione della disciplina del rally. Con questo aggiornamento per abilitare la modalità VR, il gioco assume ancora più importanza nel settore e si pone ai primi posti tra i titoli dedicati a PlayStation VR.

Senza alcun dubbio, DiRT Rally è un acquisto obbligato per chi possiede il visore di Sony, che possediate già il gioco base oppure no. Oltretutto, può essere un validissimo incentivo all’acquisto per chi non ha ancora comprato PlayStation VR, dato che offre la stessa, identica quantità di contenuti del titolo base, tradotti però in realtà virtuale. Un bel centro per Codemasters, che fa bene sia alla casa di sviluppo, sia, indirettamente, al visore prodotto da Sony.

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