Los Angeles – Non bastano più di 20 secondi per accorgersi del fatto che, dietro alla regia di comando di Indivisible, vi siano i creatori del sempre ottimo Skullgirls. Un gruppo di talenti che sanno quello che fanno, i ragazzi di LabZero, capaci di catalizzare l’attenzione al proprio nuovo progetto sfruttando in maniera intelligente le piattaforme di Crowdfunding per poi siglare una partnership di fuoco con 505 Games per la commercializzazione dell’IP. Una IP che, stando a quanto riferitoci in questi giorni di fiera, vedrà la luce nei primi mesi del 2018 su PC e console – Switch inclusa.
Protagonista di Indivisible è la giovane Ajna, orfana di madre sin dalla nascita e allevata dall’amore del padre, a cui deve l’insegnamento delle arti marziali. Una vita tranquilla in un villaggio dalle tinte orientali, sorridente e soleggiato, quello di Ajna, almeno fino a quando non si affaccia la guerra alle porte della città. Una guerra spietata e senza rimorsi, che priva la fanciulla di ogni affetto ma, proprio quando sembra che il sipario sia destinato a calare, finisce per svelarle un incredibile segreto. Ajna ha un dono, la capacità di fondere il proprio animo con quello di altre entità mistiche guerriere: un legame spirituale che le rende indivisibili, ma che permette ad Ajna di evocare queste entità sul campo di battaglia e di combattere al suo fianco. Inizia così la vendetta di Ajna, decisa a vendicarsi dei torti subiti e di fermare, in qualsiasi modo, gli artefici di questa guerra.
Nel corso della nostra prova presso la Permanent Room di 505 Games ci siamo dunque avventurati in una breve sezione giocabile di Indivisible, prendendo confidenza con i comandi base di Ajna – e annesse incarnazioni sbloccate – e con le meccaniche principali del titolo, che alterna con intelligenza fasi esplorative dalla matrice di tipo platform a sezioni combat a turni, di cui parleremo a breve. La prima cosa saltata ai nostri occhi, tuttavia, è la direzione artistica incantevole del titolo LabZero, che proprio come quanto successo in Skullgirls dipinge un universo squisitamente sud-asiatico infarcito di folklore, mitologia e tradizioni che ancora oggi vengono gelosamente conservate. Uno stile indubbiamente affascinante, corroborato da delle meccaniche di gioco, per quanto non campionesse di innovazione, comunque in grado di divertire.
L’esplorazione ricalca per certi versi i dettami del Metroidvania, offrendo zone organizzate a mo’ di platform non sempre accessibili alla prima run. Per abbattere delle radici che ci bloccano la strada, ad esempio, sarà necessaria una scure – che giace più avanti all’interno del medesimo scenario. Un po’ come accade nel recente Ori o, più in generale, in qualsivoglia Metroidvania vi venga alla mente, il grosso della componente esplorativa si esaurisce in ostacoli da superare, superfici ove saltare, pareti da valicare in qualche modo e via dicendo: la componente backtracking è imprescindibile nel genere, ma un level design che ci sembra già da ora abbastanza ispirato (per ammissione dello stesso Producer, che ha voluto ribadire più volte l’investimento di tempo speso nella creazione dell’enorme mappa) dovrebbe bilanciare il tutto, rendendo il “viaggio” di Ajna meno noioso o ripetitivo del previsto.
Cosa interessante, durante le fasi di esplorazione incontreremo mostri e altre amenità contro cui combattere: se saremo abbastanza bravi sarà possibile evitare in toto il “contatto”, risparmiandoci in questo modo uno scontro inutile o pericoloso. Se, al contrario, la lotta è proprio quello che andiamo cercando, potremmo portare a segno un attacco preventivo sul nemico – una “tecnica” che ci permetterà di iniziare la battaglia vera e propria con un leggero vantaggio, in termini di salute, su chi ci sta di fronte.
Parlando di combattimento vero e proprio, Indivisible si basa su una struttura turn-based semplice e facilmente intelligibile, basata a propria volta sulla gestione di un party di massimo quattro persone – una delle quali, Ajna, è fissa, mentre le restanti tre possono essere riallocate prima di ciascuno scontro. (Nota a margine, una volta completato il playthrough e iniziato il New Game Plus sarà possibile usare quattro Incarnazioni differenti, lasciando Ajna “a bordo campo” a osservare lo scontro). Il meccanismo è abbastanza tradizionale, con un tasto associato all’attacco di ciascun personaggio e la possibilità di “modificare” il colpo ricorrendo alla pressione di un qualsiasi tasto direzionale: per ogni attacco portato a segno andremo a riempire una apposita barra di ATP, divisa in più sezioni da cui dipende il numero di combo consecutive realizzabili. Maggiore il numero di sezioni riempite, maggiore la combo portata a segno. Qualora le barre ATP di ciascun giocatore fossero piene, sarà possibile colpire in simultanea con un attacco avente un damage decisamente devastante. Da non dimenticare è la seconda barra disponibile in game, ribattezzata Iddhi, anch’essa destinata a riempirsi man mano che i nostri colpi vanno a segno. Essa permette di ricorrere ad una mossa speciale per ciascun personaggio (a propria volta, di potenza dipendente dal livello di riempimento raggiunto), oltre che a far parare all’unisono l’intero party – ideale per un attacco ad area, dove tutti i personaggi sono passibili di damage.
Indivisible funziona che è un piacere.
Indivisible, nel proprio complesso, funziona che è un piacere. Combattimenti fluidi, charachter design sontuoso, storia che si preannuncia interessante e direzione artistica davvero sopra le righe, proprio come LabZero sa fare. Eppure, una volta terminata la nostra prova, abbiamo lasciato la stanza di 505 Games soddisfatti solo a tre quarti, stupiti dall’ottimo livello raggiunto da Indivisible ma desiderosi di vedere qualcosa di davvero diverso dalle numerose variazioni sul genere, un qualcosa che permetta al titolo di emergere (come è giusto che sia) da una massa di opere molto simili in parecchi aspetti. Le potenzialità ci sono, il tempo per stupire anche: LabZero, il destino di Ajna è ora più che mai nelle vostre mani.
In conclusionE3
Indivisible è un titolo che merita di essere tenuto sotto controllo. Vuoi per quelle meccaniche di combattimento veloci ma ben strutturate, vuoi per quella direzione artistica sontuosa che profuma di Giappone antico lontano un paio di miglia, l’ultima fatica dei creatori di Skullgirls è un titolo profondo e interessante, che al momento paga l’assenza di un’idea davvero innovativa che ne esalti e ne renda più peculiare il gameplay. Al netto della nostra prova, tuttavia, è impossibile non riconoscere dei meriti ad un titolo di cui, nel corso del prossimo anno, sentiremo sicuramente parlare. La storia di Ajna e dei suoi insoliti amici è riuscita ad entrarci in testa, proprio come le Incarnazioni protagoniste di questa avventura. Speriamo di vederle in una forma ancora migliore da qui a qualche mese.
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