Los Angeles – C’è vita oltre Saints Row. Questo il messaggio, nemmeno troppo velato, dei ragazzi di Volition, presenti anche quest’anno nello scintillante palcoscenico dell’E3 con il tanto chiacchierato Agents of Mayhem. Un titolo che tutto sommato non necessita di presentazioni particolari, apparso in tutto il proprio esagerato splendore nel corso della scorsa edizione della kermesse losangelina (dopo una gestazione comunque non poco travagliata) e, a distanza di un anno, tornato nel luogo del delitto con una nuova build giocabile.
Agents of Mayhem rappresenta per certi versi l’erede di Saints Row 4: un titolo più evoluto del proprio padre spirituale, che abbandona le esagerazioni narrative (e, parallelamente, quelle situazioni al limite del trash che tanti giocatori hanno esaltato) per maturare in un action open world in terza persona leggermente più composto e ragionato, caratterizzato da un gameplay più vario e profondo di quanto visto la passata generazione nelle avventure dei Saints e – cosa non certo trascurabile – capace di garantire una maggior varietà nell’azione di gioco.
Da un punto di vista narrativo, impossibile non riconoscere in Agents of Mayhem la tradizionale mano di casa Volition: divertimento caciarone, battute taglienti come lame di rasoio e una quantità industriale di citazioni della cultura pop e geek. Ci sono gli immancabili nemici, riuniti sotto l’egida della terribile Legion, comandati da un iconico cattivo gentiluomo desideroso di stringere l’intero pianeta nel palmo delle proprie mani. Ed immancabilmente c’è l’eroina di turno, nella fattispecie l’avvenente Persephone Brimstone, che da novella Nick Fury avvolta nel fumo della propria inseparabile sigaretta dovrà reclutare un piccolo esercito di super-eroi terrestri – per l’appunto, gli Agents of Mayhem – con i quali rispedire la fastidiosa minaccia al mittente. E, per inciso, pareggiare alcuni conti rimasti ancora da saldare con il losco figuro a capo di Legion.
La prima novità interessante di Agents of Mayhem, in termini di meccaniche di gioco, coincide con la possibilità di gestire un party composto da tre personaggi a scelta, non presenti simultaneamente su schermo ma ad utilizzo alternato, a seconda dell’occasione, con la pressione del tasto inferiore della croce direzionale. Ciascuno degli Agenti disponibili (destinati ad aumentare sino ad un massimo di dodici eligibili all’avanzare nell’avventura principale) gode di skill e abilità uniche: c’è l’immancabile combattente ravvicinato, a proprio agio con tecniche melee o armi a corto raggio, quello velocissimo, quello specializzato con armi a lunga gittata e via dicendo. Non si tratta però di una diversificazione fine a sé stessa, laddove sarà la natura stretta delle missioni a determinare quali, tra i campioni del proprio roster, siano quelli più indicati per concludere lo specifico obiettivo.
Tatticismo dunque, non così esasperato da farci impazzire nella scelta matematicamente perfetta del nostro party, ma comunque abbastanza a spingerci ad utilizzare oculatamente e con un pizzico di logica le risorse umane in nostro possesso. Risorse che, è bene sottolinearlo, sono caratterizzate da un livello destinato ad aumentare all’aumentare delle missioni affrontate con successo dal PG. Ciò si tradurrà anche nell’unlock di nuove abilità, siano esse attive o passive, da usare a proprio vantaggio nella lotta a Legion. Quanto appena esposto non esaurisce il discorso combat system, che vanta un meccanismo di Ultimate attivabili tramite il trigger sinistro: una super mossa disponibile al giocatore soltanto dopo aver riempito un apposito meter tramite attacchi e combo serrate sui nemici, con una certa predilezione per le kill multiple.
Al netto di quanto appena raccontato, è impossibile non riconoscere nel gameplay di Agents of Mayhem una certa maturità e un’evoluzione rispetto alle meccaniche ultra-tradizionali, in termini di open world, della genia Saints. L’ultimo nato in casa Volition è divertente ed immediato, ma obbliga a scelte ben precise – il cui peso, nelle fasi avanzate di gioco, risulta ben lontano dall’essere trascurabile – che, nel proprio complesso, riescono a plasmarsi in modo soddisfacente attorno alle possibili condotte di gioco di chi stringe il pad tra le mani. Il tutto è corroborato da un impianto tecnologico pregiato e piacevole, che complice uno stile quasi fumettoso dalle tinte futuristiche cel-shaded riesce a far breccia nel cuore dei giocatori senza troppe difficoltà.
Frenetico, pirotecnico e dalla battuta facile
Non abbiamo incontrato particolari lati negativi di Agents of Mayhem nel corso della nostra prova in questo E3 2017. Un titolo divertente ed immediato, che non presenta particolari barriere d’ingresso ai giocatori anche meno avvezzi all’open world, dimostrandosi invece più abbordabile del previsto. Se il gameplay dell’erede di Saints Row ci ha indubbiamente stupito positivamente, meno “brillanti” erano le missioni disponibili nella nostra demo, articolate in una passeggiata all’interno di questa Seul del futuro intramezzata da qualche sparatoria contro gli uomini di Legion. L’alternanza degli Agenti a nostra disposizione e l’utilizzo delle Ultimate ci ha indubbiamente divertito anche se, in termini di missione vera e propria, quanto richiesto dal titolo non ha offerto picchi di spettacolo particolari o comunque sequenze eccessivamente memorabili. Si tratta tuttavia di una breve demo: a prodotto finito, vogliamo ben sperare che i ragazzi di Volition abbiano parecchie frecce al proprio arco per stupirci come si deve.
In conclusionE3
Dopo averci fatto letteralmente impazzire con i bagordi di Saint Row 4, Volition corregge il tiro alla ricerca della maturità – almeno in termini di gameplay – con Agents of Mayhem. Un titolo divertente e dall’innegabile carisma, che dietro a delle tinte fumettistiche in cel shading nasconde un open world profondo ed articolato, che alle tradizionali reminiscenze del celebre sviluppatore aggiunge una componente tattica non certo trascurabile. Frenetico, pirotecnico e dalla battuta facile, Agents of Mayhem gioca con la cultura pop tradizionale, innestando i tradizionali canoni dell’action in terza persona in una narrazione efficace e convincente. Il tutto, corroborato dalla presenza di dodici personaggi tra cui scegliere il proprio party, ciascuno caratterizzato da punti di forza e Ultimate assolutamente peculiari. L’ultima creatura di casa Volition, insomma, ha tutte le carte in regola per non farci rimpiangere il capitolo conclusivo di una delle saghe più chiacchierate dell’intera industria: di sicuro, ne vedremo delle belle.
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