Conoscete tutti la storia, vero? Una maga, sotto le spoglie di una vecchia mendicante, chiede asilo durante una tempesta a un Principe viziato, egoista e cattivo: crudelmente respinta nonostante avesse offerto in cambio l’unico suo avere, una rosa, la donna rivela la propria identità e punisce il giovane tramutandolo in una Bestia, mentre alla servitù tocca un destino da oggetti domestici. L’incantesimo può essere spezzato soltanto se la Bestia imparerà ad amare e farsi amare a sua volta prima che cada l’ultimo petalo della rosa.
Era il dicembre del 1992 quando la voce di Ferdinando Gazzolo ci introduceva a uno degli adattamenti cinematografici che fino al 2010 avrebbe mantenuto il primato per essere stato nominato all’Oscar come miglior film, assieme ad altre cinque nomination: risultò vincerne un paio, più tre Golden Globe, ma il successo fu comunque tale che nel giugno 2012 venne riportato sugli schermi – un anno dopo Il Re Leone. Forte dunque di tanta popolarità, e a seguito di altri remake live-action quali Maleficent, Cenerentola e Il Libro della Giungla, Disney punta su “una storia vecchia come il tempo”. Sceglie così La Bella e la Bestia.
Dopo aver vestito i panni della saccente e intelligentissima Hermione, Emma Watson torna ugualmente a perdersi tra le pagine dei libri nel ruolo della giovane Belle, che toccherà l’umano di buon cuore celato nella Bestia interpretata da Dan Stevens. A ostacolarli, Luke Evans nelle vesti di un superficiale Gaston. Tra gli eccellenti comprimari troviamo attori quali Stanley Tucci, Ewan McGregor ed Emma Thompson. Un ottimo cast non è tuttavia sempre sinonimo di ottimo film e, purtroppo, questo si rivela essere il caso: al di là di una componente artistica godibile, seppur invasa di CGI, la recitazione soprattutto dei due protagonisti è spesso limitata da una scrittura capace di annullare quella profondità che era il cuore del lungometraggio animato. Emma Watson tenta di liberarsi della figura che è stata il suo trampolino di lancio con la saga di Harry Potter, senza davvero riuscirci e risultando in una inespressività che non rende giustizia ad alcune delle scene più belle del film come le ricordavamo; dall’altro lato, la Bestia soffre della scrittura di cui sopra, che non enfatizza in alcun modo ne la sofferenza derivata dalla sua condizione ne il successivo cambiamento. Pollice alto invece per Gaston, sapientemente interpretato nel suo essere crudele, vanesio e tuttavia più intelligente di quanto paia, l’esempio migliore del lato peggiore di un uomo.
La Bella e la Bestia avrebbe potuto essere molto di più
Il passo falso compiuto da Bill Condon, l’uomo dietro l’ultimo capitolo di Twilight, è stato attenersi al classico dal quale prende ispirazione, con l’unico risultato di scimmiottarlo e cadere in quell’errore che i precedenti adattamenti avevano evitato. Un ibrido che mescola il nuovo al vecchio, inserendo tentativi di innovazione che nella maggior parte dei casi potevano essere evitati: una copia che non è una copia, perché manca della drammaticità che aveva fatto dell’originale un capolavoro e non lascia traccia di quel rapporto che i due protagonisti hanno costruito nel film d’animazione. Soprattutto manca una corretta gestione dei tempi, che porta il tutto a un susseguirsi di sequenze senza respiro dove non c’è spazio per i sentimenti dei personaggi – forse relegati alla conoscenza pregressa della storia da parte degli spettatori.
Una ripresa delle originali inquadrature, del montaggio e persino dei movimenti di macchina denota una certa pigrizia nella regia, uscendo sconfitta dal confronto con il predecessore proprio perché ha confidato troppo nella nostalgia del pubblico: la fretta di seguire una scaletta già impostata alla quale sono state fatte modifiche e/o aggiunte, l’ansia di tenere il passo con il successo degli anni ’90, le idee spesso povere e l’abitudine un po’ troppo marcata della Disney di trasformare tutto in un musical (nel caso specifico sfruttando male un’ottima base musicale di partenza) porta La Bella e la Bestia a essere un prodotto di cui purtroppo non si può davvero sentire il bisogno. Una storia che aveva tutto il potenziale necessario e non l’ha saputo sfruttare, mostrandosi superficiale anche nel suo volere diventare più contemporaneo.
Persino l’adattamento italiano non esce a testa alta, in particolare per quanto riguarda le canzoni. Ancora una volta miscuglio fra vecchio e nuovo, presentano una traduzione che persino a un orecchio non allenato suona del tutto priva di metrica, lasciandosi dietro una sensazione di forzatura non indifferente. Non ci è sfuggita la volontà della Disney di astrarsi dalla favola per meglio contestualizzare i personaggi, richiamando altre epoche, idee, valori e rapporti – modernizzandola, per quanto possibile – proponendo inoltre una protagonista femminile più emancipata. Semplicemente, però, non si è dimostrato abbastanza. La Bella e la Bestia avrebbe potuto essere molto di più ma è risultata soltanto una rincorsa all’originale, bloccata dall’ansia di prestazione e da una eccessiva fiducia nei ricordi dei propri affezionati spettatori.
Commenti