Dopo la scomparsa definitiva della serie Burnout dai radar videoludici, dopo l’ultimo grande episodio pubblicato nel 2008, i giochi di corse marcatamente arcade con una forte desinenza distruttiva faticano a trovare un degno successore. Consci del vuoto di posizione per troppo tempo non colmato, i ragazzi di Kylotonn Games hanno tentato il colpaccio, pubblicando FlatOut 4: Total Insanity, nuovo capitolo della fortunata serie ideata da Bugbear Entertainment.
Ebbene, dopo aver giocato a lungo il titolo, possiamo dirvi con amarezza che FlatOut 4 è uno dei peggiori strafalcioni della serie: non solo per un’approssimazione tecnica così marcata da far rimpiangere la scorsa generazione, ma perché di fatto non c’è un motivo valido che spinge all’acquisto. Eccezione fatta per una colonna sonora incalzante, incisiva e punk quanto basta che rendere ogni gara almeno passabile dal punto di vista acustico. Ma andiamo con ordine.
Definire FlatOut “simulatore di guida” è un’offesa al brand, dato che dal primo momento il gioco si è imposto come un racing game dalla forte impronta arcade, che scimmiotta titoli più blasonati e sempre apprezzati, come il già citato Burnout o Destruction Derby. Sotto questo punto di vista, Total Insanity non fa differenza: la scelta delle modalità di gioco si dipana tra Campagna, la più longeva e canonica tra le opzioni, Modalità FlatOut, che permette al giocatore di cimentarsi fin da subito in prove estreme, Partita Veloce dove si può scegliere di personalizzare la propria partita, selezionando il tipo di gara, il tracciato e la tipologia di autovetture presenti (tre quelle disponibili) ed infine la modalità Multiplayer online.
Nella prima ci ritroveremo ad affrontare tornei composti da tre o quattro gare di difficoltà crescente, la cui progressione è garantita esclusivamente da un posizionamento sul podio. Vale a dire che se nella classifica finale otteniamo un quarto posto, saremo costretti a ripetere la coppa dall’inizio, sperando in un esito più favorevole.
Man mano che andremo avanti, guadagneremo denaro in base alle nostre prestazioni, che potrà essere investito in numerosi miglioramenti per l’autovettura, come un motore più potente, una riserva maggiore di nitro, un cambio che faciliti la maneggevolezza, oppure scegliere un nuovo mezzo tra quelli sbloccabili, la cui scelta è però molto limitata. Purtroppo i primi e più gravi problemi di FlatOut iniziano proprio qui: nonostante il sistema di avanzamento sia piuttosto classico per un gioco di corse, l’intelligenza artificiale avversaria, la complessità dei tracciati e l’imbarazzante utilizzo della fisica trasformano ogni singola gara in un incubo ad occhi aperti.
I piloti avversari sono tutti molto aggressivi e la maggior parte delle volte cercheranno di buttarvi fuori strada in malo modo, immolandosi in manovre disperate e senza senso; purtroppo questa incapacità diventa un ostacolo frustrante anche per il giocatore, che quasi sempre si vede scaraventato fuori percorso, magari alla fine di una gara perfetta, perdendo inevitabilmente posizioni preziose in classifica. Posizioni che, come già anticipato, non si guadagnano facilmente a causa di una fisica in-game claudicante, motivo per il quale sembra sempre di pilotare un mezzo su di un’enorme lastra di ghiaccio. Alla minima deviazione si sbanda, ci si incastra dentro una roccia fracassando la macchina e si preme forsennatamente il tasto del rientro in pista automatico, sperando di non perdere il vantaggio accumulato. Si finisce per evitare accuratamente ogni cosa che rende unica la saga: niente più collisioni perché altrimenti si perde il controllo, niente più Nitro perché ci si schianta in una curva stretta, niente distruzione gratuita perché sennò si perde la bussola e non si capisce più qual è la giusta direzione.
Inoltre i tracciati stessi, oltre ad essere pochi, molto ripetitivi e con scarsi guizzi artistici, sono anche mal strutturati, con una segnaletica appena accennata che forza il giocatore a ripetere la stessa gara più e più volte, per imparare a memoria i tratti più critici. Contando che sono presenti 24 coppe, divise per tre tornei principali (Derby, Classic e All-Star) e solo una manciata di circuiti, la noia visiva non tarda ad arrivare.
La fisica in-game è claudicante, sembra sempre di pilotare un mezzo su di un’enorme lastra di ghiaccio
La modalità FlatOut rappresenta forse il cuore della produzione e garantisce un simpatico diversivo alla carriera solitaria. Ci sono a disposizione una moltitudine di prove (sbloccabili una volta raggiunto il punteggio richiesto) in cui il giocatore può cimentarsi, cercando di fare più danni possibili: Deathmatch ad esempio, forza i piloti a scontrarsi l’uno con l’altro in un’orgia scombinata di metallo e benzina, Acrobazia permette di espellere il guidatore con una brusca frenata e “comandarlo” in volo per centrare obiettivi o demolire costruzioni spiritose, mentre in Batti la Bomba (forse quella meglio riuscita di tutte), che incarna al meglio il vero spirito della serie, su tutte le macchine viene impiantata una bomba a tempo che si ricarica ad ogni checkpoint, ma non lascia scampo ai più lenti o maldestri.
Che vi piaccia o no, l’essenza di FlatOut è proprio questa, una demolizione senza senso e senza confini, preferibilmente a danno degli altri partecipanti. Sotto quest’ottica ed in questa specifica modalità, il titolo sembra funzionare e si lascia giocare senza troppi dubbi.
Le tipologie di gioco sono variegate, è vero, ma il numero di eventi è davvero enorme e presto o tardi si sfocia nella ripetitività, anche perché occorrerà sudare le proverbiali sette camicie per ottenere i punti necessari a proseguire. In più, non c’è correlazione con la Carriera, non ci sono veicoli da sbloccare, né dollari da guadagnare, il che rende questa modalità del tutto separata dal resto del gioco.
In multiplayer, la produzione Kylotonn Games si comporta abbastanza bene, assicurando un servizio solido e un buon numero di possibilità selezionabili dai giocatori connessi. Niente di esagerato, ma si percepisce l’impegno nel portare il brand anche online e in tutta onestà FlatOut 4 ha tutte le potenzialità per funzionare anche meglio, senza un’IA disastrosa come quella che si ritrova. Il problema alla base è sempre di natura tecnica, con un sistema di guida che seppur minimale, non lascia scampo e fa pagare caro ogni errore, soprattutto nelle gare classiche. Meglio quindi gettarsi nella mischia di un buon Deathmatch online, e buttarla in caciara.
Un’opera non all’altezza del nome che porta
Dal punto di vista tecnico, Total Insanity paga una resa grafica antiquata e non adatta agli standard odierni. I modelli della auto disponibili sono poco dettagliati, privi di cattiveria e di carisma, tranne qualche rara eccezione; anche durante le gare, i danni e le ammaccature accumulate non regalano quel senso di realismo che ci saremmo aspettati in un gioco del genere. In generale parliamo di una qualità appena sufficiente per questa generazione di console, sotto molti aspetti indecorosa, se si pensa ai lunghi tempi di caricamento e ai paesaggi dei circuiti completamente spogli, anche se in buona parte distruttibili.
Nota positiva a margine è la colonna sonora che accompagna l’avventura, un calderone di brani punk-rock, tutti più o meno conosciuti e adrenalinici quanto basta per affrontare ogni inizio gara col piglio giusto.
FlatOut 4 Total Insanity è un’opera non all’altezza del nome che porta, né paragonabile a produzioni dello stesso genere già in commercio. |
Commenti