Se, almeno a noi, il nome di Death Squared non diceva nulla fino alla sua uscita per Nintendo Switch, forse è perché questo gioco sembra tagliato su misura per la nuova console di Nintendo. Uscito lo scorso Marzo per PS4 ed Xbox One, Death Squared non è certo uno di quei titoli che colpiscono per l’aspetto grafico e, diciamocelo chiaramente, i possessori delle due console “maggiori” di questa generazione, non cercano certo dei rompicapo per tenere calde le loro macchine da gioco. Però appunto, l’uscita su Switch, console ibrida che permette di giocare sia in mobilità che a casa, dona nuova vita a questo gioco che, tutto sommato così male non è.
Apprezzabilissimo lo “sfondo” narrativo che si rifà e ricorda molto da vicino (anche per le voci) il nostro caro Portal: David è un ingegnere (o qualcosa di simile) che con l’aiuto di Iris, un computer dall’intelligenza artificiale avanzata, praticano degli esperimenti su dei cubi di diversi colori. Questi due personaggi saranno una presenza costante nel gioco, seppur solo come voci narranti che commenteranno sia le vostre azioni, e che di tanto in tanto tireranno fuori qualche aneddoto tra un livello e l’altro. Il doppiaggio e l’interpretazione sono eccellenti, peccato solo che essendo in lingua inglese (e nemmeno sottotitolati), risulteranno poco fruibili alla maggior parte dei giocatori non anglofoni. Tuttavia il cuore del gioco, come per ogni puzzle game che si rispetti, è il gameplay che in questo caso, tra alti e bassi, si può considerare riuscito.
I famosi cubi colorati su cui verranno fatti gli esperimenti, non fanno altro che muoversi all’interno di livelli sempre più complessi, con l’obiettivo di raggiungere la meta del rispettivo colore. Se nella modalità principale, Story, ce ne saranno solo due (uno rosso ed uno blu), nella modalità Party si aggiungono al team anche il giallo ed il verde. Ma facciamo un passo alla volta, anche perché mai come in Death Squared, un movimento sbagliato può portare inevitabilmente alla morte. La modalità Story, oltre a contraddistinguersi per la narrazione di vi parlavamo prima, si dipana in 80 livelli, con una difficoltà sì crescente, ma a volte altalenante. Vi capiterà di bloccarvi per molto tempo in livelli inferiori e passare molto velocemente quelli successivi, che in teoria dovrebbero essere più ostici. Fidatevi però che se all’inizio sembra tutto facile ed intuitivo, arrivati ad un certo punto le cose si fanno più complesse (forse troppo presto a dire il vero). Quando succede questo, l’unica soluzione passa per la morte: sì, avete letto bene, in Death Squared la morte è croce e delizia del gameplay, è l’elemento che vi farà innervosire, ma anche l’unico attraverso il quale trovare la soluzione al livello.
La morte è croce e delizia del gameplay
Ma in termini pratici, come si supera un livello? Ok, dobbiamo far raggiungere il pulsante colorato al rispettivo cubo, semplice! Assolutamente no. Tra voi ed il pulsante ci sono cubi che si muovono, spuntoni che escono dal pavimento, raggi laser pronti a carbonizzarvi, etc etc, ma sempre e soprattutto, ci sarà il vuoto cosmico attorno a voi. Un vuoto in cui cadrete così spesso, che gli sviluppatori hanno pensato di mettere un counter costante delle volte in cui morirete durante tutto il gioco, a prescindere dalla modalità. Cadere nel vuoto è il modo più classico per far aumentare questo strano counter (di solito c’è quello delle vite, non quello delle morti! ndr), basterà un movimento sbagliato, o un cubo che si muove e vi spinge giù, ma anche qualche piattaforma che si sposta o che in realtà non era percorribile da quel cubo. Tornando però al gameplay, il bello (o brutto) non sta soltanto nel muovere il cubo, bensì entrambi i cubi: questo non solo spesso e volentieri vi trarrà in inganno perché muoverete il cubo sbagliato, ottenendo il risultato di cui vi parlavamo poc’anzi, ma richiederà spesso e volentieri di muoverli in contemporanea, per riuscire a superare zone che richiedono appunto l’unione delle forze.
Giocare in singolo Death Squared è divertente, ma dopo un po’ inizia a diventare frustrante, sia perché insorge una certa monotonia, sia perché alcuni livelli sono davvero tosti, e ci riferiamo alla coordinazione richiesta per controllare entrambi i cubi, così come alla difficoltà nel trovare la soluzione. Quando si gioca in due la situazione cambia, sia perché dovrete preoccuparvi solo del vostro cubo, evitando così di confondervi, ma anche e soprattutto perché al di là del gameplay vero e proprio, il gioco sarà anche quello di dialogare e coordinarsi col vostro compagno di gioco. Proprio per questo bisogna trovare un compagno che non prenda troppo o troppo poco sul serio il gioco: potreste finire ad insultarvi, oppure a ridere come degli scemi per l’ennesimo fail scellerato. Ma Death Squared non si ferma a due giocatori, come accennato, nella modalità Party avrete 40 livelli in cui poter giocare in quattro, con conseguente innalzamento del livello di difficoltà/divertimento. Riuscire a terminare un livello incolumi è pressoché impossibile, pur conoscendo la soluzione: prima o poi qualcuno di voi commetterà qualche errore e vedrete, sarà sempre la stessa persona, destinata ad essere sbeffeggiata per il resto della serata.
Quello che abbiamo tra le mani è tutto sommato un buon gioco
La versatilità di Switch permette a Death Squared di essere fruito in diversi modi e situazioni, tuttavia quello che crediamo manchi a questo gioco per raggiungere l’olimpo di quei giochi da cui non ti staccheresti mai, è quell’elemento X (X-Factor? ndr) che è difficile catalogare o materializzare. Gli sviluppatori in questo caso ci hanno provato mettendo la narrazione su un gameplay che in realtà è solido e funzionale, che però purtroppo alla lunga stanca, vuoi per l’eccessiva difficoltà, o per la mancanza di stimoli offerti. Giocarci in compagnia è sì divertente, ma non è quella killer app come Mario Kart, Street Fighter, Tetris, a cui ad anni di distanza continuiamo a giocare come fosse il primo giorno. Ecco, adesso che ci ragioniamo ci viene in mente quello che potrebbe essere l’elemento mancante: la competitività. Giocare in cooperativa è bello, certo, ma sappiamo tutti che nel multiplayer il bello sta nella competizione, nella possibilità di umiliare l’avversario (con conseguente sfottò) e nella voglia di rivincita che spinge a continuare a giocare ad oltranza.
La cura messa dai programmatori nei propri giochi è alla base di un gioco di successo, tante volte però non basta quella a rendere un gioco memorabile. È il caso di Death Squared che, pur essendo un puzzle game nella sostanza, trova il modo di mettere anche una narrazione coerente e ben realizzata nel gioco. Il sistema di controllo funziona alla perfezione e raramente potrete attribuire un errore al sistema di gioco. Infine il concept, i livelli e la loro costruzione sono ben realizzati, con una difficoltà crescente, ma che raggiunge forse troppo rapidamente picchi di difficoltà particolarmente elevati. Tuttavia non ricorderemo Death Squared negli anni a venire, e probabilmente nemmeno le risate derivanti dall’esperienza multiplayer su Switch (console ideale per questo genere), le quali verranno surclassate da classici eterni o qualche nuova IP che porterà probabilmente la firma di Nintendo. Dicevamo che la cura riposta è importantissima, ma non basta solo quella; a Death Squared manca quel qualcosa che lo renda unico, memorabile e soprattutto longevo al punto giusto. Non che i 120 livelli siano pochi, ma è poco il livello di sfida capace di spingervi a portarli tutti a termine, che lo giocate in singolo o in multiplayer. Manca quel fattore che forse proprio nel momento in cui lo stavamo analizzando ci è venuto in mente, ma che appunto non lo fa entrare a pieno titolo nell’olimpo dei videogiochi. Se i puzzle game sono la vostra passione, troverete una degna sfida in Death Squared, soprattutto se avrete qualcuno con cui giocarci. È un gioco in cui la vittoria passa per la morte, unica via per arrivare alla soluzione di ogni livello. Se non siete grandi fan del genere, potreste comunque divertirvi, perché quello che abbiamo tra le mani è tutto sommato un buon gioco, ad un buon prezzo. |
Commenti