E3 2017

E3 2017

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Los Angeles – Ci sono vari modi per sfruttare la realtà virtuale: amplificando l’effetto di giochi classici, realizzando esperienze totalmente nuove, oppure creando una serie di realtà virtuali dentro la stessa realtà virtuale. Inception deve pur aver insegnato qualcosa dopo la sua uscita nei cinema, quel concetto di “We need to go deeper” che Virtual Virtual Reality raccoglie benissimo nella sua costruzione.

L’applicazione di Tender Claws è infatti un agglomerato di realtà virtuali interconnesse tra loro. Si indossa Google Daydream nella vita reale per poi scegliere un visore virtuale ed indossarlo nel gioco. Poi si può andare oltre, indossando sempre più visori per finire proprio in quella serie di realtà che tanto ricorda la struttura del film di Christopher Nolan.

L’abbiamo provato all’E3 2017 per due semplici motivi: è in VR, quindi va assolutamente provato, e il trailer ha subito trasmesso quel mix di divertimento e ilarità dato dai personaggi e dagli ambienti mostrati. Virtual Virtual Reality è comunque già in commercio, compatibile con Google Daydream e dunque con una selezionata linea di smartphone dotati di sistema Android.

virtual virtual reality

Una volta entrati nel gioco, un bizzarro robot dalle lunghe gambe ci spiega il nostro ruolo. Il futuro è arrivato e gli umani hanno smesso di lavorare poiché rimpiazzati dalle macchine. Il ruolo della specie umana diminuisce dunque di importanza, ma ci sono comunque IA che potrebbero aver bisogno di manovalanza: Virtual Virtual Reality simula insomma varie situazioni lavorative, portate all’estremo della satira e con eventi a dir poco strambi. Da una scatola si può scegliere dunque il primo visore da indossare nel gioco, utilizzando nella vita reale l’ottimo telecomando di Google Daydream: leggero e preciso, ha solo un tasto con membrana per lo scorrimento, in modo da poter spostare e avvicinare gli oggetti selezionati. Visto che siamo bravi esseri umani, possiamo anche prendere l’occhio del robot e cominciare a trascinarlo per la stanza, tra le continue richieste di essere cortesi con lui.

Entrati dunque nella prima (o seconda?) realtà virtuale, eccoci in una cucina insieme ad un’enorme forma di burro parlante con un tostapane pronto a sfornare pancarrè abbrustolito. Il burro non vuole altro che gli si appiccichino i toast caldi sui lati: procediamo dunque, senza dare troppo peso al fatto che stiamo accontentando le voglie di un panetto di burro dotato di parola. Dopo due toast, però, la richiesta sale vertiginosamente ed ecco comparire decine di tostapane intorno a noi. Occorre togliere i toast da tutti e schiacciarli contro il burro, facendo attenzione a non bruciarli. Ovviamente si crea solo un gran disordine, risolvibile tramite un’aspirapolvere in grado di risucchiare non solo lo sporco, ma anche l’intera stanza creando una distorsione tipica da buco nero. Assurdo, colorato e con un’ironia da sketch televisivo, Virtual Virtual Reality punta a divertire con la sua stranezza e con le improponibili richieste delle varie IA disponibili.

virtual virtual reality

Questo è solo il primo scenario, seguito poi da un’esperienza agricola insieme al robot iniziale, ora dotato di un simpatico cappello di paglia da contadino. Nonostante si debba dare da bere alle piante, l’attenzione cade sui fenicotteri rosa posti in giro per il giardino e preda delle nostre angherie. Solo allora ci si accorge che il proprio lavoro è controllato dalle macchine, che recensiscono le nostre prestazioni e ci classificano con gli altri umani. Esiste anche una specie di fronte unito composto da altre persone, quasi bloccate nel limbo delle realtà virtuali e quindi in cerca di aiuto reciproco. Questa è la vena inquietante di Virtual Virtual Reality: visore dopo visore, rispondendo anche alla cabina del telefono virtuale, si può arrivare al cuore del computer e rompere la barriera che ci divide dalla realtà delle cose.

Virtual Virtual Reality è assurdo, colorato e con un’ironia da sketch televisivo

Virtual Virtual Reality nasce su Google Daydream e rischia di essere confinato al solo visore di Google. Disponibile unicamente su Google Play, la necessità di utilizzare un controller lo rende inaccessibile su altri smartphone e su iOS. Non c’è inoltre alcuna informazione sul rilascio per altri visori come Oculus Rift, HTC Vive e PlayStation VR. Forse non sarebbe competitivo su console e PC, ma per un prezzo del genere, fissato a 10€, varrebbe la pena fare un tentativo.

In ConclusionE3

Se vi piacciono le avventure strambe tali da lasciare un minimo di sana confusione, Virtual Virtual Reality è un’occasione da prendere al volo. Gli sviluppatori assicurano infatti più di 2 ore di divertimento e oltre 50 compiti surreali da svolgere, per un prezzo di 10€ che risulta davvero irrisorio. Virtual Virtual Reality permette di indossare un visore dopo l’altro, lavorando come umano in una società dove i robot sono ormai gli unici lavoratori. È qualcosa da provare, un’esperienza indie al limite del “WTF” che fa molto bene al panorama della realtà virtuale.

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