Da quando è stato annunciato per la prima volta, all’E3 dello scorso anno, Quake Champions non è mai stato troppo sotto i riflettori, un po’ perché id Software è sempre stata molto attenta a non divulgare materiale se non strettamente necessario, un po’ perché la peculiare tipologia di gioco, oggi come oggi non ha più la fan-base di un tempo.
Di sicuro quella di Bethesda è una scelta non solo coraggiosa, giacché mette sulla bilancia qualcosa che manca da tanto, cercando di ringiovanirlo con alcune delle tipiche caratteristiche degli shooter odierni, ma anche consapevole dei possibili limiti di successo e distribuzione nei quali un nuovo capitolo di Quake può incappare.
Abbiamo avuto la fortuna di testare la versione beta del gioco durante un periodo di prova di 3 giorni, facendoci una prima chiara idea di cosa ci aspetterà nella versione definitiva.
Iniziamo subito col dire che tecnicamente il titolo ci ha sorpresi: ci aspettavamo una resa sufficiente ed invece id Software ha svolto un ottimo lavoro rendendo Quake Champions un gioco appagante anche dal punto di vista grafico, con modelli poligonali convincenti, effetti particellari sostenuti ed un framerate granitico.
La nuova produzione di Bethesda è un’esclusiva PC e verrà distribuita gratuitamente nella sua forma base, vale a dire che gli eroi nuovi saranno sbloccabili solo previo pagamento, così come eventuali contenuti aggiuntivi. Un’edizione deluxe è comunque prevista ed ovviamente consente di pagare il gioco subito senza dover più sborsare alcunchè per gli aggiornamenti. Una formula (cosiddetta freemium) oggi molto utilizzata che assicurerebbe al titolo una forte base iniziale che potrebbe poi affinarsi nel tempo.
Ma se siete venuti fin qui per trovare conferma che Quake è sempre Quake, potete dormire sonni (relativamente) tranquilli: il feeling immediato, la folle velocità a cui tutto si muove, la spregiudicata adrenalina che sale ad ogni frag. È tutto lì e sembra non essere mai andato via dall’indimenticato Quake III Arena. Nessuna campagna single-player a fare da contorno, nessun tutorial ammorbante da seguire passo passo e nessun sistema di crescita del proprio alter-ego, proprio come accade negli shooter più recenti, quali Overwatch o il meno fortunato Battleborn.
L’idea di Quake Champions non è poi così lontana e si basa difatti sul proprio roster di “campioni” (abbastanza ristretto nella versione da noi provata), che differiscono gli uni dagli altri per energia, rapidità, capacità offensive e resistenza. Questo ovviamente va ad influenzare in maniera profonda il gameplay generale ed incide sulle capacità di tutta la squadra, anche dal punto di vista tattico; soprattutto se si pensa che ogni personaggio ha una personale abilità con cui migliorare seppur momentaneamente le proprie prestazioni.
Il Ranger ad esempio, può evocare il Dire Orb e teleportarsi in un altro luogo della mappa, Anarki può curarsi con una rapida iniezione, che gli garantisce anche un boost di salute e velocità di qualche secondo e Clutch invece è in grado di creare una barriera energetica impenetrabile ai proiettili e ai danni nemici. Queste capacità possono essere utilizzate a piacimento, ma solo una volta che si è esaurito l’intervallo di tempo necessario a riempire l’apposito contatore, processo che può essere velocizzato raccogliendo le clessidre in giro per gli ambienti di gioco.
Tecnicamente Quake Champions ci ha sorpresi
Nonostante ciò, una volta catapultati nella mischia quest’intrigante aggiunta non ci è sembrata davvero incisiva e al netto della frenesia dell’azione le armi e la precisione del protagonista giocano ancora un ruolo predominante.
Alcune delle mappe disponibili, Ruins of Sarnath e Burial Chamber su tutte, ci sono parse molto ispirate e perfettamente inerenti a tutto il mondo che Quake vuole incarnare, ossia quello del buon vecchio first person shooter vecchia scuola. D’altronde una succosa anticipazione l’avevamo già avuta con Wolfenstein The New Order e, più nello specifico, con DOOM, la cui modalità multiplayer si avvicina molto all’idea proposta in Quake Champions. Anche qui le armi (impossibile non citare lo Shotgun, la Nail Gun e la Machine Gun!) non devono essere ricaricate, l’energia va recuperata con i medikit sparsi in giro e non c’è traccia di radar o mini-mappe che identifichino i giocatori.
Insomma, la vita per i neofiti del genere, così come quella per chi si approccia nuovamente al genere dopo molto tempo, non sembra essere semplicissima; inevitabile è il paragone con Overwatch, che nonostante sia mosso da meccaniche molto complesse e da una cooperazione tra giocatori ai limiti del fanatismo, riesce comunque ad assicurare una buona dose di immediato divertimento, grazie soprattutto ad un bilanciamento curatissimo. Quake invece premia la precisione assoluta, la profonda conoscenza degli ambienti di gioco, la rapidità dei propri movimenti, capacità assimilabili solo dopo un ragionevole lasso di tempo, che però potrebbe non essere abbastanza corto da trattenere gli scontenti della prima ora.
Se siete venuti fin qui per trovare conferma che Quake è sempre Quake, potete dormire sonni (relativamente) tranquilli
La sensazione è che Quake Champions sia un titolo dalle grandi potenzialità, pensato per fare una breccia tra gli shooter moderni con un gameplay diverso, quasi dimenticato, ma sempre incredibilmente attuale. Il rischio però, è che possa diventare in pochi mesi un gioco “elitario”, dedicato ai pro-gamer e a chi pratica e-sports competitivi. Un hero shooter che sembra tale solo nelle premesse, ma mouse e tastiera alla mano rivela essere (almeno in questa closed beta) molto “shooter” e troppo poco “hero”, al netto della concorrenza.
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