Close to the Sun – Anteprima gamescom 17

Colonia – I ragazzi di Storm in a Teacup ci sanno fare. Certo, con l’umiltà del piccolo studio indipendente che insegue da tempo un sogno enorme, quello di mostrare di che pasta è fatta l’Italia capitolina che sviluppa videogiochi, ma con una passione così grande e smodata che finisce quasi per investirti quando, chiacchierando con i ragazzi del dev team, assisti ad una delle presentazioni più accorate dell’intera gamescom. Accorata perché schietta, onesta, che non ha bisogno di fronzoli o di inutili giri di parole ma, piuttosto, punta a catapultarti con quel pizzico di motivato orgoglio nel vivo dell’azione, dentro quella build che nell’ultima manciata di mesi ha levato il sonno a sviluppatori, grafici e designer. Close to the Sun, questo il titolo dei creatori di N.E.R.O. e dell’interessante Lantern, è un titolo interessante e ben confezionato, che propone una sofisticata avventura horror dove realtà, incubi e tecnologia si fondono in un futuro dalle tinte art déco che ruota attorno alle misteriose peripezie di un certo Tesla, mai come ora in forma.

Non vi incazzate se vi dico che lo stile mi ricorda un sacco Bioshock? – esordiamo così appena stretto il pad tra le mani, curiosi di assistere alla reazione dei nostri ospiti. “No, affatto. Anzi, siamo orgogliosi di questa somiglianza. Bada che siamo partiti da un concept nostro, del tutto originale: poi però ci siamo fatti prendere la mano dall’art déco, da quegli arredamenti sofisticati e barocchi e da quello stile così riconoscibile. E il risultato sì, ricorda parecchio Bioshock. Anche se, e lo scoprirai presto, si tratta di due giochi completamente diversi“. Bravi ragazzi, la prima risposta è corretta: e al netto delle reminiscenze stilistiche dell’indimenticabile capolavoro di Ken Levine e Irrational Games, Close to the Sun ha parecchio fiato in gola per far sentire anche la propria, di voce. E ci è bastato un hands on di circa trenta minuti, seguiti passo passo dai nostri amici di SiaT, per dissipare ogni dubbio.

Prendete un futuro che proprio futuro non è, una possibile reinterpretazione della storia passata in cui un personaggio come Nikola Tesla, leggendario fisico e inventore, riesce a cavalcare l’onda di un inarginabile successo e, con astuzia ed intelletto, a diventare l’emblema di un nuovo illuminismo tecnologico generalizzato. L’espressione massima della scienza, un uomo divenuto mito che, a bordo di quella che sembra essere una nave di lusso, conduce esperimenti segretissimi per porgere all’umanità il più ambito dei regali: il progresso, quella scintilla rara in grado di elevarla e avvicinarla (almeno idealmente) al Sole stesso. Ambizioso, certo, ma non impossibile per un uomo come Tesla, che avrà anche tanti nemici ma non è certo privo delle risorse necessarie a portare a termine questa missione. Missione che, come tuttavia tradizione insegna, nasconde nelle proprie viscere qualcosa di morboso, di pericoloso. O forse è il caso di dire letale, visto e considerato che per cause inspiegabili gran parte dell’equipaggio, scientifico e non, giace riverso al suolo con profonde ferite.

Ed è qui che entriamo in gioco noi, Rose, una giornalista che di scientifico ha davvero ben poco chiamata a bordo dalla sorella, scienziata alle dipendenze del signor Tesla. Poche le spiegazioni ad addurre una motivazione per questa inattesa richiesta: una domanda quasi perentoria, quella di raggiungerla il prima possibile. Non fosse che bastano pochi metri lungo i saloni desolati della nave per accorgersi che qualcosa non va. Ancora prima di vedere i morti, straziati da qualcosa di non meglio definito: è l’aria stessa ad essere minacciosa, quasi ci fosse qualcuno a studiare i nostri passi da lontano. Qualcuno, o qualcosa, che nemmeno il cervello più evoluto dell’umanità ha potuto prevedere…

Close to the Sun, come anticipato in apertura, è uno di quegli horror che punta alla destabilizzazione dei nervi del giocatore: nemmeno l’ombra di un’arma da utilizzare, frequenti puzzle ambientali da risolvere per progredire, una struttura leggermente open che, con astuzia, camuffa la linearità fisiologica impostata da una progressione ad enigmi – esaltando però l’esplorazione attraverso scenari realizzati davvero con una cura del dettaglio encomiabile. E poi, immancabili, le sezioni “escape”, quelle dove anche solo voltarsi e osservare cosa sta correndo verso le nostre spalle potrebbe essere fatale: quelle che abbiamo apprezzato in Oulast, tanto per citare un esempio illustre, o a tratti anche in Alien Isolation. Contro il nemico non c’è speranza: e se non c’è nemmeno da nascondersi, meglio darsela a gambe.

Oltre ad aver fatto una fugace conoscenza dell’artefice della carneficina che sta alla base della narrazione di Close to the Sun, nel corso della demo abbiamo preso un po’ di confidenza col binomio esplora/risolvi, laddove per procedere all’area successiva ci era richiesto di recuperare appositi ingranaggi, stanare sequenze numeriche appropriate o altre lodevoli variazioni sul tema. Ce la siamo anche data a gambe, questo è chiaro, e in conclusione di demo abbiamo assistito ad un plot twist in grado di congelarci il sangue nelle vene (e a nulla sono valse le nostre preghiere di farci sapere qualche dettaglio ulteriore, per titolo di cronaca). Impossibile però non accorgersi di tante piccole attenzioni operate dallo sviluppatore romano – gli occhi rovesciati di alcuni cadaveri, un braccio che si “muove” ogni qualvolta una porta elettronica vada a toccarlo in un’inquietante “apri/chiudi” che non lascia presagire nulla di buono, l’elevata quantità di documentazione (un po’ storica e un po’ romanzata) disseminata nello scenario e abile nel creare un sostrato narrativo profondo ed accattivante.

close to the sunA voler proprio trovare il pelo nell’uomo, Close to the Sun vanta un comparto tecnologico di sicuro interessante anche se, in alcuni casi, qualche poligono in più non avrebbe certo sfigurato. Le animazioni a cui abbiamo assistito sono “tradizionali”, forse a tratti leggermente legnose – ma nulla che, oggettivamente, possa essere raddrizzato con una sana ripulita del codice. Trattandosi di un titolo totalmente story driven, il punto di domanda più pericoloso è proprio quello legato alla sceneggiatura ordita dai ragazzi di Storm in a Teacup: un Tesla onnipotente in un futuro alternativo ha sicuramente un fascino magnetico, ulteriormente amplificato dalla natura horror/escape della produzione capitolina. Resta da vedere se l’appeal positivo iniziale permarrà per tutto il playthrough del titolo, la cui durata dovrebbe muoversi dalle quattro alle sei ore stando a quando spifferatoci nel mezzo della chiacchierata, o se lo scivolare in cliché facili e prevedibili rappresenti più di una possibilità. La strada verso il Sole è ancora lunga: ma le premesse, almeno in terra teutonica, ci fanno ben sperare.

 

In conclusione

Close to the Sun è un titolo ambizioso e interessante, che merita il nostro plauso indipendentemente dalle origini italiane dello sviluppatore. Erroneamente bollato a priori come “un clone di Bioshock“, nell’avventura horror di Storm in a Teacup la prima cosa che salta agli occhi è proprio quella passione smodata al limite del contagioso, fulcro di un progetto opera di un team contenuto che, pad alla mano, si conferma interessante e mai banale. Alcune cose andranno ulteriormente aggiustate da qui alla release del titolo, fissata non oltre il Q1 del 2018: da alcune texture meno convincenti a qualche comprensibile bug, passando per l’intramontabile revamp finale delle grandi occasioni, il sentiero su cui si muovono i ragazzi di Storm in a Teacup è lastricato di parecchio lavoro. Ma le buone intenzioni non mancano di certo: e se la narrazione terrà dall’inizio alla fine, corroborata da un gameplay immediato e appassionante, forse sentiremo parlare ancora – e positivamente – di questo gruppo di giovani scalmanati. Alla faccia di Tesla e della sua barca di lusso.