Formula Fusion – Recensione

Non si può evitare di notare (con estremo piacere) che l’eredità del grande WipEout non solo non sia stata dimenticata, come dimostra la recente Omega  Collection, ma anche rinnovata, grazie a realtà più o meno piccole: da Fast Racing Neo su Wii U (e successivamente Switch) che mixa l’esperienza di WipEout a quella di F-zero, all’italiana 34BigThings, con il suo splendido Redout, già disponibile su PC e in arrivo a breve su console, che interpreta sotto una diversa luce il genere, e lo fa con pieno successo.
Quale gioia dunque, per i fan delle gare antigravitazionali, quando un nuovo team indipendente (nello specifico, R8 Games), che vede fra le sue fila ex membri del mitico team Psygnosis, si propone di tenere vivo questo glorioso genere con un nuovo titolo che ne raccoglie l’eredità diretta, come dimostra anche la partecipazione degli esteti che resero indimenticabile l’originale serie, i The Designers Republic. Molto prevedibilmente, con queste premesse, la campagna Kickstarter avviata un paio di anni fa corona un successo pieno, raggiungendo rapidamente le ottantamila sterline. Ed ora, finalmente, dopo due anni di sviluppo, il progetto Formula Fusion ha visto il lancio ufficiale.

 

Chi abbia mai giocato a WipEout, sopratutto i primi capitoli, troverà immediatamente più di un’assonanza, non una semplice ispirazione, nel tratto estetico di Formula Fusion. La squadra ha voluto mantenere la promessa di regalarci un erede degno dell’originale serie di racing futuristico, a prima vista senza voler osare particolarmente, astenendosi dall’esplorare territori nuovi sia per quanto riguarda il gameplay, sia per quanto riguarda lo stile. Formula Fusion si propone come erede, non solo ideale, di una precisa, conosciuta e confortevole visione di gioco. I componenti ci sono tutti: tracciati immersi in ambienti distopici di un futuro né troppo remoto, né troppo prossimo, (siamo infatti nel 2075), richiami stilistici ispirati al tanto amato cyberpunk anni 80-90, musica techno martellante e veicoli futuristici, ma dall’aria vissuta e credibile. I manifesti, le pubblicità a bordo pista, gli splash screen, le costruzioni ai lati e sullo sfondo dei tracciati fanno di tutto per ricordarci i fasti delle corse gravitazionali, di oramai più di venti anni or sono, e portano tutti il marchio evidente (e familiare ai vecchi) dei titoli Psygnosis.

Avviato il gioco, una intro di qualità decisamente discutibile, troppo anni 90 anche nella realizzazione, ci introduce alle numerose squadre che sono in gara  nei tornei ad altissima velocità del 2075, raffreddandoci solo un tanto. Il menù che ci si presenta davanti permette di scegliere la modalità di gioco veloce, campagna e online, e ovviamente i settaggi video, audio e controller. La scelta dei font è infelice, rendendo il menù poco visibile: sullo sfondo, che rappresenta la nave attiva, il tutto appare decisamente troppo spartano e scarsamente rifinito. Il settaggio delle prestazioni anche è abbastanza spartano, con pochi aspetti da poter modificare, a cui purtroppo  sarà necessario fare ricorso, come vedremo più avanti.

Una volta in pista colpisce sicuramente la veste grafica, lussuosa e appariscente, che ottiene perfettamente l’obiettivo di definire il mondo distopico nel quale lanceremo i nostri bolidi senza gravità, sia quando è fermo, sia in movimento. La sensazione di velocità ottenuta dagli sviluppatori con questa versione modificata dell’Unreal Engine è incredibile, a patto di avere un sistema che la possa gestire. Una pesante nota stonata si rivela infatti essere la voracità di risorse che il gioco richiede, forse causata da una non eccellente ottimizzazione del motore grafico, o dal desiderio  di ottenere prestazioni visive particolarmente rilevanti.

In effetti graficamente Formula Fusion è un piacere per gli occhi, dal manto (anzi, i manti) stradale, alle costruzioni che fanno da contorno alle gare, tutto definito minuziosamente. Questa voglia di grafica si paga però, come detto, in risorse, e necessita di un hardware quantomeno buono per godere dell’esperienza completa dal punto di vista del gameplay (ma visivamente castrata), anche se sempre rilevante e piacevolissima. Inoltre l’impressione è che oltre al lusso grafico, il motore sia ancora da ottimizzare, e magari da rendere più scalabile. Forse con una GTX 1080 o equivalente, si potrà godere del gioco in tutto il suo splendore, a un frame rate decente, ma con macchine di fascia medio bassa sarà necessario scendere a compromessi nei settaggi.

La sensazione di velocità ottenuta dagli sviluppatori con questa versione modificata dell’Unreal Engine è incredibile, a patto di avere un sistema che la possa gestire

Per una produzione indie probabilmente non è un obbligo, ma sicuramente è una filosofia ben accetta, essere godibile anche su macchine di fascia medio bassa. Per la recensione, il gioco è stato testato su varie configurazioni: con una GTX 960, l’esperienza risulta fluida, con un frame-rate sui 30-40 fps, sacrificando però AA e mantenendo la qualità generale su “Medio” a 1080p. Con una GTX 970 le cose migliorano, potendo godere di un setting High (non Epic), sempre senza AA, e mantenendo ugualmente la risoluzione 1080p, restando fra i 30 e i 40fps, quindi giocabile.

Va sottolineato che queste sono le prestazioni raggiunte ad oggi, e a favore degli sviluppatori bisogna ascrivere una buona risposta ai feedback degli utenti: R8 Games ha ascoltato e replicato abbastanza prontamente, con due patch, ai disagi di un lancio che è sembrato tecnicamente (ma non solo) prematuro, dove oltre a glitch e bug grafici, le prestazioni con le suddette configurazioni erano così deludenti da rendere il gioco quasi ingiocabile, colpa di vistosi e incomprensibili cali di frame rate, oltre ad un carico ingiustificato della CPU. Le patch, molto corpose, hanno risolto quasi del tutto la pesantezza del motore grafico e questi fastidiosi problemi, al punto tale che Formula Fusion ora appare quasi un altro gioco.

In pista ci rendiamo conto che le prime impressioni non erano ingannevoli: gli sviluppatori si sono sforzati di confezionare un erede che non sia la copia carbone del suo predecessore, senza però azzardare pesanti novità, impostando uno stile che offre una diversa interpretazione, ed un approccio alla pista teso a svecchiare alcune meccaniche.

Le armi ad esempio, vanno impostate prima della gara e vengono semplicemente attivate passando su un sensore arancione; è poi presente una barra a caricamento continuo da consumare per avere turbo (ovviamente vi sono gli immancabili sensori turbo disseminati in pista che, in caso siano doppi e adiacenti, offriranno doppio boost se centrati nel mezzo, molto utile se inanellati di seguito). A fianco della barra energia vi è quella della barriera, la quale va ricaricata sempre con sensori viola sparsi per il circuito: ciò rende possibile osare fitting poco resistenti e affidarsi alla continua ricarica della barriera, ovviamente sacrificando le armi. Un gameplay dall’intelaiatura solo poco diversa dalla serie classica che però, nei momenti più avanzati del gioco, rende l’esperienza tesa e appassionante.

Le navi da scegliere sono cinque, appartenenti a team dai nomi altisonanti e facenti riferimento, come da tradizione, a entità geofuturistiche, come Europa, Asia, Russia e via dicendo. Ben caratterizzate, ispirati i modelli, e su pista il feeling è buono, con la fisica antigravitazionale che appare identica a quella di Wipeout, e ogni veicolo si lascia guidare con il giusto compromesso fra guidabilità e punitività dell’errore; le differenze fra i vari mezzi sono evidenti e lo stile di guida ed i potenziamenti vanno adattati di conseguenza. I bolidi, infatti, possono essere personalizzati con l’acquisto di una serie di cards che ne modificano le prestazioni: motore, frenata, efficienza della trazione gravitazionale, armi. Ben patchata anche questa sezione, in quanto inizialmente era veramente confusionaria, senza la possibilità di riconoscere e selezionare prima della gara i set creati e con le descrizioni delle card mancanti. Ora si può selezionare il fitting preferito prima della gara, sono ben chiari tutti i componenti del set scelto, e alcune ridondanze nell’equipaggiamento sono state sistemate.

Va detto che ancora molte card appaiono superflue, o quantomeno poco influenti, anche dopo modifiche ed eliminazioni fatte dagli sviluppatori; ci si troverà a utilizzare quasi sempre pochi set, uno da velocità e uno da resistenza, ma probabilmente un’ottimizzazione e un bilanciamento ulteriore andrebbe ancora apportato. Anche le armi e il loro utilizzo hanno subito dal lancio una serie di modifiche: da che erano quasi del tutto ininfluenti, se non con la scelta di particolari set avanzati, ora sembrano più flessibili e il loro uso più incisivo; questo ha risolto anche il problema della curva di difficoltà. La prima versione ufficiale, infatti, presentava una IA veramente dura, per navi inizialmente poco potenziate.

I tracciati sono otto, non moltissimi quindi, ma ispirati nello stile e nei dettagli, e visivamente molto appaganti. Piacevolissima la possibilità di affrontarli al contrario e nella versione notturna.

Formula Fusion, al netto di alcuni aspetti, è un godibilissimo gioco di corse antigravitazionali

Le modalità sono quelle classiche, ma abbastanza complete, con la campagna che ci pone inizialmente nella solita lega a bassa velocità, per poi man mano progredire alle leghe superiori: ogni lega è composta da un mix di modalità che vanno dalla gara normale alla gara pulita (senza armi), al classicissimo time trial, alla gara ad eliminazione e ad una interessante gara di resistenza, che ci vedrà impegnati a sopravvivere mentre man mano la nostra energia cala, e sarà una corsa al reperimento di tutti gli attivatori shield possibili, per evitare il progressivo deterioramento della nave. Per quanto riguarda il multiplayer, vi è una modalità online, War, nella quale si possono creare partite online fino a 8 giocatori, scegliendo solo fra due modalità, gara e gara senza armi. Peccato solamente il non poter inserire bot assieme ad avversari umani. Infine va segnalata la mancanza dello split screen locale, che probabilmente non è stata inserita proprio a causa dei problemi tecnici di cui vi abbiamo parlato.

Le musiche presenti al lancio erano del tutto deludenti, lontane anni luce dai gloriosi brani cyberpunk/techno/punk del passato (certo, difficile o impossibile replicare a brani immortali dei Prodigy e dei Chemical Brothers), ad opera di Leon Switch, il cui tentativo di evocare la techno hardcore dei bei tempi non può essere considerato riuscito.
Anche in questo caso il team ha risposto introducendo, di recente, due pacchetti di musiche di altri due autori, tra le quali spicca finalmente qualche brano ispirato stile dub/step/garage che appare, finalmente, in sintonia con alcune piste.

Conclusioni

A dispetto di due anni di sviluppo, molte aspettative e l’early access, il lancio di Formula Fusion è apparso decisamente frettoloso. All’uscita non avrebbe sicuramente raggiunto la sufficienza, gravato com’era da problemi tecnici, scarso bilanciamento e in generale un aspetto di non finito, anche nei dettagli, come nei menu, in alcune descrizioni e in piccoli particolari di contorno.

Le patch correttive e migliorative hanno cambiato decisamente la situazione, praticamente ribaltata. Il gioco continua ad essere pesante, l’Unreal Engine è un motore conosciuto e scalabile, dunque sono probabilmente gli errori di progettazione a rendere il gioco eccessivamente esoso di risorse ancora oggi, ma sicuramente al momento risulta molto più giocabile, e tutte le caratteristiche della visione degli sviluppatori ora sono godibili, anche senza macchine di alta fascia,  benché sempre con qualche limitazione.

Un vero appassionato del genere, con un hardware almeno buono, se non disdegna depennare alcune voci dal menu delle prestazioni, può sicuramente farlo suo: le piste presentate sono veramente godibili, e la sensazione di velocità in alcuni tratti ha pochi rivali, bella piena e sensibile.

Formula Fusion dunque, al netto di alcuni aspetti, è un godibilissimo gioco di corse antigravitazionali. I nostalgici in particolare si sentiranno a casa, immersi in questa familiare visione estetica, e in fondo, viene proposto a un prezzo davvero contenuto. Per non parlare dell’attenzione che R8 Games sta dedicando al suo prodotto, destinato ad un continuo e costante miglioramento.