Los Angeles – “No ragazzi, ma quello è veramente Tomas Milian?”. Inizia così il nostro incontro con i ragazzi di Italo Games, team di giovani talenti provenienti dal capoluogo meneghino arruolati da uno dei Publisher più fuori dagli schemi di sempre, Gambitious (costola di Devolver Digital), in occasione dell’edizione 2017 dell’E3. Un duo di appassionati, chi di codice e chi di storytelling e game design, ritrovatisi quasi a sorpresa nel mezzo di un affare persino molto più grosso di quanto si potesse prevedere. Due giovani talenti che, da circa due anni, stanno lavorando a Milanoir, meraviglioso dual stick shooter in pixel art ambientato nientemeno che nella città di provenienza del team, solo una cinquantina d’anni prima.
La cornice narrativa di Milanoir, geniale e ipnotica dai primi minuti di gioco, è presa in prestito dalla cinematografia tipicamente nostrana del poliziesco anni ’70: Gian Maria Volonté, Franco Nero, ma anche la bellissima Barbara Bouchet e, a qualche anno di distanza, l’indimenticabile Monnezza, rappresentano gli iconici volti dietro ai protagonisti di questo shooter dual stick tutto pixel e sceneggiatura all’italiana, mix tanto apprezzato dallo stesso Tarantino – come ci raccontano gli stessi ragazzi di Italo Games – ma che, mai prima d’ora, aveva trovato una degna contestualizzazione videoludica.
Ebbene, come catalogare Milanoir? Pensate ad un classico che più classico non si può come il vecchio Contra e, non senza un pizzico di follia, cercate una formula magica per fonderlo con un gameplay in stile Hotline Miami. Una ricetta indubbiamente azzardata, quella dei nostri connazionali, ma che funziona: non solo, al netto di qualche leggero difetto di gioventù Milanoir funziona che è una sorpresa dietro l’altra, merito di un gameplay profondo ed estremamente vario e, cosa più importante, di un bacino collettore di citazioni, riferimenti e dialoghi che rispecchiano pedissequamente le iconiche pellicole che i più attempati (o i nostri genitori, più probabilmente) ricorderanno ancora a menadito.
Milanoir ruota attorno alla figura di Piero, ex galeotto appena uscito di galera e deciso a farla pagare ai farabutti che l’hanno incastrato, affidandolo alle attenzioni poco amorose delle guardie di San Vittore. Una storia di vendetta, una di quelle torbide e frenetiche fatte di tradimenti, di inseguimenti spietati e di gelide esecuzioni. Il tutto contestualizzato alla perfezione in una Milano anni ’70 ricostruita davvero in modo esemplare. Dal Duomo ai Navigli, passando per stazioni abbandonate o altri luoghi iconici che difficilmente uno del posto faticherà a riconoscere, Milanoir è un distillato di stile, cronache e misfatti della Milano (non) bene del tempo. Un’atmosfera che, nonostante i pochi pixel presenti, sembra quasi voler bucare lo schermo e farsi respirare in tutto il proprio fascino.
Il tutto filtrato sotto la lente del poliziesco italiano, fattore che se da un lato giova non poco alla narrazione complessiva del titolo (che, stando a quanto spifferatoci, non sarà certo avaro in materia di colpi di scena), dall’altro dona maggiore varietà alle meccaniche di gioco, che pur basandosi sul tradizionale shooting mirano ad offrire un set diversificato di “esperienze”. Si passa dunque dalla classica sparatoria dietro copertura – rigorosamente distruttibile, quindi occhio a non parcheggiare troppo a lungo il fondoschiena nello stesso posto – all’inseguimento in autostrada a bordo di un intramontabile ApeCar, cercando di abbattere un furgone che sfreccia come un folle tra il traffico e tenendone a bada gli scagnozzi – che, a bordo di una Lambretta, avranno il loro da fare per rispedirci al creatore. Questo senza dimenticarci di boss fight serratissime (quella contro “Barbara Bouchet”, che abbiamo avuto il piacere di provare, ci ha fatto sudare non poche camicie) e sezioni stealth, dove la presenza elevata di nemici richiedeva un approccio quanto più basso possibile per raggiungere il nostro obiettivo.
Milanoir prevede una campagna per giocatore singolo, a cui si affianca una meravigliosa co-op per due: la seconda, consigliatissima e – per quanto provato – incredibilmente entusiasmante, va ad aumentare la resistenza e il numero di nemici, oltre che ad inasprire l’AI avversaria in occasione delle boss fight. A disposizione di Piero (e, nel caso di co-op, in quello che abbiamo simpaticamente ribattezzato Piero2) l’immancabile Beretta, ideale per tenere a distanza l’esercito di sgherri che pattuglia le strade milanesi o, con un minimo di precisione, per attivare il cosiddetto Ricochet – una sorta di colpo di rimbalzo sfruttando i cartelli stradali disponibili nello scenario. Quest’ultima rappresenta una delle dinamiche più interessanti di Milanoir, da utilizzare sia per colpire un bersaglio “a distanza di sicurezza”, sia per abbattere nemici nascosti dietro copertura e all’apparenza irraggiungibili.
Uno dei migliori titoli indipendenti di questo E3
Inutile spendere troppe parole sulla direzione artistica di Milanoir, che alterna una pixel art magnetica ad una componente audio che, tra colonna sonora e fx, ricrea alla perfezione il mood distintivo della celluloide noir del tempo. Stilosissimo e carismatico, Milanoir sarà disponibile su PC e console, con particolare occhio di riguardo a Switch (vista la predilezione dell’hardware Nintendo per il multiplayer locale), a partire dal prossimo autunno. Nei mesi che ci separano dalla release del titolo, i ragazzi di Italo Games avranno il proprio bel da fare per le immancabili fasi di polishing visivo e di bilanciamento della difficoltà, al momento tutto tranne che docile e incline ad indurre frustrazione nelle fasi più concitate. Punzecchiati dalle nostre domande, i nostri ospiti ci hanno rivelato che sì, stanno già lavorando alacremente in tale direzione: “ma sappiate sin da ora che Milanoir sarà un titolo davvero tosto“. Tranquilli ragazzi, ce n’eravamo accorti …
In conclusionE3
All’interno del sempre frenetico E3 di Devolver Digital/Gambitious, Milanoir ha incarnato la proverbiale sorpresa che non ti aspetti. Impossibile non intravedere nell’operato di Italo Games delle schegge di autentico genio: un gameplay vario e divertente (per quanto, a tratti, leggermente frustrante), una colonna sonora da paura, un mood e una direzione artistica di cui è impossibile non innamorarsi. Non vorremmo esagerare, spinti magari dall’eccessivo campanilismo (più che comprensibile, quelle poche volte che trovi un connazionale a presentarti il proprio gioco a Los Angeles): ma il dual stick shooter che viene dalla Lombardia è uno dei migliori titoli indipendenti su cui abbiamo posato le mani in questa edizione di E3. Ci ha fatto sudare, imprecare, incazzare come bestie e esultare una volta superata la famigerata boss fight: ma, cosa più importante, ci ha fatto respirare quell’atmosfera patinata e affascinante che, tanti anni fa, contraddistingueva il cinema di casa nostra. E questo basta a rendere quasi insormontabile l’attesa fino al prossimo autunno.
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