Ventitre anni. Un lasso considerevole di tempo durante il quale la serie di Bandai Namco è riuscita a salire sui gradini più alti della classifica dei picchiaduro, entrando di conseguenza nella storia videoludica che tutti conosciamo.
Dalle sale giochi di un tempo, fino a raggiungere le nostre abitazioni in diverse generazioni di console, la saga della famiglia Mishima non smette mai di appassionare i suoi fedelissimi fans, ma come tutte le cose, anche la storia legata a questa famiglia deve raggiungere una fine. Tekken 7 infatti ci porta a conoscere infatti l’epilogo della stirpe di cui fanno parte personaggi come Heihachi, Kazuya, Jin ed ovviamente anche Jinpachi, padre di Heihachi che abbiamo visto nel secondo Tag Tournament.
Da quel capitolo, l’utenza ha potuto sfogare la propria voglia di mazzate solo sul successivo free2play, uscito sempre per la vecchia generazione di console, ma che nel frattempo ha già chiuso i battenti per la più o meno recente chiusura dei server. Ora però, il nuovo capitolo è ormai nelle nostre case, e possiamo finalmente dare inizio al nuovo The King of Iron Fist Tournament!
Il fatto che da quando si conosce dell’esistenza di questo settimo capitolo si sia sempre parlato di “epilogo della storia della famiglia Mishima”, era chiaramente un indizio alla presenza nel titolo di una sezione di Story Mode particolarmente curata. In maniera simile a quanto visto in titoli come Injustice per esempio, seguiremo le vicende che collegano alcuni dei personaggi presenti nel roster, prendendone il controllo in alcune fasi cruciali in cui il menar le mani sarà praticamente obbligatorio.
Per chi si stesse chiedendo in cosa consiste questo “epilogo” di cui si parla tanto, è presto detto. Il nostro caro Heihachi un tempo era sposato (ebbene si), ed anche felicemente potremmo dire, almeno fino a che sua moglie non ha tentato platealmente di ucciderlo. Rivelatasi quindi nella sua vera natura, al nostro giovane combattente dalla cornuta chioma non è rimasto altro che mettere fine alla vita della sua compagna, restando solo con il piccolo Kazuya, figlio della loro unione, e come la madre in possesso di un pericolosissimo sangue demoniaco.
A dirla tutta però, queste sono cose che già sapevamo, come sapevamo tra l’altro che la stirpe maledetta è riuscita a raggiungere un’altra generazione di Mishima con Jin, che nonostante porti il cognome della madre, resta comunque un discendete di Heihachi e Kazumi.
Le vicende vengono raccontate però da una persona esterna ai fatti, un giornalista, che a causa delle guerre e dei tumulti generati dalle lotte intestine dei Mishima, ha perso la propria famiglia senza poter fare nulla per salvarla. La sua è quindi una ricerca mossa principalmente da un senso di vendetta, ma non è il solo che vuole farla pagare ai suoi nemici. Dal nulla infatti, spunta un nuovo combattente, che dall’apparenza sembra per altro molto potente. E’ stato inviato da Kazumi in persona ai tempi in cui era ancora viva, ed il suo scopo è ovviamente quello di uccidere Heihachi e Kazuya, che secondo lei saranno la rovina del mondo intero. Il nuovo arrivato, si rivela essere niente meno che Akuma, personaggio che sicuramente molti di voi sapranno essere proveniente da un’altra serie di picchiaduro molto famosa, Street Fighter, e che qui, da brava guest star, ricopre il ruolo di “cattivo”…
Nonostante questa sia comunque un’ottima introduzione nell’offerta complessiva del titolo, coloro che si aspettano una lunga campagna dedicata a far scoprire tutti i segreti dei personaggi coinvolti, e magari anche volta a dipanare tutti gli intrighi ed i misteri emersi negli scorsi capitoli, potrebbero restare delusi. Lo story mode infatti si esaurisce in pochissime ore (3 ore al massimo in base al livello di difficoltà), concentrando l’attenzione solo sui pochi personaggi principali. Ci tocca ammettere però che per lo meno proseguire nella storia non è proprio come mangiare un pezzo di torta (come dicono gli americani), ma negli scontri con quelli che potremmo definire “boss”, il rischio di prenderle di santa ragione anche a bassa difficoltà è sempre dietro l’angolo.
Terminata la storia, si potrà avere accesso a dei capitoli extra dedicati ai personaggi che nella campagna principale non hanno trovato spazio, ma ciò sembra un’aggiunta particolarmente forzata, che si limita ad un solo scontro per combattente e termina con finali alcune volte incongruenti tra loro.
Lo Story Mode si rivela un’ottima introduzione nell’offerta complessiva del titolo
Archiviato lo Story Mode, modalità che però onestamente tornerete difficilmente a giocare dopo averne completato la prima run completa, passiamo alle altre cosucce offerte dal pacchetto completo, che per nostra fortuna non sono per niente poche. Possiamo dividerle in tre categorie principali, esattamente come sono separate nel menu del titolo, e che sono in pratica Online, Offline e Modalità VR.
Il single player offline offre una dotazione più o meno standard rispetto ai classici picchiaduro che conosciamo. Immancabile infatti la modalità Arcade, anche se ridotta a cinque miseri incontri, come del resto non mancano nemmeno il versus locale e la modalità di Pratica. L’unica novità, se così la possiamo chiamare, è la Battaglia Tesoro, ovvero una serie di scontri contro avversari casuali che in caso di vittoria vi faranno guadagnare piccoli bonus come oggetti ed indumenti per personalizzare i vostri combattenti, o il vil denaro del gioco, che potrete poi usare per acquistare altre personalizzazioni o elementi della galleria. Procedendo con le vittorie in questa modalità tra l’altro, potrete scalare la classifica dei ranghi, i già visti “dan” che in teoria stanno a simboleggiare la vostra esperienza di combattimento.
Sul fronte dell’online invece possiamo citare le ormai onnipresenti partite classificate, quelle del giocatore, simili ma prive dell’ansia da competizione di cui invece sono pregne le prime, ed i tornei. Questi ultimi, forniscono casualmente delle sfide ai giocatori, rendendo così l’attività leggermente diversa dal solito. Durante l’attesa, ritroviamo la piccola parentesi di allenamento che già avevamo visto nel precedente Tekken Revolution, il free2play di cui vi abbiamo già fatto un accenno in precedenza.
Durante le nostre prove, anche a causa dei server non ancora popolatissimi, la nostra esperienza online è stata altalenante: si è passato dal giocare partite fluidissime con zero lag con gli amici (badate bene però, non sarà mai come giocare in locale) alla difficoltà nel trovare avversari in fase di matchmaking. Certo, i professionisti non prendono nemmeno in considerazione l’online, Tekken (così come la maggior parte dei picchiaduro) richiede un tempismo calibrato al millisecondo, ma siamo certi che la possibilità di scalare le classifiche mondiali o di vincere qualche torneo online possa far gola alla maggior parte di voi.
La spettacolarità degli scontri è di sicuro una delle migliori qualità di Tekken 7
Per quello che concerne la modalità VR invece, le cose potrebbero non essere come tutti ce le siamo immaginate. L’uso del visore per la realtà virtuale di Sony infatti viene sfruttato solo per due piccole applicazioni, ovvero il visualizzatore dei modelli dei personaggi, ed una piccola sessione di combattimento molto simile alla modalità di pratica, in cui potremo scambiare qualche colpo con il nostro avversario osservando lo scontro con una visuale più avvolgente. Niente combattimento in prima persona quindi, né un’immersione esagerata, ma solo un piccolo contentino per giustificare la presenza di quella voce in fondo al menu.
Della presenza di una personalizzazione dei personaggi ve ne avevamo già accennato, e non possiamo negare che è una sezione ricca di contenuti tanto da far quasi perdere il lume della ragione quando si cerca di scegliere qualcosa da far indossare al proprio combattente. Da completi serissimi a costumi che definire stupidi potrebbe essere solo un eufemismo, vi sorprenderete per la vastità di scelta che vi sarà messa davanti. Come già detto, le personalizzazioni potranno essere sbloccate nella modalità Battaglia Tesoro, oppure acquistate direttamente nel simil-store presente all’interno della modalità di personalizzazione del personaggio.
Per quello che riguarda poi la parte tecnica, dobbiamo ammettere che dalle nostre prove precedenti di qualche tempo le cose sono migliorate ed anche parecchio. La legnosità e la lentezza che percepivamo nei personaggi sono state nettamente ridotte, ed il gameplay risulta meravigliosamente fluido e godibile, ed i tempi di caricamento dei combattimenti è stato notevolmente ridotto. Il bilanciamento dei personaggi è particolarmente curato, ma per apprezzarli tutti è chiaro sia necessaria una predisposizione per i vari stili di combattimento che ognuno di loro possiede. Chi è un veterano della serie infatti, magari abituato ad usare uno stretto range di personaggi, di colpi e tecniche, non potrà che trovarsi a suo agio senza troppi problemi, ma tenderà quindi a predilire sempre quei particolari combattenti. Questo non significa che tutti gli altri siano meno potenti o efficienti, anzi, restano tutti piuttosto letali se guidati dalla giusta e sapiente mano. L’unico appunto che si potrebbe riportare è quello che riguarda Akuma, personaggio importato dalla saga di Street Fighter, che chiaramente potrebbe essere fuori luogo in un’arena da combattimento non in 2D. Chi ne conosce le movenze infatti potrebbe ritrovarsi un po’ spiazzato usandolo, ma niente che una buona sessione di allenamento ed un po’ di impegno non possano risolvere. Il roster è vario e variegato, pieno di vecchie e nuove conoscenze, tra cui i giocatori non faticheranno a trovare il proprio combattente preferito.
Lo stile inconfondibile della serie quindi scorre potente in questo nuovo capitolo
Addentrandoci nei meandri degli scontri, ritroviamo quindi le caratteristiche peculiari che negli anni passati hanno reso la serie di Tekken una delle migliori “sul mercato”. Il juggling per esempio è una costante sempre molto apprezzata, croce e delizia di tutti i giocatori, che gioiranno quando potranno sfruttarlo per sconfiggere l’avversario, ma che malediranno quando ne subiranno i devastanti effetti. Il Rage Mode invece è quello che possiamo considerare il jolly da giocare nei momenti difficili. Si attiva automaticamente quando la nostra barra della vitalità scende sotto la soglia di sicurezza, e ci da la possibilità di eseguire Rage Arts e Rage Drives. Le prime sono in pratica l’equivalente delle super viste in altri titoli, che si affiancano ai colpi speciali imparabili già presenti da tempo. Usati a dovere, sono in grado di risolvere la situazione, a volte ribaltando addirittura le sorti del combattimento volgendole a nostro vantaggio. Sia chiaro, sprecarle vuol dire sconfitta. Le seconde invece sono colpi “aggiuntivi”, se ci passate il termine, che potranno essere collegati ad alcune combo più comuni a seconda del personaggio, rendendone la sequenza più spettacolare e più devastante.
E la spettacolarità degli scontri è di sicuro una delle migliori qualità di Tekken 7, che come sempre ci immerge in combattenti dinamici al fulmicotone. Insomma, lo stile inconfondibile della serie quindi scorre potente in questo nuovo capitolo, e mette chiaramente in guardia eventuali concorrenti, dicendo a chiare lettere che il torneo del pugno di ferro è tornato a dominare il mondo.
Per finire, non resta che dare un occhio alla parte meramente tecnica, perché come si dice sempre, anche l’occhio vuole la sua parte, e l’importante è non farselo fare nero…
A livello estetico confessiamo che ci saremmo aspettati qualcosina in più dalle cinematiche presenti nello Story Mode, graficamente belle, per l’amor di Dio, ma su cui si sarebbe potuto spingere un pochino di più. In game invece non c’è nulla da recriminare, e la nostra prova su una PlayStation 4 Pro si è svolta nel migliore dei modi. Mai un rallentamento, mai un problema, né sui personaggi che negli stage, che spesso regalano scorci decisamente belli. L’unico piccolo intoppo pare essere un leggerissimo scatto nell’animazione delle fiamme nel caricamento che precede la presentazione dei combattenti prima dello scontro, cosa che quindi è totalmente irrilevante sul giudizio finale.
Uno dei migliori picchiaduro presenti sul mercato
La colonna sonora accompagna in maniera eccellente ogni momento dei combattimenti, sottolineandone spesso la velocità e la spettacolarità. Ultima, ma non per importanza, la localizzazione del titolo, che ci mette davanti un titolo completamente tradotto in italiano per quanto riguarda testi, menu e sottotitoli vari, e che usa invece la lingua di origine di ogni personaggio che scende in campo. La cosa è decisamente carina, anche se dobbiamo ammettere che l’accento di Claudio, personaggio di origine italiana, è un pochino strano da ascoltare…
Nel momento in cui il rumore del corpo del nostro avversario che crolla al tappeto sancisce la fine dell’incontro, non ci resta che tirare le somme di questo settimo (più o meno) capitolo della saga di Tekken. |