Los Angeles – Andare nello spazio è uno dei sogni che inseguiamo sin da quando eravamo bambini, e probabilmente uno di quelli che resterà irrealizzato per la nostra generazione: probabilmente è per questo che qualsiasi film o videogioco riesca a farci vivere quel sogno ci affascina. Ed è per questo che, non appena visto il trailer di Outreach, non ci abbiamo pensato due volte ed abbiamo preso un appuntamento per vederlo da vicino, all’E3. Il titolo di Pixel Spill, distribuito da Gambitious, rientra nel genere “walking simulator“, che noi amiamo e che consideriamo rappresenti il nuovo concept di quelle che una volta si chiamavano “avventure grafiche”. In questo caso è bene precisarlo, non cammineremo, visto che ci muoveremo grazie alla gravità zero, ma forse è proprio questo che ci affascina ancor di più.
È il 1986 e saremo inviati su una stazione orbitante russa per indagare su un blackout delle comunicazioni con la terraferma, ma quello che troveremo sarà perlopiù desolazione: l’equipaggio è sparito e ci troveremo quindi a risolvere un mistero che si farà sempre più fitto. Come detto non ci sarà la forza di gravità, quindi noi come gli oggetti all’interno della stazione fluttueremo all’interno ed all’esterno della stazione, riprodotta fin nei minimi dettagli prendendo ispirazione da foto e documenti dell’epoca, per rendere il contesto il più credibile possibile.
Quanto visto è proprio la parte iniziale del gioco, in cui una volta attraccati alla stazione entriamo ed armati di torcia ci rendiamo subito conto che qualcosa non va, oltre al fatto che apparentemente non c’è più nessuno al suo interno. Con una visuale in prima persona, ci muoveremo sfruttando proprio la gravità zero, spingendoci grazie agli appigli che troveremo. Dobbiamo dire che inizialmente non è stato facile comandare il nostro cosmonauta, ma dopo qualche minuto siamo riusciti a capire cosa dovevamo e soprattutto cosa non dovevamo fare per muoverci con un minimo di precisione: essendo il gioco focalizzato sull’esplorazione e sull’interazione con gli oggetti, avere il pieno controllo è fondamentale.
Così abbiamo iniziato a girare all’interno della stazione, aprendo portelloni e vedendone altrettanti chiusi (almeno per il momento). Riceviamo ordini dalla terra, ci fanno scattare foto e ci indicano dove andare per risolvere problemi tecnici come la mancanza di illuminazione, ma il resto della scoperta è nelle nostre mani. Analizzare ogni oggetto possibile, ascoltare registrazioni, leggere diari e documenti è l’unica via per comprendere appieno cosa sia successo e coglierne ogni sfumatura. Come se non bastasse, una delle maniglie dei portelloni si rompe e dobbiamo quindi trovare un altro modo per accedere a quell’area: è a quel punto che l’unica soluzione è quella di dover uscire fuori dalla stazione, cosa entusiasmante da un certo punto di vista, ma altrettanto pericolosa. Infatti da quel momento saranno le nostre braccia a tenerci ancorati alla stazione e l’unico modo per spostarsi sarà lanciarsi da un appiglio all’altro: inutile dirvi che più di una volta siamo finiti nell’infinità dello spazio, senza alcuna possibilità di tornare indietro. In questi casi appariremo nuovamente nel punto di salvataggio automatico più vicino, senza dover cominciare tutto da capo. Trattandosi fondamentalmente di un’avventura, anche se richiede come in questo caso una certa abilità, il game over non è stato contemplato.
Cercando di lanciarci con la giusta spinta, senza esagerare e grazie anche a diversi appigli miracolosi, non senza qualche sussulto siamo riusciti a raggiungere l’altra parte della stazione, pronti ad entrare nuovamente al suo interno. Purtroppo per noi la demo finiva qui e dovremo aspettare ancora qualche mese prima di poter scoprire cosa sia realmente successo.
Outreach ci permetterà di vivere in prima persona la gravità zero.
Parlando con uno degli sviluppatori abbiamo capito che la durata di Outreach sarà sì variabile in base alla volontà del giocatore di andare a fondo, di esplorare e scoprire ogni singolo dettaglio, ma che comunque dovrebbe attestarsi intorno alle 3 ore di gioco. Per alcuni potrebbe sembrare poco, ma siamo stati abituati a giochi che, nonostante la breve durata, sono stati capaci di ritagliarsi un posto indelebile nel nostro cuore e nei ricordi; perciò ci auguriamo possa essere lo stesso per Outreach. Certo, non tutti potrebbero trovare “comodo” dover guidare il nostro personaggio a gravità zero, cosa che inizialmente non sarà semplice, ma crediamo che in un certo senso faccia parte dell’esperienza e che aiuti ad entrare ancora meglio nel contesto spaziale. Un esempio lampante sono le volte in cui siamo finiti nello spazio per non aver calcolato bene le nostre spinte, che chi ha visto Gravity, sa bene che possono fare la differenza tra la vita e lo spazio infinito.
In ConclusionE3
Guardando il trailer di Outreach nessuno penserebbe che si tratti di una produzione indie, e dobbiamo dire infatti che è di uno di quei giochi a cui l’attributo “indie” sta davvero stretto. Tra l’altro vanta anche collaborazioni di un certo calibro dal punto di vista del doppiaggio, ed è chiaro che lo studio di sviluppo stia facendo un lavoro davvero approfondito di ricerca, per rendere il gioco interessante sotto diversi aspetti. Lo spazio, l’esplorazione e la suspense sono gli elementi cardine su cui si basa il gioco, perciò se almeno uno di questi è di vostro gusto vi invitiamo a dare un’occhiata al trailer qui sopra, che mostra proprio alcune parti della demo che abbiamo provato. Outreach sembra avere tutte le carte in regola per entrare nelle opere sci-fi che ci portiamo nel nostro bagaglio, accanto a capolavori come Moon e Gravity, ma per averne la certezza dovremo aspettare di poterlo giocare fino in fondo. Di sicuro Outreach ci permetterà di vivere in prima persona la gravità zero.
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