perception
News 28 Feb 2017

Perception – Anteprima GDC 2017

San Francisco – Potrei iniziare, rovinandovi un po’ la sorpresa, dicendo che al sottoscritto Perception è piaciuto davvero parecchio. Se già la campagna Kickstarter del titolo era bastata a mandare in solluchero un vecchio amante dell’horror in tutte le sue forme, ritrovarsi di fronte ad un PC carrozzatissimo con una demo di circa 45 minuti dell’attesa avventura dark targata The Deep End Games rappresentava una di quelle occasioni, in questa GDC 2017, che non andava persa per nessun motivo. Sorridenti più che mai e decisi a dimostrare le nostre invidiabili doti di estimatori dell’horror videoludico ci siamo dunque cimentati in questa lunghissima demo, una versione alpha ben al di sopra della soglia di dignità, cercando di scoprire cosa in quel concetto di terrore legato all’echolocation, letteralmente ecolocalizzazione, ci avesse catturato mesi or sono.

Ma forse è il caso di partire dando una definizione di questa parola roboante. Pensate ad un qualcosa di simile ad un radar, capace di evidenziare il profilo di pareti, porte e oggetti presenti all’interno di una stanza completamente buia: una sorta di sonar del pipistrello, che effettui una scansione di un’area circoscritta a noi e in tempo quasi reale delinei i contorni di qualsiasi ostacolo o oggetto nelle vicinanze. Bellissimo? Sì, assolutamente: ed è ancor più bello se contestualizzato in un titolo dalle chiare velleità da horror psicologico.

La storia di Perception, titolo guarda caso azzeccatissimo, al momento ci è stata delineata soltanto a grandi linee dalla Senior Writer del titolo, che ci ha accompagnato nel corso di questa demo (e ci ha guardati malissimo quando, dopo tre quarti d’ora, tutto eravamo tranne che intenzionati a lasciare il posto ad altri): una serie di incubi incomprensibili conducono la nostra protagonista all’interno di una casa all’apparenza stregata, dove il dramma della malattia mentale e la somministrazione coatta di psicofarmaci, pastiglie ed altre sostanza alteranti hanno progressivamente portato al compimento di un dramma. Se già questo non dovesse apparire abbastanza agghiacciante (e lo ammettiamo, questa storia profuma di letteratura del settore lontano un miglio), pensate di vivere questa esperienza avvolti nel buio più totale, muovendovi nell’oscurità facendo affidamento al vostro dono di ecolocalizzazione. Ecco, ora avete una vaga idea di quanto vi aspetti in questo horror/puzzle in prima persona. Ma il bello viene ora.

PerceptionPerception, come ben potrete immaginare, non è un FPS. Ok che ci sono i fantasmi e che la nostra alter ego qualche dono speciale lo ha, ma meglio chiarire da subito che difficilmente ci ritroveremo a menar cazzotti ad ectoplasmi sino a raggiungere il nostro obiettivo. Piuttosto, il titolo di The Deep End Games abbraccia meccaniche appartenenti a generi differenti, dal walking simulator all’escape game (ebbene sì, dovremo anche nasconderci per scappare agli “occhi” dei fantasmi) passando per il tradizionale adventure: raccolta di chiavi, risoluzione di enigmi, individuazione del percorso ottimale per raggiungere il punto corrente di interesse e da qui progredire nella narrazione. Il tutto, rigorosamente, al buio ed in compagnia del nostro fedele “sonar”. Altro aspetto interessantissimo è la narrativa: Perception è uno di quei titoli che solitamente si definisce Story Driven, dove la parte del leone spetta alla narrazione – senza però nulla togliere, almeno in questo caso, al gameplay vero e proprio. Il reperimento di documenti, l’ascolto di nastri di un fantomatico Psicoterapeuta e altre amenità nascoste in questa casa stregata non solo approfondiranno un background ad alto tasso di dramma, ma in alcuni casi saranno necessari a triggerare specifici eventi (come l’apertura di una porta, ad esempio) utili alla progressione. Doveste mai trovarvi bloccati nelle stanze della tetra magione, basterà premere il pulsante CTRL (almeno nella versione PC che abbiamo testato oggi) per individuare l’obiettivo corrente: ma sapere grossomodo dove esso si trovi e raggiungerlo senza intoppi, sappiate, sono due cose ben diverse.

Questo, a ben vedere, dovrebbe farvi scaturire una certa domandina: ma quanto è difficile Perception? Premesso che quella di oggi era la demo di un prodotto in stato di alpha avanzata, dobbiamo ammettere che al netto di qualche titubanza iniziale per memorizzare l’ordine e la struttura delle stanze, Perception non ha mai offerto un livello di sfida particolarmente ostico. I fantasmi incontrati oggi non ci hanno mai richiesto di nasconderci, e se escludiamo un enigma dove ci veniva richiesto di reperire il codice numerico di un cassetto chiuso, i restanti enigmi non ci hanno portato via più di uno o due minuti. Ribadiamo ancora una volta che si tratta di una demo di un titolo sulla cui longevità non si dovrebbe discutere (la stima si aggira attorno alle dieci o undici ore): diciamo che, al netto di un atmosfera horror riuscitissima, la componente oggi apparsa preponderante è quella del walking simulator. In un labirinto per giunta soltanto apparente, vittima di una linearità che verso la fine diventa lampante. Ma di tempo e spazio per ottimizzare le cose, The Deep End Games ne ha ancora a sufficienza.

Impressioni dalla GDC 17

Possiamo muovere una sola critica a Perception, dopo la nostra prova odierna in quel di San Francisco: per essere un titolo dalle velleità horror, la sua curva di difficoltà è sin troppo docile. Il che non è un male, per quei giocatori alla ricerca di un’esperienza votata maggiormente alla narrazione piuttosto che all’azione vera e propria. Diciamo che nella ricetta di The Deep End Games, quello appena citato rimane l’ingrediente da dosare con più sapienza nel periodo che ci separa dall’uscita del titolo. Un titolo che, grazie all’utilizzo geniale dell’ecolocalizzazione, offre un’atmosfera assolutamente meritevole e memorabile. Uniteci una narrazione, almeno sulla carta, di altissimo livello, e capirete perché in molti stanno attendendo Perception anche ad occhi chiusi.

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