For Honor, “Per l’onore”. Onore che, a dirla tutta, si deve dare ad Ubisoft, che in quest’ultimo periodo ha deciso di promuovere titoli innovativi, che nel bene o nel meno bene si sono rivelati una ventata d’aria fresca in un’industria forse troppo attaccata a dei canoni giudicati ormai inamovibili. Ne è stato un esempio Steep, grazie al quale i videogiocatori sono tornati a testare le proprie abilità sportive sui campi innevati, Rainbow Six Siege che dopo un inizio altalenante ha poi conquistato un bacino di utenza piuttosto vasto, e persino The Division, la cui proposta ci è sembrata sempre molto affascinante (un po’ meno la direzione intrapresa).
Con For Honor, la software house francese tenta di stravolgere il mondo dei combattimenti competitivi online, grazie a spietati duelli all’arma bianca che coinvolgono tre fazioni: i vichinghi, i cavalieri ed i samurai.
Idea intrigante, che fin dall’inizio ha stregato gli appassionati che confidavano nelle grandi possibilità di un titolo dal genere unico. Le successive prove sul campo (closed alpha, closed beta ed infine open beta a pochi giorni dall’uscita ufficiale) hanno invece diviso i giocatori tra chi si è visto deluso, e si aspettava un sistema più intuitivo e scanzonato e chi invece è stato galvanizzato dalla profondità del sistema di combattimento.
Perché chiariamoci: For Honor non è un gioco per tutti, non basta impugnare l’arma e menare fendenti all’aria per figurare tra i migliori del match. Dietro il gioco Ubisoft c’è un lavoro enorme, minuzioso, che trova il suo massimo punto di espressione dopo svariate ore di allenamento e non tutti hanno la pazienza di arrivarci. Ma una volta lì, difficilmente vorrete smettere.
La nota più dolente della produzione arriva forse da quella modalità su cui tanti invece avevano maggiormente puntato: la campagna. Non fraintendiamoci, è sempre apparso chiaro che For Honor puntasse tutto o quasi sulle modalità multigiocatore e sull’eterna rivalità fra le tre fazioni, ma era lecito aspettarsi un impegno concreto anche nella campagna, soprattutto perché Ubisoft aveva tutto l’occorrente per offrire ai giocatori un’esperienza spettacolare. Purtroppo invece, come accade spesso per una produzione dalla forte componente competitiva, l’avventura in singolo è solo un insipido antipasto che ci prepara agli scontri online.
Diluita attraverso 3 capitoli, la storia di For Honor racconta l’ascesa dei Cavalieri di Ossidiana, popolo di soldati bellicosi e assetati di sangue, pronti a portare la guerra ovunque regni la pace. Al di là delle palesi incongruenze storiche, a cui non spetta a noi porre il veto, con questo escamotage impersoneremo alcuni dei principali guerrieri del roster, divisi per fazione, in modo tale che al termine della campagna, avremo un’infarinatura più o meno generica su come ci si muove sul campo di battaglia.
Purtroppo l’estrema frammentazione del filo narrativo, impedisce un intreccio soddisfacente e annoia abbastanza in fretta; l’unico motivo che porta il giocatore a terminare comunque la campagna è la necessità di imparare quanto è più possibile sui diversi stili di attacco e la garanzia di sbloccare extra ed equipaggiamento utilizzabile poi nel multiplayer. Un’occasione che poteva essere sfruttata decisamente meglio, e che in alcun modo riesce a lasciare il segno. Per fortuna il sistema di combattimento è concreto, appagante e complesso quanto basta per rendere piacevoli anche gli scontri contro l’IA.
L’avventura in singolo di For Honor è solo un insipido antipasto che ci prepara agli scontri online
In effetti, è proprio il combat-system del titolo targato Ubisoft a poterne garantire il successo. Si tratta senza dubbio di un qualcosa di nuovo, che gli sviluppatori hanno orgogliosamente soprannominato “Arte della Guerra”, ossia un delicato sistema geometrico che si basa sulla difesa e sull’attacco in tre direzioni diverse.
Durante un duello, ogni giocatore può quindi scegliere da dove far partire l’attacco, da destra, da sinistra o da sopra, mentre l’avversario avrà pochi istanti per coordinarsi con la stessa direzione e tentare di parare il colpo. A questo si aggiungono le spallate che “rompono” la guardia e lasciano scoperti per qualche secondo, gli attacchi imparabili, gli scatti e le combo (che sono uniche per ogni personaggio e possono essere studiate in un pratico menù a comparsa) che col giusto tempismo possono poi terminare con una cruenta esecuzione. Tutto è tenuto insieme dalla barra della stamina, che una volta esaurita, impedirà al giocatore di muoversi con slancio, lasciandolo alla mercé dei nemici.
Insomma, i combattimenti in For Honor non vanno “solo” affrontati, vanno calibrati attentamente: basta un fendente a vuoto per veder calare drasticamente la vostra energia, una parata non precisa per subire i pesanti danni da contraccolpo o addirittura una posizione precaria sul terreno di battaglia per cadere in un dirupo, morendo in maniera rapida e violenta. A poco servono i tutorial introduttivi che potete trovare nel menù principale, mentre è molto più utile investire del tempo libero nell’affinamento dei movimenti e delle tecniche di attacco personali grazie alla modalità libera di allenamento, che consente di regolare la difficoltà del bot a seconda della vostra esperienza.
Il tutto è reso ancora più maestoso dal numero di eroi selezionabili (12 in tutto), poiché ognuno di essi ha il proprio unico set di mosse e abilità.
Ai nove personaggi già visti durante la beta, si aggiungono lo Shugoki, gigantesco samurai mascherato la cui abilità gli permette di non risentire dei colpi presi, la Valchiria, storica combattente vichinga capace di attaccare dalla lunga distanza grazie alla sua lancia ed il Giustiziere, armato di alabarda. Poi ci sono il Kensei o il Razziatore che sono più lenti, ma in grado di sferrare colpi dalla potenza devastante e spesso imparabili; il Guardiano o l’Orochi che invece assicurano una maggiore mobilità a scapito di una minore difesa; mentre il Berserk o il Nobushi sono classi che solo i giocatori più navigati possono permettersi il lusso di padroneggiare, ma quasi sempre micidiali contro chiunque.
Le abilità invece, possono essere passive (utili ad esempio per recuperare vitalità o velocizzare la conquista dei punti di controllo) oppure attivarsi dopo una serie di punti, fungendo da vere e proprie armi, come un colpo di catapulta o una freccia infuocata.
Se vi sembra complesso, non abbiate paura: lo è sul serio. Come dicevamo in precedenza, il multiplayer di For Honor è tutt’altro che intuitivo e all’apparenza può sembrare anche sbilanciato. La verità è che ogni personaggio è estremamente diverso dall’altro e non tutti necessitano dello stesso lasso di tempo per essere usati a dovere. Se da un lato questo sistema allontanerà tutti quei giocatori in cerca dell’ennesimo svago online da 10 minuti, dall’altro (se supportato a dovere) può creare un’utenza coesa, appassionata e seria, che garantirebbe lunga vita alla nuova scommessa del team francese.
Non manca poi la personalizzazione, sistema attraverso cui si possono migliorare certi parametri del personaggio, grazie all’equipaggiamento rinvenuto sul campo di battaglia dopo ogni scontro. E’ possibile modificare le lame, le impugnature delle armi, gli scudi ed ovviamente ogni singolo componente dell’armatura per tentare di rendere perfetto il nostro campione. Purtroppo Ubisoft ha inserito anche un sistema di acquisti in-game che consentono ai più frettolosi di ottenere oggetti extra e abilità in cambio di denaro, finendo per creare un’evidente disparità tra i giocatori. Speriamo che questo “scivolone” possa essere perdonato arginando l’acquisto con una serie di regole postume.
Abbiamo trovato il multiplayer di For Honor estremamente divertente ed appagante sotto ogni punto di vista
Le modalità online del gioco non sono tantissime, ma almeno nessuna di queste risulta essere un mero e superficiale riempitivo. Si parte dal Duello 1vs1 dove, manco a dirlo, si affrontano due giocatori in uno scontro mortale. E’ la modalità più finemente ragionata di tutto il gioco. Interi minuti passati a studiare le mosse dell’avversario, a girare in tondo cercando di intuire il momento giusto per l’affondo letale. La tensione è palpabile, l’adrenalina scorre nelle vene e la vittoria porta un senso di onnipotenza difficile da descrivere.
Stesso discorso per la Mischia (2vs2), dove l’unica differenza è rappresentata dal numero di partecipanti e quindi di eventuali sbilanciamenti nel caso di morte precoce di un compagno o di un nemico. Se si è abbastanza abili e fortunati, si può tentare una rianimazione, ma raramente questa manovra disperata porta i suoi frutti.
La modalità che da i migliori risultati se giocata con un gruppo di amici è però Dominio, in cui si affrontano due squadre da 4 campioni per il comando della mappa, supportati da un numero illimitato di bot. In questo caso l’intimità e il fremito del duello vengono abbandonati, favorendo invece il caos sanguinario di una vera battaglia tra due eserciti. La coordinazione è essenziale, così come la conoscenza delle mappe ed il corretta impostazione delle varie abilità di ogni personaggio, chiave di svolta nelle partite più equilibrate. L’unico rischio è incappare in uno scontro diretto numericamente sfavorevole, in cui per ovvie ragioni vengono meno molte delle basi su cui si regge l’ottimo combat system di For Honor. Come ultima chance si può richiamare la modalità Vendetta, durante la quale i colpi inferti causano danni maggiori, così come le parate, ma spesso non è sufficiente per sopravvivere.
Al di là di queste piccole dissonanze, abbiamo trovato il multiplayer di For Honor estremamente divertente ed appagante sotto ogni punto di vista; in futuro non guasterebbe qualche modalità aggiuntiva (già sono state annunciate quelle competitive), ma già quelle che ci sono adesso promettono ore ed ore di puro spasso.
Una delle esperienze multiplayer più originali degli ultimi anni
A voler essere onesti, l’unico grande problema è rappresentato dai server peer-to-peer utilizzati per la connessione perenne al gioco, che a causa dei numerosi problemi riscontrati dall’utenza anche prima dell’uscita ufficiale –primo tra tutti quello degli abbandoni improvvisi durante le partite, minano l’esperienza complessiva. Dopotutto, un titolo che si basa esclusivamente sull’online, non si può permettere questo tipo di trascuratezze.
Nulla da recriminare dal punto di vista tecnico invece, dove la nuova produzione Ubisoft, sia su console che su PC, mostra un comparto grafico di prim’ordine. Sia i modelli poligonali principali che le mappe sono ricche di dettagli estetici di grande impatto, ai quali si aggiunge l’ispirato design degli ambienti di gioco, tutti caratterizzati benissimo.
Il framerate è saldamente ancorato ai 30 fps, dettaglio che permette una stabilità quanto mai necessaria durante i match online, anche se occasionalmente abbiamo notato qualche impercettibile rallentamento, soprattutto durante i momenti più concitati. La violenza dei colpi inferti e delle esecuzioni finali in 1080p è una vera gioia per gli occhi (meno per lo stomaco), così come gli effetti particellari e quelli di luci ed ombre, ottimamente realizzati.
Giudicare For Honor è un compito delicato. Ci troviamo di fronte ad una delle esperienze multiplayer più originali degli ultimi anni, dotata di un sistema di combattimento incredibilmente sfaccettato e complesso, imparagonabile ai videogiochi competitivi odierni. Non si può sperare che piaccia a tutti e sotto sotto siamo sicuri che lo sappia anche Ubisoft: l’unicità di For Honor è anche la sua più grande debolezza e con tutta probabilità l’unico ostacolo che gli impedirà di salire nell’olimpo dei grandi. Oltre a questo, il sistema di connessione adottato dalla software house è paradossalmente la cosa che convince meno, insieme ad alcune discutibili scelte, tra tutte gli acquisti in-game. Tutto questo però è poca cosa se confrontata alle incredibili battaglie che vi attendono, tra samurai, vichinghi e indomiti cavalieri: le modalità multigiocatore calzano a pennello su questo sistema di gioco e le infinite possibilità di personalizzazione, unite alle peculiari abilità di ogni singolo guerriero, rendono For Honor oltremodo longevo. Scommessa vinta quindi? Solo il tempo ce lo dirà, ma per ora siamo sulla strada giusta. |