La storia del gaming (e no, non solo quella recente) ci insegna che un gioco può funzionare e risultare godibile anche senza alcun orpello narrativo: sacrificare trama e parte di atmosfera sul sacro altare del gameplay non viene universalmente visto come un atto blasfemo, e senza stare a setacciare archivi polverosi e meandri della memoria, basti pensare ad un titolo come Destiny, criticato da molti per la qualità non proprio esaltante della sua criptica (per così dire) narrazione, ma nonostante tutto giocato e osannato fino allo sfinimento da milioni di giocatori.
Absolver, l’opera di debutto di Sloclap, un piccolo ma esperto team francese composto da ex-membri Ubisoft, rientra, indovinate un po’, in quella categoria: non che sia completamente sprovvisto di storia, anzi, l’intero gioco verte su un affascinante concept, tanto semplice quanto, almeno sulla carta, brillante, anche se il piatto forte è il suo arzigogolato combat system. Ma sarà sufficiente a renderlo interessante?
In Absolver, disponibile su PC e PS4 (ma in futuro anche su Xbox One), il giocatore indossa i panni, o per meglio dire, la maschera di un Prospect, anima in pena il cui unico scopo è quello di vagare per le desolate lande di Adal e guadagnarsi un posto prestigioso tra gli Absolver, figure che hanno toccato il Nirvana con un dito, anzi, con un pugno. È un Nirvana fatto di calci, schiaffi e gomitate, ma anche di crescita interiore, studio, apprendimento. Peccato però che qui non ci sia nulla a colmare quel suggestivo ermetismo che con Demon’s Souls/Dark Souls e soci ha fatto scuola: Absolver, il suo mondo e la sua storia appaiono vuoti, vuoti quanto il nostro Prospect all’inizio del suo percorso.
Il divertimento sta però nel riempire quest’ultimo con esperienza accumulata letteralmente sul campo: il fulcro di Absolver è infatti il combattimento, rigorosamente melee, come specificato sulla “copertina” digitale del gioco (“Online Melee Action”), e anche se sarà possibile raccogliere dal terreno ed equipaggiare guanti e spade, il bello sta tutto nella lotta a mani nude. In fase di creazione del proprio avatar andrà selezionato uno dei tre stili di combattimento a disposizione (mentre un quarto, segreto, andrà sbloccato durante l’avventura), ognuno tarato su livelli di difficoltà crescenti, e incentrato sulla velocità, oppure sulla potenza, oppure un mix letale delle due cose.
Il fulcro di Absolver è il combattimento
Una scelta importante, ma nulla vieta di creare nuovi salvataggi con cui provare tutti gli stili e scegliere quello più adatto al proprio playstyle, e soprattutto, ci pensa la peculiare natura online del gioco a spazzare via qualsiasi indecisione: nel corso del proprio pellegrinaggio (completabile, come nel nostro caso, in sole 5 ore), è infatti possibile incontrare decine e decine di altri utenti (ma tranquilli, potrete anche godervelo in completa solitudine, rinunciando però a parte del suo innegabile fascino). Qualcuno si limiterà a salutare grazie al comodo sistema di emote, altri vi riempiranno di schiaffi senza troppi convenevoli, e qualcuno, da vero signore, provvederà a rianimarvi subito dopo avervi mandato al creatore (in quanto avrete sempre e comunque 60 secondi per farvi riportare in vita da altri utenti erranti… sempre che decidano di darvi una mano, s’intende).
Gli Absolver, gli “eletti” che hanno sconfitto un discreto numero di mid-boss e boss e scalato la torre di Adal (la stessa tiritera che attende anche voi, tranquilli), potranno però trasformarsi in mentori e aprire una propria scuola, per trasmettere il proprio sapere a chiunque deciderà di seguirli, e i loro seguaci potranno apprendere nuovi stili e cambiarli in qualsiasi momento. Ma non solo: come detto, il viaggio dei Prospect è fatto anche di studio, e Absolver prevede un vero e proprio sistema di apprendimento, grazie al quale è possibile imparare nuove mosse subendole, parandole e schivandole un certo numero di volte, per poi inserirle immediatamente nel proprio vasto arsenale, il Combat Deck.
L’anima del gioco risiede tutta in questa voce del menu, legata a doppio filo al profondo e ricchissimo combat system: è qui che si potranno assemblare le proprie combo, un passaggio fondamentale per sopravvivere al duro e intransigente mondo in cui anche il mob più insulso, se affrontato a cuor leggero, rischia di polverizzarci in men che non si dica, ma anche testarle, per renderle quanto più potenti ed efficaci possibili. E nonostante i tasti per gli attacchi siano fondamentalmente due (uno per quelli leggeri, e uno per quelli pesanti, più lenti ma potenti), ci pensano le 4 “stance” (due frontali, una verso destra e una verso sinistra, e due di spalle) a complicare, o per meglio dire, ad arricchire le cose.
In base alla posa assunta dal giocatore verrà eseguito un attacco differente (e questo vale sia per le mani nude che per guanti e spade), con un danno, un consumo di stamina e una velocità differenti, ma l’attacco stesso porta, il più delle volte, ad un cambio di stance, che a sua volta dà il via ad un nuovo attacco o ad una nuova combo.
Il saggio combattente dovrà quindi studiare un flow continuo di colpi quanto più difficile da interrompere, reso inarrestabile dai riflessi del giocatore (impartire l’attacco successivo mentre il personaggio brilla permette di colpire più rapidamente, ad esempio), ma che, soprattutto contro gli avversari in carne ed ossa, necessiterà di essere accompagnato da parate, schivate, pause con cui riprendere fiato (e stamina) e parry da eseguire intuendo la direzione del colpo nemico, concedendosi, accumulando energia con colpi dati ed evitati, anche delle piccole incursioni nel mondo magico, tra incantesimi di cura e altri offensivi con i quali stordire per qualche attimo gli avversari. Nulla di realmente game-changing, quasi a non voler snaturare il core della lotta, ma utili se sfruttati al momento giusto.
Il combat system è ricco e profondo
E del resto, ogni duello va giocato e vissuto sul filo del rasoio: ogni mossa, ogni schivata, ogni parry, ogni tasto toccato, insomma, può ribaltare le sorti, ed è lì che Absolver dà realmente il meglio di sé. Peccato però che, almeno per il momento, ovvero fino a che il team non inizierà con il suo piano di espansione dei contenuti, sia praticamente l’unica cosa che è in grado di offrire.
Nonostante pulluli di nemici sempre diversi e giocatori veri e propri con cui creare la propria storia, unendoci in co-op en passant o dando vita a faide millenarie perpetrate tramite incontri fortuiti o duelli 1vs1 (arriveranno anche quelli 3vs3, secondo i piani del team) organizzati presso degli altari sparsi ovunque nel mondo, Adal appare vuota e morta, priva di qualsivoglia mordente. Non sappiamo nulla dei Prospetti e degli Absolver, i pochi NPC presenti si limitano a ripetere frasi più da tutorial che da epico viaggio diretto verso la propria anima, e l’assenza di strutture o elementi iconici, oltre a rendere ancor più confusa e sofferta l’esplorazione (non esiste una mappa vera e propria ed è sin troppo facile smarrire la retta via, complice un level design interconnesso che strizza l’occhiolino a quello sontuoso di From Software, ma che appare come una sorta di sua versione “for dummies”), non lasciano alcunché al giocatore. Si ritroverà a passare davanti a strade, porte e sentieri erbosi decine di volte, nel caso in cui dovesse decidere di proseguire il suo percorso da mentore una volta esaurito il ristretto contenuto che Absolver ha da offrire (lo ribadiamo, almeno per il momento, stando alle intenzioni di Sloclap), ma continuerà sistematicamente a confonderli.
Ci si mettono poi svariati inceppi di natura tecnica a complicare le cose, a partire dai problemi con le collisioni che portano il personaggio ad incastrarsi in qualche roccia o scalinata e lo espongono, inerme, agli attacchi nemici, passando per una telecamera che nei luoghi chiusi tende ad impazzire, un net-code che, con l’aumento dei giocatori, perde stabilità e non è esente da lag (peccato che il combattimento di Absolver verta tutto su tempismo e precisione dei colpi), l’IA che mena duro, ma che ha problemi con il posizionamento, finendo, anche nel caso dei boss, a suicidarsi gettandosi oltre i limiti dell’area di gioco, e anche il matchmaking non scherza: in più di un’occasione ci siamo trovati a sfidare nelle arene 1vs1 giocatori di 20-30 livelli più alti del nostro, e peggio ancora, in un caso, approcciando una boss-fight in compagnia di un giocatore incontrato per caso, ci siamo ritrovati insieme ad affrontare il boss e il suo clone, come se il gioco avesse fuso due istanze diverse in una sola partita.
Purtroppo non mancano i problemi di natura tecnica a rovinare in parte l’esperienza
Sono problemi incontrati non così spesso nel nostro peregrinare, ma è cruciale segnalarli, nella speranza che Sloclap li sistemi, data la natura del titolo in questione. Ma queste morti non previste, seppur frustranti, hanno fatto emergere un altro problema, se possibile, ancor più grave, ma meno evidente e forse sin troppo soggettivo: l’assenza di conseguenze delle stesse. Per citare quel Dark Souls menzionato (a sproposito, ndr) un po’ ovunque quando si è parlato di Absolver, non ci sono “anime” da conservare gelosamente e da recuperare andando fino ai confini dell’Inferno per non rischiare di mandare all’aria ore di gioco: i punti esperienza si accumulano come il più classico dei GDR, e si investono in valori come forza, resistenza e salute, per costruire la propria build, mentre non c’è alcuna valuta e l’equipaggiamento (che influenza la velocità dei movimenti, ma anche attacco e difesa) lo si trova nei “forzieri” (in realtà cumuli di sassi) o nei drop casuali dei nemici. Morire, semplicemente, riporta all’ultimo checkpoint incontrato, uno dei tanti disseminati ovunque per i sentieri di Adal, e non si ha mai quel brivido costante, terrorizzante ed elettrizzante allo stesso tempo, che la paura di perdere un bene prezioso (tipica dei Soulslike) porta con sé. E ciò, in un gioco che nelle intenzioni punta a coinvolgere un pubblico prettamente hardcore e smaliziato, finisce con lo svilire l’esperienza e tutta quella soddisfazione generata dal vincere un duello a suon di pugni e calci sferrati attraverso il fenomenale combat system.
Absolver gode di un concept affascinante, una concezione di online originale e, al netto di qualche inceppo nel net-code, ben riuscita, e un combat system ricco e profondo, da studiare a dovere prima di poterlo padroneggiare forti di esperienza accumulata duramente sul campo. Ogni duello, ogni cazzotto, ogni colpo regala sensazioni splendide, soprattutto quando si incontra per caso un altro giocatore nel mondo perennemente online (affrontabile anche offline, a dirla tutta) e si decide di sfidarlo ad una rapida scazzottata, o di invitarlo a vivere una parte di viaggio in compagnia, e l’idea di poter diventare un mentore e trasmettere i propri insegnamenti duramente appresi ad altri utenti è dannatamente brillante. Peccato però che una certa povertà, sia narrativa che contenutistica, unita a problematiche di vario genere (tutte questioni risolvibili tramite patch ed espansioni già programmate dal team, ma presenti al momento di scrivere) e ad un mondo di gioco che appare morto e vuoto, rovinino parte dell’entusiasmo che Absolver aveva generato attorno a sé prima del lancio. Non una delusione completa, sia chiaro, e ne monitoreremo l’evoluzione con somma gioia, ma allo stato attuale delle cose il debutto di Sloclap appare acerbo e bisognoso di cure. |