fifa 18
06 Ott 2017

FIFA 18 – Recensione

I conti, alla fine, si pagano sempre. L’estate ci ha salutato da un pezzo, i pomeriggi plumbei si sono sostituiti a quelle giornate soleggiate che sembravano non voler finire mai, e nei salotti degli affezionati dello sport più amato d’Italia si consuma quella che, ormai da tempo immemore, rappresenta la sfida più agguerrita e senza esclusione di colpi che l’industria del videogioco conosca. Il 2017 calcistico per PC e Console verrà indubbiamente ricordato per parecchie cose: per la volontà di rivoluzionare un segmento ludico dove le differenze si assottigliano iterazione dopo iterazione, per la ricerca di un livello di simulazione sempre più alto e, auspicabilmente, capace di dettare il nuovo standard per un paio di declinazioni a venire, per il fatto che non ricordiamo l’ultima volta in cui l’uscita di FIFA fosse “posteriore” rispetto a quella della concorrenza. Una coincidenza, direbbero alcuni, un delta aggiuntivo di tempo per collezionare preziosi feedback dalle demo console e aggiustare il tiro in extremis, magari analizzando gli andamenti iniziali dell’eterno nemico, profetizzerebbero altri: chiacchiere da bar, per uno dei topic più infuocati che gli amanti dei titoli sportivi conoscono sin troppo bene. Ebbene, se FIFA 18 quest’anno s’è fatto attendere un motivo c’è stato.

Un ottimo motivo, possiamo anticiparvi già da ora, che proprio nell’ultima declinazione del leggendario franchise di EA Sports vede fondersi in modo armonioso la volontà di segnare un netto solco col passato, preservando però allo stesso modo quelle sequenze genetiche che hanno contraddistinto l’ascesa – e le successive conferme – della filosofia calcistica occidentale. FIFA 18 è dunque allo stesso tempo capitolo di rottura rispetto alla tradizione e naturale evoluzione di quel percorso di ammodernamento intrapreso già dalla passata stagione. Un animo ambivalente, per un titolo che mai come quest’anno vanta novità interessanti, alcune delle quali particolarmente golose in termini di sport elettronici, e una quantità di contenuti da far girare la testa. Scegliete un posto comodo in curva, insomma, che la partita si preannuncia tosta…

FIFA 18

Partiamo dalla prima vera rivoluzione di FIFA 18: il ritmo. Non è la prima volta che leggete questa frase nelle nostre pagine, specie se qualche settimana fa avete adocchiato la nostra recensione di PES 2018: eppure, che ci crediate o no, FIFA non è più quel fulmine votato alla spettacolarità che negli anni passati avevamo imparato a conoscere. Al contrario, l’ultima iterazione di EA Sports è un piccolo prodigio che ripudia la frenesia o la totale estemporaneità delle azioni, lasciando spazio ad un’azione più ragionata e compassata foriera di giocate complesse e articolate. Nessuno corre in fascia come Bolt, nessuno riuscirà a beffare il vostro numero uno partendo da centrocampo senza mai mollare la palla dal proprio piede: non c’è lentezza, nonostante l’evidente ridimensionamento impartito negli ultimi dodici mesi, quanto una nuova cadenza nel ritmo e nell’orchestrazione delle giocate. Il rinnovato motore fisico fa il resto, corroborato da una nuova gestione della palla (che, ancora una volta, gode di una propria fisica e di un peso assolutamente veritieri) e da un set di animazioni, come vedremo a breve, ineccepibili.

Proprio la palla rappresenta uno degli aspetti che ci ha colpito maggiormente in sede di analisi di FIFA 18: i tempi del SuperTele calciato a potenze inaudite sono (fortunatamente) un ricordo del passato, ma i giocatori più attenti avranno sicuramente notato come la sfera quest’anno abbia un proprio peso ben definito. Un peso che, se unito alla forza con cui essa viene calciata e a tutto un set di variabili in gioco quali urti, tentate deviazioni, tackle furibondi e via dicendo, regala al franchise di EA un nuovo significato in termini di simulazione e realismo. Ne traggono effetto immediato i cross lunghi, ad esempio, ora davvero controllabili dall’utente ragionevolmente esperto, così come i tiri da fuori area – implacabili, come vedremo tra un po’, se effettuati con il giusto binomio tempismo/potenza.

La vera rivoluzione di FIFA 18 è il ritmo di gioco

A piacerci molto di FIFA 18 è quell’onnipresente fisicità degli atleti, quella lotta corpo a corpo dal cui esito dipende un possesso palla o una potenziale azione da goal. Non ci sono più super eroi in campo, come vi abbiamo già anticipato, e anche giocatori come Messi o Dybala in grado di incollare letteralmente la palla ai propri piedi possono fare ben poco di fronte ad un centrocampista o un difensore abile nel giocare d’astuzia anche col proprio fisico. Tornano le inerzie, insomma, in un modo ancor più preponderante rispetto al passato: e utilizzare in modo opportuno il proprio fisico, tanto in attacco quanto in difesa, diventa rapidamente una necessità fisiologica. Ve ne accorgerete subito in attacco, dove gli atleti più prestanti potranno guadagnarsi con maggior facilità quello spazio minimo atto a girarsi sul piede e a sganciare il missile sotto il sette; ve ne accorgerete in difesa, dove FIFA 18 mostra un’anima del tutto nuova e decisamente più punitiva. E dove, a voler essere davvero precisi, fisica, inerzie e corpi degli atleti rischiano di giocare un brutto scherzo anche all’utenza più navigata.

fifa 18Vi sveliamo subito un segreto: per padroneggiare al meglio FIFA 18, sarà necessario imparare nuovamente da capo la sacra arte della difesa. L’edizione di quest’anno scava un abisso incolmabile con quanto tradizionalmente visto nella storia del franchise: l’eliminazione di ogni aiuto da parte della CPU nei frangenti difensivi rappresenta soltanto la punta di un iceberg molto più insidioso del previsto, laddove l’assenza di un supporto “ausiliario” volto a colpire le caviglie avversarie obbliga chi stringe il pad tra le mani a gestire interamente la propria corazzata. Che, in altre parole, significa impostare manualmente ogni tipo di marcatura: una situazione che, almeno all’inizio, qualche tegola tra capo e collo rischia davvero di farla precipitare anche a chi, per anni, ha respinto al mittente l’offensiva targata CR7. Si tratta di una situazione non certo facile e immediata, resa ulteriormente più complicata dagli effetti della fisica e delle inerzie dei giocatori a cui accennavamo poco fa: tanto è vero che il peso di un giocatore influirà sulla sua velocità palla al piede, altrettanto lo è rovesciando la prospettiva in termini difensivi – con switch da difesa tattica a normale in molti casi tutto tranne che fulminei e, proprio per questo, facilmente “bucabili” dall’attaccante avversario.

Il tutto senza contare i danni potenzialmente incolmabili legati ad un tackle che va a vuoto: mettici anche quel pizzico di velocità in più nella disperata manovra difensiva, l’animazione del nostro difensore andrà così dannatamente lunga da permettere al portatore di palla di guardarsi comodamente attorno un paio di volte e procedere indisturbato nel proprio cammino. Risultato? Ve l’abbiamo anticipato poco fa, tocca tornare sui banchi di scuola e, errore dopo errore, perfezionare la propria manovra difensiva: ricorrere alla difesa tattica quando la situazione lo rende necessario, imparare a non cedere all’impazienza assecondando il giusto tempismo dell’intervento, frapporre il proprio corpo tra pallone e attaccante avversario cercando di occupare gli spazi disponibili in modo intelligente ed oculato. C’è uno sbilanciamento evidente tra le fasi offensive e difensive in FIFA 18: immediate e generosissime le prime, punitive e spietate le seconde – specie nel corso delle prime partite. Una situazione non certo drammatica, che anzi riesce sia ad innalzare il livello di sfida anche per un’utenza collaudata, sia nel rendere l’intero gameplay “player-centric”, ossia interamente dipendente dalle skill e dall’attenzione che il giocatore ripone alle proprie azioni.

Sarà necessario imparare nuovamente da capo la sacra arte della difesa

Tutto perfetto, a patto di tornare un po’ sui banchi di scuola? Beh, non proprio: la rinnovata fisica del pallone e del meccanismo di tiro ha infatti finito per rendere le botte da fuori area dei missili terra-aria tesissimi e quasi imparabili, nonostante le abilità dei numeri uno di FIFA 18 siano fuori discussione. Non stiamo certo dicendo che segnare da fuori sarà come battere un rigore a porta vuota con Ibra, ma una volta capito come gestire baricentro del giocatore, velocità e potenza di tiro, le possibilità di entrare sotto il sette crescono rapidamente. Badate che quanto appena detto si applica pari pari a parti invertite: lasciare qualche metro in più all’attaccante avversario, a difficoltà elevate, si traduce in una carneficina calcistica quasi scontata. Nell’attesa di un bilanciamento più “realistico” delle doti balistiche dei nostri calciatori digitali, rimane solo un modo per evitare di trasformare la propria porta in un colabrodo: imparare a difendere. A costo di sembrare ripetitivi, ve ne accorgerete da soli alla prima partita contro il Real Madrid di Ronaldo.

FIFA 18Sia chiaro, non stiamo certo parlando di un problema in grado di inficiare la bontà della simulazione ordita dagli sviluppatori di casa EA Sports. Sviluppatori che, con l’introduzione della tecnologica Real Player, mirano a rendere ancora più sottile lo spessore della Quarta Parete cercando di raggiungere un livello di simulazione, in termini di animazioni, ai limiti del certosino. Il detto Nomen Omen, nel caso del Real Player, è estremamente calzante: interventi dell’ultimo secondo, scivolate, cambi di direzione sono realizzati in modo encomiabile, figli di uno studio minuzioso sulle movenze delle relative controparti in carne ed ossa. Bastano pochissimi match per accorgersi del peso e del valore aggiunto che questo nuovo set di animazioni dona all’intero FIFA 18: dal giocatore che, ad un passo dalla caduta rovinosa, posa le mani al suolo per ritrovare l’equilibrio e rialzarsi a quello che, trovatosi accidentalmente nella traiettoria di un cross teso, si abbassa rapidamente a mo’ di velo (scombinando del tutto il proprio equilibrio) lasciando scorrere la sfera a destinazione. Due esempi il cui peso nell’economia di gioco può anche essere relativo, ma che ad un attento appassionato del calcio digitale possono solo giungere estremamente graditi. Ricordiamo tuttavia che gli effetti del Real Player si fanno sentire anche palla al piede, quando si parla di dribbling: animazioni fluide e fulminee, nel caso di giocatori di natura veloce, possono tradursi in piccolo giochi di prestigio palla al piede.

Per quanto riguarda l’aspetto contenutistico, l’offerta di FIFA 18 si configura come la più ricca ed interessante dell’intero franchise. Riflettori puntati su Il Viaggio: Il ritorno di Hunter, secondo capitolo dell’acclamatissima epopea di Alex Hunter dal campetto di provincia ai match clou del campionato inglese. Al netto del maggior respiro internazionale che riempirà i polmoni del giovane Alex, al cui riguardo preferiamo non svelarvi troppi dettagli per non rovinarvi eventuali sorprese, salta subito all’occhio la cura certosina nella realizzazione dei protagonisti e delle star che andremo ad incontrare. Il tutto adocchiato da una telecamera con fortissime velleità cinematografiche, abile nel veicolare sensazioni ed immagini che ricordano una produzione cinematografica in piena regola. Ottimi gli stadi, realizzati con cura e fedeltà encomiabili, interessante la possibilità di personalizzare alcune componenti del look di Hunter – opzione assente la passata edizione e richiesta a gran voce dai numerosi affezionati della nuova star del calcio virtuale, così come la possibilità di giocare indossando i panni di altri personaggi. Ma, ancora una volta, tocca a voi scoprire come e quando.

L’offerta di FIFA 18 si configura come la più ricca ed interessante dell’intero franchise

Se da un lato Il Viaggio: Il ritorno di Hunter guadagna in longevità e in varietà di situazioni, rispetto alla passata stagione, dall’altro è impossibile non notare come la libertà decisionale dell’utente rappresenti un parametro ancora una volta troppo ridimensionato – e, proprio per questo, incapace di imprimere un tocco davvero personale all’intera vicenda narrata. Non tanto in termini di trama, che ribadiamo siglare netti passi avanti nell’arco di una stagione, quanto piuttosto in termini di situazioni legate al gameplay vero e proprio. Nessun problema se prevedete per il vostro Alex Hunter un destino da punta: discorso diverso per chiunque voglia cimentarsi a centrocampo o in difesa, scelta rischiosa che non solo ci obbligherà troppo spesso a giocare fuori posizione o defilati “per esigenze della squadra“, ma finirà per metterci di fronte ad allenatori del tutto indifferenti alla nostra scelta iniziale e, proprio per questo motivo, per nulla intimoriti nel richiedere obiettivi partita al di fuori di qualsiasi ragionevole portata – noi abbiamo provato a segnare due goal e portare a casa una votazione di almeno 8.5 giocando in difesa, ma non siamo stati così fortunati come speravamo. I progressi, tanto tecnologici quanto di modalità di gioco, sono comunque evidenti in questo secondo episodio: trattandosi presumibilmente di un appuntamento destinato a scandire ogni nuova iterazione del franchise, più che lecito aspettarsi già dalla prossima stagione una maggiore elasticità – non solo in termini narrativi – e qualche grado di libertà aggiuntivo, al fine di creare davvero un’esperienza unica che assecondi le decisioni del giocatore.

FIFA 18Inutile ricordare il ritorno in FIFA 18 della FIFA Ultimate Team, la proverbiale gallina dalle uova d’oro di casa EA Sports capace di catalizzare l’attenzione di milioni di giocatori – e, parallelamente, di guadagnare decine di milioni di dollaroni sonanti a suon di pacchetti di figurine digitali da sbustare. La novità più interessante di questa FUT 18 è l’introduzione delle Squad Battles, l’equivalente delle note FUT Champions giocate offline contro la CPU: se riusciremo a sconfiggere le quattro formazioni scelte appositamente – e a difficoltà crescente – dall’intelligenza artificiale di FUT, potremo portare a casa premi interessanti – e raggiungere interessanti obiettivi giornalieri e settimanali, a propria volta ricompensati profumatamente. Squad Battles va dunque ad aggiungersi a modalità ormai storiche nel panorama FUT, quali Stagioni, Sfide Creazione Rosa e Draft Online: l’introduzione di nuovi obiettivi e di sfide giornaliere rappresenta l’ennesima trovata interessante dello sviluppatore per fidelizzare ulteriormente il proprio utente finale, “costringendolo” ad investire ulteriore tempo – e denaro – sul campo virtuale premiandolo però con perk e loot esclusivi: il ricorso alla carta di credito non è certo obbligatorio, lo ricordiamo ogni anno, anche se a giudicare dal fatturato proveniente da FUT verrebbe da chiedersi quanti siano i giocatori che ancora non hanno ceduto alle lusinghe delle microtransazioni…

FIFA 18, ancora una volta, supera l’esame del tempo.

Sul versante tecnologico di FIFA 18 non c’è quasi nulla da eccepire: sontuoso come sempre, manifesta al meglio le capacità del Frostbite e di un team di sviluppo alla costante ricerca di un livello soddisfacente di realismo visivo. Inutile quasi sottolineare la verosimiglianza degli atleti digitali alle controparti reali, seppur anche quest’anno il trattamento migliore finisca per essere riservato ai piedi di maggior pregio – prestando il fianco a qualche critica, seppur non trascendentale, per calciatori meno quotati. Strepitosa la realizzazione degli stadi, sempre più dettagliati e davvero ad un passo dalla “scansione 3D” dell’arena originale: spalti, pubblico, bordo campo, panchine e spogliatoi rappresentano senza mezzi termini il non plus ultra tecnologico nell’ambito della simulazione calcistica, con una cura del dettaglio e una ricerca del fotorealismo oramai inattaccabile. A tal proposito, fa piacere osservare il nuovo set di cutscene riservate alla modalità Carriera, che abbandona le notifiche testuali in favore di un approccio squisitamente televisivo e, proprio per questo, decisamente più convincete. Certo, non passerà molto tempo prima di premere Skip Video per entrare nel vivo del gioco, ma l’interesse di EA Sports in questo frangente testimonia ancora una volta l’attenzione e la volontà di rifinire un prodotto già di suo ad un passo dall’eccellenza.

Se poco possiamo dire sulla telecronaca curata da Pardo e Nava, decisamente più sostanziosa di quella della concorrenza e generosa nell’elargire particolari corollari a quanto accade in campo, impossibile non notare lo sforzo ulteriore profuso nel secondo capitolo del viaggio – dove inquadrature ravvicinate e telecamere volutamente dal piglio cinematografico mostrano un livello di dettaglio ai limiti dell’inedito nell’intero franchise. EA Sports ha fatto le cose in grande quest’anno, spingendo il tanto decantato Frostbite verso vette quasi inattese – che mostrano tutta la propria potenzialità nello splendore dei 4K, senza tuttavia sfigurare a 1080p. Anche quest’anno, insomma, FIFA è bello da giocare e strepitoso da vedere: un’accoppiata vincente, che difficilmente deluderà le aspettative dell’oceano di affezionati della simulazione occidentale di uno degli sport più amati al mondo.

Conclusioni

FIFA 18, ancora una volta, supera l’esame del tempo. Lo supera con intelligenza, proponendo una simulazione dal ritmo più compassato che lascia spazio alla premeditazione delle azioni e a quel “buon gioco” che, sovente, sembrava destinato al sacrificio a scapito della spettacolarità. Tecnologicamente inattaccabile, al netto del tradizionale “problema” della modellazione degli atleti meno conosciuti, l’ultima declinazione del celebre franchise di casa EA offre una mole di contenuti esagerata, che solo tra FUT e il nuovo capitolo de Il Viaggio minaccia di tenere incollati per settimane un intero oceano di amanti del calcio digitale. A questi vanno aggiunti l’intramontabile Carriera, e tutto quel sistema solare di modalità, minigame/allenamenti, tornei, campionati su licenza e via dicendo che da anni immemori vanno a costituire un’autentica bibbia di riferimento per i titolo di matrice sportiva.

La vera novità di FIFA 18, tuttavia, è sotto il suo cofano: una fisica rinnovata, una nuova posizione privilegiata per l’inerzia dei giocatori, la necessità fisiologica di imparare nuovamente a sfruttare il proprio fisico per le azioni più delicate e, in estrema sintesi, di imparare nuovamente a difendere. Una novità non certo marginale, quest’ultima, che sulle prime rischia davvero di lasciare di sasso (e sotto di qualche marcatura) anche il giocatore più navigato ed esperto: serve dunque mettersi a testa bassa, gestire manualmente le marcature e l’occupazione perfetta degli spazi, orchestrare ogni movimento con pazienza e il giusto tempismo per non vanificare del tutto un potenziale intervento salvifico. Si torna a scuola, insomma: ma se Alex Hunter è riuscito a sfondare nella Premiere League partendo da un semplice campetto di periferia, non esiste ragione alcuna per la quale non dovreste riuscirci pure voi…

 

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